Dedicata
alla mia Patata che è triste.
Su col morale che se non ci sei tu...
Quà moriamo.
We have no
sympathy
for the lost souls
We've chosen the path of disgrace
We give this life to our children
And teach them to hate this place!
Apocalyptica
feat Lauri
Ylonen - Life Burns
Ora che ci pensava, era stata proprio
una pessima idea.
Cioè... lo sarebbe stata se fosse stata intenzionale.
Cosa che non
era.
Si... uscire di sera a
Berlino, senza macchina, senza portafoglio e senza Bodyguard
è stata una
cazzata non c’è dubbio.
Aveva con se 5 euro, monete sparse
nelle venticinque tasche
che c’erano in quei stramaledettissimi pantaloni rubati al
fratello, le chiavi
della sua Cadillac senza macchina nei paraggi quindi inutili, e un paio
di
occhiali da sole.
Tutta roba utilissima in quel frangente.
Vagava
senza meta, perché ovviamente si era perso e non
sapeva esattamente cosa fare e come farla.
Aveva
litigato con il fratello fino a quando non si era
rotto ed era uscito e ora si ritrovava a vagabondare per le strade di
Berlino
con un paio di pantaloni non suoi, una felpa enorme bianca col
cappuccio calato
sugli occhi e, grazie a Dio, un cappotto di quelli pesanti. Non sapeva
di chi
fosse, ma era utile.
Vicino alla fermata per la metro di
Bellevue, Tom finalmente
si decise a guardarsi intorno e porsi, giustamente, qualche domanda.
Chiamare un taxi sarebbe stato
l’ideale, ma senza cellulare
era difficile. Fermarne uno in strada sarebbe stato bello, se non fosse
che in
mezz’ora di camminata non ne aveva visto manco mezzo.
Avrebbe preso la metro se non fosse
stato matematicamente
certo del fatto che:
a)
sarebbe
stato pieno di gente
b)
sarebbe
stato pieno di gente di sesso femminile
c)
sarebbe
stato pieno di gente di sesso femminile che al 90% era fan dei Tokio
Hotel
Poi, c’era anche da
considerare quel piccolo particolare di
irrilevante importanza che lo portava ad essere incapace di USARE la
metro.
Innanzitutto,
che
linea prendo?
La S
o la U?
E poi, come si saliva su una metro?
Si buttava giù la porta?
Bisognava chiedere al conducente di aprirla?
Gli do un
calcio e chi
si è visto, si è visto?
Inoltre quando si era dentro, come si faceva a prenotare la
fermata? Non si ricordava se c’erano i pulsantini rossi con
su scritto STOP, ma
gli pareva di no. E comunque, in quel caso, cosa faceva? Sfondava di
nuovo la
porta?
E poi, la cosa che più lo
lasciava sconcertato è che se lui
voleva andare, che so... allo Zoolischer Garten... Perché
diavolo non c’era
scritto Zoolischer Garten come destinazione?
Era entrato per pura
curiosità per vedere ma aveva visto
come destinazioni una certa Wannsee e una certa Ahrensfelde.
Ovviamente, manco a dirlo, non sapeva
dove fosse una e dove
l’altra, quindi si ritrovava punto e accapo.
Cos’è, se uno voleva andare allo Zoolischer Garten
doveva
per forza andare in uno di questi posti?
Perfetto.
Assodato che non era capace di
prendere la metro, provò a
vedere se poteva prenderne una lo stesso e vedere le fermate
intermedie. Male
che andasse sarebbe sceso alla prima e avrebbe preso quella in senso
opposto.
Ovviamente dando per scontato che lui
avrebbe capito di
essere sulla metro sbagliata.
Il che non era certo cosa sicura, ma la speranza è sempre
l’ultima a morire.
Perciò, fermamente
intenzionato a prendere la metro cercando
di evitare i vagoni sovraffollati si accinse a comprare il biglietto.
