TonosamaGekomon:
ShogunGekomon
Yukidarumon: Frigimon
Capitolo 6:
Padri e figli
C'è un tempo per
cambiare
Amare e poi soffrire
E lentamente crescere
Da soli
(Vivere normale, Roby
Facchinetti)
Gennai
aprì il varco non appena Hogan lo informò
di quanto accaduto e quasi immediatamente vide riversarsi sul tatami
della sua "umile" dimora, una miriade di ragazzini e digimon.
-Ahi!-
esclamarono Taichi e Agumon, che erano finiti sotto al mucchio.
L'unico ad essere rimasto illeso fu Hogan che teneva in braccio Yamato.
Mika per fortuna era finita sopra di tutti, seduta sulla schiena di
Daisuke, atterrato sopra il fondoschiena di Takeru che stava
schiacciando Hikari, finita sopra Jun che massacrava Mamoru. Insomma,
in quel groviglio di corpi umani e non, non si riusciva a capire come
districare braccia e gambe.
-Ma
è
sempre così traumatizzante?- chiese Jun,
una volta che tutti riuscirono a rimettersi in piedi.
-Non
sempre.- le
rispose il fratello, scuotendosi la polvere di dosso
-Di solito si, però.-
-Ah,
bene!- fece
lei sarcastica.
Tutti
portavano
gli abiti indossati il giorno prima.
I
cloni di Gennai
non tardarono a presentarsi e aiutarono i prescelti a
sistemare i bagagli nelle rispettive camere, in fretta e silenzio.
Rimasero
solo i
fratelli Ishida e Yagami.
-Quel
digimon
deve avergli fatto qualcosa...- disse Gennai
-Sai
chi era?-
chiese Taichi
Gennai
scosse la
testa.
-No.
So solo che
aveva un legame con Piemon.-
-Piemon?
Quel
Piemon?-
Gennai
stavolta
annuì.
-Ma
come puoi
esserne sicuro?- chiese Takeru, con voce tremante. Si
stava trattenendo dal piangere. Aveva paura per suo fratello e
ciò era comprensibile. Anche lui, una volta tanto, poteva
smettere di fare il duro, come quando era piccolo. Allora sì
che piangeva, ma erano rare le volte in cui si era preoccupato davvero
per Yamato. Perché il suo Niisan era forte.
Ylenia
avvertì quello smarrimento nel fratello minore e gli
mise una mano sulla spalla. Pensò che fosse strano. Semmai
era lui a dover dare coraggio a lei e non viceversa.
Il
digiprescelto
dell'Amicizia giaceva sul divano verde al centro della
stanza.
-Il
digimon che
l'ha attaccato, non era Piemon, ma potevo percepire
chiaramente un’energia simile alla sua, quindi deve essere
qualcuno che gli è molto vicino. Ma adesso dobbiamo pensare
a Yamato.- disse uscendo dalla stanza.
Percorse
il
corridoio per poi lasciare l'abitazione e risalire il lago.
La
cittadina di
Bernika sorgeva intorno al lago nelle cui
profondità stava la casa di Gennai.
Era
un complesso
relativamente recente e a dir la verità,
edificato piuttosto in fretta. Tutti i digimon le cui terre erano
andate distrutte avevano trovato lì rifugio e accoglienza.
Vi
erano diversi
edifici, che ricordavano delle vecchie fabbriche.
C'era anche un ospedale, un lago, sulla cui riva sorgeva un cartello
con scritto "Gennai's House" e un altro edificio a forma di Hard Disk,
che però risultava dietro l'ospedale e non era molto
visibile.
Le
abitazioni
erano piccole e modeste, ma comunque comode e vivibili.
Il
lago si
richiuse dietro Gennai, che si diresse verso una costruzione
circolare dalla forma d’igloo, ma non costruita di ghiaccio.
Era
in pietra,
decorata all'esterno da stoffe colorate dai motivi
più bizzarri ed era la più grande di tutte.
Lì,
infatti, vivevano Jijimon e Babamon, marito e moglie.
Erano tipi solitari, ma conoscevano Digiworld e i suoi segreti come le
loro tasche. Molti si chiedevano come mai si fossero rintanati
là, considerato il fatto che essendo due saggi, molto
probabilmente preferivano la quiete e il silenzio, e la cittadina di
Bernika era tutt'altro che silenziosa.
