“And now we welcome the
new year, full of things that have never been”
― Rainer Maria Rilke
Il
viaggio verso Hogwarts era cominciato da qualche ora, e
Victoire guardava la campagna inglese scorrere accanto a sé,
mentre i suoi
amici, Charles e Isobel, chiacchieravano raccontandosi le vacanze e
pianificando il loro ultimo anno a Hogwarts, domandandosi
perché la loro amica
fosse così silenziosa. Victoire non era mai stata una
chiacchierona, ma di
solito era molto felice di condividere i racconti dell’estate
con loro due. Era
una specie di tradizione dei loro viaggi sull’Espresso per
Hogwarts, e
quell’anno era la loro ultima occasione.
“Ehi
Charlie, spero che tu ti sia
allenato quest’estate, non voglio un Battitore sotto tono. Ho
fatto un piano di
allenamenti che ci porterà senza dubbio a vincere il
campionato. Questa volta i
Serpeverde non ci batteranno.” Isobel era il Capitano della
squadra di
Quidditch di Grifondoro, una fortissima Cercatrice, grazie alla sua
taglia
minuta e al suo occhio di falco.
“Lo diciamo tutti gli anni, poi puntualmente prendiamo in
squadra Battitori che
si colpiscono da soli con la mazza, Portieri che incastrano la testa in
uno
degli anelli delle porte o Cacciatori che si fanno mettere in punizione
il
giorno prima della finale.” Si lamentò Charles.
“Poche
storie, quest’anno
vinceremo. La mia Nimbus 3000 non mi tradirà.”
“Certo,
certo. Ehi Vic, lo so che
il Quidditch non t’interessa, ma non tagliarti fuori
così! Che hai fatto
durante l’estate?”
Victoire
si chiese se fosse
giunto il momento di raccontare di Teddy. Sapeva che parlarne con i
suoi
fratelli era fuori questione. Dominique l’avrebbe
spiattellato ai genitori la
prossima volta che si fosse cacciata in qualche guaio, per sviare
l’attenzione
da sé, e Louis non rappresentava esattamente il suo
confidente ideale. Tra i
cugini, Fred probabilmente si sarebbe ingelosito, perché
Victoire era la sua
cugina preferita, Rose, Hugo, James, Lucy, Roxanne erano troppo piccoli
perché
lei potesse confidarsi con loro, e Molly sarebbe stata troppo occupata
a
studiare, come sempre. Le uniche persone con cui avrebbero potuto
confidarsi
erano proprio i suoi amici, ma per qualche motivo, forse per la
tristezza che
non l’abbandonava da quando aveva salutato Teddy a
King’s Cross, non riusciva a
parlarne.
“Sono
stata quasi sempre a
Tinworth, tranne per qualche visita ai miei cugini, a Londra e Ottery
St
Catchpole. Nell’ultima settimana di vacanze sono venuti i
miei nonni da
Marsiglia.” Scelse di raccontare. Al sentir nominare i
Delacour, Charles e
Isobel assunsero un’espressione eloquente.
“Divertente,
si è trattato di uno
stratagemma dei tuoi genitori per invogliarti a tornare a
scuola?” commentò
Charles. Suo malgrado, Victoire scoppiò a ridere.
“Non
sono sicura che il loro
intento fosse quello, ma è certo che ci sono
riusciti.”
“Povera
ragazza, com’è stato?”
“Entusiasmante,
come al solito.
Hanno cercato di convincermi a trasferirmi in Francia.”
“Cosa?”
Esclamarono i suoi amici,
all’unisono.
“Ricordate
che tempo fa, al
quinto anno, ripetevo che sognavo di trasferirmi
lì?”
“Vagamente”
rispose Isobel,
mentre Charles la guardava con espressione stupita.
“Ma
non te ne andrai, vero?”
Victoire
scosse la testa,
sentendo un’ondata di affetto nei confronti degli amici.
Contemporaneamente,
avvertiva un senso di colpevolezza nel tenerli all’oscuro del
proprio segreto,
escludendoli da qualcosa che la rendeva euforica. Sapeva che avrebbe
dovuto
dire loro di Teddy, perché era la cosa giusta da fare, ma
non riusciva a
trovare le parole. Era difficile, in effetti, scovare un modo per
parlare di
lui che non fosse banale, e che potesse rendere appieno la sua
felicità. Si
ripromise che nei giorni successivi lo avrebbe trovato.
