III Aprile

di _Maeve_
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III Aprile


Non lo so cos’ho.
Non lo so perché tanto sui libri si piange
e guardo fuori la Primavera come se m’avessero strappato
un pezzo di cuore.
Può andar molto male, o molto bene.
Dentro di me pesa già un cappio al sapore di assoluzione,
“non è che si muore”;
lasciate le spade, Spartani,
e lamentate a Leonida che facevano troppo male,
guardatele a terra che invitano e scalciano e
Tu che nella vita non c’hai un cazzo da fare,
invece di prenderle e andare avanti,
perché non è che si possa solo poetare;
quelle montagne, quei mari,
quei colori,
i bambini che giocano nei parchi
e campagne che profumano
di tutto quello che senti nelle tue canzoni;
certo, ci pensi, al futuro che ti sei scelta,
come se solo sbattendo le ciglia ci si potesse arrivare,
piangi sul ciglio della strada perché tu, nella vita
stai ferma, e ti vorresti solo innamorare,
e gridargli il tuo amore,
(se lo vorrebbe sentire dire?)
e sposami adesso,
“non è che si muore”.
Non è bello parlarne,
non è bello provarlo, sentirselo dire,
quando il lunedì avanza e tu preghi solo che possa finire;
come una domenica eterna, degli inetti, dei dannati,
che vuoi dire davvero, Giulietta?
Persino i punti e virgola
sono tutti sbagliati.




Note
Del titolo non sono particolarmente convinta, ma l'ho apposto comunque perché il secondo verso risente di una reminescenza quantomeno sonora di X Agosto di Pascoli, ovviamente stravolta, ovviamente banalizzata. Non cercateci un senso, lasciatela così, perchè ce ne sono un po' troppi. Io sto bene, perlomeno si scrive.
Un bacio a tutti




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