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Autore: kymyit    25/03/2009    4 recensioni
Qualcosa è in moto a Digiworld fin dai tempi della sua nascita e nonostante i tantissimi anni trascorsi, non si è mai risolto. Lucemon è tornato e i Demon Lords complottano per abbatterlo.
A due gemelli l'onere di custodire i suoi poteri: Yamato e Ylenia Ishida.
I due saranno loro malgrado l'occhio del ciclone, fra digimon che li vogliono morti o vivi tutti per il loro tornaconto. Se poi aggiungiamo nuovi prescelti problematici e vecchi prescelti i cui digimon sono nientemeno che i cari Dark Masters, le cose si complicano assai.
Chi la spunterà nel caos della battaglia? Lucemon? Daemon? I digiprescelti? O forse sarà solo un massacro totale?
Saga Attuale: Wrath's Showdown.
Dopo aver avuto a che fare coi redivivi Dark Masters, i digiprescelti devono affrontare il Demone dell'Ira per ostacolare il suo progetto di assorbire i poteri di Lucemon sfruttando il piccolo Risei.
Witchelny, la città magica, viene assediata. Riusciranno i prescelti a vincere salvando non solo il bambino, ma anche Ken Ichijouji e i fratelli Saiba? Perché il demone ha più di un asso nella manica.
[ATTENZIONE: Sto aggiustando la storia dai primi capitoli, cercando di non fare troppi cambiamenti drastici.
Modificato CAPITOLO 1]
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Yamato Ishida/Matt
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Light and Darkness' Quest'
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TonosamaGekomon: ShogunGekomon
Yukidarumon: Frigimon



Capitolo 6: Padri e figli


C'è un tempo per cambiare
Amare e poi soffrire
E lentamente crescere
Da soli
(Vivere normale, Roby Facchinetti)




Gennai aprì il varco non appena Hogan lo informò di quanto accaduto e quasi immediatamente vide riversarsi sul tatami della sua "umile" dimora, una miriade di ragazzini e digimon.
-Ahi!- esclamarono Taichi e Agumon, che erano finiti sotto al mucchio. L'unico ad essere rimasto illeso fu Hogan che teneva in braccio Yamato. Mika per fortuna era finita sopra di tutti, seduta sulla schiena di Daisuke, atterrato sopra il fondoschiena di Takeru che stava schiacciando Hikari, finita sopra Jun che massacrava Mamoru. Insomma, in quel groviglio di corpi umani e non, non si riusciva a capire come districare braccia e gambe.
-Ma è sempre così traumatizzante?- chiese Jun, una volta che tutti riuscirono a rimettersi in piedi.
-Non sempre.- le rispose il fratello, scuotendosi la polvere di dosso -Di solito si, però.-
-Ah, bene!- fece lei sarcastica.

Tutti portavano gli abiti indossati il giorno prima.
I cloni di Gennai non tardarono a presentarsi e aiutarono i prescelti a sistemare i bagagli nelle rispettive camere, in fretta e silenzio.
Rimasero solo i fratelli Ishida e Yagami.
-Quel digimon deve avergli fatto qualcosa...- disse Gennai
-Sai chi era?- chiese Taichi
Gennai scosse la testa.
-No. So solo che aveva un legame con Piemon.-
-Piemon? Quel Piemon?-
Gennai stavolta annuì.
-Ma come puoi esserne sicuro?- chiese Takeru, con voce tremante. Si stava trattenendo dal piangere. Aveva paura per suo fratello e ciò era comprensibile. Anche lui, una volta tanto, poteva smettere di fare il duro, come quando era piccolo. Allora sì che piangeva, ma erano rare le volte in cui si era preoccupato davvero per Yamato. Perché il suo Niisan era forte.
Ylenia avvertì quello smarrimento nel fratello minore e gli mise una mano sulla spalla. Pensò che fosse strano. Semmai era lui a dover dare coraggio a lei e non viceversa.

Il digiprescelto dell'Amicizia giaceva sul divano verde al centro della stanza.
-Il digimon che l'ha attaccato, non era Piemon, ma potevo percepire chiaramente un’energia simile alla sua, quindi deve essere qualcuno che gli è molto vicino. Ma adesso dobbiamo pensare a Yamato.- disse uscendo dalla stanza.
Percorse il corridoio per poi lasciare l'abitazione e risalire il lago.

