Just off The Key
Of Reason
Capitolo
22
And
my own two hands will comfort you
Rachel
si stava rendendo conto di un sacco di cose riguardanti la sua auto,
cose di cui non avrebbe dovuto rendersi conto solo in quel momento,
con Quinn che guidava con cautela in un parcheggio semi vuoto nella
periferia della città. Non sapeva come si facessero le
segnalazioni
luminose di pericolo. O come azzerare il contachilometri, o aprire il
cofano, o modificare le impostazioni del suo stesso stereo.
Non
era nemmeno sicura di come si reclinasse il proprio sedile.
Avrebbe
dovuto saperle. Quinn le sapeva.
Quinn che si era letta il manuale non appena Rachel le aveva detto
che le avrebbe dato lezioni e ora guidava come una professionista. In
realtà era Rachel che stava imparando da lei.
Rachel
stava provando a muovere il proprio sedile, senza farsi notare da
Quinn, in modo da non avere la schiena così dritta.
Riuscì nel suo
intento e si sistemò meglio, guardando fuori dal finestrino
ed
ignorando la faccia divertita di Quinn.
Sì,
era ovvio che l'avrebbe vista. Shhh, era la sua cazzo di macchina
quella.
Rachel
non riusciva ad immaginare un solo scenario dove Quinn avrebbe dovuto
guidare in città, ma non importava. Era divertente. E Quinn
aveva
bisogno di un altro documento di riconoscimento visto che avrebbe
cominciato l'università in una settimana.
Una
sola settimana. Avevano comprato i libri di testo quella mattina e
Rachel stava ancora cercando di farsi entrare in testa, come fosse
possibile che un libro di chimica generale potesse costate duecento
cazzo di dollari. Era come se Quinn stesse pagando per il suo tragico
destino.
Anche
se non era un tragico destino per Quinn. Era l'inizio del suo
destino, ed erano entrambe molto eccitate.
“ Vuoi
provare a fare un parcheggio parallelo, Quinn?”
Rachel
era in ansia, era sempre stata un disastro con i parcheggi paralleli,
aveva distrutto il retro di due macchine e sbattuto contro un
lampione prima di arrivare a quella conclusione otto anni prima.
“ Non
mi piace il tuo deodorante per la macchina, Rachel.”
dichiarò
Quinn senza mezzi termini invece di risponderle.
Rachel
aggrottò le sopracciglia, fissandola per un lungo momento,
prima di
darle una spallata. “A me sì, è al
gusto di foresta tropicale, è
stimolante”.
Quinn
la guardò con un sorriso suggestivo, occhi nocciola
brillanti,
Rachel sbuffò e le diede un'altra spallata, più
forte questa volta.
Quinn lasciò andare il volante, si chinò verso il
bracciolo e le
baciò una guancia.
“ Quinn
fai attenzione! Sbanderemo a sinistra, finiremo in strada, moriremo e
non vedrai mai più i tuoi animali!”
Quinn
gemette e le sbatté un dito sul braccio, sporgendosi
ulteriormente,
Rachel sospirò e si morse le labbra per non ridere. Si
sporse verso
la guancia di Quinn e le depositò un bacio, accarezzandole i
capelli
biondi.
Quinn
sorrise felice. “Grazie”.
Rachel
sorrise e la guardò dirigersi verso la strada, pronta per il
parcheggio. Non era propriamente sicura di essere la persona giusta
per insegnarglielo.
“ Che
tipo di deodorante vorresti?” chiese Rachel.
La
foresta tropicale era piuttosto soffocante. E nauseante. In
realtà
Rachel l'aveva comprato per coprire l'odore del vomito di Barnaby.
Non avrebbe funzionato molto se fosse stata Quinn a vomitare a sua
volta.
Quinn
girò il volante ed indietreggiò, guardando Rachel
distrattamente.
Quello non era il momento migliore per una conversazione.
“ Uhm,
tu. Voglio dire- è quello che mi piace”
guardò l'albero dietro di
lei e continuò a tenere le mani sul volante. “Ma
voglio che la mia
auto profumi di te, s-se mai avrò un auto mia”.
Beh,
era strano, molto, ma dolce. Rachel si chiese se potesse davvero
imbottigliare il suo profumo. Era una stella, la gente probabilmente
l'avrebbe acquistato nella speranza di assorbire parte del suo
talento.