Era
sempre
affollata, i piccoli digimon nascevano e crescevano
là dopo che la Città della Rinascita originaria
era andata distrutta insieme a tutta l'isola di File dopo che i
Cavalieri Reali, per ordine di Lucemon avevano cominciato a raccogliere
i Digicodici portando devastazione ovunque.
A
quanto pareva
l'angelo caduto non aveva intenzione di starsene con le
mani in mano nel frattempo che avrebbe recuperato i suoi due poteri.
Gennai
bussò alla porta di legno massiccio che si
aprì quasi immediatamente.
°
-Piemon!
Piemon!-
Si
mise a sedere
sul letto, di malavoglia.
-Che
vuoi,
Pinocchimon?- prese a massaggiarsi la testa. Sembrava gli si
dovesse spaccare.
Il
burattino,
senza smettere di saltare sul letto, continuò
-Sbrigati! Probabilmente i digiprescelti sono già entrati a
Digiworld-.
A
quelle parole
il clown, che aveva seguito con la testa i rimbalzi del
fratello minore, smise di massaggiarsi le tempie.
-Giusto...-
disse
e si alzò velocemente. Indossò
la camicia bianca di seta e la giacca rossa, dopodiché
uscì dalla stanza da letto in fretta, seguito dal burattino.
-Siamo
pronti?-
chiese con autorità entrando nella sala dei
troni. Gli altri non risposero. Erano tutti lì, mancava solo
lui.
Mugendramon
e
Metalseadramon, per comodità, erano soliti
girare per il castello con una forma ibrida, che non ostacolasse i loro
movimenti, dato erano dei veri giganti.
Il
drago nero
aveva i capelli argentati e gli occhi rossi. L'occhio
destro era coperto da un dispositivo metallico, dotato di una lente
rosso rubino che fungeva da dispositivo di controllo del suo enorme
potenziale.
Per
il resto,
l'abbigliamento era piuttosto semplice: cappotto lungo di
pelle nera, col collo ampio e svasato, guanti, scarpe, pantaloni, tutto
era nero.
Metalseadramon
invece portava i capelli indaco sciolti lungo la schiena
nuda. Indossava solo dei pantaloni color del mare, con dei grossi
spacchi all'altezza delle cosce. Gli occhi erano rossi e le labbra
rosate erano una tentazione per chiunque. Le guance presentavano delle
scagliette azzurre che componevano quattro strisce puntute, due per
ogni guancia. E al posto delle orecchie aveva delle pinne azzurre.
Piemon
prese
posto sul suo trono nero, di fronte ad un gigantesco
schermo a cristalli liquidi.
Davanti
a lui
stava la mappa di Digiworld. Ormai il loro mondo era
ridotto a pochi agglomerati di terra tenuti insieme da lunghissime
strisce metalliche, percorse quotidianamente da Trailmon. Un insieme di
puntini rossi lampeggiava in una delle tante zone sparse del continente
di Server.
-Sicuramente
i
digiprescelti avranno avuto accesso a Digiworld dal
nascondiglio di Gennai.- disse Metalseadramon.
-Dobbiamo
costringerli a venire fuori.- fece Etemon -Dall'esterno non
possiamo fare nulla.-
-Che
vuoi dire?-
fece Piemon.
-La
Rete Oscura
che passa per quella zona, segnala la loro presenza, ma
di fatto in quella zona non c'è nulla.- rispose lo scimmione.
-Come
sarebbe a
dire?- chiese nuovamente il leader, col fiato sospeso.
Aveva lasciato che Mugendramon ed Etemon si occupassero di quella parte
del piano, ma a quanto pare c'erano state delle complicazioni.
-Mmmmm...
Abbiamo
controllato qualche giorno fa, io e Mugendramon,
ma...-
-Ma?-
-Ma
nulla.-
rispose il drago nero -Quella zona è vuota. I
cavi sono in perfette condizioni e non ci sono segni di sabotaggio.-
-C'è
un'unica soluzione.- continuò Etemon -In
quella zona si apre uno spazio parallelo. Anche se non sappiamo in che
punto. L'abbiamo controllata palmo a palmo. Niente.-
-Sbaglio
o
lì sorgeva il mio castello?- fece Vamdemon, quasi
con nostalgia per il suo maniero andato distrutto a causa degli odiati
Bambini Prescelti e dei loro digimon.