La cittadina di Bernika sorgeva intorno al lago nelle cui profondità stava la casa di Gennai.
Era un complesso relativamente recente e a dir la verità, edificato piuttosto in fretta. Tutti i digimon le cui terre erano andate distrutte avevano trovato lì rifugio e accoglienza.
Vi erano diversi edifici, che ricordavano delle vecchie fabbriche. C'era anche un ospedale, un lago, sulla cui riva sorgeva un cartello con scritto "Gennai's House" e un altro edificio a forma di Hard Disk, che però risultava dietro l'ospedale e non era molto visibile.
Le abitazioni erano piccole e modeste, ma comunque comode e vivibili.
Il lago si richiuse dietro Gennai, che si diresse verso una costruzione circolare dalla forma d’igloo, ma non costruita di ghiaccio.
Era in pietra, decorata all'esterno da stoffe colorate dai motivi più bizzarri ed era la più grande di tutte.
Lì, infatti, vivevano Jijimon e Babamon, marito e moglie. Erano tipi solitari, ma conoscevano Digiworld e i suoi segreti come le loro tasche. Molti si chiedevano come mai si fossero rintanati là, considerato il fatto che essendo due saggi, molto probabilmente preferivano la quiete e il silenzio, e la cittadina di Bernika era tutt'altro che silenziosa.
Era sempre affollata, i piccoli digimon nascevano e crescevano là dopo che la Città della Rinascita originaria era andata distrutta insieme a tutta l'isola di File dopo che i Cavalieri Reali, per ordine di Lucemon avevano cominciato a raccogliere i Digicodici portando devastazione ovunque.
A quanto pareva l'angelo caduto non aveva intenzione di starsene con le mani in mano nel frattempo che avrebbe recuperato i suoi due poteri.

Gennai bussò alla porta di legno massiccio che si aprì quasi immediatamente.


°

-Piemon! Piemon!-
Si mise a sedere sul letto, di malavoglia.
-Che vuoi, Pinocchimon?- prese a massaggiarsi la testa. Sembrava gli si dovesse spaccare.
Il burattino, senza smettere di saltare sul letto, continuò -Sbrigati! Probabilmente i digiprescelti sono già entrati a Digiworld-.
A quelle parole il clown, che aveva seguito con la testa i rimbalzi del fratello minore, smise di massaggiarsi le tempie.
-Giusto...- disse e si alzò velocemente. Indossò la camicia bianca di seta e la giacca rossa, dopodiché uscì dalla stanza da letto in fretta, seguito dal burattino.
-Siamo pronti?- chiese con autorità entrando nella sala dei troni. Gli altri non risposero. Erano tutti lì, mancava solo lui.

Mugendramon e Metalseadramon, per comodità, erano soliti girare per il castello con una forma ibrida, che non ostacolasse i loro movimenti, dato erano dei veri giganti.
Il drago nero aveva i capelli argentati e gli occhi rossi. L'occhio destro era coperto da un dispositivo metallico, dotato di una lente rosso rubino che fungeva da dispositivo di controllo del suo enorme potenziale.
Per il resto, l'abbigliamento era piuttosto semplice: cappotto lungo di pelle nera, col collo ampio e svasato, guanti, scarpe, pantaloni, tutto era nero.
Metalseadramon invece portava i capelli indaco sciolti lungo la schiena nuda. Indossava solo dei pantaloni color del mare, con dei grossi spacchi all'altezza delle cosce. Gli occhi erano rossi e le labbra rosate erano una tentazione per chiunque. Le guance presentavano delle scagliette azzurre che componevano quattro strisce puntute, due per ogni guancia. E al posto delle orecchie aveva delle pinne azzurre.


