Effimero
If
our hearts are never broken
well there’s no joy in the
mending
there’s so much this hurt can teach us both.
Though
there’s distance and there’s silence
your words have never
left me
***
Se
i nostri cuori non si fossero mai spezzati
Be non ci sarebbe gioia
nel ripararli
C’è molto che questo dolore può insegnare ad
entrambi
Benchè c’è distanza e c’è silenzio
Le tue
parole non mi hanno mai lasciato
{Snow
Patrol ~ New York}
Era una giornata
un po' meno fredda del solito, ma non per questo aveva rinunciato
alla sua sciarpa. Guardò il cielo terso mentre con un leggero
sorriso portava Isabel all'asilo, presto avrebbe iniziato il turno
all'ospedale.
La guardava mentre
saltellava di fianco a lei, contenta di andare a giocare con i suoi
amichetti e soprattutto di poter sfoggiare il nuovo cerchietto che
Emma le aveva regalato, si era impuntata di volerlo mettere quella
mattina e ovviamente non aveva potuto dirle di no. Sorrise mentre la
teneva per mano, sembrava così spensierata quella mattina, sperava
solo che quello stato d'animo durasse per tutto il giorno, dopo
quello che era successo con Mirko ci credeva sempre meno.
Vedeva come la
mancanza del padre le pesava, ma mai si era lamentata per quello ed
era soprattutto quello che la faceva infuriare con lui, non poteva
accorgersi che nella sua vita non poteva esserci solo il lavoro? Che
c'era anche quella meravigliosa bambina?
Sospirando scosse
la testa, ormai era quasi inutile parlarci, non facevano altro che
litigare e quello non era certo il bene di Bel.
In poco tempo
arrivarono all'asilo vide in quel momento stavano arrivando altri
bambini e con uno sguardo distratto passo tra la folla per poi
inciampare in una persona. La giornata prometteva così bene, perchè
rovinarla subito così?
-Oddio mi scusi...- disse mentre alzava
lo sguardo incrociando un paio di occhi fin troppo familiari.
-Bea...- un
sorriso caldo la premiò, forse non era poi rovinata così tanto.
-Riccardo... oddio
scusami, non ti avevo proprio visto... ma... cosa ci fai qui?-
domandò perplessa mentre sorrideva.
-Oh mia sorella
non poteva portare la sua piccola, allora l'ho portata io visto che
ero per strada- disse guardandola attento per poi abbassare lo
sguardo verso la sua piccola.
A differenza
dell'ultima volta Bel guardava l'uomo curiosa mentre stava aggrappata
alla sua mano, Bea sorrise si era già sciolta.
-Bel ti ricordi di
Riccardo?-
La piccola annuì
mentre sorrise.
-Ciao Ric-
L'uomo rispose al
sorriso mentre si abbassò al suo livello, Bea non poteva che notare
quanto quella pettinatura scompigliata gli donasse, soppresso un
sospiro, decisamente non era il luogo per certi pensieri.
-Ciao Bel... sai
che hai proprio un bellissimo cerchietto?-
Isabel si illuminò
tutta a quel commento mentre iniziò a dire quanto era bello e che la
zia Em era davvero brava a fare i regali. Bea rimase così sorpresa
dal modo in cui Riccardo interagiva con Bel che non riuscì a dire
niente, poteva essere più perfetto di quello che era? Non lo
riteneva possibile e invece eccolo li, quell'uomo terribilmente
attraente, con un senso dell'umorismo che non mancava mai di farla
ridere nelle loro pause caffè che stava parlando con sua figlia di
quanto un fiocco potesse essere meglio dei brillantini.
-Bel, l'asilo sta
cominciando potrai parlare con Riccardo un'altra volta...- mormorò
lei rendendosi conto solo in quel momento che la folla ormai era
sparita.
Isabel fece un po'
di capricci ma alla fine la salutò con un bacetto sulla guancia
mentre andò all'entrata saltellando contenta, mentre la guardava non
poté fare altro che sorridere. Quando non riuscì più a vederla si
girò verso Riccardo e scoprì che la stava fissando con una strana
espressione sul viso che non riusciva a capire, ma in qualche modo si
ritrovò ad arrossire.