-Già.
Ed è quello che è strano.
Lì prima non c'erano spazi paralleli, giusto?- fece Etemon
Vamdemon
scosse
la testa.
-No.
Non sapevo
neanche che il lago lì vicino fosse la tana
di Gennai.- rimase un attimo in silenzio -Magari ci si entra
utilizzando qualche formula magica.- ipotizzò.
-Probabile.
Il
problema è sapere quale.- rispose Mugendramon.
-Per
questo vi
siete presi i miei libri?- ribatté il
vampiro, leggermente infastidito del fatto che i suoi preziosi volumi
fossero spariti dalla sua libreria per poi comparire nel laboratorio
del drago nero.
-Si
ma ancora
nulla da fare.- terminò discorso il
Mugendramon.
Piemon
sospirò, sconsolato.
Voleva
che
finisse tutto e subito. Odiava sentirsi così
impotente e vincolato a Lucemon dal germe della Superbia. Voleva essere
libero di vivere come in passato. Ma il desiderio è solo
sofferenza se manca la forza di volontà di realizzarlo. E la
Superbia di Lucemon aveva l'effetto di distruggere quella
volontà così forte che aveva sempre accompagnato
il loro gruppo. Distruggendo persino il gruppo stesso.
In
fin dei conti
avrebbero dovuto ringraziare i digiprescelti per
averli
liberati in parte da quell'influsso negativo, ma il germe era sempre
nel loro cuore, portandoli a sbagliare ancora e ancora.
Se
Yamato Ishida
fosse sopravvissuto, Lucemon avrebbe ottenuto
più facilmente la possibilità di riacquistare
entrambi i poteri.
Le
Tenebre
corrompono e sono corruttibili, molto più
facilmente della Luce.
Per
questo, la
Chiave delle Tenebre andava distrutta prima che fosse
troppo tardi.
-Appena
morirà, ci impadroniremo della Chiave della Luce e
diremo addio a tutti i nostri problemi.- concluse il clown.
La
Luce sconfigge
le Tenebre e i sigilli da esse creati.
Così
col potere della Luce un tempo appartenuto all'angelo
Superbo, si può distruggere il germe di Tenebre e Superbia
da questi creato.
Mugendramon
e
Vamdemon si lanciarono un'occhiata.
-Vuoi
dire che
è meglio aspettare?- chiese Mugendramon, con
la potente voce metallica che risuonò nella sala.
Tutti
lo
guardarono.
-Vedi
altre
soluzioni?- fece Piemon, con un tono che
infastidì l'altro.
-Il
problema,
Piemon...- cominciò il drago nero - ... non
è se io vedo altre soluzioni. Il problema è se le
vedi tu. Ammettilo. Non sai che pesci pigliare.-
-Ho
detto che
dobbiamo aspettare che escano fuori.- ribatté
il clown
Mugendramon
scosse il capo sconsolato.
-Piemon...
Se
quello muore, gli altri non usciranno mai da
là.-
-Prima
o poi lo
faranno.-
-E
come facciamo
a convincere Ylenia a collaborare, dopo che le abbiamo
ucciso il fratello?-
-La
costringiamo.-
Mugendramon
si
trattenne dal saltare addosso al suo leader. Possibile
che fosse così testardo? Non voleva saperne d'aver torto fin
dall'inizio.
Quello
che diceva
lui era legge e chi lo contraddiceva passava dei guai.
Non
guai dal
punto di vista fisico.
Ci
mancava. La
forza di Mugendramon era pressoché pari a
quella del clown, ma il problema era che l'adorato leader gli avrebbe
messo i bastoni fra le ruote per qualsiasi cosa, assillandolo e
infastidendolo.
Preferivano
di
gran lunga dargli spago, sperando che prendesse le
decisioni giuste.
"Ne
ho
abbastanza." pensò tra se -Mi spiace dirtelo, ma da
quando abbiamo affrontato Lucemon ti sei completamente rincitrullito.