E qui sorse un altro enorme, insormontabile e difficilissimo
problema.
Quella
macchinetta infernale gli chiedeva di zone A - B - C,
ma lui nella sua completa ignoranza andava cercando la Z
per la Zoolischer Garten
o al massimo cercava di aggiungere le lettere mancanti. Tipo D - E - F
e via
dicendo.
Schiacciò un pulsante a
caso e una bellissima scritta rosso
fuoco gli comparve con la richiesta “Compra la Berlin
Welcome
Card”.
Giustamente lui, di ‘sta
Berlin Welcome Card non se ne
faceva niente, anche perché 27 euro non li aveva con se e
doveva arrabattarsi
con 5 stramaledettimi euro.
Con molta nonchalance
schiacciò i tasti a caso (dopo cinque
minuti buoni occorsi per capire che doveva toccare lo schermo e non
cercare i
pulsanti sotto) fino a che non gli comparve la scritta
“Biglietto ordinario”.
Costo: 2.10 €
Ora, considerando che lui aveva 5 euro, tutti penseranno che
lui non avesse problemi. Se non fosse che di tutte le macchinette che
c’erano
nella U- Bahn lui aveva preso l’unica che accettava SOLO ed
esclusivamente
carta di credito.
Dannato
Bill, pagherai
anche questa!
***
Dopo
aver cercato una biglietteria automatica ed
essersi arreso all'idea che non ce ne fosse una degna di essere
definita tale,
Tom, giusto per non confondere chi pensava che fosse un imbecille fatto
e
finito, partì alla ricerca di un edicola.
Alle undici di
notte.
Per fortuna vide una fila lunghissima ad una macchinetta e
avvicinandosi il più cautamente possibile riuscì
a fare due più due.
E finalmente ebbe in mano il suo biglietto... più altri due
euro e novanta di moneta che ovviamente mise nella prima tasca
possibile, senza
cercare di fare lo sforzo di accumulare tutto in una sola.
Certo, prima di prendere il biglietto
dovette cercare per
due minuti buoni, convinto com’era che il biglietto uscisse
da dove si inseriva
il bancomat quando alla fine un'anima pia si rese conto che quel
ragazzo era un
imbranato di prima categoria e lo aiutò, ma
tant’è.
L’importante
è
mantenere l’anonimato.
E per ora ci riusciva abbastanza bene.
Poi, senza timbrare il biglietto
ovviamente, entrò nella
prima metro possibile trovandosi ad hauptbahnhof.
Naturalmente, la direzione opposta a quella che doveva
prendere lui.
Si rese conto che qualcosa non
tornava quando si ritrovo
dopo pochi minuti a Warschauer Strasse.
Un anima pia lì di
passaggio, (quella di prima) capì che
quel ragazzo non era proprio messo bene e lo aiuto un'altra volta.
Iniziò tutto con una tattica di avvicinamento piuttosto
banale e alla fine, l’uomo di mezza età si ritrovo
seduto vicino al ragazzo, che
più che un uomo sembrava un delinquente, così
nascosto dal cappuccio e dagli
occhiali da sole (Che attiravano l’attenzione il doppio).
Infine con un sospiro
rassegnato parlò.
- Mi scusi...
ma lei ha mai preso una metro? -
Tom sussultò preso di sprovvista, e sbianco rendendosi conto
che una persona gli aveva chiesto qualcosa.
Per paura che
la domanda che non aveva sentito fosse “Sei
uno dei Tokio Hotel?” iniziò la manovra di discesa
dalla metro ma ben presto si
ritrovò l’ometto di mezza età davanti e
non potè più ignorarlo.
- Non so chi tu sia ragazzo mio, ma
andare in metro senza
sapere esattamente Dove si
è diretti
è piuttosto pericoloso. Perché non mi dici che
destinazione hai, che magari
posso aiutarti io? -
Il tutto sussurrato... almeno quello
Tom riuscì a
percepirlo.