“Piuttosto,
Charlie, come hai
passato la tua estate?” Victoire invidiava i Davies, la
famiglia dell’amico,
per i fantastici viaggi che intraprendevano ogni estate. Aveva
ascoltato,
estatica, il meraviglioso racconto sul viaggio in India
dell’estate precedente,
e ora era estremamente curiosa di sapere dove si fossero recati i
Davies
quell’anno.
“Siamo andati in Russia, mia madre voleva visitare l’archivio della Magicheskaya Shkola, nella steppa siberiana, per trovare notizie sulla Baba Jaga, su cui scriverà il suo prossimo libro.” Morag, la madre di Charles, era un’autorevole storica della Magia.
“Che
meraviglia! Fate sempre
viaggi talmente interessanti!”
“Parli
così perché non sai quanto
freddo faceva, in Russia. Però io e mio padre abbiamo fatto
alcune escursioni
nella steppa, nonostante la temperatura è stata
un’esperienza bellissima.” Disse
Charles, estraendo alcune foto per mostrarle alle amiche. Isobel e
Victoire
apprezzarono le immagini di San Pietroburgo e i panorami della steppa,
e
finirono per ridere come pazze quando videro una foto del loro amico
con un
colbacco.
“Come
ho detto, faceva piuttosto
freddo.” Si difese Charles, arrossendo. Ciononostante, le due
continuarono a
sghignazzare.
“Weasley,
Baston, smettetela
immediatamente, oppure non vi darò i vostri
regali.” Quell’ultima, perentoria,
affermazione sortì l’effetto desiderato. Le due
ragazze cessarono subito di
ridere.
“Ci
hai portato dei regali? -
Isobel assunse un’espressione angelica. - Grazie,
Charlie!”
Il
ragazzo aprì la borsa e tirò
fuori due pacchetti identici che, si scoprì, contenevano
altrettante matrioske.
Le sue amiche le osservarono estasiate, e lo guardarono aprirne una per
spiegare il motivo di quel regalo.
“Quando
ci siamo conosciuti
eravamo così-esordì, indicando una delle bambole
più piccole-ma adesso siamo al
settimo anno, e siamo diventati come questa- mostrò loro la
bambola seconda per
grandezza- e tra non molto saremo così- concluse, tenendo in
mano la bambola
più grande, che conteneva tutte le altre.”
“Oh,
Charlie, è un pensiero
davvero dolce.”
“Vedete,
la più grande contiene
anche tutte le più piccole. Spero che anche noi faremo
così, che non ci
dimenticheremo di quello che siamo stati, una volta che saremo
adulti.”
Aggiunse il ragazzo, prima di venire sommerso dall’abbraccio
di Victoire e Isobel.
“Dopo
questo momento di debolezza
iniziale, immagino che avrai esaurito le tue scorte di tenerezza per un
pezzo,
non è vero Charlie?” lo prese in giro bonariamente
Victoire, cogliendolo di
sorpresa, con un bacio sulla guancia che lo fece arrossire.
“Immagino
di sì, dev’essere stato
il clima gelido che mi ha reso un sentimentale.” Rispose lui.
Accorgendosi che
Isobel lo stava osservando con uno sguardo strano, si
affrettò a cambiare
argomento.
“Quest’anno
sarà particolarmente
difficile, dubito che potremo prenderci le ore libere che ci siamo
goduti
l’anno scorso.”
“La
signorina Victoire Eccezionale Weasley vorrà certo aiutare i
suoi amici in
difficoltà, non è vero, Vic?”
“Certo,
Isobel, anche se devo dirti che non mi dispererei se tu decidessi una
buona volta
di aprire il libro di Babbanologia. Credo che i tuoi non lo comprino
solo perché
tu lo usi per salirci sopra quando devi arrivare agli scaffali
più alti del tuo
armadio.”
“Sai
che
preferisco altre materie.” Ribatté Isobel, con un
sorriso smagliante.
“Questo
è
l’eufemismo del secolo.” Intervenne Charles.
“D’accordo,
sai che detesto la Babbanologia e non capisco perché debba
essere una materia
obbligatoria. Non siamo tutti come te, Vic.”