Devi imparare ad ascoltare gli altri!-
-Ti
sto
ascoltando, e finora non mi hai dato un’alternativa
al mio piano.-
Metalseadramon
guardò il drago nero.
Era
palesemente
infuriato,sull'orlo di una crisi di nervi, ma cercava
di stare calmo e discutere civilmente.
Un
ronzio
attirò la loro attenzione sulla porta della sala.
°
Il
disegno era
uscito bene.
Forse
il migliore
che avesse mai fatto.
Prese
una puntina
e lo attaccò al supporto di legno che
sovrastava il suo lettino.
Era
pieno di
disegni che rappresentavano la stessa cosa. O meglio, la
stessa persona.
Il
bambino li
guardò uno per uno.
Era
passato tanto
tempo e ogni giorno il desiderio di rivedere quella
persona era cresciuto sempre di più.
A
volte aveva gli
incubi e la nonna Babamon lo prendeva per mano. Era
dolce e gentile con lui, ma con gli altri, lo spaventava, era una pazza
scapestrata. Il nonno Jijimon gli raccontava sempre un sacco di storie
e quando piangeva gli diceva che suo padre sarebbe tornato a prenderlo.
-Ora
non
può venire perché se no ti metterebbe in
pericolo. Lo capisci, vero Risei?-
Lui
annuiva e
tirava su con il nasino.
Prendeva
i
pastelli e disegnava il suo papà.
Ora
non avrebbe
più dovuto solo disegnarlo,
perché Jijimon gli aveva annunciato che l'avrebbe rivisto
presto.
Risei
udì la porta dell'ingresso richiudersi e fece per
uscire dalla sua stanza, ma si fermò, quando
sentì la voce
di Gennai.
Poggiò
il visino alla porta e ascoltò cosa aveva
da dire l'uomo.
-Saggi,
abbiamo
un grosso problema!-
-Che
problema?-
fece Jijimon smettendo di fare quello che stava facendo.
-I
digiprescelti
sono arrivati, però...- Gennai
s’interruppe e Risei avvertì un brivido
risalirgli lungo la schiena.
Aprì
la porta.
-E'
successo
qualcosa a papà???- chiese spaventato.
Gennai
lo
guardò.
Era
la fotocopia
in miniatura di Yamato. Era piccolo, aveva circa sei
anni, ma sembrava molto più maturo per la sua
età. Dipendeva sicuramente dal fatto che non era un essere
umano, ma un ibrido. Metà umano e metà digimon.
Quasi a ricordarlo con insistenza a tutti quelli che posavano lo
sguardo su di lui, vi erano delle piccole voglie verdi a forma di
triangoli sulle guance (simili a quelle di Metalseadramon), ma nel suo
caso non erano formate da scaglie. Inoltre, quando
s’infuriava, il suo corpo cresceva, i denti diventavano
più appuntiti e gli occhi si tingevano del colore del
sangue.
Era
una fortuna
che il piccolo fosse d’indole tranquilla a
dispetto del digimon che gli aveva "donato" i dati.
-Cos'è
successo zio Gen??- gli chiese, mentre l'ansia lo
attanagliava. Le manine portate al petto stringevano la maglietta
azzurra a mezze maniche, che scendeva morbida lungo i fianchi.
Indossava anche dei pantaloncini marroncini e ai piedi dei sandali.
Gennai
non sapeva
se dirgli la verità. Gli altri prescelti
non sapevano di lui, perché a Yamato era stato
esplicitamente chiesto di non dire nulla per non mettere in pericolo se
stesso e il bambino. Come avrebbero reagito gli altri nel venire a
conoscenza di una cosa così delicata in un momento del
genere?
Gli
si
avvicinò.
-Papà
non sta bene, per questo sono venuto a chiamare
Jijimon e Babamon. Ma tu stai tranquillo Risei e non ti muovere di
qui.-
-Ma...-
Babamon
gli diede
delicatamente la scopa sulla testa.
-Stai
buono qui e
prepara un bel disegno.-
-Ma...
Nonna
aspetta...-
Gli
adulti
uscirono, lasciandosi alle spalle il piccolo.
Risei
fissò la porta chiusa.
-Papà...-
°
-Papà!
