Empty Walls.
01: Please, don’t stop the music.
Tetsuya era abbastanza sicuro che quella sensazione che
lentamente serpeggiava in lui, simile a mille chiodi che gli venivano
conficcati con ferocia nel cervello, fosse causata dai suoi nervi che mai prima
di quel momento erano stati tanto vicini al punto di rottura.
L’apatico e pacifico Kuroko Tetsuya era sull’orlo di una
crisi di nervi.
Strinse il libro di pedagogia così forte che per poco le
unghie non ridussero in brandelli le pagine in cui affondavano. Inspirò
profondamente una, due volte, imponendosi una calma che però non si decideva ad
arrivare sul serio.
Erano ormai cinque ore – cinque!
– che dalla stanza di Hanamiya arrivava a tutto volume della roba che, in tutta coscienza, non
riusciva a definire “musica”.
“Rilassati e respira”
si impose, mentre in loop si ripeteva per la quindicesima volta “Vicinity
of obscenity” dei System of a Down – Sì, li
riconosceva pure. Malauguratamente, anche a Taiga piacevano, ma almeno lui
aveva la decenza di non trasformare la casa in una discoteca – “sono sicuro che prima o poi lo arresteranno
per disturbo della quiete pubblica ed io potrò finalmente studiare” provò a
convincersi, per poi arrendersi al fatto che se non gli avevano detto
assolutamente nulla per cinque ore, sarebbe stato alquanto improbabile che
cambiasse qualcosa da un momento all’altro.
“Bene” pensò,
passandosi una mano tra i capelli, per poi afferrare il notebook con
malagrazia. Si buttò sul letto, posizionò l’apparecchio sulle proprie gambe
incrociate e aprì la schermata di youtube – giusto
due giorni prima, Hanamiya aveva cambiato la password del wi-fi,
rifiutando di dargli quella nuova. Dopo l’intervento di Akashi e delle sue
insospettabili doti da hacker, si era scoperto che la nuova password era un maturissimo “KurokoÈUnaPippa”.
Tetsuya, se non fosse stato un ragazzo beneducato e diplomatico, l’avrebbe a
sua volta cambiata in: “IntantoAllaWinterCupTiHoFattoIlCulo”
–.
Selezionò la prima canzone che potesse “competere” con
Hanamiya in termini di fastidio e la mise a tutto volume con una solennità del
tutto simulata.
Neanche dieci secondi e, finalmente, Hanamiya spense la
musica. “L’ha capito, finalmente”
pensò Kuroko con un sospiro, per poi spegnere anche lui.
Sentendosi finalmente pervadere dalla pace, recuperò il
libro e il suo evidenziatore lilla, riprendendo a studiare da dove aveva
interrotto ore prima.
«Perché hai spento? Era bella, quella canzone».
Tetsuya sbatté un paio di volte le palpebre, cercando di
convincersi che doveva essersela immaginata quella voce; con un accenno di vago
terrore, alzò lo sguardo, per poi vedere la testa di Makoto che spuntava dalla
porta della sua stanza, che da chiusa era magicamente
diventata semi aperta. Ovviamente bussare era troppo per Hanamiya.
«Io starei cercando di studiare» mormorò il più piccolo,
cercando di suonare atono come sempre; fu abbastanza certo che l’effetto fosse
stato guastato almeno un po’ dall’insana voglia di prendere a pugni l’altro.
«E questo sarebbe un mio problema, fantasmino?» domandò
Makoto, mentre le labbra si piegavano in un ghigno malefico.
«… Ho un esame fra due giorni» tentò Tetsuya, dopotutto
erano entrambi studenti universitari, forse Makoto avrebbe avuto pietà di lui.
L’altro scoppiò a ridere e tornò nella propria stanza senza
aggiungere altro. Per un solo secondo, Tetsuya osò sperare che l’altro si fosse
arreso, poi ripartì la “musica”.
«…»
Kuroko cercò con stizza il cellulare, trovandolo sepolto
sotto al cuscino, e selezionò il nome di Aomine. Aveva bisogno di rinforzi,
l’alternativa era usare la misdirection per arrivare alle spalle di Hanamiya,
armato di coltello, e ucciderlo brutalmente.
Daiki rispose misericordiosamente al secondo squillo.
«Pronto?» mormorò lui; dalla voce impastata, doveva essersi
appena svegliato.
«Aomine-kun, ho bisogno di aiuto».