“ O
biscotti al burro d'arachide. O zucchero. O biscotti al cioccolato.
O-”
Rachel
sorrise. “Esistono in realtà”.
Quinn
sbatté contro il marciapiede e guardò Rachel con
occhi luminosi,
ignorando il terrore nei suoi occhi. “Lì
fanno?”
Rachel
afferrò la maniglia e il cruscotto nervosamente.
“Si, lì fanno...
piccola, concentrati, okay?”
Certo,
era stata Rachel ad averla distratta... Ma era Quinn che stava per
sbattere con la sua Audi contro un palo o finire nella vetrina della
lavanderia a lato.
Quinn
si concentrò di nuovo sul parcheggio e Rachel le
accarezzò la
coscia dandole un bacio quando finì. Erano storte e Rachel
era quasi
del tutto sicura che una delle ruote fosse sul marciapiede, ma non
aveva messo sotto nessuno, o colpito un palo e nemmeno sfondato una
vetrina.
Quindi,
era stato un successo.
****
Butter
e George stavano perdendo piano piano peso, ma erano ancora in grado
di farle mancare il respiro quando si gettavano sullo stomaco di
Rachel la mattina. Quella mattina, lei rotolò semplicemente
nel
posto vuoto del letto e gemette, quando cominciarono a miagolare in
cerca di cibo.
Erano
gli animali più rumorosi che avesse mai sentito.
Anche
se Quinn gli dava da mangiare prima di andare a lavoro, non ne
avevano mai abbastanza. Quinn probabilmente stava facendo molta
fatica, non dandogli da mangiare Cap'n Crunch e bacon o qualunque
altra schifezza era solita dare a Jelly.
Rachel
si mise a sedere sul letto e si stiracchiò, ma poi si stese
di
nuovo, abbracciando Pooh e il cuscino della carica dei 101 di Quinn,
prendendo un respiro dell'odore di orsetti gommosi. Poi Butter si
sedette sul suo volto e fu costretta ad alzarsi a sedere.
Notò
Barnaby accucciato accanto a Pongo, il che era strano, solitamente il
cuscino di Quinn era il suo posto preferito e Cornelius le
passò la
coda sulle gambe, ma non la seguì quando lei lo
oltrepassò. Rachel
diede da mangiare ai gatti mentre preparava il caffé, prima
di
tornare in camera a vestirsi.
Barnaby
non si era mosso. Cornelius non si era mosso. Pongo non aveva nemmeno
aperto gli occhi.
Oh
merda. No.
“ Pongo”
disse piano Rachel dalla porta.
Infine
Barnaby e Cornelius la raggiunsero, trotterellando fra le sue gambe,
ma la soffice palla bianca non si mosse.
Oh
no. Oh no. Merda.
Rachel
si inginocchiò davanti a Pongo, le bruciavano già
gli occhi e
seppellì la mano nella sua pelliccia, scuotendolo.
“ Po”
disse a voce più alta.
Non si
mosse. Rachel si sedette suoi talloni e si lasciò sfuggire
un
respiro tremante, il cuore stretto in una morsa. Si prese il volto
fra le mani, finché Barnaby e Cornelius non la raggiunsero
per darle
un po' d'amore.
Cosa
doveva fare? Chiamare Quinn? Oddio.
Rachel
passò la mano nella pelliccia folta un paio di volte, poi
gli baciò
la testa e si diresse in salotto per chiamare Puck. Fece un paio di
respiri profondi cercando di combattere le lacrime.
“ Ehi,
piccola, che succede?” disse Puck vivacemente.
Rachel
poteva sentire le urla in sottofondo. Non ricordava nemmeno l'ultima
volta che era stata al telefono con uno dei suoi amici, senza sentire
qualcuno urlare in sottofondo.
Persone
o animali. Qualcuno era sempre indignato.
“ Noah”
disse Rachel piano.
“ Rachel?
C'è qualcosa che non va?”
“ Pongo
è morto... Puoi venire qui e-”
Puck
la interruppe immediatamente e il forte rumore in sottofondo si
spense. “Oh Dio, Rachel, si. Sono già per strada.
Quinn sta bene?”
Rachel
chiuse gli occhi. “Sarà a casa per la pausa pranzo
fra mezz'ora.
