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Autore: lucia_canon    19/03/2016    2 recensioni
-“Un nome, una garanzia, tu dici. E dici bene, mia cara. Conosci il secondo nome di Albus Potter?”
“Ha un secondo nome?”
“Severus.”
“Come Piton? Per quella storia che è uscita sul Profeta dopo la Battaglia di Hogwarts?”-
Genere: Commedia, Drammatico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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“And now we welcome the new year, full of things that have never been” 
 
Rainer Maria Rilke

Il viaggio verso Hogwarts era cominciato da qualche ora, e Victoire guardava la campagna inglese scorrere accanto a sé, mentre i suoi amici, Charles e Isobel, chiacchieravano raccontandosi le vacanze e pianificando il loro ultimo anno a Hogwarts, domandandosi perché la loro amica fosse così silenziosa. Victoire non era mai stata una chiacchierona, ma di solito era molto felice di condividere i racconti dell’estate con loro due. Era una specie di tradizione dei loro viaggi sull’Espresso per Hogwarts, e quell’anno era la loro ultima occasione.

“Ehi Charlie, spero che tu ti sia allenato quest’estate, non voglio un Battitore sotto tono. Ho fatto un piano di allenamenti che ci porterà senza dubbio a vincere il campionato. Questa volta i Serpeverde non ci batteranno.” Isobel era il Capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro, una fortissima Cercatrice, grazie alla sua taglia minuta e al suo occhio di falco.


“Lo diciamo tutti gli anni, poi puntualmente prendiamo in squadra Battitori che si colpiscono da soli con la mazza, Portieri che incastrano la testa in uno degli anelli delle porte o Cacciatori che si fanno mettere in punizione il giorno prima della finale.” Si lamentò Charles.

“Poche storie, quest’anno vinceremo. La mia Nimbus 3000 non mi tradirà.”

“Certo, certo. Ehi Vic, lo so che il Quidditch non t’interessa, ma non tagliarti fuori così! Che hai fatto durante l’estate?”

Victoire si chiese se fosse giunto il momento di raccontare di Teddy. Sapeva che parlarne con i suoi fratelli era fuori questione. Dominique l’avrebbe spiattellato ai genitori la prossima volta che si fosse cacciata in qualche guaio, per sviare l’attenzione da sé, e Louis non rappresentava esattamente il suo confidente ideale. Tra i cugini, Fred probabilmente si sarebbe ingelosito, perché Victoire era la sua cugina preferita, Rose, Hugo, James, Lucy, Roxanne erano troppo piccoli perché lei potesse confidarsi con loro, e Molly sarebbe stata troppo occupata a studiare, come sempre. Le uniche persone con cui avrebbero potuto confidarsi erano proprio i suoi amici, ma per qualche motivo, forse per la tristezza che non l’abbandonava da quando aveva salutato Teddy a King’s Cross, non riusciva a parlarne.

“Sono stata quasi sempre a Tinworth, tranne per qualche visita ai miei cugini, a Londra e Ottery St Catchpole. Nell’ultima settimana di vacanze sono venuti i miei nonni da Marsiglia.” Scelse di raccontare. Al sentir nominare i Delacour, Charles e Isobel assunsero un’espressione eloquente.

“Divertente, si è trattato di uno stratagemma dei tuoi genitori per invogliarti a tornare a scuola?” commentò Charles. Suo malgrado, Victoire scoppiò a ridere.

“Non sono sicura che il loro intento fosse quello, ma è certo che ci sono riusciti.”

“Povera ragazza, com’è stato?”

“Entusiasmante, come al solito. Hanno cercato di convincermi a trasferirmi in Francia.”

“Cosa?” Esclamarono i suoi amici, all’unisono.

“Ricordate che tempo fa, al quinto anno, ripetevo che sognavo di trasferirmi lì?”

“Vagamente” rispose Isobel, mentre Charles la guardava con espressione stupita.

“Ma non te ne andrai, vero?”