“Da
questo si capisce che non ami molto neanche Storia della Magia,
altrimenti
sapresti perché Babbanologia è tanto
importante.” Controbatté Victoire. Aveva
ragione, infatti alcuni anni prima il dipartimento per
l’istruzione magica del
Ministero della Magia aveva emesso un decreto didattico che rendeva
obbligatorio lo studio della Babbanologia a Hogwarts. Era una delle
tante
misure prese per scongiurare una nuova diffusione di ideologie
filo-Purosangue
e anti-Babbane, attuata al fine di mettere gli studenti di Hogwarts in
condizione di conoscere la comunità non magica,
perché si riteneva che la
conoscenza permettesse di capire, e che dalla comprensione non potesse
nascere
odio.
“Va
bene,
risparmiaci la lezione di Storia della Magia, ne ho avuto abbastanza,
durante
quest’estate con mia madre!” la implorò
Charles.
“D’accordo,
d’accordo, vi risparmierò la mia predica, ma non
crediate di scampare a quella
che ci farà il professor Paciock non appena faremo lezione
con lui.”
Ω
“Ti
dico
che era proprio lei, non mi sbaglio di certo!”
“Va
bene,
James, ti credo, ma penso che dovresti smetterla di spiare i nostri
cugini. Non
credo che lei sarebbe contenta, se lo sapesse.” Albus era
piuttosto infastidito
dall’abitudine di James di ficcanasare negli affari altrui.
“Poco
importa quello che ne pensa lei, è una notizia fenomenale!
Ti rendi conto?”
“Mi
sembra piuttosto normale che due ragazzi della loro età
s’innamorino, hanno
l’età giusta e sono due persone così
meravigliose che non potrebbe essere
diversamente.” Commentò Rose, sognante.
“Lascia
perdere le tue romanticherie, ragazzina, qui si parla di cose
serie.”
“Davvero?
A me sembri tu quello che non riesce a smettere di pensare a Teddy e
Victoire,
più che Rosie.” Intervenne Lucy, esasperata
dall’agitazione del cugino.
“Se
si
sposassero, lui diventerebbe nostro parente!”
“Lo
è già
praticamente, e tu parli di matrimonio quando li hai solo visti
scambiarsi un
bacio, James. Sii ragionevole.” Lo supplicò Louis.
“Non
vedo
l’ora di dirlo a tutti!”
“James
Sirius Potter, ti proibisco di dirlo a chicchessia. Se
l’hanno tenuto segreto,
avranno le loro ragioni.”
“Oltretutto,
non oso immaginare la reazione di Lily quando saprà che il
suo adorato Teddy ha
una ragazza, e non sono sicuro di volere assistere.” Aggiunse
Albus,
preoccupato.
“Ma
io
devo dirlo in giro! Tutti devono sapere che Teddy Lupin
diventerà mio parente.”
Si ribellò James.
“E
va bene
Potter, mi hai costretto tu. Louis, Lucy, Rose, Albus, mi siete
testimoni. Silencio.”
Roxanne intervenne per
tacitare James e indirizzare la conversazione del gruppo dei cugini
più giovani
su un argomento di maggior interesse. Il ragazzino provò a
ribellarsi, ma non
riuscì a impedire alla cugina di zittirlo, e si
accontentò di mettere il
broncio per il resto del viaggio.
“Allora, primini,
siete pronti per lo
Smistamento?” chiese Lucy a Rose e Albus. I due impallidirono.
“Non
mi
definirei pronto.” Rispose Albus, nervosamente.
“Hai
paura per quello che ti dice James? Non prestargli attenzione. In
qualunque
Casa tu sia, sarà quella giusta. Il Cappello non
sbaglia.” Lo rassicurò
Roxanne, accennando a James che, sentendosi chiamato in causa,
cominciò a farle
sberleffi.
“Lo
so,
me lo dicono tutti, ma temo che farebbe scalpore se il figlio di Harry
Potter
non finisse in Grifondoro, non trovi?”
“Albus,
hai notato come tutti noi siamo entusiasti di tornare a Hogwarts, anche
se ciò
significa lasciare le nostre famiglie e dover trascorrere molte ore a
studiare
o esercitarci?”
“Si,
l’ho
notato.” Rispose il ragazzino, spiazzato dal cambio di
argomento.
