Indice
di fuoco
Perdendo
lo smalto
The ashes are all cold now
No more bullets and the embers are
dead
(I’ll bury it all with me down in my
grave)
Ch. Portuguese D. Anne
era morta da mesi e Smoker non aveva potuto fare altro che rigirarsi
quella
scheggia di perla rossa tra le mani, come se fosse uno di quegli
aggeggi
antistress per novellini al primo colloquio.
Tashigi
l’aveva
vista scheggiare una di quelle sferette della collana della defunta
Portuguese
D. Anne mentre Smoker credeva di non essere vista. Tashigi la guardava
consumare quella metà di perlina tra le mani come un chiodo
fisso consuma la
ragione di una persona.
Tashigi sopportava
la vista di tutto questo e non sapeva come parlare alla propria
superiore. Ci
aveva provato una volta sola e quella volta Smoker l’aveva
squadrata come se fosse stata un fantasma: la sua reazione aveva spaventato Tashigi, che era
rimasta
in silenzio. Smoker poi aveva grugnito qualcosa di incomprensibile e
aveva
chiuso la porta della propria cabina con uno schiocco assordante. Per
molti
giorni era rimasta chiusa là dentro.
Qualcuno avrebbe
potuto pensare che il comportamento anomalo di Smoker fosse dovuto alle
proporzioni della guerra sostenuta a Marineford: Tashigi sapeva che
c’era
qualcos’altro, sotto. Qualcosa che poteva assomigliare a
quello che lei stessa
aveva provato dopo Alabasta, ma non era lo stesso. Smoker sarebbe stata
in
grado di reagire prontamente, in un caso del genere: il problema non
era il suo
concetto di giustizia, com’era successo a Tashigi.
Il problema era
che Smoker si era accorta di aver perso
un’opportunità. Si rigirava quel
pezzetto di perlina tra le mani e riusciva a scorgerci quello che
sarebbe
potuto essere e che mai sarebbe stato.
Smoker si stava
consumando in una stranissima nostalgia e si stava alimentando di un
sogno, in
un ciclo continuo di rielaborazione e distruzione.
Tashigi sapeva
com’era fatta la sua superiore: impiegava lungo tempo ad
aggiustarsi alle
persone importanti nella propria vita, ma una volta che i suoi affetti
erano
stati decisi difficilmente se ne liberava – traditori a
parte. Anne non
l’aveva tradita perché innanzitutto non
c’era nulla da tradire tra di loro (non
era amore, non c’era stato):
ecco
quindi che, quando aveva capito che l’amore c’era
almeno da parte propria,
Smoker si era ritrovata senza possibilità di realizzarlo
– senza possibilità di
dirlo. Questo era ciò che la stava sgretolando.
Dopo cinque giorni
da quando Tashigi aveva tentato di parlarle, Smoker aprì la
porta della propria
cabina. In bocca aveva due sigari, negli occhi una decisione a cui
Tashigi
disse subito Sì, appena
la scorse.
«Vado a
parlare con Kuzan.»
«Sì,
signora.»
Chissà
quanto
tempo avrebbe impiegato a ricucirsi il cuore, ridotta com’era
in quella
condizione. Si sarebbe tuffata nel proprio lavoro, e Tashigi e i suoi
uomini
l’avrebbero seguita con dedizione, senza mancarle di rispetto
per quel momento
– per quei giorni – di debolezza. Non si sarebbe
risparmiata: la sua missione
era e rimaneva catturare Cappello di Paglia. Non l’avrebbe
fermata un piccolo incidente di
percorso, né un
mancato battito cardiaco, né
un’infinità di rimpianti.
Chi
l’avrebbe mai
detto che rivedere Cappello di Paglia dopo due anni potesse farle
quell’effetto. Non sembrava cambiato, da lontano: era sempre
uno stupido
incosciente con un cappello che Smoker aveva già visto a
Loguetown, molto tempo
prima. Una volta a terra, coinvolti nei festeggiamenti tra bambini
giganti,
marine e pirati, Smoker sentì perfettamente
cos’era cambiato in Rufy.
Quel ragazzino non
aveva superato la morte della sorella, ma non si era mai neanche
arreso. Non
soccombeva davanti al ricordo del petto di Anne squarciato dal magma;
resisteva; cercava di superare il trauma di quel giorno con
l’aiuto dei propri
compagni e amici.
Prima ancora di
essere un pirata, Cappello di Paglia era una persona onorevole. Il
pensiero di
essere alle sue calcagna, in qualche modo, la faceva sentire meglio.
La metà
perlina
che Smoker aveva in tasca parve bruciare le dita che la strofinavano.
Seduta in
disparte, tirò fuori la semisfera dalla tasca, se la
rigirò tra le mani, e
quasi le venne un colpo quando Cappello di Paglia comparve dal nulla
per
gridare: «Ehi! Quella sembra una perlina della collana di
Dadan!»
Smoker fece
sparire il suo personale strumento di tortura prima che Rufy potesse
acchiapparlo.
«Devi
proprio,
Cappello di Paglia?»
«Sai,
Fumosa,
Dadan è la donna che ha allevato Anne e me. Anne aveva una
collana fatta con delle
perline rosse.»
Come
potrei non
saperlo?
«Cosa stai
cercando di dirmi, Cappello di Paglia?»