-Be io devo
andare, il turno inizia tra poco...- disse lei cercando di apparire
meno imbarazzata.
-Oh devo andare
anch'io ti do un passaggio!-
-Non vorrei
disturbare-
-Non dire
sciocchezze, non disturbi mai e poi stiamo andando nello stesso
posto!- disse divertito lui mentre Bea non poteva fare altro che
accettare l'offerta.
Doveva ammettere
che l'auto era davvero comoda, sarebbe riuscita anche a dormirci, ma
lei non faceva testo, poteva dormire su qualunque superficie
orizzontale.
-La porti tutte le
mattine?- esordì lui mentre usciva dal parcheggio.
-Si o almeno tutte
le volte che posso, le mie coinquiline mi aiutano davvero tanto e
quando non riesci sono loro a portarla-
-Le conosci da
molto?- chiese curioso.
Stranamente le sue
domande non le davano fastidio, di solito chi era così curioso di
impicciarsi degli affari suoi riceveva un bel biglietto per
fatti-i-cazzi-tuoi-land ma con lui le sembrava naturale parlare.
-Dal liceo...
siamo andate a vivere insieme quando abbiamo iniziato l'università e
da allora siamo così- sorride ricordando al primo giorno di
convivenza, Ele non faceva altro che lamentarsi dicendo di non aver
spazio per le sue cose in camera mentre Ali correva per
l'appartamento dicendo di aver dimenticato di sicuro qualcosa.
-Dovete essere
molto unite allora-
-Oh non sai
quanto- disse ridendo leggermente.
In poco tempo
arrivarono all'ospedale e mentre passavano all'entrata Bea scoppiò a
ridere.
-No non ci credo-
-Invece si! Era
davvero fuori di testa ancora oggi non so come abbia fatto a fondere
la pendola con la pasta...- disse divertito.
Lei scosse la
testa divertita, non riusciva a credere che il suo coinquilino
dell'università avesse fatto una cosa del genere.
Proprio mentre
stava per rispondergli senti degli sguardi addosso che erano
tutt'altro che amichevoli, volse gli occhi intorno e vide parecchie
infermiere e delle dottoresse fissarla con invidia e in quel momento
si accorse che era entrata con il dottore più desiderato
dell'ospedale... forse era un po' nei guai.
-Ci... ci vediamo
in giro allora, devo scappare ora...- disse un po' nervosa.
-Oh certo... ci
vediamo-
Senza nemmeno
ascoltarlo si diresse verso gli spogliatoi ansiosa anche se in un
certo senso si sentiva quasi orgogliosa per come erano andate le
cose, Riccardo aveva incontrato lei e a lei aveva dato
un passaggio non certo a quelle infermierine senza cervello!
Sorridendo leggermente si mise il camice e uscì con la testa alta,
davvero quel giorno non poteva iniziare meglio.
-Ok spiegatemi
ancora come sono finita in questo posto?!- disse per
l'ennesima volta Bea mentre si guardava in giro.
Vedeva donne che
saltavano in assoluto delirio mentre stringevano in mano un bicchiere
di birra e urlavano a dei ragazzi prestanti che avevano imbastito uno
spettacolino improvvisato.
-Perchè Ali
voleva avere un'idea di cosa fare per il suo addio al nubilato e
voleva averci tutte qui visto che in teoria dovremmo organizzarlo
noi- rispose pazientemente Emma mentre sorseggiava la sua birra.
-E io avrei
lasciato la mia piccola da mia madre per questo- disse ancora Bea.
-Credo che il
messaggio sia arrivato le prime 30 volte in cui l'hai detto Bea- si
intromise Ele alzando gli occhi al cielo.
-Una serata di
svago non può che farti bene! Anzi! Tutte ne abbiamo bisogno!-
trillò allegra Ilaria mentre saltellava un po' brilla, era venuta
con Ele visto che nemmeno lei aveva impegni per quella sera.
Alice invece era
scomparsa, le aveva mollate lì e sentendo poi il telefono squillare
era dovuta andare via di corsa, purtroppo Eric era molto preso in
quel periodo e dovevano sfruttare ogni minuto libero, o come aveva
detto Ilaria, dovevano fare i conigli in calore. Bea preferiva
decisamente non pensare in quei termini. Si guardò in giro per il
locale mentre teneva il suo bicchiere vuoto in mano, si sentiva un
po' fuori posto in quel luogo però non poteva negare di non godersi
la vista... almeno un po'.