“A
Hogwarts puoi farti strada da solo, grazie ai tuoi meriti. Non dico che
i
professori si dimentichino di chi erano i tuoi genitori, se ne
ricordano
perfettamente, ma non è tutto. Potrai dimostrare chi sei
veramente, e questo
non dipenderà dal fatto che tuo padre sia il salvatore del
mondo magico. In
qualunque Casa sarai, le renderai onore, perché sei un
ragazzo intelligente e
dotato, e non per il nome di tuo padre.”
Albus
la
guardò con uno sguardo pieno di riconoscenza, quel discorso
lo aveva
tranquillizzato perfino più di quanto gli aveva detto suo
padre a King’s Cross,
perché ora non sentiva nemmeno il bisogno di chiedere al
Cappello Parlante di
Smistarlo in Grifondoro. Si sentiva molto più rilassato, e
s’immerse nella
conversazione tra le cugine, che ora era incentrata su un altro
argomento.
“Vedrai,
Lucy, Hogsmeade è semplicemente splendida. Non puoi
immaginare quanto è bello
bere una Burrobirra mentre fuori nevica, e Mielandia è un
paradiso.”
“Io
vi
invidio, non riesco a sopportare che debba trascorrere un intero anno,
prima
che io possa visitare Hogsmeade.” Sbuffò Louis,
che era solo al secondo anno.
“Non
vedo
l’ora che organizzino la prima gita!”
esclamò Lucy, entusiasta del racconto
della cugina. Anche James sembrava condividere la sua gioia, sebbene
non
potesse esprimerla a voce. Impietosita, Roxanne lo liberò
dagli effetti del
proprio incantesimo con un colpo di bacchetta.
“Io
voglio assolutamente andare a vedere l’Emporio di
Zonko!” esclamò il più grande
dei Potter, una volta riacquisita la propria voce.
“É
carino, ma niente di speciale una volta che sei stato da Tiri Vispi
Weasley.”
Affermò Roxanne, orgogliosa
dell’attività del padre. Lei e Rose si scambiarono
uno sguardo d’intesa.
“Mi
ha
detto papà che stanno mettendo a punto un nuovo modello di
Orecchie Oblunghe.
Avranno un campo uditivo più ampio e potranno diventare
invisibili.” Annunciò
Rose.
“Per
Godric, non vedo l’ora di usarle la prossima volta che
papà inviterà il
Ministro della Magia a cena!” Lucy era semplicemente
entusiasta. Più che a
Percy, suo padre, Sottosegretario Anziano del Ministro della Magia,
Lucy
sembrava assomigliare ai suoi zii, Fred e George.
“Peccato
che la mamma abbia vietato a papà di portarne anche un solo
paio in casa.”
Mormorò Rose, piuttosto afflitta.
“Che
problema c’è? Puoi chiedere a Lily di farne una
scorta, a lei zia Hermione non
può vietare nulla!” Le suggerì Albus.
“Lily
non
può andare al negozio da sola, papà non lo
permetterebbe mai, dopo quella volta
al Paiolo Magico.” James alludeva a un episodio di parecchi
anni prima, quando
Ginny, incinta di Lily, era stata attaccata da due nostalgici del
regime di
Voldemort mentre usciva dal Paiolo Magico per rientrare nella Londra
Babbana.
L’incidente si era risolto in fretta con
l’intervento di Ron e George, il cui
negozio non era lontano dal Paiolo Magico, ma Harry ne sentiva la
responsabilità, ed era consapevole del rischio a cui tutta
la famiglia era
esposta.
“Non
deve
per forza andarci da sola, può accompagnarla
Teddy.” Ribatté Albus.
“Immagino
che Teddy adesso abbia di meglio da fare.” Rise Roxanne,
prima di rendersi
conto dell’errore che stava commettendo.
“Certo,
non può perdere tempo con Lily, deve pensare a nostra
cugina! Anche perché se
la farà soffrire dovremo ucciderlo. E poi come faremmo,
senza di lui?”
“James,
non ricominciare.”
“Non
credo che potrei mai ucciderlo.” Rimuginò il
ragazzo.
“Appunto,
lascia perdere.”
“Però
se
fa soffrire Victoire…”
“Silencio”
“Grazie
al cielo, Roxanne, mi stavo domandando quanto ci avresti
messo.”