Pensi che-dovrei lasciarglielo vedere?”
Puck
rimase in silenzio per un lungo momento, poi sospirò.
“Si,
assolutamente sì. Voglio dire, non è una persona,
è sempre uguale,
no?”
Rachel
immaginò la grande palla di pelo bianco e
cominciò a piangere. “Sì”
disse fra i singhiozzi, sedendosi sul divano e strofinandosi gli
occhi.
“ Ehi,
arrivo il prima possibile, okay?” disse piano Puck.
“ Sì,
Noah, grazie” annuì Rachel.
“ Nessun
problema, piccola”.
Quando
Rachel riattaccò, si asciugò le lacrime e si
diresse in bagno a
lavarsi la faccia. Cercò di rendere Pongo presentabile,
anche se non
ne aveva bisogno, perché sembrava stesse dormendo. Diede a
Barnaby
un waffle e a Cornelius un po' di Sugar Puff perché erano
dei bravi
cani e lei li amava tanto.
Così
tanto. Gli avrebbe dato da mangiare un sacco di quelle cose se glielo
avessero chiesto.
Non
sapeva cosa fare.
Sentì
Quinn entrare dalla porta, uno scatolo di ciambelle fra le mani e un
sorriso luminoso, che si spense non appena vide lo sguardo di Rachel.
“ Rachel
c'è qualcosa che non va? Cosa è
successo?” chiese Quinn
dolcemente, lasciando cadere le ciambelle sul bancone e correndo ad
abbracciarla.
Era
esattamente quello di cui aveva bisogno.
“ Si
tratta di Pongo, piccola” disse con calma.
Quelle
parole era tutto ciò di cui aveva bisogno, non c'era altro
d'aggiungere. Quinn cercò i suoi occhi per un minuto e
Rachel li
vide riempirsi di lacrime, poi fece un passo indietro e
cercò per
l'appartamento. Quando si voltò confusa verso di Rachel, lei
le
prese la mano e la guidò in camera da letto.
Quinn
gemette quando vide Pongo, ma rimase composta e strinse la mano di
Rachel, poi si sedette a gambe incrociate davanti a lui, passandogli
le mani nella pelliccia. Rachel si sedette accanto a lei e vide che
Quinn non stava facendo nessun rumore.
Sentì
Puck entrare dalla porta, quindi baciò la testa di Quinn e
si alzò
per andare a salutarlo. Sembrava triste. Più triste di
quanto Rachel
l'avesse mai visto e aveva portato con lui Santana, Brittany e Kurt.
Brittany
piangeva. Kurt aveva portato dei fiori.
E
avevano visto Pongo solo due volte.
“ Dove
vuoi seppellirlo, piccola?” chiese Rachel una volta che tutti
i
loro amici le avevano strette in un abbraccio.
Erano
tutti in cucina con un sacchetto di vermicelli gommosi, Puck aveva
avvolto Pongo in una coperta e l'aveva portato sul retro del suo
camion. Santana stava facendo una ricerca suoi luoghi dove si
potevano seppellire dei corpi e Rachel si meravigliò che non
lo
sapesse già.
“Da
qualche parte... fu-fuori città” rispose Quinn
tirando su col
naso. Rachel allungò una mano e le accarezzò la
testa.
Kurt
le mise una mano sulla spalla e lei si voltò a guardarlo.
“La
famiglia di Blaine ha un posto in New Jersey. Ci sono un sacco di
campi e api e sua madre ha già dato il consenso... voglio
dire, è
solo a due ore di distanza, ma...” scrollò le
spalle e guardò
Quinn negli occhi.
“ Ci
sono un sacco di alberi?” chiese Quinn e Kurt
annuì.
Quinn
sospirò e fissò Rachel allungandosi a toglierle
un residuo di
lacrime dagli occhi. Rachel le picchiettò il naso
amorevolmente e
Quinn sorrise.
“ Okay”.
La il
posto era in realtà molto bello. Non era un grande campo
aperto con
margherite, uno stagno, arcobaleni e unicorni che trotterellavano
allegramente, ma era bello. Quinn disse che a Pongo sarebbe andato
bene.
Era
semplicemente un cane.
Il
loro cane.
Quinn
era seduta sull'erba con Rachel, mentre Puck e Blaine scavavano una
buca vicino ad un albero e rimase così anche quando
appoggiarono
Pongo nella buca, afferrando stretta la mano di Rachel.