-Magari potremmo
ingaggiare uno di quei fusti per l'addio- mormorò Ilaria mentre
finiva il suo cocktail e lo sguardo indugiava su uno dei ballerini, o
meglio, sugli addominali.
-Be non mi
lamenterei di certo io- commentò divertita Emma mentre poggiava il
bicchiere sul bancone.
-Su questo
concordo pienamente- rise Ele sedendosi.
-Se proprio volete
lo chiameremo- sospirò rassegnata Bea.
-Ma non fare la
finta santa che sappiano che non dispiacerebbe nemmeno a te cara
Bea!-
-Non è
assolutamente vero Ilaria!- sbottò lei arrossendo leggermente mentre
la fulminò con lo sguardo.
-Ha una figlia ed
è così timida... non oso immaginare come tu sia riuscita a farla
quella bambina-
Ilaria si trovò
dei cubetti di ghiaccio in testa appena finita la frase.
-Ma sei
impazzita?!-
Bea sogghignò
solamente mentre sorseggiava la sua birra, ora era decisamente
soddisfatta. Le cadde l'occhio su Emma che sembrava un po' pensierosa
per poi sogghignare leggermente, oh lei sapeva il motivo di quel
silenzio.
-Emma... perchè
non informi le nostre amiche di cosa è successo oggi?- disse tenendo
il bicchiere in mano.
Emma si bloccò e
socchiuse gli occhi arrabbiata, non aveva la minima intenzione di
raccontare cosa era successo quel giorno, a nessuno e men che meno
alle altre, già sentiva nelle orecchie le loro supposizioni e
consigli, le pressioni per qualcosa che non voleva nemmeno prendere
in considerazione.
-Certo che il
mondo è proprio piccolo-
Emma si girò
di scatto trovandosi davanti l'ultima persona che voleva vedere. Come
diavolo era arrivato quel tipo lì!? Incredula lo guardò con una
cartella in mano, nel bel mezzo del suo turno in ospedale doveva
trovarsi di fronte la persona più irritante che lei avesse mai
conosciuto.
-Ah Castello
vedo che ha conosciuto il dottor John Smith, è arrivato apposta da
Londra per dei corsi avanzati- disse il suo capo arrivando alle
spalle dell'uomo.
-Io e la
dottoressa ci siamo conosciuti qualche giorno fa- si girò e le
sorrise in mondo impertinente -non pensavo proprio di trovarla qui-
detto questo si chinò verso di lei -e credo che al nostro ultimo
incontro non si sia comportata in modo molto educato... dottoressa-
mormorò al suo orecchio con un tono canzonatorio prima di
allontanarsi e andare via con l'altro che li guardava un po'
perplesso.
Emma li guardò
mentre si allontanavano con un'espressione infuriata e allo stesso
tempo imbarazzata, quell'uomo era il demonio!
Preferiva
dimenticare tutta la faccenda ma ovviamente per sua sfortuna Bea e
Gaia avevano assistito a tutta la scenetta.
-Cosa? Cosa è
successo?! Ora voglio sapere che è successo a Emma!-
Ilaria quando era
brilla era decisamente logorroica, doveva appuntarsi di non prenderle
più di un paio di birre.
-Emma che ci stai
nascondendo?- chiese Ele con gli occhi avidi di sapere, ovviamente la
comare che era in lei pretendeva dettagli.
Emma avrebbe
voluto aggiungere ance Bea alla lista nera, era decisamente morta e
con uno sguardo omicida gli rese ovvi i suoi pensieri ma l'altra
invece di tremare di paura rise semplicemente.
-Emma non fare la
timida su-
-Bea sei morta-
mormorò a denti stretti Emma guardandola malissimo.
-Eddaiiii Emma
dicci dicci!- si lagnò Ilaria guardandola.
-Non è niente!
Solo un'insopportabile dottore che è arrivato da Londra- sbottò
allora lei infastidita.