Ω
Quella
sera, Ginny si disse che avrebbe avuto bisogno di tutto il senso
dell’umorismo
di Fred e George, dell’istinto materno di sua madre Molly,
dell’impegno di
Percy e della semplicità di Ron per risollevare
l’umore del marito e della
figlia. Lily si era chiusa in camera non appena erano arrivati a casa,
mentre
Harry non aveva proferito parola dopo aver visto il treno partire.
Ginny sapeva
che avrebbe dovuto fare qualunque cosa per risollevare
l’umore della famiglia,
quella sera, e avrebbe dato la sua scopa da corsa per avere Teddy a
cena. Lui avrebbe
coccolato Lily, facendola sentire speciale, e avrebbe chiacchierato con
Harry.
Da quando Ginny lo conosceva, Teddy aveva sempre avuto quel potere su
tutta la
famiglia Potter, lei stessa sentiva la sua mancanza, ora che non lo
vedevano da
giorni.
“Lily,
scendi, è ora di cena!” la ragazzina si
trascinò fino alla sala da pranzo, dove
Ginny e Harry la stavano aspettando.
“Non
ho
molta fame, posso tornare in camera? Vorrei scrivere una lettera a
Rose.”
“Ma
Lily,
tesoro, ho preparato fish and chips, il tuo piatto preferito! Non ha
senso
scrivere a Rose adesso, sarà impegnata con lo Smistamento e
non potrebbe
comunque risponderti fino a domattina.”
Svogliata,
Lily si sedette a tavola, ma non riempì il proprio piatto.
“Spero
che Teddy venga presto a trovarmi per portarmi da Florian Fortebraccio.
Me l’ha
promesso, e lui mantiene sempre le sue promesse.”
Harry
sussultò, e rivolse a Ginny uno sguardo pieno di
preoccupazione. La moglie
cercò di mostrarsi tranquilla e non rivelare la segreta
disperazione che le
dava la lontananza di quel figlio maggiore, soprattutto ora che altri
due figli
erano separati da lei.
“Stai
tranquilla, Lily. Nel frattempo, perché non invitiamo Hugo a
trovarti?” suggerì
Harry.
Lily
alzò
le spalle, come a dire che le era indifferente.
“Domani
potremmo andare a fare un giro a Diagon Alley, magari passiamo da Tiri
Vispi
Weasley. Ron mi ha detto che hanno preparato alcuni nuovi
scherzi.” Propose
Ginny.
“Va
bene”
approvò Lily, ma il suo tono rimase piatto.
“Lils,
so
che sei triste e che la casa sembra vuota, senza i tuoi fratelli, ho
vissuto
anch’io questa situazione. Però tuo padre e io
abbiamo bisogno di te, della
nostra bambina, e tu non puoi scappare. Anche a me mancano Al e Jamie,
e non
sai quanto vorrei che Teddy venisse a trovarci tutti i giorni, ma
purtroppo
funziona così, quando vuoi bene a qualcuno. Devi lasciare
che prendano le loro
strade, che a volte li portano lontano, ma ciò non significa
che non ti
vogliano più bene. Vedrai, un giorno dovremo lasciare andare
anche te, e sarà
difficile, ma sarà la cosa più giusta per
te.” Disse Ginny stringendo a sé la
figlia che, tra le braccia della madre, si lasciò finalmente
andare ai
singhiozzi, com’era stata sul punto di fare per tutta la
giornata.
Harry
si
avvicinò loro e depositò un bacio sulle fronti di
entrambe. “Io non voglio che
quel giorno arrivi tanto presto- sussurrò
all’orecchio della figlia- ho bisogno
di godermi le mie streghe ancora per qualche tempo.”
Finalmente
rincuorata dall’affetto dei genitori, Lily si
avventò sul fish and chips con
foga. Ginny e Harry, tranquillizzati da quel ritorno alla
normalità, cercarono
di mantenere la conversazione su argomenti piacevoli, ma la
verità era che
c’era un quesito che assillava entrambi. Terminarono di
mangiare, Lily li
salutò per andare in camera sua, e Harry si alzò
per aiutare la moglie a
rigovernare. Mentre lavavano i piatti, uno accanto all’altra,
Ginny si rivolse
al marito.