Siamo messi
bene... un
anziano che spiega a me come si prende la metro... anche questa
pagherà Bill.
-
Veramente sarei diretto verso lo Zoolischer Garten. Ma
ammetto di non aver mai preso una metro da sette anni a questa parte,
quindi mi
ritrovo un po’ a corto di ingegno. -
Per non dire che non
so dove cazzo sbattere la testa.
- Oh Poffarbacco! Ma stai andando
nella direzione sbagliata!
Scendi subito! -
Grazie per
la
precisazione dopo non meno di 4 fermate me ne potevo rendere conto
anche da
solo...
Ma poi...
Poffarbacco?!?
- Ragazzo mio non posso
accompagnarti, ma ora tu scendi,
sali su, giri a destra sali le altre scale, poi giri a sinistra, vai
dall’altra
parte rispetto a questa e aspetti il prossimo treno. Ah! Prima che mi
dimentichi... il biglietto lo devi timbrare... -
Tom guardò il suo
biglietto, poi il suo interlocutore, (che
un po’ si sentì in soggezione davanti a quel metro
e novanta di ragazzo) fece
un sospiro rassegnato e uscì dalla metro, ricordandosi
all’ultimo di
ringraziare l’ometto.
Non appena mise piede fuori dal treno
capì che qualcosa non
quadrava.
Perché diamine è
così
buia questa metro?
Andando
alla cieca, raggiunse delle scale (in cui stava
brillantemente inciampando) e le salì cautamente... mica che poi cadeva sul serio e si ritrovava in una
metro che non
conosceva, ad un ora impossibile, con il femore rotto.
Arrivato su, scoprì con
suo orrore che:
- l’illuminazione
di quel posto richiedeva un tecnico adeguatamente sobrio;
- Ma soprattutto...
Dove diavolo
mi ha
detto di andare quel signore?!?
Con un gemito si diede mentalmente
del coglione patentato e
si ripromise che appena tornato a casa (Sempre se non veniva trovato
morto
prima di allora) avrebbe dapprima fustigato il fratello... E poi gli
avrebbe raccontato
la versione modificata di quella sua avventura.
Ad esempio:
Mica gli avrebbe detto che erano
già le undici e mezza e lui
non sapeva dove fosse... gli avrebbe detto che con molta nonchalance,
aveva
preso la metro due minuti prima di tornare a casa e che nella sua
immensa
intelligenza (che di diritto spettava a lui e non al porcospino) non
aveva
sbagliato né la direzione, né la fermata.
Certo... se fosse tornato da lì a cinque minuti a casa... ma
di quell’andazzo sarebbe arrivato a casa vivo
solo il giorno dopo.
Prendendosi in giro da solo per la
sua mancata capacità di
essere un comune mortale capace di prendere una banalissima metro, si
avviò
verso la sua sinistra (la direzione opposta a quella che il simpatico
ometto
gli aveva detto) e si mise davanti al cartellone con le linee S e U.
Inutile...
non ci
capisco un cazzo.
Puntando il dito sulla fermata in cui
aveva capito di essere
sceso cercò di comprendere quale fosse la linea giusta da
prendere... Ma lì
c’erano ventimila colori, una illuminazione che, lo ribadiva,
faceva schifo e
gli occhiali da sole in quel frangente di certo non aiutavano...
Sconsolato, si preparò a
chiedere informazioni a qualcuno
per non arrivare veramente il giorno dopo a casa quando
sentì un bel po’ di
trambusto alle sue spalle.
Si girò pronto a correre i
duecento metri come neanche
“Com’è che si chiamava quel
tipo?” - Vabbè l’uomo che ha vinto le
olimpiadi...
quello che ha il nome del cane della Disney di cui proprio gli sfuggiva
il nome...
- quando vide un lampo di capelli color platino sfrecciare lontano da
lui e un
paio di tipi che inseguivano quello che presumeva fosse un ragazzino
molto, ma
molto piccolo.
