PER
MOTIVI DI PIGRIZIA, IL SEGUENTE CAPITOLO SARÀ
LUUUUNGO.
BUONA LETTURA, SE
OSATE E A FINE
CAPITOLO!
E btw, buona festa della Donna!
6. Gita nel bosco
Era talmente incazzato che
quella
volta, altroché bacini e smancerie, Bulma avrebbe dovuto
offrirle il
sangue per calmarlo.
Ma
prima o poi si sarebbe vendicato: antropofago,
sarebbe tornato antropofago...
giusto per fare un dispetto a sua moglie.
Si era messo anche a
minacciare ed ad
urlare che avrebbe ripreso a sfogarsi eliminando pianeti per sport se
non lo avessero lasciato in pace, ma tutto inutile.
Che, poi, non era
possibile: sempre a
lui capitavano tutte le sfighe del mondo.
“Fidati
di me”,
gli dicevano e lui, come un fesso, ci cascava ogni volta.
Lo avevano fottuto fin
dalla nascita.
Suo
padre, il grande ed ormai decaduto re dei Saiyan gli aveva detto:
“Fidati
di me: un giorno diventerai re e diventerai Super saiyan!”,
per poi venderlo tranquillamente a Freezer e scoprire che, in qualche
parte dell'universo, un essere che aveva il cervello geneticamente
inesistente lo aveva superato a suon di succhi di frutta.
“Fidati
di me”,
gli aveva sorriso Nappa, con un affabile occhiolino, per poi trovarsi
a maledire il giorno della sua nascita e a pensare che non ci sarebbe
stato giorno più bello se non quello in cui l'omone con i
baffi alla
Village People avrebbe visitato l'aldilà, per rimanerci
definitivamente.
“Arruolatevi
nell'esercito di Freezer, arruolatevi che vi troverete bene!
Fidatevi!”
E poi era finito a scavarsi
la fossa
nella maggior parte delle battaglie, – in cui, spesso, doveva
ritenersi contento di tornare alla base con quasi tutte e due le
braccia attaccate o con ancora due gambe – a macinare pianeti
su
pianeti e a disboscare le popolazioni da ogni parte dell'universo per
conto di Freezer che, probabilmente, voleva costruire un parcheggio
intergalattico tra la Via Lattea e Andromeda talmente s'era fatta
posto e, molto probabilmente, alla fine, Vegeta sarebbe pure finito a
fare il lavavetri in quel dannato parcheggio intergalattico.
“Fidati
di me!”,
gli aveva urlato quell'inutile di Radish prima di prendere il volo
sulla sua navicella e atterrare sulla Terra, per poi incatenare per
sempre il suo cacchiarola
di culo a quel sasso.
Ecco, cos'era stato, cazzo,
la Terra!
Era successo tutto da lì: se prima aveva bazzicato male,
adesso,
bazzicava malissimo.
“Fidati
di me, Vegeta, non succederà nulla!”,
gli aveva rassicurato Bulma, una volta giunti alle strette nel bel
mezzo di una tensione sessuale che lo aveva portato a infilarsi
cubetti di ghiaccio tra le mutante una sera sì e l'altra
pure,
avvinghiati nel letto dell'ereditiera, pronti per consumare le
lenzuola.
E, neanche a dirlo, dopo
nove mesi si
era trovato con un marmocchio urlante che puzzava di pannolini tra le
braccia e le catene ai polsi: incatenato sulla terra a fare da
schiavo a quella pazza di sua moglie.
Cosa non avrebbe dato, in
quel
momento, per trovarsi tra le mani il collo da gallina della suddetta
moglie e poterla strozzare...
Una gita di due giorni
assieme a Goku.
Una
cazzo
di gita di due giorni assieme a Goku!
GOKU! Cioè,
quell'idiota che si
ritrovava come collega saiyan...
Quel...
Kakaroth,
Pel di Carota, Rosina Carotina, Cespuglio ambulante, Neurone spento,
Idiota, Consumo abusivo d'ossigeno, Sveglia fastidiosa del mattino,
Spreco di spazio, Parcheggio abusivo nella strada della vita!
A distaccarlo dai suoi
pensieri ci
pensò un piccolo sacco a pelo marrognolo che lo guardava
minaccioso.