“Harry?”
“Si,
Ginny?”
“Secondo
te, com’è andato lo Smistamento?”
Ω
Scorpius
fu molto felice di scendere dal treno e seguire il guardiacaccia Hagrid
che
chiamava “Primo anno! Primo anno, da questa
parte!”. Il viaggio verso la Scozia
gli era parso infinito, perché si era sentito molto solo. I
suoi genitori
avevano chiesto a Stephen Zabini, il figlio dei loro amici Blaise e
Frances,
che aveva due anni più di lui, di fargli compagnia durante
il tragitto, e
Stephen aveva acconsentito, per buona educazione. Tuttavia, sia lui che
Scorpius sapevano bene quanto sia fastidioso, quando si è
con i propri amici,
doversi tirare dietro un ragazzino più piccolo. Stephen
aveva presentato
Scorpius ai suoi compagni Serpeverde, e aveva cercato di coinvolgerlo
nella
conversazione, ma aveva finito per non prestargli attenzione e
chiacchierare con
i propri coetanei. Scorpius non lo biasimava, ma non desiderava altro
che
arrivare alla stazione di Hogsmeade e poter rimanere con i ragazzi del
primo
anno. Magari avrebbe trovato qualcuno sperduto come lui. Quando
finalmente il
treno si fermò, aveva già indossato la divisa.
Salutò Stephen, lieto di
liberarlo dalla responsabilità, infilò il
cappotto e scese.
Dopo
aver
seguito l’enorme guardiacaccia fino al Lago Nero, i ragazzini
del primo anno si
divisero in gruppi da quattro. Si ritrovò con tre ragazzi
che non aveva mai
visto, che dissero di chiamarsi Catherine Browne, Agnes
O’Reilly e Peter
Fields. Scorpius cercò di dire qualche parola, ma erano
tutti così agitati che
solo Catherine gli rispose, mentre gli altri si limitarono a
sorridergli
nervosamente.
Finalmente
ricevettero l’ordine di scendere dalle barche e seguire
Hagrid al castello, la
cui sagoma si stagliava davanti a loro, lasciandoli senza fiato.
Scorpius
sentiva l’emozione crescere dentro di sé e,
vedendo un ragazzino dai capelli neri
stringere la mano di una coetanea dalla chioma rossa,
desiderò avere qualcuno
con cui condividerla. Nel frattempo, erano arrivati in quella che
sembrava
essere una sala d’ingresso.
“Bene,
meglio che vado a sedermi. Ci vediamo allo Smistamento!” li
salutò Hagrid, per
poi sparire dietro una porta. I ragazzini rimasero lì, in
attesa. Non dovettero
aspettare a lungo, perché poco dopo da un’altra
porta entrò un uomo dai capelli
neri e l’espressione severa.
“Buonasera,
studenti del primo anno. Sono il professor Carmichael, insegnante di
Incantesimi e Vicepreside. Sono lieto di accogliervi al vostro arrivo
nella
nostra scuola, e di annunciarvi che tra poco procederemo con lo
Smistamento.”
Scorpius e i compagni lo ascoltarono illustrare le caratteristiche
delle
diverse Case e il regolamento della scuola, e il giovane Malfoy si rese
conto
di conoscere già quelle informazioni, era una fortuna che
sua mamma gli avesse
parlato a lungo di Hogwarts!
Quando
il
professor Carmichael ebbe terminato il proprio discorso, i ragazzini
del primo
anno lo seguirono attraverso la porta dietro cui era sparito Hagrid, e
improvvisamente si ritrovarono in un’immensa sala illuminata,
dove si resero
conto di essere osservati da centinaia di ragazzi e da un gruppo di
adulti che,
con ogni probabilità, costituiva il corpo docente.
Carmichael
estrasse un cappello piuttosto logoro e lo depose su uno sgabello.
Inaspettatamente,
il vecchio copricapo aprì quella che sembrava una scucitura
nella stoffa come
se fosse stata una bocca, e recitò una filastrocca in cui si
presentava e
descriveva le diverse Case. Quando ebbe terminato, fu il professor
Carmichael a
prendere nuovamente la parola.
“Ora
procederemo
con lo Smistamento, chiamerò ognuno di voi, uno alla volta,
e indosserete il
Cappello Parlante, che stabilirà in quale Casa
collocarvi.” Spiegò il professore.
