Ombra
Quel
giorno, Leia sarebbe dovuta tornare a casa nel primo pomeriggio.
Tra un imprevisto e l’altro, però,
rientrò soltanto a sera inoltrata.
Ben
era già in pigiama e a piedi scalzi, ma
anziché sotto le coperte si trovava in salotto, impegnato a
bersagliare C-3PO coi cuscini del divano.
Leia
si concesse un momento per apprezzare l’innegabile
comicità della scena – Han l’avrebbe
trovata esilarante
– poi si fece avanti.
«Ben
Organa-Solo» lo apostrofò,
strappandogli un sussulto, «ti sembra questo il modo di
comportarsi?»
Il
bambino girò la testa arruffata verso di lei, e
lasciò ricadere sul divano il cuscino che aveva appena
afferrato.
Leia
incrociò le braccia. «Chiedi scusa a Trepio,
avanti».
Ben
si morse il labbro e tornò a guardare il droide.
«Scusami, Trepio».
A
dir la verità, suonava più imbronciato che
contrito, ma Leia decise di lasciar correre.
Passare
ore con la sola compagnia di C-3PO avrebbe fatto impazzire
chiunque, senza contare che recentemente Ben sembrava piuttosto
irrequieto.
Negli
ultimi giorni, l’aveva fatta chiamare cinque volte in
Senato soltanto per domandarle se stava bene, e spesso le chiedeva di
controllare che non ci fosse niente dietro le porte e negli angoli
della casa.
Ora
le venne incontro, così vicino da metterle un piedino
nudo sulla scarpa, e Leia si chinò per abbracciarlo.
«Dovresti aiutare Trepio a mettere a posto i cuscini, non credi?»
Ben
si corrucciò. Aveva ereditato il naso di Han e
probabilmente avrebbe finito per avere anche la sua mascella, ma a
cinque anni il suo viso era ancora tondo ed infantile, e soprattutto
era come un libro aperto.
Seppur
di malavoglia, però, si staccò da lei ed
obbedì, dirigendosi a dare manforte a C-3PO, che da parte
sua era già piegato a radunare i cuscini.
Leia
li sorvegliò un istante, poi si diresse a cambiarsi
d’abito e a disfare l’elaborata acconciatura che si
ergeva sulla sua nuca.
In
silenzio, si augurò che Han fosse presto di ritorno. Di
solito era lui a rimanere a casa con Ben mentre lei era al lavoro, ma
due giorni prima era partito per «fare un favore a
Lando» e non era ancora rientrato.
Ripromettendosi
di provare a contattarlo dopo aver messo a letto Ben,
Leia tornò in salotto, dove i cuscini erano stati di nuovo
allineati sul divano.
«Così
va meglio» approvò.
«Trepio, disattivati pure per la notte».
Il
droide obbedì, immobilizzandosi accanto alla parete, e
Ben emise un gran respiro di sollievo.
«Allora?»
chiese Leia, tendendo una mano al
bambino, che si avvicinò. «Come è
andata oggi? Cos’hai mangiato di buono?»
«Di
buono niente» disse Ben, con evidente
scontentezza. «Trepio mi ha dato solo delle
verdure».
Leia
dovette trattenere un sorriso di fronte al suo tono cupo.
«Troppe?»
«Ha
detto che mi servivano delle vitamine»
affermò il bambino, e la donna si figurò fin
troppo bene il droide che illustrava il valore nutrizionale di ogni
singolo pasto che Ben aveva fatto negli ultimi giorni.
«La
prossima volta gli dirò di darti anche
qualcos’altro» gli assicurò.
«Dopo ti sei lavato i denti?»
Per
tutta risposta, Ben tirò indietro le labbra
nell’imitazione di un ringhio, così che lei
potesse verificarlo di persona.
Stavolta,
Leia sorrise davvero. «Molto bene».
Lo
condusse sino alla sua cameretta, dove lo infilò a letto
e gli rimboccò le coperte.
Ben,
però, sembrava incapace di star sdraiato. Si mise
seduto e le chiese: «Controlli l’armadio?»
Leia
osservò la sua espressione apprensiva ed
acconsentì. Si diresse ad aprire le ante e, ben conscia
degli occhi ansiosi di Ben sulla propria schiena, diede mostra di
frugare tra i vestiti.