-Oh... ooooh...
ora ho capito- disse sogghignando Ele.
Ilaria e Bea
avevano lo stesso identico sguardo, non andava per niente bene.
-Non fatevi venire
strane idee! Io quello non lo sopporto!-
-Oh certo infatti
eri molto infastidita quando si è avvicinato a sussurrarti chissà
cosa all'orecchio-
-Lui ha fatto
cosa!?- dissero in coro le altre due.
“Beatrice
Rainoldi tu sei una donna morta!” pensò ringhiando Emma.
-Non eravamo qui
per organizzare l'addio al nubilato di Ali?- cercò di sviare il
discorso senza riuscirci minimamente.
-Devi
assolutamente dirci cosa ti ha detto!-
-È qualche
proposta indecente vero? Vero?!-
La rossa sospirò
affranta e lei che voleva passare una tranquilla serata tra amiche,
perchè capitava tutto a lei?!
-Scommetto che è
un gran gnocco!-
Decisamente doveva
togliere la bottiglia a Ilaria prima che fosse troppo tardi.
Emma guardò
distratta gli ultimi esami di una sua paziente, era ancora un po'
assonnata per la sera prima. Cercò di nascondere uno sbadiglio, non
le avevano dato tregua ma per fortuna era riuscita a sviare il
discorso da lei a Bea, sogghignò leggermente, così imparava a
parlare a sproposito.
Per non parlare
della sorpresina di quella mattina, a quanto pare quella sera Ele si
era data da fare, infatti si era vista passare uno degli
spogliarellisti del locale davanti alla cucina mentre beveva il
caffè. Per fortuna Isabel non c'era o sarebbe stato difficile
spiegare la presenza di un fusto mezzo nudo in salotto.
Soppresse una
risata con un colpo di tosse quando sentì un paio di mani sui suoi
fianchi e un respiro caldo solleticarle l'orecchio.
-Buon giorno
Dottoressa- mormorò una voce maschile con un forte accento inglese.
-Togli le mani o
te le amputo Smith- sibilò a denti stretti, l'ultima cosa che voleva
era aumentare i pettegolezzi che sarebbero arrivati sicuramente alle
sue amiche, evitare l'esperienza della sera prima era la priorità.
-Dammi tempo una
settimana e mi pregerai per il contrario-
-Dammi tempo
trenta secondi e non avrai più la possibilità di fare figli-
Sentì l'altro
ridacchiare mentre toglieva le mani e si spostò davanti a lei
sorridendo. Gli occhi castani gli brillavano e per un pazzo momento
avrebbe voluto allungare la mano e attirarlo a sé, ma finì subito.
-È una minaccia
perfida, sai? Non sei gentile... il mondo ha bisogno di me- disse
facendole l'occhiolino.
-L'ultima cosa di
cui ha bisogno il mondo è la tua progenie, farei un favore
all'umanità-
John non sembrò
affatto colpito dalle sue parole anzi rise ancora.
-Oh mi divertirò
sicuramente qui-
Emma sbuffò
ignorandolo, quel tipo era davvero un appiccicoso polipo che doveva
tenere per sé i suoi viscidi tentacoli.
Soprattutto in
quel giorno, arrivava il paziente dal tumore quasi inoperabile e
doveva tenersi pronta per l'incontro e spiegare a lui e ai famigliari
l'operazione e la fase successiva. Quella parte era una delle più
importanti doveva essere onesta ma non troppo da spaventare il
diretto interessato, a meno che il capo non facesse lui gli onori di
casa visto che a quanto pare lei doveva solo assistere.
-Stai cercando di
ignorarmi per caso?- al solito eccolo a interrompere i suoi pensieri.
-Renderti ancora
più insopportabile di quanto già sei non ti aiuterà lo sai?- disse
annoiata leggendo gli esami e mettendoli via nella cartella
andandosene via.
-Eddai!
Permalosa!- le urlò dietro divertito ma lei lo ignorò ancora
completamente.
Andò a prendersi
un caffè di cui aveva assolutamente bisogno, ma appena mise piede
nella saletta le suonò il cercapersone, era arrivato il paziente a
quanto pare.