«Sembravi
triste,
Fumosa,» esclamò Rufy, senza preoccuparsi di
sembrare invadente. «Non c’è
bisogno di essere tristi per quello che è successo. Ci sono
i bei ricordi a
tenere viva la memoria delle persone.»
«Non ho bei
ricordi, pirata. Solo sogni.»
«Anche
quelli
possono servirti, ma... mi spiace. Fumosa, ho capito
cosa—»
Il marmocchio era
troppo sveglio. Smoker lo doveva interrompere prima che dicesse la
verità.
«Puoi
tornartene
ai tuoi festeggiamenti, per favore?» Più un ordine
che un invito, Smoker prese
Rufy per il collo e lo scaraventò con pochi scrupoli verso
il calderone,
l’anima della festa. Così potè sfregare
le mani sulla propria mezza perlina
come se quella fosse una saponetta mezza
consumata: come se, aggrovigliandocisi sopra le dita, potesse lavare
via
l’orribile sensazione di un amore abortito.
A furia di
toccarlo e torturarlo e di dirgli Memento
Mori, quel pezzetto di perlina era diventato rosa. Il colore
era colato via
come la patina scadente di una brutta giornata. Non che le importasse
granché:
al buio era solo una semisfera nera, mentre nei suoi occhi era sempre
rosso
fuoco.
Note
Autrice:
Buongiorno, buon
pomeriggio, buonasera e buonanotte a tutti!
Come sempre,
prompt: Amore a scoppio ritardato;
primo sottotitolo dalla canzone Nuclear
di Mike Oldfield; sottotitolo tra parentesi dalla canzone To The Grave dei Morcheeba (altra
canzone SmoAce, aiut-). Nuclear
è una canzone contro la guerra:
mi è sembrato un buon finale per questa storia. Le guerre
sono belle solo sulle
pagine dei libri. Ma conoscere è necessario anche quando
comprendere è
impossibile, diceva il buon vecchio Levi.
Traduzioni: Le
ceneri sono fredde, ormai / finiti i proiettili, e spente le braci /
(Seppellirò tutto con me, giù nella mia tomba)
Smoker si rende
conto dei propri sentimenti troppo tardi. Anche quando Rufy prova a
dirle che
ci sono i ricordi – no, non va: non ci sono ricordi, Smoker
potrà nutrirsi solo
di sogni. Non è solo la perlina della collana di Anne a
perdere colore: anche
Smokie si sente stanca e infiacchita da tutte le questioni che ha nella
testa e
contro cui combatte ogni giorno. Starà perdendo lo smalto
anche lei? Chissà.
Perché la
mezza
perlina? Per due motivi: perché a metà
è come la metà biscotto del capitolo
“Condividere il giogo”, e poi perché
volevo che le ultime parole di questo
capitolo fossero rosso e fuoco, cioè le stesse parole
che
concludono il primo capitolo. Sì io mi diverto
così.
Questa raccolta mi
ha preso davvero un sacco. Mi ci sono emozionata parecchio. Adoro
muovere Anne
e Smokie e spero che, almeno un po’, vi siano piaciute per
come sono state
interpretate. Mi farebbe proprio piacere se così fosse.
Se non altro,
probabilmente avrete scoperto un sacco di nuove canzoni, no? XD
Però
davvero, se
vi ha fatto piacere, fatemelo sapere. Ehi, anche se vi ha fatto schifo,
perché
no? O perché non vi ha convinto, o se vi ha divertito. Se vi
ha lasciato
qualcosa, ecco.
Grazie per
l’ascolto e la pazienza. Ci risentiremo quando
sarò riuscita a finire la
prossima raccolta SmoAce e comincerò a pubblicarla: nel
frattempo potrebbe
scapparmi qualche altra storia autoconclusiva SmoAce (sto mettendo su
l’idea di
una raccolta veloce veloce ispirata alla sfida 1sentence
con tutte le
tabelle, ma onestamente il tempo manca sempre). Spero leggerete anche
queste
ipotetiche, future storie. C:
Vi ringrazio molto
per avermi seguito – chi segue sa di chi sto parlando C:
ringrazio in
particolare i love Ace 30 per la
sua
recensione al capitolo 5! Un grazie enormissimo e giganteschissimo
(????) va a Happy_Ely, che mi ha
supportato così a
lungo! Ely, a te va un grazie!
grande
quanto una stella di cinquanta masse solari, anche perché ci porti un altro disegno
bellissimo!
Sono molto felice
di tutto questo appoggio. Grazie davvero, persone dietro lo schermo di
casa, mi
rendete una fanwriter felice. Intanto è la prima
“storia a capitoli”, diciamo,
che porto a termine: ci ho provato già altre volte, ma non
mi è andata così
bene. Nei casi precedenti mi sono lasciata prendere dai sogni e non ho
messo le
storie su carta; questa volta, invece, ci sono riuscita, e sono onorata
di aver
avuto ben sei cavalieri e cavalieresse (come funziona, al femminile?
Insomma,
guerrieri e guerriere, tipo Xena, ecco!) a seguire venti shot su
‘ste due
matte. Grazie, grazie, grazie!
E tanto per fare
la persona internazionale... Take care till we meet again on these
smoace
shores.
Jo, out!
claws_Jo
Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Eiichiro Oda; questa storia è stata scritta senza alcuno
scopo di lucro.