Si
diede un'occhiata per rendersi conto, ancora una volta, di come era
stato conciato: aveva sulle spalle lo zaino da montagna
irrimediabilmente rosa
– manco sapeva di averne uno e, infatti, quello era di Bulma
– ,
con tanto di tenda da campeggio che sbucava da una delle cerniere
–
anche se era finita incastrata nella cerniera, e si stava lentamente
sfilando fino a raggiungere, tristemente, il suolo – mentre,
appese
più o meno a ganci più o meno attaccati alle
stringhe dello zaino,
pendevano alcune padelle, una borraccia d'acqua anch'essa rosa
– il
suo colore preferito, ormai – gli scarponi che avrebbe dovuto
inevitabilmente
mettere, dato che – cazzo
– i suoi stivaletti di Dolce&Gabbana
si sporcavano in montagna, e, per finire, un pupazzetto a forma di
scimmione che pendeva da una stringa che aveva soprannominato
obbrobrio.
Sentì la risatina in lontananza di Kakaroth e
sbuffò sonoramente.
Già,
perché non era abbastanza umiliante andare in giro stile My
Little Pony,
doveva essere accompagnato dallo scemo.
<<
Bene! È
tutto pronto! Tesoro, nello zaino hai alcuni abiti di riserva, un bel
po' di cibo e il cibo per gli animaletti del bosco! >>
Eh,
sì, perché la bella gita fuori porta, che faceva
con lo scemo, era
per andare a controllare gli animaletti del bosco che erano rimasti
isolati a causa di un incendio nella zona est della foresta.
Ovviamente, dato che il rischio incendi era alto e che usare le aure
avrebbe potuto provocare qualche scintilla fuori controllo, che
avrebbe solo peggiorato la situazione, era
meglio
raggiungere la zona a piedi – teoria del tutto infondata
secondo
Vegeta: infatti, sua moglie voleva
farlo andare da solo, a piedi, nel bosco e basta, non c'erano balle.
Sì, da
solo,
perché Kakaroth era meglio ignorarlo per la sua salute
mentale –
per andare ad aiutare gli animaletti e per metterli in salvo. Oh, che
carucci gli animaletti del bosco, si stava già sciogliendo
in
lacrime.
Se li sarebbe fatti tutti
alla
griglia.
<< E questo
è l'ultimo vasetto
di marmellata, Goku, mi raccomando non mangiare tutte le scorte il
primo giorno! >> lo raggiunse la voce di Chichi mentre,
quest'ultima, era intenta a sistemare e a controllare un'ultima volta
lo zaino di Goku, riempito fino a scoppiare di cibo.
Lo scemo intanto annuiva ad
ogni suo
ordine, sfoderando un sorriso da un orecchio all'altro e pronunciando
come un bimbo ripreso dalla madre un “Va bene,
Chichina.” Eh, sì,
perché il cucciolone in tuta doveva strafogarsi, non poteva
mangiare
come tutti i saiyan normali...
Alzando gli occhi al cielo,
lanciò
un'occhiata a Bulma che, ancora una volta, ricontrollava il percorso
da far percorrere ai due Saiyan sul suo ricevitore satellitare. La
vice avvicinarsi, reggendo ancora tra le mani il ricevitore per, poi,
mostrargli e indicargli con un dito il sentiero che si inoltrava nel
bosco, << Qui dovete proseguire fino all'insenatura della
valle
ed andare avanti seguendo il corso del fiume >>
Intenta a spiegargli il
tragitto
migliore per raggiungere la zona est, le era sfuggita una ciocca
d'acqua da dietro l'orecchio e ora le carezzava la gota, birichina,
schermandole gli occhi dalla luce del sole.
Vegeta soffermò
lo sguardo, incurante
delle sue profilate spiegazioni, sulle mani affusolate che
stringevano attente ma sicure il ricevitore. Alla ricerca di una
conferma, che gli chiese volgendo gli occhi azzurri verso di lui per
chiedergli se aveva afferrato le sue spiegazioni, quello
rifuggì
velocemente, portando lo sguardo sulla vegetazione vicina e
allontanandosi di qualche passo.
<<
Sì, sì, buono donna, dai.
Ho capito. >> sbottò, poi, strappandogli
malamente il
ricevitore dalle mani e ficcandoselo in una delle tasche del capiente
zaino. Non gli piaceva quando la donna lo trattava da bambino
piccolo: lui le capiva certe cose! Doveva andare dritto, evitando la
valle e facendo qualcosa con il fiume! Ovvio!
Certo,
pensò invece Bulma, aveva capito tutto.
<< Ok, allora
questa sera,
quando arrivate e vi accampate alla radura, chiamami con il
ricevitore. L'ho dotato anche di un sistema di ricezione per le
chiamate, basta solo che digiti il mio numero. >>
proseguì la
donna, osservandolo sistemarsi meglio sulle spalle lo zaino, mentre
lanciava qualche imprecazione molto colorita.
Le scappò una
risatina. << Te
lo ricordi vero, quale è il mio numero, no? >>
L'altro si fermò
con le bretelle in
mano da regolare e le lanciò un'occhiataccia.