“ Vuoi
dire qualcosa, bear?” chiese Rachel nell'orecchio di Quinn.
Quinn
scosse la testa, alzò lo sguardo verso Brittany che si era
avvicinata per accucciarsi vicino a loro, le prese delicatamente la
mano.
“ Ehi,
Quinn, posso dire qualcosa io per Pongo? Lo so che... l'ho incontrato
due volte, ma mi piaceva”.
Quinn
fissò gli occhi azzurri di Brittany e annuì
lentamente, la ragazza
si alzò in piedi e diede la mano di Quinn a Santana
così che
potesse stringerla.
Brittany
si schiarì la gola. “Pongo sembrava un pupazzo di
neve”.
Beh,
era una bella frase d'apertura e fece ridere Quinn.
“Era
un pupazzo di neve felice. Queste ultime settimane sono state molto
belle per lui. Insomma ha potuto dormire in un appartamento caldo con
altri due cani e un branco di gatti”. Brittany
indicò Barnaby e
Cornelius, che erano stati legati ad un albero, che cominciarono a
tirare il guinzaglio quando videro che li stava additando.
“ Ed
è stato nutrito con vermicelli gommosi e crocchette di
pollo”.
Rachel
si rivolse a Quinn. Non era a conoscenza di quel particolare, i
vermicelli gommosi erano pressoché sacri. Erano solo per
Quinn e
Rachel ogni tanto. Nemmeno Barnaby e Seal ne avevano mai avuti
alcuni. Quinn sorrise arrossendo e Rachel le diede una piccola
gomitata sulle costole.
“ Non
poteva camminare molto bene, ma era impressionante. Assolutamente
incredibile. Insomma, ho provato ad insegnare a Flappy alcuni
trucchi, ma si è arrabbiata e -”
“ Britt!
Britt, vai avanti” disse Santana agitando la mano e
stringendo la
mano di Quinn in segno di scusa.
“ Oh,
um... Pongo il pupazzo di neve che non sarà mai
dimenticato”.
Brittany si
piegò e sistemò alcuni fiori sul cumulo di
terra, vicino alla roccia dove Blaine aveva inciso: Po.
Rachel
sperò che i prossimi proprietari non pensassero che c'era un
Teletubby sepolto in giardino.
Rachel
diede un altro abbraccio a Quinn e si tolsero a vicenda la terra dai
vestiti quando si alzarono.
“ Gli
piacerà qui” disse Quinn con un piccolo sorriso,
tirando Rachel
contro il suo fianco e baciandole la testa.
Rachel
annuì, poteva vedere tutti gli alberi e le api di cui Kurt
aveva
parlato. Poi si rese conto che c'erano api e strillò e si
strinse a
Quinn. Barnaby era stato punto sul naso una volta ed era diventato
quasi un clown.
Almeno
Rachel era in grado di far ridere Quinn.
Barnaby
fu il primo a salire sul camioncino di Puck. Cornelius invece aveva
preso a correre in giro, anche quando tutti erano ai loro posti e
Rachel aveva dovuto chiamarlo un paio di volte perché li
raggiungesse.
Quinn
controllò che nessun ape le avesse seguite all'interno
dell'abitacolo. A quegli insetti piaceva salire a bordo di nascosto e
mettersi in agguato, aspettando che fossero ad ottanta chilometri
orari in autostrada prima di pungerli, facendoli impazzire e
schiantare. Era un piano astuto, Rachel ammirava quegli insetti.
Quinn
finì il controllo e diede a Rachel un dolce bacio, prima di
guardare
fuori dal finestrino, giocherellando con il collare di Pongo.
“ Probabilmente
è una nuvola adesso” disse Quinn con un sorriso
dopo qualche
minuto, senza staccare gli occhi dal cielo.
Rachel
appoggiò la testa sulla sua spalla e annuì.
Certo
che era diventato una nuvola. La loro enorme e soffice balla bianca.
*****
“Gli
orsi polari possono nuotare per sessanta miglia all'ora senza
riposarsi” dichiarò casualmente Quinn, con gli
occhi luminosi
mentre attraversavano il cancello dello zoo del Bronx.
Rachel
sorrise. “Possono?”