«Niente»
decretò infine, chiudendo
l’armadio e tornando accanto al figlio.
«È tutto a posto».
Ben
annuì ma non si sdraiò, torcendo
l’orlo del suo pigiama azzurro. «Quando torna
papà?» volle sapere.
«Presto»
gli promise Leia, e lo baciò
sulla punta del naso. «Tra un paio di giorni al
massimo».
«Secondo
te sta bene?» chiese Ben.
«Sono
certa che sta benissimo» garantì
Leia. «Dopotutto, c’è Chewbacca a
prendersi cura di lui».
Il
bambino parve considerare la cosa. «Domani possiamo
chiamarlo?»
«Certo».
Ben
abbozzò un sorriso, poi tornò serio.
Rimuginò per qualche istante, quindi alzò gli
occhi scuri su di lei e domandò: «Mamma, ma come
hanno fatto ad aggiustare il nonno?»
Leia
si bloccò e lo fissò.
«Cosa?»
«Era
tutto bruciato e non aveva più le gambe e le
braccia» asserì Ben, toccandosi le spalle e poi le
gambe coperte dalle lenzuola. «Come hanno fatto ad
aggiustarlo?»
Per
un momento, Leia non riuscì a proferir parola.
Sin
da quando Ben era piccolo, lei gli aveva parlato di Bail e Breha
Organa. I suoi genitori non avevano potuto conoscere suo figlio, e Leia
non voleva che Ben non sapesse nulla di loro.
Poi,
un giorno, il bambino le aveva chiesto perché lei e
Luke avevano due cognomi diversi, e Leia gli aveva spiegato che non
erano cresciuti insieme. Gli aveva raccontato ciò che
ricordava della propria madre naturale, e in quanto al suo padre
biologico… Si
chiamava Anakin Skywalker. Era un Jedi, ma poi
gli è successa una cosa molto brutta.
Il
resto lo aveva riservato per quando Ben sarebbe stato più
grande… A quanto pareva, però, qualcuno
l’aveva preceduta.
«Chi…»
Si schiarì la gola.
«Chi ti ha detto questo?»
Ben
scrollò le spalle. «Lui».
«Lui?»
ripeté Leia, scrutandolo.
«Lui chi?»
Il
bambino fece un gesto vago, l’espressione improvvisamente
incerta. Come se non fosse sicuro della risposta. O come se avesse
ricordato di colpo che qualcuno gli aveva raccomandato di mantenere il
segreto.
A
quell’ipotesi, Leia si sentì raggelare, mentre
lo sguardo di Ben tornava a farsi trasparente e colmo
d’aspettativa.
«Vedi,
Ben» disse allora lei, cercando la sua mano
e stringendola. «La verità è che non
sono mai riusciti ad aggiustarlo. Non del tutto».
Il
bambino aggrottò la fronte. «Ah».
«Chi
ti ha detto che ci erano riusciti?»
Ben
esitò. «Nessuno» disse poi,
togliendo la mano dalla sua ed evitando il suo sguardo.
Una
volta Han aveva scherzato che la Forza lo aveva maledetto con un
bambino che non avrebbe mai potuto giocare a poker.
Leia
lo aveva messo a tacere con una gomitata, ma in un certo senso suo
marito aveva ragione. Le bugie di Ben erano sempre troppo lampanti.
«Ben,
guardami» gli disse, e il bambino
obbedì con una certa riluttanza. «Chi te
l’ha detto?»
Ben
girò di scatto il viso. «Nessuno»
ripeté, ostinato. «Non mi ricordo».
Leia
sentì un brivido correrle lungo la schiena, ed
alzò il capo. Fu una sensazione familiare, che aveva
già provato al cospetto di Darth Vader e
all’arrivo su Bespin.
“Il
Lato Oscuro” realizzò, con
un’ondata di orrore.
Ben
la guardò, inclinando la testa, poi diede
un’occhiata al materasso, si coricò e si
tirò le lenzuola sino al mento.
Lo
aveva fatto perché era stanco, o perché anche
lui aveva avvertito un brivido improvviso?