Mentre andava
verso la camera un leggero brivido le corse lungo la schiena
lasciandole una strana inquietudine, cosa le prendeva?
Entrò nella
stanza dove il suo capo era già presente con il paziente, era un
uomo sui trent'anni moro con gli occhi grigio-azzurri, il viso era
davvero molto carino e qualcosa nel suo sguardo quando si posò su di
lei diede una stretta allo stomaco. Stefano Ferri era davvero uno
strano uomo che le faceva provare sensazioni ancora più strane.
Irrigidendosi un
po' Emma si avvicinò all'uomo che stava già spiegando cosa
avrebbero fatto e quali erano i rischi per l'intervento, sentiva il
suo sguardo su di sé e non riusciva a capire perchè la stesse
fissando con così tanta curiosità, era sicura di non averlo mai
incontrato in vita sua eppure dai suoi occhi sembrava che la
conoscesse già.
-Ha qualche
domanda?- disse il chirurgo dopo aver finito la sua spiegazione.
-Sarete presenti
tutti e due all'intervento?- disse piano ma con voce ferma.
Emma era sorpresa
dalla calma che sembrava pervadere l'uomo, aveva un tumore che
l'avrebbe portato alla morte se non operato e la stessa operazione
era molto complicata eppure era come se la cosa non lo toccasse
minimamente. Non aveva mai visto una persona reagire in quel modo,
non credeva fosse del tutto normale.
-Si saremo
presenti io e la dottoressa Castello-
Stefano si limitò
ad annuire e non fece altre domande, allora i due si congedarono e
dopo un breve colloquio tra di loro Emma andò a prendere il suo
meritato caffè.
Si sedette sul
divanetto con il bicchiere e la cartella di Stefano, era davvero
incuriosita da lui anche se non sapeva bene il perchè, forse era la
sua reazione o l'assenza completa di famigliari, di solito era
consigliato essere accompagnati da qualcuno, ma lui era da solo ad
affrontare una cosa che non era per niente semplice.
Stava sorseggiando
dal bicchierino quando Gaia comparve nella saletta.
-Ehi sempre
impegnata vedo!-
-Si, è quel
paziente di cui ti parlavo, Stefano Ferri, è arrivato oggi- disse
sospirando Emma.
-Oh il meningioma,
quando lo opererete?-
-Dopo aver fatto
tutti gli esami ma non credo che aspetteremmo molto-
-Certo certo,
prima è meglio è per lui- disse Gaia guardandola attenta.
Emma sentì lo
sguardo dell'altra addosso, prima cercò di non farci caso, ma alla
fine cedette e sollevò gli occhi.
-Che c'è?-
Gaia cercò di
nascondere il sorriso che voleva formarsi sulle sue labbra, quasi si
aspettasse la sua reazione.
-Vedo che questo
Stefano ti ha colpito in qualche modo-
-Sempre al sodo tu
eh- mormorò lei chiudendo la cartella -Be si. È così calmo! Se
fossi nella sua stessa situazione non credo di poter restare così
tranquilla. E non ha portano nessuno con lui, ne un genitore o una
fidanzata... o fidanzato! Niente, è da solo ad affrontare tutto e io
non potrei mai farlo- disse tutto quello che le passava per la mente
tanto che le cadde la cartella.
Gaia si piegò
subito a prenderla sorridendo leggermente.
-Posso capire che
la cosa ti possa destabilizzare ma...- corrugò la fronte dopo aver
lanciato un'occhiata al fascicolo.
-Cosa c'è?- disse
Emma perplessa.
-Niente solo
che... qui c'è scritto Ferrari, non Ferri, credo che tu l'abbia
letto male- rise leggermente l'altra.
Emma sbatté le
palpebre una, due, tre volte per poi prendere in mano la cartella e
lesse il nome che spiccava, inchiostro nero su bianco... Stefano
Ferrari.
Ferrari...
no, non era possibile.
-Stefano
basta davvero, questa conversazione è completamente inutile io non
cedo e nemmeno voi... io non sono fatto per dirigere e lo sai! È per
questo motivo che ho lasciato a te tutto!... no, fratellino te lo
chiedo come favore personale, lasciatemi vivere come mi pare in
pace!-
Le
sue parole, quei ricordi che cercava di evitare, eruppero nella sua
mente come se una diga avesse ceduto. Quella conversazione che aveva
ascoltato senza volere, quelle parole che non riusciva a capire in
quel momento.