Papà!!- il piccolo Hiroyuki Urameshi, nove anni,
entrò nello studio del padre saltellando dalla
felicità. Aveva preso 100 nel compito di storia ed era
così orgoglioso di se che non aveva resistito alla
tentazione di sentirsi lodato dagli altri membri della sua famiglia.
-Il
mio Hiro!- aveva
esclamato sua madre scompigliandogli i capelli.
Sua
sorella si era
limitata a sorridergli e dargli un bacione sulle guance lentigginose e
suo fratello l'aveva preso a cavalcioni e portato in trionfo per la
casa, dove i servi della famiglia lo acclamarono, contenti che il
signorino Hiro fosse così studioso.
Voleva
che anche suo
padre vedesse quel compito in classe ed entrò senza bussare
nello studio.
Il
padre era immerso in
una marea di fogli di carta accartocciati, cercando di creare qualcosa
d’interessante per la sua linea di gioielli, ma non aveva
ispirazione ed era alquanto nervoso.
-Papà
guarda!
Ho preso 100!- esclamò il bambino
-Hiroyuki,
sto
lavorando.- rispose, senza neanche voltarsi, l'uomo.
-Ma
papà,
guarda! Ho preso 100! 100!-
-Hiroyuki,
smettila!
Devo lavorare.- rispose seccato l'uomo.
Un
duro colpo per un
bambino di soli nove anni. Che male c'era nel chiedere l'attenzione di
suo padre per pochi secondi?
Da
quando avevano fatto
fortuna ed erano diventati ricchi, suo padre voleva
più bene ai soldi che a lui e ai suoi fratelli.
-Cosa
abbiamo
qui?- chiese allegramente una lontana voce femminile,
decisamente anziana, ma ancora piena di vitalità.
-Babamon,
la
prego, può fare qualcosa?- chiese Gennai.
-Odio
mio padre.- si era
lasciato scappare
-Perché?-
gli
aveva detto Yamato, nove anni, suo compagno di banco.
-Perché
lui
mi odia.-
Yamato
aveva sbuffato
-Impossibile.- per il piccolo Ishida era inconcepibile che un genitore
odiasse il proprio figlio, specie suo padre, dato che lui viveva solo
con Hiroaki.
-E
invece si.-
-E
io ti dico di no.-
A
quel punto Hiroyuki,
che odiava essere contraddetto, lo spinse giù dalla sedia.
-Ahi!-
-Ma
cosa ne sai tu!?-
gli aveva urlato prima di uscire dall'aula come una furia.
Se
non avrebbe attirato
l'attenzione di suo padre con i meriti, l'avrebbe fatto comportandosi
male.
-E
che ne so, se
non l'ho visitato?- Hiroyuki poté udire
perfettamente il rumore di un qualche oggetto abbattersi secco su
Gennai, che si lasciò scappare un gemito di dolore.
-Babamon
per
favore...- un'altra voce anziana, questa volta maschile
intervenne.
-Invece
di
cianciare, Jijimon, porta la barella!- ribatté la
vecchia.
I
digiprescelti
ora erano riuniti nella stanza, shockati per la
presenza dei due digimon davanti a loro.
La
prima,
sembrava una donna, dalla pelle molto chiara, quasi grigia,
come i capelli legati a cipolla sulla nuca e decorati con una bacchetta
dorata alla quale era incastrata una sferetta rossa.
Le
orecchie
portavano degli orecchini a cerchietto e al collo portava
una grossa collana di perle rosa, la cui perla centrale riportava un
simbolo violetto, costituito da rombi. Ricordava la Crest della Luce.
L'abbigliamento
era alquanto bizzarro, dato che '' l'anziana donna''
indossava una giacca verde con le maniche decorate di bianco e rosso,
sopra una tunica a scacchi viola e celesti. I colori erano parecchio
contrastanti, ma nel compenso non stonavano su di lei. A completare la
bizzarra visione, la digimon impugnava una scopa che agitava verso
l'alto, come una majorette in una parata.
Il
digimon
accanto a lei sembrava uscito da un videogioco.
-Guarda!-
esclamò Veemon, indicandolo -Sembra il vecchietto
di Metal Slug!-
-E'
vero...- gli
fece eco Daisuke ricordando il vecchietto barbuto che
nel videogioco veniva continuamente rapito e che nascondeva nei boxer
scatole di munizioni e missili d’ogni tipo.