<< Certo! >>
sbottò, << certo che me lo ricordo!
>>
Certo,
pensò ancora una volta Bulma, se lo ricordava.
Non sapeva neanche dove
fossero i suoi
calzini, figurarsi se si sapeva ricordare a memoria dieci numeri.
<< Nel caso
in cui non te lo
ricordassi >> un'altra occhiataccia cercò di
intimorirla ma
lei, sorridendo, proseguì << l'ho scritto sul
retro del
dispositivo >>
Si avvicinò,
quindi, al compagno,
riafferrando il ricevitore e gli mostrò le cifre sul retro,
sotto lo
sguardo annoiato dell'altro.
Vegeta alzò gli
occhi al cielo, già
entusiasta per la scampagnata che stava per affrontare,
riafferrò
maldestramente il dispositivo, rificcandoselo in tasca e
sbuffò,
sotto lo sguardo divertito dell'azzurra.
<<
ALLORA KAKAROTH, MUOVI IL CULO CHE ANDIAMO >>
abbaiò, poi,
girandosi in direzione di Kakaroth che, smise di cianciare e diede un
veloce bacino alla sua mogliettina alias Malefica,
e
lo raggiunse trotterellando.
<< Allora,
buon viaggio... >>
sussurrò Bulma, afferrando Vegeta per la tuta e stampandogli
anche
lei un bacio sulle labbra.
Con un borbottio,
accompagnato da un
sano rossore alle guance, il principe si allontanò,
dall'ereditiera,
incamminandosi, infine, nel bosco, nella direzione che gli aveva
indicato Bulma, seguito da un saltellante e felice Goku.
Stavano
camminando, ormai, da ore dentro la fitta boscaglia: lui, davanti,
spedito e deciso ad ignorare ogni respiro di Kakaroth, e Goku dietro,
canticchiando motivetti fastidiosi e fermandosi ad osservare ogni
cosa avesse un minimo di muschio o si muovesse leggermente. Quando,
poi, aveva iniziato a canticchiare
Goku Hood e 'Geta John van nella foresta,
Vegeta aveva iniziato a cercare qualche albero con dei rami
abbastanza alti da potercisi impiccare.
Era
tutto un: “Uhh,
guarda qui, Vegeta! Quanti animaletti! E quanti aaalberi! Sembra un
bosco! E questo cos'è? Sembra la muffa vecchia che viene
sempre sul
formaggio a casa mia... e questo? Uhh, che beello!”
Dopo l'ennesimo gridolino
di gioia del
Saiyan cresciuto sulla terra, Vegeta, nel frattanto che Goku si era
messo a conversare con alcune lumachine, facendoli irrimediabilmente
rallentare sulla loro tabella di marcia, pregò tutti gli dei
di
dargli la pazienza di andare avanti e si era girato verso l'altro,
vedendolo inginocchiato a terra.
Inarcò
un sopracciglio quando vide quello che l'idiota
stava facendo: si era accucciato, con l'enorme zainone sulle spalle,
vicino alle radici di un albero e stava incoraggiando una lumachina a
scendere dalla radice piena di muschio sul un cumulo di foglie,
riempiendola di complimenti per la fantasia
del suo guscio e per l'agilità della sua impresa.
La vena sulla fronte grande
come una
portaerei iniziò, così, improvvisamente, a
pulsargli, mentre,
l'occhio destro aveva già il tic per il nervoso.
Trattenne a fatica un
ruggito e,
avvicinandosi all'idiota, lo prese per il bavero e gli espresse
gentilmente la sua opinione sulla sua conversazione intrapresa con
l'innocente chiocciolina.
<< ASCOLTAMI
UN PO', RAZZA DI
IMBECILLE, >> iniziò con calma,
<< NON SONO VENUTO QUI
PER VEDERTI CONVERSARE CON GLI UCCELLINI E PERDERTI OGNI TRE PER DUE
A GUARDARE LE NUVOLE! DOBBIAMO ANDARE! >>
Goku,
preso alla sprovvista dalla inusuale ferocia del compagno, lo
guardò
con gli occhi da cerbiatto che avrebbero fatto invidia a Bambi,
osservando
il principe andare a fuoco a forza di sbraitare mentre iniziava a
scoccargli attorno qualche fulmine del Super Saiyan.
<< QUINDI
ADESSO MUOVI IL CULO E
AND – >>
Stock!
Si fece spazio tra le sue
urla un
rumore improvviso che lo bloccò.
Alzarono entrambi lo
sguardo verso
l'alto, uno con la faccia da cucciolo bastonato, l'altro con la
schiuma che gli usciva dalla bocca. Su un ramo dell'albero uno
scoiattolino, non potendone più delle urla da donna
partoriente di
Vegeta, aveva tirato una ghianda, mirando irrimediabilmente alla
testa del principe, nella lieve speranza di farlo tacere.