Piemon prese posto sul suo trono nero, di fronte ad un gigantesco schermo a cristalli liquidi.
Davanti a lui stava la mappa di Digiworld. Ormai il loro mondo era ridotto a pochi agglomerati di terra tenuti insieme da lunghissime strisce metalliche, percorse quotidianamente da Trailmon. Un insieme di puntini rossi lampeggiava in una delle tante zone sparse del continente di Server.
-Sicuramente i digiprescelti avranno avuto accesso a Digiworld dal nascondiglio di Gennai.- disse Metalseadramon.
-Dobbiamo costringerli a venire fuori.- fece Etemon -Dall'esterno non possiamo fare nulla.-
-Che vuoi dire?- fece Piemon.
-La Rete Oscura che passa per quella zona, segnala la loro presenza, ma di fatto in quella zona non c'è nulla.- rispose lo scimmione.
-Come sarebbe a dire?- chiese nuovamente il leader, col fiato sospeso. Aveva lasciato che Mugendramon ed Etemon si occupassero di quella parte del piano, ma a quanto pare c'erano state delle complicazioni.
-Mmmmm... Abbiamo controllato qualche giorno fa, io e Mugendramon, ma...-
-Ma?-
-Ma nulla.- rispose il drago nero -Quella zona è vuota. I cavi sono in perfette condizioni e non ci sono segni di sabotaggio.-
-C'è un'unica soluzione.- continuò Etemon -In quella zona si apre uno spazio parallelo. Anche se non sappiamo in che punto. L'abbiamo controllata palmo a palmo. Niente.-
-Sbaglio o lì sorgeva il mio castello?- fece Vamdemon, quasi con nostalgia per il suo maniero andato distrutto a causa degli odiati Bambini Prescelti e dei loro digimon.
-Già. Ed è quello che è strano. Lì prima non c'erano spazi paralleli, giusto?- fece Etemon
Vamdemon scosse la testa.
-No. Non sapevo neanche che il lago lì vicino fosse la tana di Gennai.- rimase un attimo in silenzio -Magari ci si entra utilizzando qualche formula magica.- ipotizzò.
-Probabile. Il problema è sapere quale.- rispose Mugendramon.
-Per questo vi siete presi i miei libri?- ribatté il vampiro, leggermente infastidito del fatto che i suoi preziosi volumi fossero spariti dalla sua libreria per poi comparire nel laboratorio del drago nero.
-Si ma ancora nulla da fare.- terminò discorso il Mugendramon.

Piemon sospirò, sconsolato.
Voleva che finisse tutto e subito. Odiava sentirsi così impotente e vincolato a Lucemon dal germe della Superbia. Voleva essere libero di vivere come in passato. Ma il desiderio è solo sofferenza se manca la forza di volontà di realizzarlo. E la Superbia di Lucemon aveva l'effetto di distruggere quella volontà così forte che aveva sempre accompagnato il loro gruppo. Distruggendo persino il gruppo stesso.
In fin dei conti avrebbero dovuto ringraziare i digiprescelti per averli liberati in parte da quell'influsso negativo, ma il germe era sempre nel loro cuore, portandoli a sbagliare ancora e ancora.
Se Yamato Ishida fosse sopravvissuto, Lucemon avrebbe ottenuto più facilmente la possibilità di riacquistare entrambi i poteri.
Le Tenebre corrompono e sono corruttibili, molto più facilmente della Luce.
Per questo, la Chiave delle Tenebre andava distrutta prima che fosse troppo tardi.
-Appena morirà, ci impadroniremo della Chiave della Luce e diremo addio a tutti i nostri problemi.- concluse il clown.
La Luce sconfigge le Tenebre e i sigilli da esse creati.
Così col potere della Luce un tempo appartenuto all'angelo Superbo, si può distruggere il germe di Tenebre e Superbia da questi creato.