Quinn
annuì eccitata e afferrò la mappa, la
studiò per un minuto buono,
pensierosa e poi indicò con un sorriso i leoni.
“ Dove
vuoi, Quinn, questi sono i tuoi futuri pazienti”.
Probabilmente
non proprio quelli, ma non importava, avrebbe lavorato in uno zoo.
Quinn
si paralizzò come se lo avesse appena realizzato,
guardò la mappa e
poi Rachel. Rachel sollevò un sopracciglio.
Non
voleva passare tutto il giorno allo zoo. Quinn però aveva
bisogno di
un po' di incoraggiamento e Rachel aveva sentito il bisogno di
passeggiare per sei ore consecutive nei suoi scomodi stivali e per di
più Cornelius aveva cominciato ad ululare come se fosse il
cane più
solo della terra.
Aveva
fatto diventare Quinn triste. Aveva fatto diventare Rachel triste.
Aveva indignato i vicini.
Inoltre,
Rachel era lì perché voleva vedere la lingua
lunga delle giraffe.
Quinn
si chinò spontaneamente e la baciò, poi le prese
la mano e si
avvivarono. Okay, bene, stavano per andare dai leoni.
“ E
gli elefanti non possono saltare” dichiarò Quinn
come se stesse
finendo un discorso, anche se in realtà era uscito dal
nulla.
Attirò
l'attenzione di Rachel che si era spostata su delle tigri, mentre si
chiedeva se sarebbe stata in grado di cavalcarne una se fosse stata
addomesticata.
Si,
stronzo, sto cavalcando una tigre, qualche problema?
“ Non
credo” rispose Rachel, scuotendo la testa.
Certo
che ci credeva, era Quinn, ma le piaceva stuzzicarla, la sua
fidanzata era molto sulla difensiva quando si trattava di parlare di
animali. Forse anche un po' egocentrica. Sapeva tutto.
Quinn
si fermò voltandosi ad affrontare Rachel, la
fissò con occhi seri.
“Non mi credi?”
Rachel
si morse la lingua. “No”.
Vide
le dita diventare immediatamente irrequiete, occhi che guizzavano e
la mascella testa.
“ So-sono
gl-gli unici animali che non possono saltare. Hanno le ossa come
tutti gli altri, m-ma so-sono gli animali più pesanti del
mondo.
Lor-loro no-n-”
Rachel
le mise una mano sulle labbra con un sorriso e Quinn prese un
profondo respiro.
Dio,
era una cucciola eccitabile.
“ Sai,
puoi portare una mucca su per le scale, ma non sarai in grado di
riportarla giù”.
Aspetta,
cosa? Rachel si era forse persa un pezzo della conversazione?
Quinn
continuò inaspettatamente. “Per gli elefanti,
è la dimensione del
corpo. Per le mucche è la costituzione delle loro gambe. Sai
le
articolazioni, le ossa e in più la pigrizia.
Cioè, potrebbero, se
volessero. Penso che se una mucca si trovasse al piano superiore di
una casa in fiamme, sarebbe in grado di scendere le scale senza
bisogno di saltare dalla finestra”.
Santa
Madre di Dio, di che diavolo stava parlando Quinn? Mucche che
saltavano da edifici in fiamme? Rachel si limitò a sbattere
le
palpebre. L'ultima cosa che ricordava era che Quinn le aveva detto
che gli elefanti non potevano saltare, si sentiva un po' persa.
Come
una mucca incastrata al piano superiore.
Chi
diavolo portava una mucca al secondo piano?
“ Allora,
mi credi, vero?” chiese Quinn con gli occhi luccicanti.
Beh,
al momento Rachel non aveva idea in cosa credere, così
scosse la
testa e sorrise. “No”.
Il
viso di Quinn si sgretolò e scosse la testa furiosamente,
sospirò
esageratamente e Rachel sorrise quando le vide le orecchie diventare
rosse.
“ Rachel”
si lamentò.
Rachel
rise e le scompigliò i capelli, toccandole il naso quando
tornò
verso il volto, perché sapeva che a Quinn piaceva sfuggirle.
“ Sei
ridicola, bear” le disse con un sorriso.
Quinn
non stava ascoltando, semplicemente andò avanti, verso la
gabbia.
Quinn osservò i leoni dormire per mezz'ora prima di
dirigersi verso
le zebre e le giraffe. Rachel guardò approfonditamente la
lingua
della giraffa.