Il
bambino fece un sonoro sbadiglio, e Leia cercò di calmare
il proprio cuore in tumulto. Si sedette sul letto ed
allontanò i capelli neri dalla fronte del figlio.
«Resto con te finché non ti addormenti, va
bene?»
Ben
fece segno di sì con aria assonnata. Immerso
com’era nelle coperte, tutto ciò che era visibile
di lui erano i capelli arruffati, gli occhi e il naso. Nel giro di poco
tempo, le sue palpebre iniziarono a calare, e lui sprofondò
nel mondo dei sogni.
Leia
rimase a lungo ferma a guardarlo, i sensi all’erta. La
sensazione negativa se n’era andata così come era
venuta, eppure… eppure…
Alla
fine, si alzò ed uscì dalla stanza,
spegnendo la luce. Andò a prendere il proprio comlink e si
mise in contatto con Luke.
«Dobbiamo
parlare» gli disse. «Si tratta
di Ben».
Non
si dilungò, ma Luke dovette avvertire la sua urgenza,
poiché le assicurò che sarebbe arrivato il prima
possibile.
Nell’attesa,
Leia andò a controllare Ben, poi
tornò in corridoio e si rigirò il comlink tra le
mani, chiedendosi se contattare anche Han. Alla fine, però,
decise di non farlo.
Dopotutto,
cosa avrebbe potuto dirgli? Non voleva allarmarlo coi propri
sospetti, senza contare che suo marito non possedeva la Forza. Con ogni
probabilità, l’intera faccenda non avrebbe fatto
altro che farlo sentire frustrato ed impotente.
Il
suono del campanello la riscosse, e lei si diresse ad aprire la
porta.
Luke
aveva l’aria un po’ stanca –
probabilmente stava dormendo, quando lei l’aveva contattato
– ma i suoi occhi azzurri erano luminosi e attenti.
D’impulso,
Leia gli gettò le braccia al collo.
«Grazie per averci impiegato così poco».
Lui
ricambiò la stretta. «Non potevo certo far
aspettare la mia sorella preferita».
Leia
quasi sorrise, e si separarono.
«Han?»
chiese Luke, guardandosi attorno.
«È
via» replicò Leia.
«Dovrebbe tornare tra un paio di giorni».
Suo
fratello annuì. «Cos’è
successo con Ben?»
In
poche parole, congiungendo le mani, Leia gli disse della domanda del
bambino, e Luke rimase in silenzio per un istante.
«Potrebbe
averglielo detto chiunque»
offrì infine, ed era chiaro che si stava sforzando di essere
ragionevole. «Potrebbe averlo sentito per caso».
Leia
scosse la testa. «Non è tutto, Luke. Ho
sentito… ho sentito il Lato Oscuro».
A
quelle parole, suo fratello ebbe uno strano fremito, come se il suo
primo impulso fosse stato correre ad assicurarsi che suo nipote stesse
bene, poi si ricompose e le domandò: «Ben non ti
ha detto da chi l’ha saputo?»
«Ha
parlato di un lui» rispose Leia, «ma
non ha voluto aggiungere altro».
E
poi attese, pensando che Luke sarebbe giunto alla sua stessa
conclusione. Suo fratello, però, si limitò ad
aggrottare la fronte.
«So
che hai visto il suo fantasma» disse allora
Leia, stringendo i pugni. «Voglio che gli parli».
Luke
la guardò con un istante di confusione. «Ti
riferisci a nostro… ad Anakin Skywalker?»
«A
chi altri?» ribatté Leia.
Pensò a Ben ed aggiunse con forza:
«Devi dirgli di stare lontano da mio figlio».
L’empatia
passò sul viso di Luke, seguita a ruota
dal turbamento. «Leia, non credo proprio che sia stato
lui».
Lei
non rispose subito. Il più delle volte, pensando ad
Anakin Skywalker, ricordava solo il mostro senza volto che
l’aveva torturata, che aveva torreggiato su di lei mentre il
suo pianeta veniva disintegrato, che aveva tagliato la mano di Luke ed
aveva ordinato che Han venisse ibernato nella grafite.
Il
pensiero che un uomo del genere si manifestasse a suo
figlio… era come ghiaccio nei polmoni e dentro le ossa.
«Chi,
se non lui?»
Luke
indugiò. «Posso vedere Ben?»