Mugendramon e Vamdemon si lanciarono un'occhiata.
-Vuoi dire che è meglio aspettare?- chiese Mugendramon, con la potente voce metallica che risuonò nella sala.
Tutti lo guardarono.
-Vedi altre soluzioni?- fece Piemon, con un tono che infastidì l'altro.
-Il problema, Piemon...- cominciò il drago nero - ... non è se io vedo altre soluzioni. Il problema è se le vedi tu. Ammettilo. Non sai che pesci pigliare.-
-Ho detto che dobbiamo aspettare che escano fuori.- ribatté il clown
Mugendramon scosse il capo sconsolato.
-Piemon... Se quello muore, gli altri non usciranno mai da là.-
-Prima o poi lo faranno.-
-E come facciamo a convincere Ylenia a collaborare, dopo che le abbiamo ucciso il fratello?-
-La costringiamo.-
Mugendramon si trattenne dal saltare addosso al suo leader. Possibile che fosse così testardo? Non voleva saperne d'aver torto fin dall'inizio.
Quello che diceva lui era legge e chi lo contraddiceva passava dei guai.
Non guai dal punto di vista fisico.
Ci mancava. La forza di Mugendramon era pressoché pari a quella del clown, ma il problema era che l'adorato leader gli avrebbe messo i bastoni fra le ruote per qualsiasi cosa, assillandolo e infastidendolo.
Preferivano di gran lunga dargli spago, sperando che prendesse le decisioni giuste.
"Ne ho abbastanza." pensò tra se -Mi spiace dirtelo, ma da quando abbiamo affrontato Lucemon ti sei completamente rincitrullito. Devi imparare ad ascoltare gli altri!-
-Ti sto ascoltando, e finora non mi hai dato un’alternativa al mio piano.-
Metalseadramon guardò il drago nero.
Era palesemente infuriato,sull'orlo di una crisi di nervi, ma cercava di stare calmo e discutere civilmente.

Un ronzio attirò la loro attenzione sulla porta della sala.


°


Il disegno era uscito bene.
Forse il migliore che avesse mai fatto.
Prese una puntina e lo attaccò al supporto di legno che sovrastava il suo lettino.
Era pieno di disegni che rappresentavano la stessa cosa. O meglio, la stessa persona.
Il bambino li guardò uno per uno.
Era passato tanto tempo e ogni giorno il desiderio di rivedere quella persona era cresciuto sempre di più.
A volte aveva gli incubi e la nonna Babamon lo prendeva per mano. Era dolce e gentile con lui, ma con gli altri, lo spaventava, era una pazza scapestrata. Il nonno Jijimon gli raccontava sempre un sacco di storie e quando piangeva gli diceva che suo padre sarebbe tornato a prenderlo.
-Ora non può venire perché se no ti metterebbe in pericolo. Lo capisci, vero Risei?-
Lui annuiva e tirava su con il nasino.
Prendeva i pastelli e disegnava il suo papà.
Ora non avrebbe più dovuto solo disegnarlo, perché Jijimon gli aveva annunciato che l'avrebbe rivisto presto.

Risei udì la porta dell'ingresso richiudersi e fece per uscire dalla sua stanza, ma si fermò, quando sentì la voce di Gennai.
Poggiò il visino alla porta e ascoltò cosa aveva da dire l'uomo.
-Saggi, abbiamo un grosso problema!-
-Che problema?- fece Jijimon smettendo di fare quello che stava facendo.
-I digiprescelti sono arrivati, però...- Gennai s’interruppe e Risei avvertì un brivido risalirgli lungo la schiena.

Aprì la porta.
-E' successo qualcosa a papà???- chiese spaventato.

Gennai lo guardò.
Era la fotocopia in miniatura di Yamato. Era piccolo, aveva circa sei anni, ma sembrava molto più maturo per la sua età. Dipendeva sicuramente dal fatto che non era un essere umano, ma un ibrido. Metà umano e metà digimon. Quasi a ricordarlo con insistenza a tutti quelli che posavano lo sguardo su di lui, vi erano delle piccole voglie verdi a forma di triangoli sulle guance (simili a quelle di Metalseadramon), ma nel suo caso non erano formate da scaglie. Inoltre, quando s’infuriava, il suo corpo cresceva, i denti diventavano più appuntiti e gli occhi si tingevano del colore del sangue.
Era una fortuna che il piccolo fosse d’indole tranquilla a dispetto del digimon che gli aveva "donato" i dati.

-Cos'è successo zio Gen??- gli chiese, mentre l'ansia lo attanagliava. Le manine portate al petto stringevano la maglietta azzurra a mezze maniche, che scendeva morbida lungo i fianchi. Indossava anche dei pantaloncini marroncini e ai piedi dei sandali.
Gennai non sapeva se dirgli la verità. Gli altri prescelti non sapevano di lui, perché a Yamato era stato esplicitamente chiesto di non dire nulla per non mettere in pericolo se stesso e il bambino. Come avrebbero reagito gli altri nel venire a conoscenza di una cosa così delicata in un momento del genere?