Victoire scosse la testa, sentendo un’ondata di affetto nei confronti degli amici. Contemporaneamente, avvertiva un senso di colpevolezza nel tenerli all’oscuro del proprio segreto, escludendoli da qualcosa che la rendeva euforica. Sapeva che avrebbe dovuto dire loro di Teddy, perché era la cosa giusta da fare, ma non riusciva a trovare le parole. Era difficile, in effetti, scovare un modo per parlare di lui che non fosse banale, e che potesse rendere appieno la sua felicità. Si ripromise che nei giorni successivi lo avrebbe trovato.

“Piuttosto, Charlie, come hai passato la tua estate?” Victoire invidiava i Davies, la famiglia dell’amico, per i fantastici viaggi che intraprendevano ogni estate. Aveva ascoltato, estatica, il meraviglioso racconto sul viaggio in India dell’estate precedente, e ora era estremamente curiosa di sapere dove si fossero recati i Davies quell’anno.

“Siamo andati in Russia, mia madre voleva visitare l’archivio della Magicheskaya Shkola, nella steppa siberiana, per trovare notizie sulla Baba Jaga, su cui scriverà il suo prossimo libro.”
 Morag, la madre di Charles, era un’autorevole storica della Magia.

 

“Che meraviglia! Fate sempre viaggi talmente interessanti!”

“Parli così perché non sai quanto freddo faceva, in Russia. Però io e mio padre abbiamo fatto alcune escursioni nella steppa, nonostante la temperatura è stata un’esperienza bellissima.” Disse Charles, estraendo alcune foto per mostrarle alle amiche. Isobel e Victoire apprezzarono le immagini di San Pietroburgo e i panorami della steppa, e finirono per ridere come pazze quando videro una foto del loro amico con un colbacco.

“Come ho detto, faceva piuttosto freddo.” Si difese Charles, arrossendo. Ciononostante, le due continuarono a sghignazzare.

“Weasley, Baston, smettetela immediatamente, oppure non vi darò i vostri regali.” Quell’ultima, perentoria, affermazione sortì l’effetto desiderato. Le due ragazze cessarono subito di ridere.

“Ci hai portato dei regali? - Isobel assunse un’espressione angelica. - Grazie, Charlie!”

Il ragazzo aprì la borsa e tirò fuori due pacchetti identici che, si scoprì, contenevano altrettante matrioske. Le sue amiche le osservarono estasiate, e lo guardarono aprirne una per spiegare il motivo di quel regalo.

“Quando ci siamo conosciuti eravamo così-esordì, indicando una delle bambole più piccole-ma adesso siamo al settimo anno, e siamo diventati come questa- mostrò loro la bambola seconda per grandezza- e tra non molto saremo così- concluse, tenendo in mano la bambola più grande, che conteneva tutte le altre.”

“Oh, Charlie, è un pensiero davvero dolce.”

“Vedete, la più grande contiene anche tutte le più piccole. Spero che anche noi faremo così, che non ci dimenticheremo di quello che siamo stati, una volta che saremo adulti.” Aggiunse il ragazzo, prima di venire sommerso dall’abbraccio di Victoire e Isobel.

“Dopo questo momento di debolezza iniziale, immagino che avrai esaurito le tue scorte di tenerezza per un pezzo, non è vero Charlie?” lo prese in giro bonariamente Victoire, cogliendolo di sorpresa, con un bacio sulla guancia che lo fece arrossire.

“Immagino di sì, dev’essere stato il clima gelido che mi ha reso un sentimentale.” Rispose lui. Accorgendosi che Isobel lo stava osservando con uno sguardo strano, si affrettò a cambiare argomento.

“Quest’anno sarà particolarmente difficile, dubito che potremo prenderci le ore libere che ci siamo goduti l’anno scorso.”

“La signorina Victoire Eccezionale Weasley vorrà certo aiutare i suoi amici in difficoltà, non è vero, Vic?”

“Certo, Isobel, anche se devo dirti che non mi dispererei se tu decidessi una buona volta di aprire il libro di Babbanologia. Credo che i tuoi non lo comprino solo perché tu lo usi per salirci sopra quando devi arrivare agli scaffali più alti del tuo armadio.”