Il
digimon aveva
il volto coperto dalla folta capigliatura e dalla
barba, entrambe grigie e leggermente arruffate. Il suo vestito era
più simile ad un sacco rattoppato dal quale spuntavano due
grandi e pelosi piedi.
La
pelle era
rosea e le mani impugnavano un bastone la cui
estremità era una zampa di un qualche animale. Forse un
felino.
A
differenza
della sua compagna, il digimon aveva modi di fare
più composti e gentili e pareva più conscio della
situazione, infatti non era entrato menando colpi di scopa a destra e a
manca saltellando a ritmo di chissà quale assurdo motivetto.
*Digimon
Analyzer*
Babamon, moglie di
Jijimon
Tipo: Antico
Tipologia: Antivirus
Livello: Mega
Attacchi: Empress
Haze: Con la scopa crea una strana foschia che
confonde
il nemico e lo fa star male (può essere letale)
Jijimon, marito di
Babamon
Tipo:
Antico
Tipologia: Antivirus
Livello:
Mega
Attacchi:
Hang
on
Death: Spara
una
sfera di luce che riduce in cenere il nemico oppure restituisce le
forze ai digimon sconfitti.
Gentle
Punch: Immagazzina
potere nel suo pugno e poi colpisce il nemico.
Jijimon
fece
apparire una barella, dove fu sistemato il digiprescelto
dell'Amicizia. Due dei cloni di Gennai, precisamente Jackie e
Cosè, portarono la barella fuori.
Neanche
il sole
accecante risvegliò il ragazzo.
Fuori
del lago
stavano tantissimi digimon, i sopravvissuti alla
distruzione di Digiworld da parte dei Cavalieri Reali. Per questo
tranne particolari zone, Digiworld era ormai solo composto di rotaie
sospese nel vuoto.
L'Isola
di File,
col laboratorio era andata distrutta. L'ex
laboratorio, divenuto in seguito il castello di Vamdemon, era andato
distrutto anche quello. La Città della Rinascita.... Tutto
sparito.
Ora
per quei
digimon, il loro mondo era quella cittadina, dove tutti si
davano da fare per ristabilire la pace e l'armonia perduta.
I
prescelti
seguirono i due digimon all'esterno della casa e videro i
digimon intorno a loro. Molti li conoscevano molto bene.
Mimi
cominciò a piangere, seguita a ruota da Sora, Hikari e
Miyako.
C'erano,
oltre a
Meramon, TonosamaGekomon, i Gekomon e gli Otamamon,
Whamon e Yukidarumon, tutti i digimon dei quali avevano pianto la
scomparsa.
Leomon
era poco
più in là, discutendo vivacemente
con Ogremon riguardo a dei Punimon particolarmente birichini e
dispettosi.
-Leomon!-
gridarono Mimi e Palmon saltandogli addosso.
-Mimi!
Palmon!-
esclamò lui.
Jou
sorrise
commosso, ricambiato dal leone.
Elecmon
si
diresse verso di loro, o meglio costrinse Mamoru a farlo,
dato che aveva preso possesso della sua schiena. Voleva sapere come
stavano i suoi piccoli che non vedeva da anni.
°
La
porta
metallica si aprì scorrendo e LadyDevimon fece il
suo ingresso nel salone. Tutti la guardarono col fiato sospeso,
meravigliati. Era da molto che non vi entrava con la stessa aria
determinata di un tempo. Al contrario di loro era diventata servile e
viveva per Piemon, ma qualcosa era cambiato nel momento in cui
Angewomon l'aveva eliminata. Il Germe della Superbia aveva avuto in lei
l'effetto opposto, distruggendo il suo orgoglio e facendola dipendere
da qualcuno. Ma la digimon che avevano di fronte in quel preciso
istante, era completamente un'altra.
LadyDevimon
voleva che Piemon riconoscesse loro figlio come tale, tanto
più che non aveva senso nasconderlo. Perciò prese
la decisione di andare contro al suo adorato. Piemon aveva bisogno di
una bella strigliata e se non ci pensavano gli altri maschietti, era il
caso che, come una volta, ci pensasse lei.
-Ti
vergogni di
me?- gli chiese irritata.
