Rotta....
I miei piedi si muovono da soli...
Rotta...
Cosa sono quelle risate?
Rotta...
Oggi tutto finirà...
Rotta...
Qualcuno morirà...
Rotta...
Non soffrirò più...
La mia coscienza è...
I peccatori pagheranno, non sopravviveranno
ROTTA !
Uh, cosa? Sono... al locale, la giornata... sembra essere volata, non mi sono
accorto di essere arrivato al locale, ricordo solo... le risate, quelle odiose
risate mi hanno assillato per tutto il giorno, il solo pensiero mi porta una
rabbia incontenibile. Prendo un bel respiro e... entro nel locale ancora vuoto,
non c'è anima viva, ne i miei amici, ne quei... FIGLI DI PUTTANA. Solo dopo
mezz'ora dall'inizio della serata, lo so perché sento le loro fastidiosissime
risate idiote, sono indeciso se chiudere la porta dell'ufficio... oppure
chiudergliela in faccia, ma purtroppo prima che io possa decidermi sento un
pugno nello stomaco, un pizzicore alla spalla, e poi i miei sensi si fanno
deboli, riesco a malapena a vedere e sentire:
< Penseremo dopo a *********** e lui so****** così non ci sarà più nessuno
che saprà di ***** >
e poi il vuoto...
Un altro ricordo, riesco a vedere me, sul tavolo operatorio dove mi hanno
messo... queste braccia. Gli animatronic stanno... cercando di liberarmi, anche
la guardia li sta aiutando, vedo avvicinarsi alla guardia un ragazzo dal
sorriso macabro...
< Papà che stai facendo? >
< Non lo vedi, qualche animatronic rotto ha bloccato questo povero bambino
sul tavolo, vammi a prendere qualcosa per aiutarmi, così lo libero... >
il bambino se ne va per un po', e quando ritorna porta una grossa chiave
inglese, chiave che usa per colpire la guardia in testa. Dopodiché la vista si
oscura di nuovo, e quando posso di nuovo vedere vedo la guardia, con un costume
animatronico, tutto il suo corpo grondante di sangue è coperto dal costume,
fatta eccezione per la testa; il viso della guardia, coperto di sangue e sudore
è contratto in un intensa smorfia di dolore. Mentre il ragazzo sta per
infilargli la testa del costume, canticchia una macabra canzoncina, poi, un
attimo prima di infilargli la testa ed ucciderlo si ferma, e dice:
< Non dovevi fermare i miei esperimenti, questa è la fine che ti meriti, ed
è la stessa fine che farà quel bambino, povero stupido, è svenuto non appena
gli ho infilato le braccia, ma non tarderò a finire il lavoro, ma... penso che
prima mi divertirò a farlo soffrire. Ma prima, ADDIO PAPA' >
< Un... gi... orno...le tue... a....zi...oni... ver...anno... pu...nite... JESSIE >
dice l'uomo un attimo prima di morire per mano del ragazzo... aspetta! Ha detto
che il ragazzo era Jessie?!
Con la violenza di un elastico che schiocca una volta tornato al suo posto,
anche io torno in me. Mi sveglio di nuovo sopra quel tavolino, in una stanza
vuota, la situazione è la stessa, ma... QUESTA VOLTA SARA' LUI A SOFFRIRE. Con
uno sforzo minimo riesco a liberarmi dalle cinghie che mi bloccano al tavolo,
merito dei miei arti animatronici... per tutta la vita li ho considerati un peso,
un intralcio, un fardello... solo ora mi rendo conto... CHE SARANNO LORO A
DONARMI LA VENDETTA CHE DESIDERO. Sento dei passi pesanti ed un tremolio, c'è
qualcuno, ed a giudicare dal tremolio ha paura degli animatronic... MA C'E'
QUALCOSA MOLTO PEGGIORE DI CUI AVER PAURA, prendo un cacciavite posato sopra
una cassa degli attrezzi, poi con passo felpato mi avvicino al ragazzo
spaventato, tiene una torcia in mano, la tremolante luce emanata dalla torcia
offre una scarsa quantità di luce, ma non mi interessa, non ho bisogno
dell'illuminazione di uno stadio per attuare la mia vendetta. Veloce come un
lampo infilo la punta dell'attrezzo del ginocchio della mia ignara vittima,
impedendogli di scappare, poi gli tappo la bocca con la mano per evitare che
possa allertare gli altri, estraggo il cacciavite dal ginocchio, poi glielo
infilzo nello stomaco una, due, tre, tante volte, il sangue sgorga dalle sue
ferite, uno spettacolo magnifico, pendo la sua mano, e gli stacco le dita a
morsi, poi le ficco tutte nella sua gola soffocandolo, ma non gli concederò una
morte così... indolore, manca qualcosa... un attimo prima che possa morire
soffocato io gli infilo il cacciavite della gola, sgozzandolo. Fuori uno, ne
mancano 4...
(terza persona)
< Alex, hai già detto a Peppe quella cosa? > chiede Kathy alla sorella
< No, a dire il vero... dovevo dirglielo oggi > dice Alex sistemando le
ultime cose in valigia
< Allora sbrigati, la notte non dura in eterno, e domani dovremo già essere
al nuovo locale >
< Va bene, vado subito a dirglielo... > dice chiudendo la valigia prima
di dirigersi verso l'ufficio di sicurezza.
< Spero solo che tutto vada bene...
quel ragazzo, il suo sguardo, è pieno di dolore, spero solo che insieme
a mia sorella > dice la gatta bionda facendo un sospiro.