“Sai che preferisco altre materie.” Ribatté Isobel, con un sorriso smagliante.

“Questo è l’eufemismo del secolo.” Intervenne Charles.

“D’accordo, sai che detesto la Babbanologia e non capisco perché debba essere una materia obbligatoria. Non siamo tutti come te, Vic.”

“Da questo si capisce che non ami molto neanche Storia della Magia, altrimenti sapresti perché Babbanologia è tanto importante.” Controbatté Victoire. Aveva ragione, infatti alcuni anni prima il dipartimento per l’istruzione magica del Ministero della Magia aveva emesso un decreto didattico che rendeva obbligatorio lo studio della Babbanologia a Hogwarts. Era una delle tante misure prese per scongiurare una nuova diffusione di ideologie filo-Purosangue e anti-Babbane, attuata al fine di mettere gli studenti di Hogwarts in condizione di conoscere la comunità non magica, perché si riteneva che la conoscenza permettesse di capire, e che dalla comprensione non potesse nascere odio.

“Va bene, risparmiaci la lezione di Storia della Magia, ne ho avuto abbastanza, durante quest’estate con mia madre!” la implorò Charles.

“D’accordo, d’accordo, vi risparmierò la mia predica, ma non crediate di scampare a quella che ci farà il professor Paciock non appena faremo lezione con lui.”

“Ti dico che era proprio lei, non mi sbaglio di certo!”

“Va bene, James, ti credo, ma penso che dovresti smetterla di spiare i nostri cugini. Non credo che lei sarebbe contenta, se lo sapesse.” Albus era piuttosto infastidito dall’abitudine di James di ficcanasare negli affari altrui.

“Poco importa quello che ne pensa lei, è una notizia fenomenale! Ti rendi conto?”

“Mi sembra piuttosto normale che due ragazzi della loro età s’innamorino, hanno l’età giusta e sono due persone così meravigliose che non potrebbe essere diversamente.” Commentò Rose, sognante.

“Lascia perdere le tue romanticherie, ragazzina, qui si parla di cose serie.”

“Davvero? A me sembri tu quello che non riesce a smettere di pensare a Teddy e Victoire, più che Rosie.” Intervenne Lucy, esasperata dall’agitazione del cugino.

“Se si sposassero, lui diventerebbe nostro parente!”

“Lo è già praticamente, e tu parli di matrimonio quando li hai solo visti scambiarsi un bacio, James. Sii ragionevole.” Lo supplicò Louis.

“Non vedo l’ora di dirlo a tutti!”

“James Sirius Potter, ti proibisco di dirlo a chicchessia. Se l’hanno tenuto segreto, avranno le loro ragioni.”

“Oltretutto, non oso immaginare la reazione di Lily quando saprà che il suo adorato Teddy ha una ragazza, e non sono sicuro di volere assistere.” Aggiunse Albus, preoccupato.

“Ma io devo dirlo in giro! Tutti devono sapere che Teddy Lupin diventerà mio parente.” Si ribellò James.

“E va bene Potter, mi hai costretto tu. Louis, Lucy, Rose, Albus, mi siete testimoni. Silencio.” Roxanne intervenne per tacitare James e indirizzare la conversazione del gruppo dei cugini più giovani su un argomento di maggior interesse. Il ragazzino provò a ribellarsi, ma non riuscì a impedire alla cugina di zittirlo, e si accontentò di mettere il broncio per il resto del viaggio.

 “Allora, primini, siete pronti per lo Smistamento?” chiese Lucy a Rose e Albus. I due impallidirono.

“Non mi definirei pronto.” Rispose Albus, nervosamente.

“Hai paura per quello che ti dice James? Non prestargli attenzione. In qualunque Casa tu sia, sarà quella giusta. Il Cappello non sbaglia.” Lo rassicurò Roxanne, accennando a James che, sentendosi chiamato in causa, cominciò a farle sberleffi.

“Lo so, me lo dicono tutti, ma temo che farebbe scalpore se il figlio di Harry Potter non finisse in Grifondoro, non trovi?”