-Ora
che
c'entra?- le chiese lui secco, senza accennare un sorriso,
dopo la discussione con Mugendramon non era dell'umore migliore.
-Ti
vergogni di
me?- ripeté lei.
Lui
rimase zitto.
-E
rispondimi
quando ti parlo! Non ti riconosco più! -
-Lo
sai benissimo
che dopo che abbiamo sconfitto Lucemon...-
-Lo
so, lo so!-
ripeté lei esasperata, alzando le braccia al
cielo -Tutti noi siamo nella tua stessa situazione, ma stiamo cercando
di superare la cosa e come puoi vedere ci stiamo riuscendo. Solo tu sei
rimasto così stupidamente orgoglioso.-
Piemon
la
guardò -Non pensi che io possa essere sempre stato
così?-
-No.
Non eri
così, quando hai salvato me e Devimon. Non eri
così quando hai pagato il riscatto di Vamdemon a Daemon. Non
eri così quando abbiamo incontrato Mugendramon,
Metalseadramon ed Etemon. Non eri così quando abbiamo
conosciuto Hina e gli altri e NON ERI COSI' PRIMA DI COMBATTERE CONTRO
LUCEMON!- gli urlò. Dopodiché volò
verso di lui e lo afferrò per la giacca. -Sarai anche a
livello mega, ma di sicuro non me ne starò con le mani in
mano mentre fai soffrire NOSTRO figlio! Tu adesso alzi quel c**o
flaccido che ti ritrovi e vai a parlarci, capito?!-
Il
clown rimase
sorpreso dei toni della digimon e non
ribatté.
Neanche
lui era
sicuro di quello che provava per il figlio.
Non
temeva che
cercasse di superare la sua forza e prendere il suo
potere. Kokueimon era fedele e avrebbe fatto tutto per lui.
Era
un bravo
figlio, ma lui non riusciva ad essere orgoglioso di nessun
altro all'infuori di se stesso.
Rimase
in
silenzio per qualche secondo, sotto gli sguardi attoniti
degli altri. Nessuno aveva avuto il coraggio di parlargli
così, senza mezzi termini, perché erano stanchi
del suo egocentrismo e sentivano di non poterci competere.
Anche
pochi
minuti prima, Mugendramon si era contenuto, pesando bene le
parole prima di aprire bocca.
Come
ai vecchi
tempi, era LadyDevimon che doveva risolvere la
situazione, ed era quello che aveva appena fatto.
In
quel momento i
Dark Master erano per la prima volta tutti insieme in
quella sala a discutere del proprio futuro.
Piemon
fissava il
vuoto e dopo interminabili secondi, prese finalmente
una decisione.
-E
va bene. Che
il digiprescelto dell'Amicizia sia morto o meno, io
riconoscerò Kokueimon come mio figlio. Doveva conquistare la
mia fiducia e l'ha fatto.-
LadyDevimon
inarcò un sopracciglio, anche se da sotto la
maschera non si vedeva. Piemon le pareva comunque strano, si aspettava
una sfuriata, magari che estraesse le spade e la minacciasse.
Invece
aveva
acconsentito.
-Ora
dobbiamo
pensare a come prendere Ylenia Ishida e risolvere il
problema.-
-Io
avrei
un'idea.- disse Mugendramon, richiamando la loro attenzione.
-Ovvero?-
-Salvare
Yamato.-
Piemon
fece una
smorfia di sorpresa.
-Che
diavolo stai
dicendo?- gli chiese acido.
Mugendramon
non
si scompose.
-Sto
dicendo, che
potremmo promettere ai digiprescelti di salvare
Yamato se loro acconsentiranno a consegnarci Ylenia. Per loro
sarà conveniente. Kokueimon potrebbe rallentare l'effetto
della Doku Kage fino a quando Ylenia non ha svolto il suo compito.
Dopodiché...-
-
Dopodiché?-
-Dopodiché
vedremo.-
-Lo
uccideremo.-
fece Piemon -Se quel ragazzo vivesse e Lucemon dovesse
impossessarsi di lui, saremmo punto e a capo.-
Gli
altri
annuirono. Era testardo fino alla fine, ma almeno in quel
momento Piemon aveva ragione.
-LadyDevimon,
vai
ad informarlo.- disse il clown.