Leia
sbatté le palpebre ed annuì. «Ma
certo» mormorò.
Lo
guidò sino alla stanza del bambino, ed accese la piccola
lampada che si trovava sul tavolino nell’angolo.
Nella
luce soffusa, poterono vedere che Ben si era rannicchiato su un
fianco, e che era ancora profondamente addormentato.
Luke
gli si avvicinò quasi con cautela, per poi posargli una
mano sulla fronte. «Chi ti ha detto questo, Ben?»
bisbigliò, e sembrò quasi parlare a se stesso.
Alle
sue spalle, Leia vide il bambino arricciare il naso senza
svegliarsi.
Passò
qualche istante, poi Luke ritirò la mano e
si girò a guardarla. Leia andò a spegnere la
lampada, ed insieme tornarono verso il corridoio.
Uscito
dalla stanza, Luke si girò verso Leia, che si era
fermata sulla soglia in modo che la porta non si richiudesse
automaticamente. Sentiva il bisogno di tenere Ben sott’occhio.
«L’ho
sentito» mormorò Luke.
«Avevi ragione, era il Lato Oscuro».
Leia
serrò le dita sullo stipite e gettò
un’occhiata verso Ben. Nel suo letto, il bambino emise un
sospiro e si mise una mano davanti alla faccia.
«Ma
conosco la presenza di Anakin Skywalker»
aggiunse Luke, sommessamente, allontanandosi i capelli dagli occhi.
«Credimi, non è stato lui».
Leia
deglutì. Queste parole, pensò, avrebbero
dovuto tranquillizzarla. Aveva trascorso le ultime ore con
l’apprensione che lo spettro di Darth Vader incombesse su suo
figlio… Ma sapere che non era stato lui fu anche peggio.
Non
provava amore per Anakin Skywalker, ma una parte di lei si era
comunque aspettata che si sarebbe tenuto alla larga, una volta saputo
che lei non lo voleva attorno a Ben. Si era aspettata che lui
rispettasse i suoi desideri.
Per
un istante, si sentì quasi sorpresa da quella
realizzazione. La sua mente tornò a quando Luke le aveva
parlato degli ultimi istanti di vita di Anakin Skywalker.
Mi ha chiesto di dirti che avevo
ragione su di lui.
Uno
dei suoi pensieri finali era stato per lei. Leia non sapeva ancora
come sentirsi al riguardo. Non sapeva cosa provare per lui, oltre
all’odio, al disprezzo, e alla gratitudine per aver salvato
la vita di Luke. E certamente non sarebbe riuscita a deciderlo adesso,
non con quest’ombra, questa minaccia, che incombeva sul suo
bambino.
«Se
non è stato lui»
sussurrò, «allora chi…?»
Chi
mai poteva aver raccontato al bambino quei dettagli su suo nonno? E
soprattutto, perché l’aveva fatto? A che scopo?
Leia
ripensò alle ansie di Ben. Forse erano qualcosa di
più di semplici paure infantili. Forse erano molto
più motivate di quanto sembrassero.
Da
parte sua, Luke guardò verso il bambino addormentato, e
alcune linee di preoccupazione si incisero sulla sua fronte.
«Non ne ho idea».
«Dobbiamo
scoprirlo» disse Leia, trattenendosi a
stento dal correre verso Ben e prenderlo tra le proprie braccia.
«Luke, devo sapere…»
“Devo
proteggerlo”.
Suo
fratello la guardò, e fu come se avesse avvertito anche
il suo pensiero. Di sicuro, lo condivideva.
«Lo
scopriremo» disse, con fermezza.
«Vedrai, lo scopriremo».
Note:
Non vedevo l’ora di scrivere qualcosa su Leia e Ben
– all’inizio, doveva essere puro fluff, ma poi
credo di aver rimuginato troppo sulla manipolazione di Ben ad opera di
Snoke (ew).
In ogni caso, spero di non aver fatto disastri.
Ringrazio Dragasi, che aspetta questa OS più o meno da, uhm,
fine Gennaio, e che mi ha incoraggiata con tanto entusiasmo :D
Oh, e già che si parla di nonni, auguri al mio, che oggi
compie novant’anni ♥
Spero vi sia piaciuta!
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