“Albus, hai notato come tutti noi siamo entusiasti di tornare a Hogwarts, anche se ciò significa lasciare le nostre famiglie e dover trascorrere molte ore a studiare o esercitarci?”

“Si, l’ho notato.” Rispose il ragazzino, spiazzato dal cambio di argomento.

“A Hogwarts puoi farti strada da solo, grazie ai tuoi meriti. Non dico che i professori si dimentichino di chi erano i tuoi genitori, se ne ricordano perfettamente, ma non è tutto. Potrai dimostrare chi sei veramente, e questo non dipenderà dal fatto che tuo padre sia il salvatore del mondo magico. In qualunque Casa sarai, le renderai onore, perché sei un ragazzo intelligente e dotato, e non per il nome di tuo padre.”

Albus la guardò con uno sguardo pieno di riconoscenza, quel discorso lo aveva tranquillizzato perfino più di quanto gli aveva detto suo padre a King’s Cross, perché ora non sentiva nemmeno il bisogno di chiedere al Cappello Parlante di Smistarlo in Grifondoro. Si sentiva molto più rilassato, e s’immerse nella conversazione tra le cugine, che ora era incentrata su un altro argomento.

“Vedrai, Lucy, Hogsmeade è semplicemente splendida. Non puoi immaginare quanto è bello bere una Burrobirra mentre fuori nevica, e Mielandia è un paradiso.”

“Io vi invidio, non riesco a sopportare che debba trascorrere un intero anno, prima che io possa visitare Hogsmeade.” Sbuffò Louis, che era solo al secondo anno.

“Non vedo l’ora che organizzino la prima gita!” esclamò Lucy, entusiasta del racconto della cugina. Anche James sembrava condividere la sua gioia, sebbene non potesse esprimerla a voce. Impietosita, Roxanne lo liberò dagli effetti del proprio incantesimo con un colpo di bacchetta.

“Io voglio assolutamente andare a vedere l’Emporio di Zonko!” esclamò il più grande dei Potter, una volta riacquisita la propria voce.

“É carino, ma niente di speciale una volta che sei stato da Tiri Vispi Weasley.” Affermò Roxanne, orgogliosa dell’attività del padre. Lei e Rose si scambiarono uno sguardo d’intesa.

“Mi ha detto papà che stanno mettendo a punto un nuovo modello di Orecchie Oblunghe. Avranno un campo uditivo più ampio e potranno diventare invisibili.” Annunciò Rose.

“Per Godric, non vedo l’ora di usarle la prossima volta che papà inviterà il Ministro della Magia a cena!” Lucy era semplicemente entusiasta. Più che a Percy, suo padre, Sottosegretario Anziano del Ministro della Magia, Lucy sembrava assomigliare ai suoi zii, Fred e George.

“Peccato che la mamma abbia vietato a papà di portarne anche un solo paio in casa.” Mormorò Rose, piuttosto afflitta.

“Che problema c’è? Puoi chiedere a Lily di farne una scorta, a lei zia Hermione non può vietare nulla!” Le suggerì Albus.

“Lily non può andare al negozio da sola, papà non lo permetterebbe mai, dopo quella volta al Paiolo Magico.” James alludeva a un episodio di parecchi anni prima, quando Ginny, incinta di Lily, era stata attaccata da due nostalgici del regime di Voldemort mentre usciva dal Paiolo Magico per rientrare nella Londra Babbana. L’incidente si era risolto in fretta con l’intervento di Ron e George, il cui negozio non era lontano dal Paiolo Magico, ma Harry ne sentiva la responsabilità, ed era consapevole del rischio a cui tutta la famiglia era esposta.

“Non deve per forza andarci da sola, può accompagnarla Teddy.” Ribatté Albus.

“Immagino che Teddy adesso abbia di meglio da fare.” Rise Roxanne, prima di rendersi conto dell’errore che stava commettendo.

“Certo, non può perdere tempo con Lily, deve pensare a nostra cugina! Anche perché se la farà soffrire dovremo ucciderlo. E poi come faremmo, senza di lui?”

“James, non ricominciare.”

“Non credo che potrei mai ucciderlo.” Rimuginò il ragazzo.