-Vacci
tu.-
rispose di rimando lei -Sarebbe una cosa carina.-
-VAI!VAI!VAI!-
esclamarono in coro Pinocchimon, Etemon e Metalseadramon.
-Voi
tre
piantatela, se non volete diventare tre chiazze rosse sul
muro!-
-Va
bene.- si
zittirono,come dei "bravi angioletti".
Piemon
scosse la
testa rassegnato.
-E
va
bene!-ringhiò. E sparì.
Gli
altri
cominciarono a parlottare tra loro finché Lady
Devimon non li interruppe.
-E
voi, muovetevi
a convocare i soldati! O volete che vi ci spedisca
io?-
Tutti
la
guardarono. Improvvisamente era tornata la digimon aggressiva
che conoscevano. E non era un bene per la loro incolumità.
-Ooook...-
fu la
risposta.
Velocemente
cominciarono i preparativi, mentre LadyDevimon rimase sola,
riflettendo su quello che aveva fatto. Si. Ora si che si sentiva se
stessa.
°
Hiroyuki
aprì gli occhi.
Accanto
a lui
Kotemon dormiva beato. Era così piccolo e
coccoloso che decise di lasciarlo dormire ancora un po'. A giudicare
dal trambusto che aveva sentito poco prima, in quegli angoscianti
attimi di dormiveglia, gli altri digiprescelti erano arrivati.
-Finalmente.-
disse, anche se era piuttosto curioso. Sembrava che fosse
successo qualcosa, ma Gennai non gli aveva detto nulla, lasciandolo
dormire.
Si
vestì velocemente, indossando la giacca color verdone,
con tanto di pelliccetta bianca nel cappuccio, sulla canottiera nera. I
jeans blu scuro erano sporchi e sbiaditi nelle ginocchia e stracciati
alle estremità, perché perennemente schiacciati
dalle scarpe ormai vecchie e rotte in diversi punti.
-Mmmmm...-
Kotemon fece segno di svegliarsi, rigirandosi sul futon. Si
stropicciò gli occhietti (o almeno era quello il gesto) con
la manica della tunica troppo grande per lui e biascicò
-Hirooo... Dove vai?-
-Sono
arrivati.-
aprì la porta e fece per uscire -Se vuoi
rimani a dormire, te lo meriti in fondo.-
Il
piccolo si
alzò in fretta.
-Aspettami!-
corse fino alla porta e col suo partner uscì
dalla camera, ancora piuttosto in disordine, ma a nessuno dei due
sembrava importasse.
Chiusero
la porta
alle loro spalle, dirigendosi verso la parte della
casa dalla quale provenivano le voci.
"Sono
passati tre anni,
chissà come sono cambiati e cosa
diranno. Sicuramente Ishida avrà ancora da ridire."
pensava
sghignazzando.
Fine
Capitolo 6
Ok,
signori, ora si entra nel vivo della vicenda. I Dark Masters hanno
deciso come agire e dal prossimo capitolo entreranno in azione.
Succederanno
diverse cosette, come l'incontro tra Risei e Sora, come
reagirà lei?
E
Hiroyuki farà il bravo e sarà gentile con tutti?
I nuovi prescelti saranno affiatati? Chi è quello mancante?
Ylenia
dovrà prendere una grossa decisione, che cosa
farà?
Tutto
nella prossima puntata.
Uau...
Sembravo quasi il narratore del cartone XD
Vabbé,
spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Non
vi nascondo che mi ha causato un mucchio di problemi e non
perché fosse difficile. Il fatto è che scrivendo
ero arrivata al capitolo 10, ma le cose procedevano lente e
sinceramente non mi convincevano. Mi veniva difficile smontare belle
frasi costruite con fatica per adattare i capitoli alle nuove idee.
Spero vi piaccia comunque.
Ancora
due parole:
Bernika
è un tributo ad un personaggio che mi piace molto (Bernika
di RAVE per intenderci)
L'attacco di
Babamon, o meglio, il suo effetto, l'ho inventato,
perché nel Digidex non c'era scritto, ma il nome
è quello.
Grazie,
continuate a seguirmi ^^
Echo: Mi fido?
Non è che mi ammazzerai alla fine della fic?
^_^'' Sono contenta di averti incuriosita ^^
Kymyit
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