Quinn
si fermò nuovamente quando vide gli orsi polari,
gonfiò le guancie
come faceva quando era triste e si lasciò cadere su una
delle
panchine guardandoli mangiare carote. Avevano carote nella regione
artica? Rachel non ne aveva idea.
Si
sedette sulla panchina al suo fianco, reprimendo un sospiro di
sollievo e abbracciò Quinn stretta.
“ A
cosa stai pensando?” le domandò, baciandole la
tempia.
Rachel
si stava preparando ad una risposta tipo: “se un orso e uno
squalo
si trovassero a combattere, chi vincerebbe?” o qualcosa
“mi manca
Pongo”.
Rachel
era ancora fissa sull'argomento delle mucche in fiamme. Mucche che
facevano esercitazioni antincendio. Mucche che correvano, saltavano
dalle finestre e rotolavano.
Oh
Dio.
“ Sono
una buona amica?” chiese Quinn, con gli occhi fissi sugli
orsi.
Rachel
la guardò sorpresa. “Quinn, tu sei un'amica
fantastica!”
Quinn
si voltò. “Voglio dire... lor-Santana e Britt e
Puck e Kurt, sono
mie amici, vero?”
Rachel
si tese mentre ascoltava. “Certo che sì, ti
amano”.
Quinn
si morse il labbro “Ma... sono una buona amica per loro? Io
n-no-non ho mai avuto amici prima e sono stati cosi gentili ieri, e
io vo-voglio...”
Quinn
arricciò il volto e Rachel la fissò dolcemente.
“ Quinn,
tu sei la migliore amica che si possa desiderare” le disse.
“Sei
onesta, disponibile, leale e amabile e non porti rane morte negli
appartamenti dei tuoi amici mettendole sul bancone della cucina, non
mangi tutti i cereali delle persone e non parli di serial killer a
cena”.
Quinn
rise e Rachel le diede una piccola spallata. Non avrebbe cambiato i
suoi amici per nulla al mondo, ma avrebbe volentieri voluto avere un
telecomando per spegnere alcuni dei loro comportamenti ogni tanto.
Le
venne in mente un collare che dava l'elettroshock.
“ Fai
i biscotti per tutti loro” continuò Rachel,
accarezzandole la
coscia. “E fai sempre le loro cose preferite. Hai fatto
l'avena
all'uva per Kurt anche se non ti piace. Puck beve più latte
con il
cioccolato che birra. Un gran lavoro, no? Sanno che li ami,
Quinn”.
Quinn
arrossì e appoggiò la testa sulla spalla di
Rachel. “Grazie”.
Rachel
sorrise. “Ti amo”.
Quinn
non disse nulla, Rachel non riusciva a vedere il suo volto,
così si
scostò per poterla vedere.
“ Dillo,
bear” chiese con un sorriso, poteva vedere le labbra di Quinn
atteggiate in ghigno. “Quinn andremo via immediatamente e non
torneremo mai più se non lo dici”.
Pfff,
certo come no.
Quinn
scosse la testa sulla sua spalla. “No, grazie”.
Rachel
sbuffò e avvolse un braccio attorno alla testa di Quinn,
baciandole
i capelli scombinati. Quinn alzò lo sguardo per fissarla,
Rachel
inarcò le sopracciglia, attendendo.
“ Ti
amo anch'io. Ti amo tanto” mormorò Quinn.
Rachel
toccò il naso di Quinn e le sorrise.
Non
era poi così difficile, era la cosa più facile
del mondo.
______________________
NoteTraduttrice
Mi
scuso innanzitutto per la settimana di pausa che mi sono presa, ma se
siete fan di the 100, potete capire come mi sentivo. Ero già
in
ritardo e avrei pubblicato venerdì, ma mi mancava l'ultimo
paragrafo, ma ho passato tutto il giorno a fissare il vuoto e a
disperarmi con le mie compari su telegram.
Ieri
avrei dovuto pubblicare, ma ho lavorato tipo sino alle 10 (stendiamo
un velo pietoso) e sono svenuta nel letto, quindi vi chiedo scusa.
Ora che il lutto c'è, ma sta un po' passando, si
ritornerà alla
pubblicazione settimanale.
See
you next week!
ManuKaikan
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