“Appunto, lascia perdere.”

“Però se fa soffrire Victoire…”

Silencio

“Grazie al cielo, Roxanne, mi stavo domandando quanto ci avresti messo.”

Quella sera, Ginny si disse che avrebbe avuto bisogno di tutto il senso dell’umorismo di Fred e George, dell’istinto materno di sua madre Molly, dell’impegno di Percy e della semplicità di Ron per risollevare l’umore del marito e della figlia. Lily si era chiusa in camera non appena erano arrivati a casa, mentre Harry non aveva proferito parola dopo aver visto il treno partire. Ginny sapeva che avrebbe dovuto fare qualunque cosa per risollevare l’umore della famiglia, quella sera, e avrebbe dato la sua scopa da corsa per avere Teddy a cena. Lui avrebbe coccolato Lily, facendola sentire speciale, e avrebbe chiacchierato con Harry. Da quando Ginny lo conosceva, Teddy aveva sempre avuto quel potere su tutta la famiglia Potter, lei stessa sentiva la sua mancanza, ora che non lo vedevano da giorni.

“Lily, scendi, è ora di cena!” la ragazzina si trascinò fino alla sala da pranzo, dove Ginny e Harry la stavano aspettando.

“Non ho molta fame, posso tornare in camera? Vorrei scrivere una lettera a Rose.”

“Ma Lily, tesoro, ho preparato fish and chips, il tuo piatto preferito! Non ha senso scrivere a Rose adesso, sarà impegnata con lo Smistamento e non potrebbe comunque risponderti fino a domattina.”

Svogliata, Lily si sedette a tavola, ma non riempì il proprio piatto.

“Spero che Teddy venga presto a trovarmi per portarmi da Florian Fortebraccio. Me l’ha promesso, e lui mantiene sempre le sue promesse.”

Harry sussultò, e rivolse a Ginny uno sguardo pieno di preoccupazione. La moglie cercò di mostrarsi tranquilla e non rivelare la segreta disperazione che le dava la lontananza di quel figlio maggiore, soprattutto ora che altri due figli erano separati da lei.

“Stai tranquilla, Lily. Nel frattempo, perché non invitiamo Hugo a trovarti?” suggerì Harry.

Lily alzò le spalle, come a dire che le era indifferente.

“Domani potremmo andare a fare un giro a Diagon Alley, magari passiamo da Tiri Vispi Weasley. Ron mi ha detto che hanno preparato alcuni nuovi scherzi.” Propose Ginny.

“Va bene” approvò Lily, ma il suo tono rimase piatto.

“Lils, so che sei triste e che la casa sembra vuota, senza i tuoi fratelli, ho vissuto anch’io questa situazione. Però tuo padre e io abbiamo bisogno di te, della nostra bambina, e tu non puoi scappare. Anche a me mancano Al e Jamie, e non sai quanto vorrei che Teddy venisse a trovarci tutti i giorni, ma purtroppo funziona così, quando vuoi bene a qualcuno. Devi lasciare che prendano le loro strade, che a volte li portano lontano, ma ciò non significa che non ti vogliano più bene. Vedrai, un giorno dovremo lasciare andare anche te, e sarà difficile, ma sarà la cosa più giusta per te.” Disse Ginny stringendo a sé la figlia che, tra le braccia della madre, si lasciò finalmente andare ai singhiozzi, com’era stata sul punto di fare per tutta la giornata.

Harry si avvicinò loro e depositò un bacio sulle fronti di entrambe. “Io non voglio che quel giorno arrivi tanto presto- sussurrò all’orecchio della figlia- ho bisogno di godermi le mie streghe ancora per qualche tempo.”

Finalmente rincuorata dall’affetto dei genitori, Lily si avventò sul fish and chips con foga. Ginny e Harry, tranquillizzati da quel ritorno alla normalità, cercarono di mantenere la conversazione su argomenti piacevoli, ma la verità era che c’era un quesito che assillava entrambi. Terminarono di mangiare, Lily li salutò per andare in camera sua, e Harry si alzò per aiutare la moglie a rigovernare. Mentre lavavano i piatti, uno accanto all’altra, Ginny si rivolse al marito.