Gli si avvicinò.
-Papà non sta bene, per questo sono venuto a chiamare Jijimon e Babamon. Ma tu stai tranquillo Risei e non ti muovere di qui.-
-Ma...-
Babamon gli diede delicatamente la scopa sulla testa.
-Stai buono qui e prepara un bel disegno.-
-Ma... Nonna aspetta...-
Gli adulti uscirono, lasciandosi alle spalle il piccolo.
Risei fissò la porta chiusa.
-Papà...-

°


-Papà! Papà!!- il piccolo Hiroyuki Urameshi, nove anni, entrò nello studio del padre saltellando dalla felicità. Aveva preso 100 nel compito di storia ed era così orgoglioso di se che non aveva resistito alla tentazione di sentirsi lodato dagli altri membri della sua famiglia.
-Il mio Hiro!- aveva esclamato sua madre scompigliandogli i capelli.
Sua sorella si era limitata a sorridergli e dargli un bacione sulle guance lentigginose e suo fratello l'aveva preso a cavalcioni e portato in trionfo per la casa, dove i servi della famiglia lo acclamarono, contenti che il signorino Hiro fosse così studioso.
Voleva che anche suo padre vedesse quel compito in classe ed entrò senza bussare nello studio.
Il padre era immerso in una marea di fogli di carta accartocciati, cercando di creare qualcosa d’interessante per la sua linea di gioielli, ma non aveva ispirazione ed era alquanto nervoso.
-Papà guarda! Ho preso 100!- esclamò il bambino
-Hiroyuki, sto lavorando.- rispose, senza neanche voltarsi, l'uomo.
-Ma papà, guarda! Ho preso 100! 100!-
-Hiroyuki, smettila! Devo lavorare.- rispose seccato l'uomo.
Un duro colpo per un bambino di soli nove anni. Che male c'era nel chiedere l'attenzione di suo padre per pochi secondi?
Da quando avevano fatto fortuna ed erano diventati ricchi, suo padre voleva più bene ai soldi che a lui e ai suoi fratelli.


-Cosa abbiamo qui?- chiese allegramente una lontana voce femminile, decisamente anziana, ma ancora piena di vitalità.
-Babamon, la prego, può fare qualcosa?- chiese Gennai.

-Odio mio padre.- si era lasciato scappare
-Perché?- gli aveva detto Yamato, nove anni, suo compagno di banco.
-Perché lui mi odia.-
Yamato aveva sbuffato -Impossibile.- per il piccolo Ishida era inconcepibile che un genitore odiasse il proprio figlio, specie suo padre, dato che lui viveva solo con Hiroaki.
-E invece si.-
-E io ti dico di no.-
A quel punto Hiroyuki, che odiava essere contraddetto, lo spinse giù dalla sedia.
-Ahi!-
-Ma cosa ne sai tu!?- gli aveva urlato prima di uscire dall'aula come una furia.
Se non avrebbe attirato l'attenzione di suo padre con i meriti, l'avrebbe fatto comportandosi male.

-E che ne so, se non l'ho visitato?- Hiroyuki poté udire perfettamente il rumore di un qualche oggetto abbattersi secco su Gennai, che si lasciò scappare un gemito di dolore.
-Babamon per favore...- un'altra voce anziana, questa volta maschile intervenne.
-Invece di cianciare, Jijimon, porta la barella!- ribatté la vecchia.