<< Cosa diam
– >>
blaterò Vegeta, meravigliandosi dell'assurdità
della situazione.
Stock!
<< Ok, adesso
smet – >>
Stock!
<< GRRR,
BASTA! >>
Stock!
<<
ADESSO SMETTILA, È CHIARO?! >> ma
lo scoiattolino, no, non aveva capito e così,
Stock!
Stock!
Preso da un moto d'ira
improvviso, il
principe decise che ne aveva abbastanza.
Con il fumo che gli usciva
dalle
orecchie, mollò, deciso, la presa sull'altro Saiyan, che
finì con
la faccia nel fango, e si allontanò dall'albero, puntando,
minaccioso, il dito contro lo scoiattolino che lo fissava agguerrito
da in cima al suo albero, pronto per lanciare un'altra ghianda.
<< Adesso
ascoltami bene,
mostriciattolo! Tu prova soltanto un'altra volta a lanciarmi addosso
una delle tue ghiande e ti giuro che – >>
Stock!
...
...
...
<<
AHHHHHHHHHHHHHH!
>>
In un attimo, l'urlo del
Super Saiyan
invase il silenzio del bosco, facendo fuggire terrorizzati tutti gli
animaletti che, sfortunatamente si trovavano nei pressi dei due
saiyan, e fece tremare di terrore il povero scoiattolino.
Levitando
all'altezza dello scoiattolo appollaiato sul ramo, Vegeta, incazzato
nero come poche volte in vita sua, caricò un potente ki-blast
per, poi, squadrare con un sorriso sadico la bestiaccia.
<< SEI PRONTO
A MORIRE? >>
La faccia sbiancata del
povero
scoiattolino lo fece ghignare ancor più malvagiamente e,
ridendo
sguaiatamente, assaporando già il sapore della vendetta,
lanciò con
tutta la forza che aveva in corpo la sua potente e distruttiva sfera
di energia, per vedersela all'ultimo minuto parata da Goku e svanire
all'orizzonte...
<< Andiamo,
Vegeta, adesso non
mi sembra il caso di esagerare. >> asserì
serio in volto
l'altro Saiyan, una volta rialzatosi in piedi e incrociando le
braccia al petto.
Era
uno sguardo serio quello che vedeva? Kakaroth, veramente,
sapeva fare la persona seria?
<< Si
può risolvere
diplomaticamente la cosa! >> proseguì il
Saiyan più piccolo,
allontanandosi di qualche passo per poter vedere lo scoiattolino in
cima al suo rametto.
Vegeta,
stupito per il fatto che Goku conoscesse la parola diplomaticamente
e fosse seriamente
intenzionato a fare qualcosa di serio,
quando atterrò a terra con ancora il fiatone, dovette
stupirsi
ancora di più quando vide scendere dall'albero lo
scoiattolino e
andarsi ad arrampicare sulla tuta di Goku per poi sedersi sul suo
braccio.
<< Abv
bvbvbvrb? >> chiese
lo scoiattolo a Goku.
<<
Già, non me ne parlare... >>
<< Abvr vrvr
brr? >>
<< No, no,
non sei tu... >>
Goku alzò lo sguardo su Vegeta in un'occhiata malinconica,
facendogli alzare un sopracciglio, << non è il
Saiyan più
facile con cui entrare in sintonia. Ha il filo spinato intorno
all'anima >>
Sia Goku sia lo scoiattolo
concordarono, infine, su questo punto, annuendo tristemente.
<< S-stai
parlando con uno
scoiattolo? >> interruppe la magia Vegeta, sentitosi
chiamato
in causa.
<< Sono
vissuto nel bosco! >> gli rispose sorridendo l'altro,
<< dovevo intendermi con tutte
le creature! >>
La faccia perplessa di
Vegeta lo
convinse a proseguire il discorso con il suo amico scoiattolo.
<< Prego,
continua! >>
<< Acpt!
Acptchtp! >>
Oh,
per tutte le galassie, perché a me... PERCHÉ
A ME?!
Urlò il cervello
di Vegeta mentre,
sconsolato, non sapeva se ridere o piangere.
<< Non ci
credo... NON È
POSSIBILE! UCCIDIMI ORA, KAMI! >> urlò al
cielo il principe,
sperando in un fulmine a ciel sereno che lo togliesse definitivamente
dal pianeta.
<< Be',
Vegeta, non devi sempre
sentirti al centro dell'attenzione... Tutti hanno i loro momenti no.