“Harry?”

“Si, Ginny?”

“Secondo te, com’è andato lo Smistamento?”

Scorpius fu molto felice di scendere dal treno e seguire il guardiacaccia Hagrid che chiamava “Primo anno! Primo anno, da questa parte!”. Il viaggio verso la Scozia gli era parso infinito, perché si era sentito molto solo. I suoi genitori avevano chiesto a Stephen Zabini, il figlio dei loro amici Blaise e Frances, che aveva due anni più di lui, di fargli compagnia durante il tragitto, e Stephen aveva acconsentito, per buona educazione. Tuttavia, sia lui che Scorpius sapevano bene quanto sia fastidioso, quando si è con i propri amici, doversi tirare dietro un ragazzino più piccolo. Stephen aveva presentato Scorpius ai suoi compagni Serpeverde, e aveva cercato di coinvolgerlo nella conversazione, ma aveva finito per non prestargli attenzione e chiacchierare con i propri coetanei. Scorpius non lo biasimava, ma non desiderava altro che arrivare alla stazione di Hogsmeade e poter rimanere con i ragazzi del primo anno. Magari avrebbe trovato qualcuno sperduto come lui. Quando finalmente il treno si fermò, aveva già indossato la divisa. Salutò Stephen, lieto di liberarlo dalla responsabilità, infilò il cappotto e scese.

Dopo aver seguito l’enorme guardiacaccia fino al Lago Nero, i ragazzini del primo anno si divisero in gruppi da quattro. Si ritrovò con tre ragazzi che non aveva mai visto, che dissero di chiamarsi Catherine Browne, Agnes O’Reilly e Peter Fields. Scorpius cercò di dire qualche parola, ma erano tutti così agitati che solo Catherine gli rispose, mentre gli altri si limitarono a sorridergli nervosamente.

Finalmente ricevettero l’ordine di scendere dalle barche e seguire Hagrid al castello, la cui sagoma si stagliava davanti a loro, lasciandoli senza fiato. Scorpius sentiva l’emozione crescere dentro di sé e, vedendo un ragazzino dai capelli neri stringere la mano di una coetanea dalla chioma rossa, desiderò avere qualcuno con cui condividerla. Nel frattempo, erano arrivati in quella che sembrava essere una sala d’ingresso.

“Bene, meglio che vado a sedermi. Ci vediamo allo Smistamento!” li salutò Hagrid, per poi sparire dietro una porta. I ragazzini rimasero lì, in attesa. Non dovettero aspettare a lungo, perché poco dopo da un’altra porta entrò un uomo dai capelli neri e l’espressione severa.

“Buonasera, studenti del primo anno. Sono il professor Carmichael, insegnante di Incantesimi e Vicepreside. Sono lieto di accogliervi al vostro arrivo nella nostra scuola, e di annunciarvi che tra poco procederemo con lo Smistamento.” Scorpius e i compagni lo ascoltarono illustrare le caratteristiche delle diverse Case e il regolamento della scuola, e il giovane Malfoy si rese conto di conoscere già quelle informazioni, era una fortuna che sua mamma gli avesse parlato a lungo di Hogwarts!

Quando il professor Carmichael ebbe terminato il proprio discorso, i ragazzini del primo anno lo seguirono attraverso la porta dietro cui era sparito Hagrid, e improvvisamente si ritrovarono in un’immensa sala illuminata, dove si resero conto di essere osservati da centinaia di ragazzi e da un gruppo di adulti che, con ogni probabilità, costituiva il corpo docente.

Carmichael estrasse un cappello piuttosto logoro e lo depose su uno sgabello. Inaspettatamente, il vecchio copricapo aprì quella che sembrava una scucitura nella stoffa come se fosse stata una bocca, e recitò una filastrocca in cui si presentava e descriveva le diverse Case. Quando ebbe terminato, fu il professor Carmichael a prendere nuovamente la parola.