«Ma dove accidenti sei, Tetsu? Cos’è questo casino
infernale?»
«Sono a casa. E questo è esattamente il motivo per cui ho
bisogno del tuo aiuto. Hai presente quel gioco che hai tu sul telefono, con
quelle idol che hanno la voce particolarmente… ehm… acuta?»
«…Sì?» rispose Daiki, esitante.
«Mi serve il titolo della loro canzone più irritante in
assoluto».
«… Perché?»
«Sono in guerra, Aomine-kun» rispose Tetuya,
serafico.
Per diversi secondi, nessuno dei due parlò, poi alle
orecchie di Kuroko arrivò un sospiro, reso un po’ metallico dalla trasmittente
del telefono, «Prova Nico Puri Joshi dou».
Dopo un rapido ringraziamento, Kuroko attaccò il telefono
senza dare tempo all’amico di fare altre domande.
Digitò il titolo sul motore di ricerca e selezionò il primo
risultato, aspettando una reazione da parte del coinquilino. Scoprì con suo
sommo orrore che, evidentemente, il volume delle casse di Makoto non era già al
massimo, dal momento che aumentò ancora.
Per un attimo pensò di aver perso, poi si ricordò di un
regalo che Taiga gli aveva fatto secoli prima e che al momento attuale doveva
essere ancora nella valigia sotto al letto, assieme a tutte le cose che non
aveva ancora deciso dove mettere.
Si aggrappò alla sponda del letto, sbirciando sotto e
tirando fuori il bagaglio con la mano libera. Lo issò sul letto e, dopo un
rapido frugare, tirò fuori due piccole casse.
«Spegni quella dannatissima roba!» urlo Hanamiya dalla propria stanza, dopo che Tetsuya ebbe
collegato le casse al computer.
«Spegnila tu!»
«Fottiti!»
E la musica, dalla stanza di Makoto, si alzò ancora.
L’idea di strisciare in camera di Hanamiya, armato di
coltello, diventava sempre più allettante e, forse, con l’aiuto di Akashi
sarebbe anche riuscito a far archiviare il caso come “incidente domestico”,
tuttavia il piccolo inconveniente di essere provvisto di una coscienza fin
troppo zelante gli fece archiviare nuovamente il progetto.
“Hanamiya-kun ha un
computer fisso. Fisso. Non ha autonomia se non c’è corrente”.
Se fosse stato il tipo di persona espressiva, probabilmente
le sue labbra si sarebbero piegate in un sorriso mefistofelico, tuttavia,
essendo solo Kuroko, si limitò a
marciare fuori dalla propria stanza, come se stesse andando a prendere un
innocentissimo bicchiere d’acqua. Si avvicinò al contatore della luce e, con
infinita soddisfazione, spinse verso il basso tutte le levette, per poi tirarle
di nuovo su all’urlo belluino di Makoto.
«Tu!» sbraitò, raggiungendolo in meno di un secondo.
«Io».
«Hai tolto di proposito la corrente!»
«Oppure è semplicemente saltata la luce».
Kuroko si ripeté più volte che tecnicamente non stava
mentendo, dal momento che la sua non era stata un’affermazione vera e propria.
«Oppure, io provo a riaccendere il computer e, se il tuo
scherzetto ha causato danni, ti uccido e dono il tuo corpo alla scienza»
sibilò, per poi tornare sui suoi passi.
«Finiresti in prigione, Hanamiya-kun, non credo che lì
potresti portarti il tuo computer» gli fece notare Kuroko con un accenno di ironia,
seguendolo per accertarsi di persona di eventuali “danni”.
Makoto borbottò sottovoce una risposta e Tetsuya avrebbe
scommesso una dozzina di vanilla shake che questa
contenesse almeno un centinaio di insulti rivolti alla sua persona. Il più
grande trafficò diversi secondi, per poi sbiancare in maniera impressionante.
«… Tutti gli appunti… Le ricerche… Tutto sparito…».
Kuroko annuì appena, «Credo che questo possa chiamarsi
“karma”, Hanamiya-kun» disse, per poi dileguarsi, prima che l’altro mantenesse
la promessa di ucciderlo.
Death Note:
Qui le cose mi stanno decisamente sfuggendo di mano LOL.
Che dire? Nessun
gruppo musicale è stato maltrattato per la stesura di questo capitolo (?)
Nel prossimo
capitolo, finalmente Kagami scoprirà con chi convive la sua dolce metà!