>> lo rimproverò, invece, Goku, trovandosi a
concordare con
lo scoiattolino e facendo alzare l'altro sopracciglio a Vegeta che,
intanto, si era messo le mani nei capelli.
<< Actc
acrbr! >> ritornò
a parlare lo scoiattolino.
<< Oh,
davvero? >>
<<
Davvero cosa,
Kakaroth? >>
Ci
mancava solo l'idiota
che faceva la Giovane Marmotta.
<< Dice che
è dovuto fuggire da
un incendio che è divampato nella foresta ma che la maggior
parte
degli animali sono ancora bloccati laggiù! >>
<< Cosa?
>> Vegeta si
avvicinò velocemente a Goku, puntando gli occhi
sull'animaletto <<
allora, dove sono l'incendio e gli altri animali? >> si
ritrovò
a chiedere allo scoiattolino, facendolo, però, rifugiare tra
le
braccia di Goku.
<< Acrt
acrtb! >>
bisbigliò il piccolino.
<< Cosa ha
detto, Kakaroth? >>
<< Ehm, ha
detto che non vuole
rivolgerti la parola...>>
L'altro
gli lanciò un'occhiataccia. << Allora
chiediglielo tu, di
grazia
>> concluse il principe, incrociando le braccia al petto
e
mettendo il muso allo scoiattolo.
<< Ahh, odio
stare in mezzo >>
Idiota,
pensò Vegeta.
<< Squichiti,
squichi...
squichi? >> chiese allora Goku allo scoiattolino.
<< Abavbr
abbb abvrbvr! >>
<< Ha detto
che ti devi
allontanare da noi due, se no, non parla. >> soggiunse
Goku,
guardando Vegeta alzare gli occhi al cielo.
Dopo circa duecento passi
il Saiyan
d'élite si fermò in mezzo alla boscaglia.
<< QUI VA
BENE? >>
<<
Sìììì! >> gli
urlò
dietro l'altro, continuando a parlare con l'amico scoiattolino.
Vegeta scollò,
sconsolato, le spalle.
Sarebbe stata una luuuunga giornata.
Quando, finalmente,
ottennero le
indicazioni e Goku e lo scoiattolo si congedarono, promettendosi di
ritrovarsi ancora per bere un tè e sgranocchiare assieme
qualche
ghianda, poterono proseguire verso la radura degli animaletti. *
All'ennesimo
pino, Vegeta tirò un sospiro, frustrato: tutti quegli alberi
iniziavano a stargli sui nervi anche perché lo facevano
sentire
incredibilmente basso
e maledì, ancora una volta, il suo soggiorno, ormai
definitivo,
sulla terra e l'impossibilità di radere al suolo ogni cosa.
Era meglio sbrigarsi a
trovare quella
maledetta radura degli animaletti... se fosse stato ancora sotto
Freezer, avrebbe fatto terra bruciata di ogni singolo alberello, per
poi fare terra bruciata del continente e, infine, fare terra bruciata
del pianeta.
Sospirò ancora
una volta, ricordando
i bei tempi, quando sentì Goku fischiettare un'altra delle
sue canzoncine da asilo.
<< Allora,
testa di rapa, la
smetti di assillarmi con le tue canzoni? >>
ringhiò in sua
direzione << Mi stai facendo venire il cancro alle
orecchie! >>
Goku interruppe subito il
suo
fischiare, guardando stranito il compagno.
<< Non ti
piacciono? >>
chiese il bambinone, sfoderando degli occhioni da coniglietto e
smettendo di fischiettare.
<< No, certo
che no! Ti pare che
mi devo sorbire – ehi! Mi stai ascoltando?! >>
Ma
Goku si era già perso ad osservare le foglie più
alte degli alberi,
facendo ingoiare alcune bestemmie al principe e saltellando per tutto
il praticello stile Heidi,
finché trovata una radice un po' più sporgente
dal terreno,
inciampò, si sfracellò a terra, rotolò
giù per una collina,
ruzzolando sempre più in giù, inzuppandosi di
fango e scavando una
buca colossale tra la radice e il terreno.
Si fermò circa
un chilometro più
sotto, con la faccia sprofondata nella melma, lo zaino pesante ancora
per miracolo sulle spalle – anche se aveva perso pezzi della
tenda
e scatole di cibo giù per la collina – che si era
trovata
terribilmente deformata – buttando all'aria siepi, alberi,
coniglietti e funghi.
<< OUCH!
>> bofonchiò tra
il fango, quando tirò su la testa dal pantano.
Vegeta lo raggiunse poco
dopo – con
estrema calma, ovviamente, sgranocchiando una mela e con un sincero
sorriso sulle labbra mentre reggeva sulle spalle il suo adorabile
zaino rosa – e, avvicinandosi, cercò di smuoverlo
con un piede,
come per tastare se l'animale abbattuto fosse ancora vivo o morto.