“Ora procederemo con lo Smistamento, chiamerò ognuno di voi, uno alla volta, e indosserete il Cappello Parlante, che stabilirà in quale Casa collocarvi.” Spiegò il professore. Scorpius sentiva le gambe tremare. Sperava con tutte le sue forze che sarebbe stato in Serpeverde, la Casa dei suoi genitori.

Il primo a essere chiamato fu Abney John, che fu Smistato in Corvonero. Fu seguito da Alden Amanda, Grifondoro, e da Atwood Elizabeth, entrambe Grifondoro. Dopo di loro, Austin James e Banks Euan divennero Tassorosso, e arrivò il turno di Browne Catherine. Quel nome attirò l’attenzione di Scorpius, essendo uno dei pochi che conosceva. Il Cappello si posò sui riccioli neri di Catherine, e vi rimase per un’insolita quantità di tempo. Alla fine, si decise per “Serpeverde!” e Scorpius non poté fare a meno di esserne contento; Catherine gli era sembrata una persona gentile, c’era qualcosa nel suo sguardo che glielo diceva.

L’ordine alfabetico scorreva lentamente, Fields Peter, il ragazzo che aveva conosciuto in barca, fu Smistato in Corvonero, e poco dopo arrivò il momento di “Malfoy, Scorpius!”. Mentre si avvicinava allo sgabello, Scorpius notò che la donna anziana seduta al centro del tavolo degli insegnanti, verosimilmente la Preside, lo guardava con interesse. Quando si fu seduto, il professor Carmichael posò il Cappello sulla sua testa.

“Vediamo, un altro Malfoy? Di solito non ho problemi con i membri della tua famiglia, li ho collocati tutti in Serpeverde, ma tu hai qualcosa di diverso. Ricordo che anche con tua madre ero indeciso, avrebbe potuto essere un’eccellente Corvonero, ma in fin dei conti ha dato lustro alla Casa di Salazar Serpeverde. Forse tu assomigli a lei? Si, seguirai le orme di tua madre. SERPEVERDE!”

Scorpius si alzò e raggiunse il tavolo di Serpeverde, dove fu accolto dall’applauso dei suoi nuovi compagni di Casa. Notò che Catherine era seduta da sola, e si sedette accanto a lei, che gli rivolse uno sguardo grato.

“Tu sei Scorpius, giusto? Merlino, sono felice di conoscere qualcuno della mia Casa, ora che Peter è in Corvonero. Spero che Agnes sarà con noi!”

Poco dopo fu il turno di O’Reilly Agnes, la quale fu divenne una Corvonero come Peter, con gran disappunto di Catherine. Scorpius, nel frattempo, cominciò a guardarsi intorno. Si sentiva molto più rilassato, ora che era stato Smistato. Notò che era arrivato il turno del ragazzo dai capelli scuri che aveva notato poco prima, nell’ingresso.

“Potter, Albus!”  

Angolo dell’autore

Ciao a tutti, rieccomi!

Questo capitolo tratta più temi degli altri, dato che i punti di vista sono quattro, e non due come nei precedenti. Victoire ha ritrovato i suoi amici, Isobel e Charles, ma sente molta nostalgia di Ted. Come lei, anche Lily sente la mancanza del suo adorato Teddy, e Ginny e Harry devono farsi in quattro per consolarla. Nel frattempo, ho cercato di mostrarvi le dinamiche dei rapporti tra i più giovani dei cugini Weasley. La più grande è Roxanne, al quarto anno, ed è lei che gestisce quel discolo di James. Lucy è la seconda figlia di Percy, e ha la stessa età di James. Louis ha un anno meno di loro, quindi uno in più rispetto ad Albus e Rose. Passando all’ultimo punto di vista, il primo giorno di scuola di Scorpius è molto diverso da quello vissuto da suo padre a suo tempo, a partire dal fatto che Scorpius è solo, non ha due equivalenti di Tiger e Goyle a fargli da scagnozzi. È un Serpeverde, come i suoi genitori si aspettavano, e non conosce Albus e Rose, ma loro hanno attirato la sua attenzione quasi per caso.

Al prossimo capitolo!

Lucia

   
 
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