Accantonò subito
l’accaduto, tutto ciò che non gli girava
attorno non era utile, e cercò qualcuno di appetibile a cui
chiedere
informazioni senza correre il rischio di ritrovarsi una fan aggrappata
al
cappuccio, o peggio, ai suoi capelli.
Aveva
appena intercettato una signora di non meno di quarant’anni
dall’aspetto abbastanza innocuo quando una voce molto
femminile, molto acuta e
soprattutto molto incazzata gli giunse alle orecchie.
- Spostati che non vedo il
cartellone. -
Quando si voltò per vedere
chi avesse parlato, incontrò il
vuoto e si domandò se, per caso, il connubio tra ora tarda e
metro sconosciuta
portasse alla pazzia.
-
Sono qua sotto, e piantala di fare il figo alto un metro e
novanta che incontra solo persone della sua altezza perché
ti abbasso di venti
centimetri prima di subito. Mi stai intralciando, ti sposti o ti devo
fare lo
sgambetto? -
Tom abbassò lo sguardo per
incontrare quello di una
manticora impazzita dai capelli color platino con degli assurdi ciuffi
scuri e
che, in una scala da uno a dieci, incuteva paura come una formica.
-
Come scusa? -
Ma guarda se
mi dovevo
beccare anche la pazza...
- Oh ma... mi pare un concetto
semplice. Accidenti a te... -
grosso sospiro da parte della psicopatica -
Senti, spostati per favore. Devo prendere il primo treno
per Wannsee e
non ho ancora capito da che parte devo andare. Io sono alta un metro e
un tappo,
tu sei un gigante... mi pare logico che non ho la vista a raggi x. Che
ne
diresti di farmi dare un occhiata a quel tabellone? -
Sembrava essersi calmata quella pazza
psicopatica alta un
metro e un coriandolo, quindi senza più guardarla si
spostò.
Fece per andarsene ma lei lo
fermò ancora.
- Tu dove sei diretto? -
Tom la guardò abbastanza
allucinato.
Prima mi attacchi e
poi mi chiedi dove sono diretto? Cosa vuoi fare, buttarmi sulle rotaie?
-
Sicuramente nella direzione opposta alla tua.
-
La bionda alzò lo sguardo indispettita.
-
Bene allora sei dalla parte opposta a quella che devo
prendere io... Meno male che lo Zoolischer è bello lontano
almeno mi riprendo
quel tanto che basta per non rompere qualcosa! Stronzo! -
Come, come, come?
Zoolischer? Cosa Odono le mie orecchie?
La vide scendere i gradini e senza
pensarci più di tanto le
andò dietro.
- Ripensandoci non devo andare
esattamente all’opposto di
dove vai tu. -
La bionda alzò lo sguardo al cielo e continuò per
la sua strada.
Tom
faceva più fatica perché cercava di seguire la
ragazza e
contemporaneamente di nascondersi agli occhi altrui, ma alla fine la
raggiunse.
- Se
dovevi andare allo Zoolischer mi spieghi come mai eri
dall’altra parte? Già da qui mancano otto fermate,
chissà dove finivi prendendo
quella metro... Come minimo ti svegliavi all’aeroporto... -
Perfetto... stavo
andando esattamente nello stesso luogo in cui sarei finito nella metro
di
prima...
Ormai è appurato che
io e la metro viviamo in un mondo diverso.
Salì insieme alla bionda
che lei non gli aveva più rivolto
la parola e scesero insieme che lei continuava ad ignorarlo.
Lui la seguì fino a fuori e lì si fermo.
***
Era
nervosa, incazzata e sicuramente se si fosse ritrovata
la persona sbagliata davanti avrebbe iniziato più che
volentieri una rissa.
Era
stata seguita di nuovo da quei rompicoglioni che
stazionano sempre di fronte al bar dove lei lavora e rifiutandosi per
l’ennesima volta di concedere loro un appuntamento se li era
tirati dietro
praticamente da sola.