Nel frattempo Alex ha raggiunto l'ufficio delle guardie, ma al posto di Peppe
c'è un altro ragazzo, sembra proprio che di Peppe non ci sia traccia, o almeno
così sembra, infatti la presenza di Peppe c'è, infatti è sullo schermo delle
telecamere di sorveglianza mentre lo si vede con un cacciavite sventrare un
ragazzo, i suoi occhi sono vuoti, sul suo viso c'è un sorriso sadico, l'ombra
di quello che è il ragazzo conosciuto dalla gatta. Alex non può credere ai suoi
piangenti occhi rubino, quello che vede è proprio Peppe mentre uccide a sangue
freddo un ragazzo, deve fare qualcosa, deve evitare il massacro.
(Peppe)
E anche Leopold è sistemato, l'ultimo rimasto è Jessie, oh guarda, la
telecamera mi sta puntando, Jessie sa della mia presenza, OTTIMO, i suoi ultimi
minuti saranno pieni della paura che ha inflitto me quel giorno, ma io non farò
l'errore di lasciarlo vivo. Prima di andare conficco il cacciavite del cranio
ormai aperto di Leopold, Jessie voglio ucciderlo con queste mie mani, le stesse
che lui ha incostumato, mi godrò ogni minuto della
sua morte. Mi dirigo verso la camera di sorveglianza, ma davanti ad essa noto
il corpo di un umantronica, un gatta nera... ALEX!
Tende le mani a mo di blocco, mi avvicino piano...
< Non ti avvicinare, non ti permetterò di fargli del male >
< Levati... >
< NO! Peppe, perché fai questo? >
< Levati... >
< Peppe tu, io... non posso permettertelo, non voglio che tu ti rovini,
perché... perché io... >
dice avvicinandosi,
poi mi dà un forte bacio in bocca, un bacio molto ricambiato, quante volte ho
desiderato questo bacio, quante volte l'ho sognato, mi avvicino al suo
orecchio, e...
< Alex, per favore... lasciami entrare >
< Cosa ?! Vuoi ancora ucciderlo, non te lo permetterò, dovrai scavalcare il
mio cadavere per passare, ti prego Peppe, non... >
< LEVATI ! >
dico molto incazzato, ormai la vendetta copre i miei occhi,
il mio cuore, le mie mani; mani che non mi faccio scrupoli ad usare per spingere
Alex via, la forza con cui lo faccio però è troppa, quindi la scaravento contro
il muro. Lei non si è fatta niente, ovviamente, almeno il suo corpo non si è
fatto niente...
< quindi... sigh... è così... sigh. L'odio ti accecato al punto da non riconoscere
nemmeno gli amici... ADDIO Giuseppe Visconti >
< Vattene >
dico senza espressione, la mia mente è piena d'odio, non ho
altro in mente, nemmeno il suono delle lacrime di Alex che cadono mentre scappa
via riesce a scalfirmi.
Mi trovo davanti alla porta chiusa dell'ufficio...
< Toh guarda, il coniglio si è rifugiato. MA NEMMENO UNA PORTA PUO' FERMARE
LA MIA VENDETTA > con un mio pugno animatronico abbatto la porta con un
colpo, e trovo l'idiota rannicchiato sotto al tavolo...
< N-non ti avvicinare, o per te saranno guai > dice il bullo, ma il suo
corpo tradisce tutta la sua paura, vederlo spaventato è una goduria, lentamente
mi avvicino a lui, che come un lampo balza in piedi...
< L-l'hai voluta tu >
carica verso di me, dandomi una testata allo stomaco, spera davvero di salvarsi
in questo modo?
Lo prendo per le orecchie, poi lo sbatto per terra, lui tenta di scappare
trascinandosi per terra, ma una volta sotto la porta io la chiudo, tranciandolo
a metà, poi riapro la porta e vedo Jessie tossire sangue, mi avvicino alla sua
parte ancora viva, e gli sussurro:
< Vedi Jessie, nel momento stesso in cui mi hai lasciato vivo... HAI FIRMATO
LA TUA CONDANNA >
il ragazzo prova a difendersi con un coltellino, ma io lo disarmo e comincio a
colpirlo in testa, finché quest'ultima non si spappola, a furia di colpire le
giunture delle braccia animatroniche hanno ceduto, adesso le mie braccia sono
di nuovo libere, riesco a sentire l'aria fresca sui miei polsi, è una
sensazione... bellissima. Finalmente la mia vendetta è conclusa, finalmente
potrò essere tranquillo. Ma... a quale prezzo? Ho perso gli unici amici che
avevo sono rimasto solo... ho... perso....
< AAAAALLLLEEEEXXXX ! >
EPILOGO
Pulendo la stanza dal sangue continuo a pensare a tutto ciò che ho perso, ne
valeva veramente la pena... ormai non posso più farci niente, nel locale non
c'è anima viva apparte la mia, tutti i miei amici...
loro non ci sono, non li vedrò più. Seppur ho avuto la mia vendetta... ho perso
tutto ciò che mi rendeva felice. Che strana ironia della sorte. Pulendo trovo
il coltello che voleva usare Jessie, vederlo mi fa venire in mente una cosa...
che senso ha vivere senza Alex, senza felicità... una vita infelice non merita
di essere vissuta. Prendo il coltello fra le mie mani, lo stringo forte
puntandomelo al petto e...
< Alex... mi dispiace... ti auguro una splendida vita, addio. >
ma prima che possa infilarmelo nel petto una mano mi ferma, una mano morbida,
una mano dolce, calda, bianca e candida come la neve
< Tu non morirai oggi... >
< Ma tu sei... >
continua con lost myself, lost it all