<< Stai bene?
>>
<< Ouch,
s-sì... >>
<< Che palle.
>>
Quando riuscì,
finalmente, ad ergersi
dalla terra e a togliersi erbe, radici, funghetti e foglioline dai
capelli, si accorse che erano arrivati alla radura che tanto avevano
cercato.
Davanti
a loro si aprì un meraviglioso
lucus amoenus, luogo
di grazia e amore,
dove,
tra i profumi dei fiori e l'ombra degli alberi magici, pascolavano
alcuni cervi dalle grandi corna colorate ed alcuni piccoli cerbiatti
ed unicorni che, con la criniera arcobaleno e gli zoccoli dorati,
facevano rispendere il giardino di bellezza.
Sotto la cascatella che
sgorgava dal
fiume argenteo, facevano il bagnetto, nell'acqua celeste, alcuni
uccellini cinguettanti mentre un magnifico grifone si abbeverava da
quell'acqua di rugiada. Tutt'intorno riecheggiava il cinguettio degli
usignoli e alla loro melodia i fiori petalosi si aprivano lentamente
alla luce del sole che, toccando leggera l'erbetta fresca, faceva
risaltare la radura di colori vivaci.
Goku si
meravigliò a tale visione
paradisiaca e si sciolse in un sorriso innocente, osservando,
estasiato, gli animali alla fonte d'acqua: i cervi con le corna ritte
verso il cielo, gli uccellini con le piume variopinte, i funghetti
sotto gli alberi più alti, i soffici coniglietti che Vegeta
stava
cercando di azzannare...
<< Aspetta,
cosa? >>
Alla sera, finalmente, si
accamparono
con tende, camper, roulotte e yacht attorno ad un falò, al
profumo
croccante di coniglio arrosto.
<< Ehi, Tom!
>>
<< Cosa?
>>
<< Tom!
>>
<< Cosa?
>>
<< TOM!
>>
<< COSA?
>>
<< SHHHHHH!
>>
Nel silenzio della notte, i
due
cacciatori lanciarono un'occhiata ai due uomini che dormivano accampati
nella radura: anzi, per la precisione, solo uno era
riuscito ad accamparsi correttamente in una comoda tenda da
campeggio, in compagnia di un mucchio di cerbiatti e coniglietti che,
morbidi, gli facevano da cuscino, mentre l'altro, quello più
basso,
si era ritirato in disparte, ma proprio in
disparte, in cima
ad un albero, pur di non stare con l'altro.
<< Non vorrai
mica che ci
scoprino, Tom? >> sussurrò il compare,
nascondendosi ancora di
più dietro ai cespugli.
Era stata davvero un colpo
di genio
aver intrappolato gli animali nella radura: infatti, Tom e il suo
compare, sull'onda della caccia, avevano preferito giocare sporco,
bruciando man mano il bosco, costringendo gli animali a ripiegare
sempre più verso la piccola radura; alla fine gli animali
erano
rimasti bloccati lì: il fuoco aveva bruciato la vegetazione
circostante fino a qualche giorno prima, impedendo loro di tornare
alle loro tane e, ora, erano alla loro mercé.
Adesso
avrebbero potuto catturare gli animali, caricarli nel furgone e, con
i soldi ricavati dalle vendite, andare a vivere in pensione alle
Hawaii o a spenderli tutti direttamente la sera stessa al
casinò
della città, bruciandoli in jackpoint e slot machines e
indebitandosi, magari, fino al collo per vedersi poi espropiata la
casa, la macchina e finire sotto un ponte.
Sogghignarono malvagi,
imbracciando i
loro fucili da caccia: in un attimo iniziarono a farsi strada tra i
cespugli e si avvicinarono a quello che era riuscito ad accamparsi
decentemente, con l'intenzione di puntargli il fucile tra il
cespuglio di capelli che si ritrovava in testa se avesse anche solo
fiatato, mentre quello, beato, dormiva ignaro.
<< Ehi, Tom,
quanti soldi pensi
che ci pagheranno al mercato nero per un unicorno arcobaleno?
>>
<< Immagino
tanti soldi... >>
rise Tom, scostando la tenda e puntando l'arma contro Goku che russava
della grossa abbracciato ad uno scoiattolo.
<< Cominciamo
da questo scemo
che fa il turista... ehi, tu! >> lo chiamò
Tom, cercando di
svegliarlo. << EHI! AHAHA, ehi, questo scemo non si
sveglia
mica! >> constatò, poi, Tom, ridendo
sguaiatamente.