Ma questa per lei non era una buona
motivazione.
Poi, come se non bastasse, si era ritrovata quel tipo
davanti alla stazione che non le permetteva di vedere il tabellone.
Insomma... una giornata da
dimenticare.
Al più presto.
Certo... fino a quando aveva alzato
lo sguardo e aveva
riconosciuto il profilo di Tom Kaulitz.
Che cazzo ci
fa, lui
qui?
Se avesse avuto il coraggio di iniziare una conversazione
glielo avrebbe chiesto, ma cazzo! Lo aveva praticamente aggredito e
senza fare
tanti complimenti, come se le fosse una cosa dovuta.
Certo che le
era
dovuta, da tutto il mondo come minimo, ma non
da Tom Kaulitz.
Perché il mondo si sa, comprende tutti meno che Loro.
I quattro tedeschi dalle uova
d’oro, quelli che quando
toccano qualcosa lo fanno diventare materiale da vendere, quelli che
hanno così
tanti soldi da potersi comprare tutta Berlino, quelli che avevano fatto
aumentare il turismo in maniera esponenziale.
Quando loro erano a casa, Berlino
veniva invasa da fan.
E
lei per quanto amasse profondamente quei quattro crucchi,
non voleva essere come le altre.
Non voleva aggrapparglisi al collo.
Anche perché alta
com’era gli sarebbe occorsa una sedia, ma
tant’è.
Restava comunque che lei era una fan, lui l’idolo nei
casini.
Uscita
dalla metro fece per andarsene ma con un sussulto di
coscienza (più le grida scandalizzate che dalla sua mente si
propagavano a tutto il corpo che
dicevano “Cazzo! È Tom Kaulitz! Fermati e
chiedigli un autografo! Un numero di
telefono, un brandello di felpa!”) si bloccò
dov’era e si voltò per vedere dove
fosse finito.
Con un sospiro lo guardò
che alzava lo sguardo al cielo per
cercare chissà cosa.
- Scusa se mi faccio gli affari tuoi
Tom - lo vide
sussultare e mettersi sull’attenti - non
c’è bisogno che ti agiti, ti ho
riconosciuto da prima e non ti ho ancora spaccato i timpani... Mi
spieghi come
mai tu eri su una metro, stavi andando in direzione opposta a questa e
ora sei
fermo in mezzo alla strada come un ebete a guardare il cielo? Se stai
aspettando la grazia divina, sappi che oggi me la sono presa tutta
io... e poi
non è neanche così utile come sembra. -
Lo
guardò dall’alto in basso e lui per la prima volta
si
rese conto che qui ciuffi scuri che aveva intravisto in metro erano
color
fucsia e che sparavano dritti verso l’alto come se dalla vita
non avessero
chiesto altro.
- Se ti spiego tutto, tu ti
sentiresti in dovere di
accompagnarmi, per non dire che mi ci porteresti di peso,
così io avrei l’intero
staff contro, tu saresti una fan pazza con il mio indirizzo e vissero
tutti
felici e contenti. No grazie. - E fece per voltarsi.
-
Vabbè. Arrangiati. Io me ne torno a casa, al caldo, alla
doccia e al mio piumone. Adieu.-
E così come era arrivata,
se ne andò.
Tom la guardò
andare via e ritornò a guardare il cielo.
Perfetto. E
ora che
faccio?
If
you were dead or still alive
I don't care, I don't care.
Apocalyptica feat. Adam Gontier - I
don’t Care.
****
E
Fu così che la Lady decise di fare un incontro stupido anche
per Tom...
Che Dio me la mandi buona X°D
Il titolo sembra non azzeccarci niente... ma si capirà^^
Grazie in anticipo a chi leggerà, a chi lascerà
un commento scrauso... a tutti^^
Ladynotorius
aka La Str***a vendicativa. Tu mi hai capita, VERO?
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