I digiprescelti ora erano riuniti nella stanza, shockati per la presenza dei due digimon davanti a loro.
La prima, sembrava una donna, dalla pelle molto chiara, quasi grigia, come i capelli legati a cipolla sulla nuca e decorati con una bacchetta dorata alla quale era incastrata una sferetta rossa.
Le orecchie portavano degli orecchini a cerchietto e al collo portava una grossa collana di perle rosa, la cui perla centrale riportava un simbolo violetto, costituito da rombi. Ricordava la Crest della Luce.
L'abbigliamento era alquanto bizzarro, dato che '' l'anziana donna'' indossava una giacca verde con le maniche decorate di bianco e rosso, sopra una tunica a scacchi viola e celesti. I colori erano parecchio contrastanti, ma nel compenso non stonavano su di lei. A completare la bizzarra visione, la digimon impugnava una scopa che agitava verso l'alto, come una majorette in una parata.
Il digimon accanto a lei sembrava uscito da un videogioco.
-Guarda!- esclamò Veemon, indicandolo -Sembra il vecchietto di Metal Slug!-
-E' vero...- gli fece eco Daisuke ricordando il vecchietto barbuto che nel videogioco veniva continuamente rapito e che nascondeva nei boxer scatole di munizioni e missili d’ogni tipo.
Il digimon aveva il volto coperto dalla folta capigliatura e dalla barba, entrambe grigie e leggermente arruffate. Il suo vestito era più simile ad un sacco rattoppato dal quale spuntavano due grandi e pelosi piedi.
La pelle era rosea e le mani impugnavano un bastone la cui estremità era una zampa di un qualche animale. Forse un felino.
A differenza della sua compagna, il digimon aveva modi di fare più composti e gentili e pareva più conscio della situazione, infatti non era entrato menando colpi di scopa a destra e a manca saltellando a ritmo di chissà quale assurdo motivetto.


*Digimon Analyzer*

Babamon, moglie di Jijimon

Tipo: Antico

Tipologia: Antivirus
Livello: Mega
Attacchi: Empress Haze: Con la scopa crea una strana foschia che
confonde il nemico e lo fa star male (può essere letale)


Jijimon, marito di Babamon

Tipo: Antico
Tipologia: Antivirus
Livello: Mega
Attacchi: Hang on Death: Spara una sfera di luce che riduce in cenere il nemico oppure restituisce le forze ai digimon sconfitti.
   Gentle Punch: Immagazzina potere nel suo pugno e poi colpisce il nemico.


Jijimon fece apparire una barella, dove fu sistemato il digiprescelto dell'Amicizia. Due dei cloni di Gennai, precisamente Jackie e Cosè, portarono la barella fuori.
Neanche il sole accecante risvegliò il ragazzo.
Fuori del lago stavano tantissimi digimon, i sopravvissuti alla distruzione di Digiworld da parte dei Cavalieri Reali. Per questo tranne particolari zone, Digiworld era ormai solo composto di rotaie sospese nel vuoto.
L'Isola di File, col laboratorio era andata distrutta. L'ex laboratorio, divenuto in seguito il castello di Vamdemon, era andato distrutto anche quello. La Città della Rinascita.... Tutto sparito.
Ora per quei digimon, il loro mondo era quella cittadina, dove tutti si davano da fare per ristabilire la pace e l'armonia perduta.

I prescelti seguirono i due digimon all'esterno della casa e videro i digimon intorno a loro. Molti li conoscevano molto bene.
Mimi cominciò a piangere, seguita a ruota da Sora, Hikari e Miyako.
C'erano, oltre a Meramon, TonosamaGekomon, i Gekomon e gli Otamamon, Whamon e Yukidarumon, tutti i digimon dei quali avevano pianto la scomparsa.

Leomon era poco più in là, discutendo vivacemente con Ogremon riguardo a dei Punimon particolarmente birichini e dispettosi.
-Leomon!- gridarono Mimi e Palmon saltandogli addosso.
-Mimi! Palmon!- esclamò lui.
Jou sorrise commosso, ricambiato dal leone.
Elecmon si diresse verso di loro, o meglio costrinse Mamoru a farlo, dato che aveva preso possesso della sua schiena. Voleva sapere come stavano i suoi piccoli che non vedeva da anni.


°

La porta metallica si aprì scorrendo e LadyDevimon fece il suo ingresso nel salone. Tutti la guardarono col fiato sospeso, meravigliati. Era da molto che non vi entrava con la stessa aria determinata di un tempo. Al contrario di loro era diventata servile e viveva per Piemon, ma qualcosa era cambiato nel momento in cui Angewomon l'aveva eliminata. Il Germe della Superbia aveva avuto in lei l'effetto opposto, distruggendo il suo orgoglio e facendola dipendere da qualcuno. Ma la digimon che avevano di fronte in quel preciso istante, era completamente un'altra.