<< Ehi, Tom!
>>
<< Cosa?
>>
<< Tom!
>>
<< Cosa?
>>
<< TOM!
>>
<< COSA?
>>
Sbraitò,
corrucciato, Tom, voltandosi
all'ennesimo richiamo del compare e sbiancando subito dopo.
Il compare dietro di lui,
infatti, era
con le mani in alto e un'espressione traumatizzata sul volto mentre,
quello che prima avevamo definito come “l'altro,
più basso”, gli
puntava il fucile alla schiena.
<< SHHHHHH!
>> sussurrò
il principe, portandosi eloquente un dito davanti alle labbra.
<< Non vorrai
mica che ci
scoprino, eh, Tom? >> gli sorrise malvagiamente, facendo
stringere malamente Tom al suo fucile.
<< C-chi sei?
G-guarda c-che ti
sparo! >>
<< Ehi, Tom!
>> lo
interruppe subito l'altro che aveva ancora le mani alzate.
<< OH SANTO
KAMI, COSA? >>
<< Non so se
ti convenga
arrabbiarti con lui. Non sembra un tipo molto diplomatico...
>>
Vegeta, infatti, aveva
alzato la canna
del fucile dalla schiena alla testa, facendo gelare ancora di
più il
povero compare, e, sorridendo a Tom, disse:
<< Ti do
dieci secondi per
iniziare a correre, Tom. >>
Quello impallidì
alla minaccia poco
velata del principe ma ribatté cercando di mostrare una
sicurezza
che, ahimè, lo aveva salutato al primo “ehi,
Tom!”: <<
N-non mi fai paura! >>
Pochi secondi dopo la
foresta
riecheggiò delle loro urla mentre, Tom e il compare,
cercavano di
correre il più velocemente possibile per salvarsi da Vegeta.
<<
MA PERCHÈ IO
SCAPPO! LUI CE L'HA CON TE! >> protestò, tra
un fiato e
l'altro, il compare che stava cercando di non inciampare in qualche
radice, mentre si guardava indietro per vedere se avevano seminato o
meno il demone dai capelli a fiamma.
<<
PERCHÈ VUOI CHE IO DICA CHE AVEVO TORTO! >>
gli sbraitò
contro Tom, sempre più trafelato.
<<
No, non è vero! >>
<<
Davvero? >>
<<
Ma certo! In fin dei conti siamo amici! >>
affermò sicuro il
suo compare.
Si
fermarono dalla corsa per poi guardarsi con le lacrime agli occhi: la
loro amicizia, molto probabilmente, sarebbe durata per sempre e non
importavano le chiacchiere altrui o in chissà quali guai con
chissà
quali principi venuti da lontano si cacciassero!
Si
abbracciarono, infine, commossi, stretti in un abbraccio che
significava la fine del mondo. Intorno a loro calò un
silenzio
magico e solo il potere degli abbracci profumò l'aria.
<< Ehi, Tom!
>>
<< Cosa?
>>
<< Tom!
>>
<< Cosa?
>>
<< TOM!
>>
<< COSA?
>>
<< SHHHHHHH
>> ed entrambi
sbiancarono, ancora una volta.
Il sorriso di Vegeta li
accolse
nuovamente, tra il buio della foresta.
<<
AHHHHHHHHH!
>>
Quando
Goku si svegliò tra le coccole degli animaletti, vide Vegeta
che, al
falò, cuoceva l'ennesimo coniglietto, sotto lo sguardo
sconcertato
di Mamma Coniglio che si vedeva privata del trentaduesimo cucciolo in
soli due giorni.
<<
Buongiorno Vegeta! >> si stiracchiò il
più piccolo, prendendo
posto accanto al compare. Il suo compare, non quello di Tom, per la
cronaca.
<<
Dormito bene? >>
Vegeta,
addentando parte del coniglio, gli lanciò un'occhiataccia,
contento
di sapere che l'idiota non avesse sentito nulla durante la notte e
che si fosse dovuto occupare da solo di due cacciatori da strapazzo
che avevano osato disturbare il suo sonno ristoratore. Per quanto
possa essere ristoratore dormire su un albero, s'intende.
<<
Uhm. >>
Non
vedeva l'ora che quella buffonata finisse al più presto:
prima aveva
dovuto camminare per miglia e miglia per il bosco in compagnia di
Heidi che canticchiava ogni motivetto gli entrasse in quella testa
piena di spifferi, poi era stato umiliato da uno scoiattolo, aveva
dovuto dormire in cima ad un albero per non condividere la terra con
Goku e, infine, aveva dato la caccia a due cacciatori.
Sorrise,
beffardo, al ricordo dei due: chissà se li avrebbe
incontrati ancora
a gironzolare per i boschi a dare la caccia alle specie protette.