Scorpius sentiva le gambe tremare. Sperava con tutte le sue forze che
sarebbe
stato in Serpeverde, la Casa dei suoi genitori.
Il
primo
a essere chiamato fu Abney John, che fu Smistato in Corvonero. Fu
seguito da
Alden Amanda, Grifondoro, e da Atwood Elizabeth, entrambe Grifondoro.
Dopo di
loro, Austin James e Banks Euan divennero Tassorosso, e
arrivò il turno di Browne
Catherine. Quel nome attirò l’attenzione di
Scorpius, essendo uno dei pochi che
conosceva. Il Cappello si posò sui riccioli neri di
Catherine, e vi rimase per
un’insolita quantità di tempo. Alla fine, si
decise per “Serpeverde!” e
Scorpius non poté fare a meno di esserne contento; Catherine
gli era sembrata
una persona gentile, c’era qualcosa nel suo sguardo che
glielo diceva.
L’ordine
alfabetico scorreva lentamente, Fields Peter, il ragazzo che aveva
conosciuto
in barca, fu Smistato in Corvonero, e poco dopo arrivò il
momento di “Malfoy,
Scorpius!”. Mentre si avvicinava allo sgabello, Scorpius
notò che la donna
anziana seduta al centro del tavolo degli insegnanti, verosimilmente la
Preside, lo guardava con interesse. Quando si fu seduto, il professor
Carmichael posò il Cappello sulla sua testa.
“Vediamo,
un altro Malfoy? Di solito non ho problemi con i membri della tua
famiglia, li
ho collocati tutti in Serpeverde, ma tu hai qualcosa di diverso.
Ricordo che
anche con tua madre ero indeciso, avrebbe potuto essere
un’eccellente
Corvonero, ma in fin dei conti ha dato lustro alla Casa di Salazar
Serpeverde. Forse
tu assomigli a lei? Si, seguirai le orme di tua madre.
SERPEVERDE!”
Scorpius
si alzò e raggiunse il tavolo di Serpeverde, dove fu accolto
dall’applauso dei
suoi nuovi compagni di Casa. Notò che Catherine era seduta
da sola, e si
sedette accanto a lei, che gli rivolse uno sguardo grato.
“Tu
sei
Scorpius, giusto? Merlino, sono felice di conoscere qualcuno della mia
Casa,
ora che Peter è in Corvonero. Spero che Agnes
sarà con noi!”
Poco
dopo
fu il turno di O’Reilly Agnes, la quale fu divenne una
Corvonero come Peter,
con gran disappunto di Catherine. Scorpius, nel frattempo,
cominciò a guardarsi
intorno. Si sentiva molto più rilassato, ora che era stato
Smistato. Notò che
era arrivato il turno del ragazzo dai capelli scuri che aveva notato
poco
prima, nell’ingresso.
“Potter,
Albus!”
Angolo
dell’autore
Ciao
a
tutti, rieccomi!
Questo
capitolo
tratta più temi degli altri, dato che i punti di vista sono
quattro, e non due
come nei precedenti. Victoire ha ritrovato i suoi amici, Isobel e
Charles, ma sente
molta nostalgia di Ted. Come lei, anche Lily sente la mancanza del suo
adorato
Teddy, e Ginny e Harry devono farsi in quattro per consolarla. Nel
frattempo,
ho cercato di mostrarvi le dinamiche dei rapporti tra i più
giovani dei cugini
Weasley. La più grande è Roxanne, al quarto anno,
ed è lei che gestisce quel
discolo di James. Lucy è la seconda figlia di Percy, e ha la
stessa età di
James. Louis ha un anno meno di loro, quindi uno in più
rispetto ad Albus e
Rose. Passando all’ultimo punto di vista, il primo giorno di
scuola di Scorpius
è molto diverso da quello vissuto da suo padre a suo tempo,
a partire dal fatto
che Scorpius è solo, non ha due equivalenti di Tiger e Goyle
a fargli da
scagnozzi. È un Serpeverde, come i suoi genitori si
aspettavano, e non conosce
Albus e Rose, ma loro hanno attirato la sua attenzione quasi per caso.
Al
prossimo
capitolo!
Lucia
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