LadyDevimon voleva che Piemon riconoscesse loro figlio come tale, tanto più che non aveva senso nasconderlo. Perciò prese la decisione di andare contro al suo adorato. Piemon aveva bisogno di una bella strigliata e se non ci pensavano gli altri maschietti, era il caso che, come una volta, ci pensasse lei.
-Ti vergogni di me?- gli chiese irritata.
-Ora che c'entra?- le chiese lui secco, senza accennare un sorriso, dopo la discussione con Mugendramon non era dell'umore migliore.
-Ti vergogni di me?- ripeté lei.
Lui rimase zitto.
-E rispondimi quando ti parlo! Non ti riconosco più! -
-Lo sai benissimo che dopo che abbiamo sconfitto Lucemon...-
-Lo so, lo so!- ripeté lei esasperata, alzando le braccia al cielo -Tutti noi siamo nella tua stessa situazione, ma stiamo cercando di superare la cosa e come puoi vedere ci stiamo riuscendo. Solo tu sei rimasto così stupidamente orgoglioso.-
Piemon la guardò -Non pensi che io possa essere sempre stato così?-
-No. Non eri così, quando hai salvato me e Devimon. Non eri così quando hai pagato il riscatto di Vamdemon a Daemon. Non eri così quando abbiamo incontrato Mugendramon, Metalseadramon ed Etemon. Non eri così quando abbiamo conosciuto Hina e gli altri e NON ERI COSI' PRIMA DI COMBATTERE CONTRO LUCEMON!- gli urlò. Dopodiché volò verso di lui e lo afferrò per la giacca. -Sarai anche a livello mega, ma di sicuro non me ne starò con le mani in mano mentre fai soffrire NOSTRO figlio! Tu adesso alzi quel c**o flaccido che ti ritrovi e vai a parlarci, capito?!-
Il clown rimase sorpreso dei toni della digimon e non ribatté.
Neanche lui era sicuro di quello che provava per il figlio.
Non temeva che cercasse di superare la sua forza e prendere il suo potere. Kokueimon era fedele e avrebbe fatto tutto per lui.
Era un bravo figlio, ma lui non riusciva ad essere orgoglioso di nessun altro all'infuori di se stesso.
Rimase in silenzio per qualche secondo, sotto gli sguardi attoniti degli altri. Nessuno aveva avuto il coraggio di parlargli così, senza mezzi termini, perché erano stanchi del suo egocentrismo e sentivano di non poterci competere.
Anche pochi minuti prima, Mugendramon si era contenuto, pesando bene le parole prima di aprire bocca.
Come ai vecchi tempi, era LadyDevimon che doveva risolvere la situazione, ed era quello che aveva appena fatto.
In quel momento i Dark Master erano per la prima volta tutti insieme in quella sala a discutere del proprio futuro.

Piemon fissava il vuoto e dopo interminabili secondi, prese finalmente una decisione.
-E va bene. Che il digiprescelto dell'Amicizia sia morto o meno, io riconoscerò Kokueimon come mio figlio. Doveva conquistare la mia fiducia e l'ha fatto.-
LadyDevimon inarcò un sopracciglio, anche se da sotto la maschera non si vedeva. Piemon le pareva comunque strano, si aspettava una sfuriata, magari che estraesse le spade e la minacciasse.
Invece aveva acconsentito.
-Ora dobbiamo pensare a come prendere Ylenia Ishida e risolvere il problema.-
-Io avrei un'idea.- disse Mugendramon, richiamando la loro attenzione.
-Ovvero?-
-Salvare Yamato.-
Piemon fece una smorfia di sorpresa.
-Che diavolo stai dicendo?- gli chiese acido.
Mugendramon non si scompose.
-Sto dicendo, che potremmo promettere ai digiprescelti di salvare Yamato se loro acconsentiranno a consegnarci Ylenia. Per loro sarà conveniente. Kokueimon potrebbe rallentare l'effetto della Doku Kage fino a quando Ylenia non ha svolto il suo compito. Dopodiché...-
- Dopodiché?-
-Dopodiché vedremo.-
-Lo uccideremo.- fece Piemon -Se quel ragazzo vivesse e Lucemon dovesse impossessarsi di lui, saremmo punto e a capo.-
Gli altri annuirono. Era testardo fino alla fine, ma almeno in quel momento Piemon aveva ragione.