Non
che gliene fregasse degli animaletti – infatti, aveva
già in mente
di assaggiare la coscia di qualche maestoso cervo – ma non
poteva
tollerare che dopo tutta la fatica che aveva fatto qualcuno gli
rubasse il cibo da sotto il naso.
Ma
adesso l'incubo era finito.
Ora
che gli animali erano stati raggiunti e che Goku –
perché non lui,
lui non avrebbe mosso un dito accampandosi, ancora una volta, in cima
all'albero – li avrebbe ricondotti alle loro tane, poteva
tornare a
casa.
<<
Bene, tra poco dovremmo nuovamente ripartire per raggiungere gli
altri animali, Vegeta. >>
Si
girò, pensando di non aver capito bene quello che l'idiota
aveva
appena detto e alzò perplesso un sopracciglio.
<<
Eh, sì! Non ti ricordi quello che ci ha detto Bulma?
>>
Vegeta
continuava a non capire mentre l'altro, raggiunto lo zaino e dopo
aver frugato tra le padelle, aveva tirato fuori una cartina, segnata
da almeno altre cinque zone del bosco da raggiungere per andare a
controllare gli animali.
<<
Hai capito, Vegeta? >> si sorrise Goku, guardandolo negli
occhi. << È quello che ci ha detto Bulma,
ricordi? Non vorrai
mica deluderla? >>
Oddio.
Se la ricordava?
Deluderla?
Questo
equivaleva a serate passate in bianco, magari sul divano, in
compagnia della televisione in un tentativo disperato di sostituire
le chiacchiere di sua moglie.
AHAHAHAHA.
Era semplicemente fottuto.
<<
AHHHHHHHHHHHHHHHHHHH
>>
Intanto,
dall'altra parte della foresta, la caserma della Guardia Forestale si
ritrovò appesi, a testa in giù da un albero, Tom
e il suo compare,
ricercati da tempo, per la loro caccia abusiva tra i boschi.
<< Ehi, Tom!
>>
<< Cosa...
>>
<<
Mi sa 'sta volta
siamo fritti >>
<<
... Ehi,
compare! >>
<<
Cosa? >>
<<
'Sta zitto. >>
* chi indovina da che
cartone ho preso
lo spezzone avrà una caramella come premio!
Note dell'autrice
che no, non è
scomparsa, è solo molto pigra:
Ehilà! Sto
salutando il vuoto o c'è
ancora qualcuno?
…
Be', immagino che anche il
vuoto sia
un buon ascoltatore quindi, parlerò per lui!
Caro Vuoto,
devi sapere che
questa raccolta di
storie, è la mia rovina.
Impegnativo
scrivere cose
demenziali che facciano un minimo ridere e impegnativo scrivere
capitoli lunghi. Già, me ne sono accorta ora.
Di conseguenza, la
qui presente
scrittrice ha preso una decisione: questi sei capitoli pubblicati
andranno a confluire in una raccolta propedeutica per un'altra
raccolta – con capitoli più ragionevolmente corti
ma pubblicati
più frequentemente -
Quindi Caro Vuoto,
concludo qui
questa raccolta e ne pubblicherò subito un'altra, che
curerò con
più attenzione e dedizione.
Hai capito? Non
credo interessi a
nessuno, tanto meno a te che sei solo vuoto, per cui che ti frega se
c'è o meno un'altra storia?
NON SEI NULLA, SEI
IL VUOTO! FAI
SCHIFO. Ok, no, scusa, non ti arrabbiare. Sei importante. Ti vogliono
tutti bene.
DISAGIO.
A presto,
Zappa.
Ok, ci sono.
Allora, facciamo le persone
serie (per
quanto io ci riesca): dato che, purtroppo, il tempo fugge ed
è
sempre meno quello per pubblicare e dato che non mi piace farvi
aspettare e struggermi su capitoli lunghi che rischiano di non far
ridere dopo un po', ho deciso di iniziare a scrivere capitoli
più
brevi e, magari, più demenziali (BOH) in una raccolta
contigua, che,
appunto, raccolga questi capitoli più brevi. (Qualcosa tipo
massimo
1000 parole... Or something)
Questi, diciamo, erano
più uno
sperimento per un po' testare il mio grado di scrittura e di scemenza
(soprattutto quella).
Quindi, grazie a tutti
coloro che mi
hanno seguito finora e questo non è un addio: è
un “ci vediamo
alla prossima ragionevole raccolta”.
Devo solo sistemarmi un
po',
altrimenti rischio di morire.
Ci vediamo presto, bella
gente.
Sto parlando ancora al
vuoto?
DAMN IT