-Tu... tu non
torneresti?- sussurrò lei.
-No
mai, non è la vita che voglio, non è quello che fa per me, penso
che mio fratello se la cavi meglio di me negli affari, Stefano è più
bravo di quello che pensa mio padre-
Stefano...
Stefano...
suo fratello! Il suo dannato fratello!
No non poteva essere lui, non poteva esserlo! Quanti altri Stefano
Ferrari potevano esistere? Tantissimi! Ma nessuno l'avrebbe guardata
in quel modo se non suo
fratello.
“Deve
avergli raccontato di noi” si rese conto improvvisamente, l'aveva
riconosciuta e non aveva detto niente!
Quella
sensazione, tutto... tutto tornava! Non poteva crederci, non voleva
crederci!
Si
portò una mano al viso sconvolta sotto lo sguardo preoccupato di
Gaia, lei non sapeva, non poteva sapere. Senza dire niente Emma si
alzò dal divanetto e uscì di corsa dalla saletta, non riusciva a
stare in quella stanza un minuto di più. Passava per i corridoi con
la mano ancora davanti alla bocca mentre l'altra era stretta in un
pugno tremante. Il destino non faceva altro che beffarla, la vita non
faceva altro che prenderla in giro e lei non riusciva più a reggere
tutto.
Era
arrivata all'entrata quando qualcosa la fece gelare, una voce che non
sentiva ormai da 9 anni, una voce che le era mancata come l'ossigeno
e che era diventata il suo tormento più grande mentre nella sua
mente ripeteva quelle parole che l'avevano annientata. Lentamente si
girò verso la fonte e lo vide.
-Stefano
Ferrari! È mio fratello! L'hanno ricoverato oggi e io l'ho saputo
tre minuti fa! Mi dica subito la sua stanza maledizione!-
Non
era cambiato per niente, in 9 anni era forse diventato se possibile
ancora più affascinante. Alto, moro, spalle larghe e due occhi
azzurro ghiaccio che sembravano poterti congelare da quanto erano
freddi o scottarti per la loro intensità.
Era
lui, in tutto il suo splendore con i capelli spettinati e
l'espressione preoccupata... era proprio lui.
-Francesco...-
un mormorio le uscì dalle labbra nello stesso momento in cui venne
pronunciato da qualcun altro.
-Rebecca
non è il momento!-
-Calmati!
Non otterrai niente così tesoro!- disse la bionda guardandolo mentre
lo prese sottobraccio.
Emma
socchiuse gli occhi con espressione quasi dolorante, per quanto ci
provasse non riusciva a muoversi ma proprio mentre era riuscita a
fare un passo indietro quegli occhi che tanto aveva amato e odiato al
tempo stesso la trovarono e la trafissero.
Francesco
spalancò gli occhi riconoscendola, scioccato dalla sua vista, se la
situazione non fosse stata così tragica avrebbe riso per quello.
-Emma...-
Il
suo sussurro fu tutto quello di cui ebbe bisogno per potersi muovere,
mordendosi le labbra fece un altro passo all'indietro per poi
voltargli le spalle e correre verso gli spogliatoi con gli occhi
lucidi e un peso al cuore che non faceva altro che aumentare tanto da
schiacciarla a terra.
Ehm salve!
Si
lo so, lo so... è passato più di un anno ormai e sono
più scioccata di voi da questa cosa! Non avevo idea che ci avrei
messo così tanto a pubblicare questo capitolo soprattutto visto
che era già bello che pronto, ma sono stati mesi molto impegnati
e ho davvero poco tempo per scrivere e quando ne ho guardo il pc senza
sapere cosa scrivere... chiedo umilmente perdono per questo ennesimo
ritardo e spero che ci sia ancora qualcuno che segue questa storia!
Passando al capitolo.... eh si finalmente è tornato! Non vedevo
l'ora di arrivare a questo punto e vi prometto che non
abbandonerò mai questa storia anche se ci saranno un po' di
ritardi!
Al prossimo capitolo!
Baci^^
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