-LadyDevimon, vai ad informarlo.- disse il clown.
-Vacci tu.- rispose di rimando lei -Sarebbe una cosa carina.-
-VAI!VAI!VAI!- esclamarono in coro Pinocchimon, Etemon e Metalseadramon.
-Voi tre piantatela, se non volete diventare tre chiazze rosse sul muro!-
-Va bene.- si zittirono,come dei "bravi angioletti".
Piemon scosse la testa rassegnato.
-E va bene!-ringhiò. E sparì.
Gli altri cominciarono a parlottare tra loro finché Lady Devimon non li interruppe.
-E voi, muovetevi a convocare i soldati! O volete che vi ci spedisca io?-
Tutti la guardarono. Improvvisamente era tornata la digimon aggressiva che conoscevano. E non era un bene per la loro incolumità.
-Ooook...- fu la risposta.
Velocemente cominciarono i preparativi, mentre LadyDevimon rimase sola, riflettendo su quello che aveva fatto. Si. Ora si che si sentiva se stessa.

°

Hiroyuki aprì gli occhi.
Accanto a lui Kotemon dormiva beato. Era così piccolo e coccoloso che decise di lasciarlo dormire ancora un po'. A giudicare dal trambusto che aveva sentito poco prima, in quegli angoscianti attimi di dormiveglia, gli altri digiprescelti erano arrivati.
-Finalmente.- disse, anche se era piuttosto curioso. Sembrava che fosse successo qualcosa, ma Gennai non gli aveva detto nulla, lasciandolo dormire.
Si vestì velocemente, indossando la giacca color verdone, con tanto di pelliccetta bianca nel cappuccio, sulla canottiera nera. I jeans blu scuro erano sporchi e sbiaditi nelle ginocchia e stracciati alle estremità, perché perennemente schiacciati dalle scarpe ormai vecchie e rotte in diversi punti.
-Mmmmm...- Kotemon fece segno di svegliarsi, rigirandosi sul futon. Si stropicciò gli occhietti (o almeno era quello il gesto) con la manica della tunica troppo grande per lui e biascicò -Hirooo... Dove vai?-
-Sono arrivati.- aprì la porta e fece per uscire -Se vuoi rimani a dormire, te lo meriti in fondo.-
Il piccolo si alzò in fretta.
-Aspettami!- corse fino alla porta e col suo partner uscì dalla camera, ancora piuttosto in disordine, ma a nessuno dei due sembrava importasse.
Chiusero la porta alle loro spalle, dirigendosi verso la parte della casa dalla quale provenivano le voci.

"Sono passati tre anni, chissà come sono cambiati e cosa diranno. Sicuramente Ishida avrà ancora da ridire." pensava sghignazzando.



Fine Capitolo 6




Ok, signori, ora si entra nel vivo della vicenda. I Dark Masters hanno deciso come agire e dal prossimo capitolo entreranno in azione.
Succederanno diverse cosette, come l'incontro tra Risei e Sora, come reagirà lei?
E Hiroyuki farà il bravo e sarà gentile con tutti? I nuovi prescelti saranno affiatati? Chi è quello mancante?
Ylenia dovrà prendere una grossa decisione, che cosa farà?
Tutto nella prossima puntata.

Uau... Sembravo quasi il narratore del cartone XD
Vabbé, spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Non vi nascondo che mi ha causato un mucchio di problemi e non perché fosse difficile. Il fatto è che scrivendo ero arrivata al capitolo 10, ma le cose procedevano lente e sinceramente non mi convincevano. Mi veniva difficile smontare belle frasi costruite con fatica per adattare i capitoli alle nuove idee. Spero vi piaccia comunque.
Ancora due parole:
Bernika è un tributo ad un personaggio che mi piace molto (Bernika di RAVE per intenderci)
L'attacco di Babamon, o meglio, il suo effetto, l'ho inventato, perché nel Digidex non c'era scritto, ma il nome è quello.

Grazie, continuate a seguirmi ^^

Echo: Mi fido? Non è che mi ammazzerai alla fine della fic? ^_^'' Sono contenta di averti incuriosita ^^

Kymyit








   
 
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