Su col morale che se non ci sei tu...
We have no
sympathy
for the lost souls
We've chosen the path of disgrace
We give this life to our children
And teach them to hate this place!
Apocalyptica
feat Lauri
Ylonen - Life Burns
Ora che ci pensava, era stata proprio
una pessima idea.
Cioè... lo sarebbe stata se fosse stata intenzionale.
Aveva con se 5 euro, monete sparse
nelle venticinque tasche
che c’erano in quei stramaledettissimi pantaloni rubati al
fratello, le chiavi
della sua Cadillac senza macchina nei paraggi quindi inutili, e un paio
di
occhiali da sole.
Tutta roba utilissima in quel frangente.
Vagava senza meta, perché ovviamente si era perso e non sapeva esattamente cosa fare e come farla.
Vicino alla fermata per la metro di
Bellevue, Tom finalmente
si decise a guardarsi intorno e porsi, giustamente, qualche domanda.
Chiamare un taxi sarebbe stato
l’ideale, ma senza cellulare
era difficile. Fermarne uno in strada sarebbe stato bello, se non fosse
che in
mezz’ora di camminata non ne aveva visto manco mezzo.
Avrebbe preso la metro se non fosse
stato matematicamente
certo del fatto che:
a)
sarebbe
stato pieno di gente
b)
sarebbe
stato pieno di gente di sesso femminile
c)
sarebbe
stato pieno di gente di sesso femminile che al 90% era fan dei Tokio
Hotel
Poi, c’era anche da considerare quel piccolo particolare di irrilevante importanza che lo portava ad essere incapace di USARE la metro.
Innanzitutto,
che
linea prendo?
E poi, come si saliva su una metro?
Si buttava giù la porta?
Bisognava chiedere al conducente di aprirla?
Gli do un
calcio e chi
si è visto, si è visto?
Inoltre quando si era dentro, come si faceva a prenotare la
fermata? Non si ricordava se c’erano i pulsantini rossi con
su scritto STOP, ma
gli pareva di no. E comunque, in quel caso, cosa faceva? Sfondava di
nuovo la
porta?
E poi, la cosa che più lo
lasciava sconcertato è che se lui
voleva andare, che so... allo Zoolischer Garten... Perché
diavolo non c’era
scritto Zoolischer Garten come destinazione?
Era entrato per pura
curiosità per vedere ma aveva visto
come destinazioni una certa Wannsee e una certa Ahrensfelde.
Ovviamente, manco a dirlo, non sapeva
dove fosse una e dove
l’altra, quindi si ritrovava punto e accapo.
Cos’è, se uno voleva andare allo Zoolischer Garten
doveva
per forza andare in uno di questi posti?
Perfetto.
Assodato che non era capace di
prendere la metro, provò a
vedere se poteva prenderne una lo stesso e vedere le fermate
intermedie. Male
che andasse sarebbe sceso alla prima e avrebbe preso quella in senso
opposto.
Ovviamente dando per scontato che lui
avrebbe capito di
essere sulla metro sbagliata.
Il che non era certo cosa sicura, ma la speranza è sempre
l’ultima a morire.
Perciò, fermamente
intenzionato a prendere la metro cercando
di evitare i vagoni sovraffollati si accinse a comprare il biglietto.
E qui sorse un altro enorme, insormontabile e difficilissimo
problema.
Schiacciò un pulsante a
caso e una bellissima scritta rosso
fuoco gli comparve con la richiesta “Compra
Giustamente lui, di ‘sta
Berlin Welcome Card non se ne
faceva niente, anche perché 27 euro non li aveva con se e
doveva arrabattarsi
con 5 stramaledettimi euro.
Con molta nonchalance
schiacciò i tasti a caso (dopo cinque
minuti buoni occorsi per capire che doveva toccare lo schermo e non
cercare i
pulsanti sotto) fino a che non gli comparve la scritta
“Biglietto ordinario”.
Costo: 2.10 €
Ora, considerando che lui aveva 5 euro, tutti penseranno che
lui non avesse problemi. Se non fosse che di tutte le macchinette che
c’erano
nella U- Bahn lui aveva preso l’unica che accettava SOLO ed
esclusivamente
carta di credito.
Dannato
Bill, pagherai
anche questa!
***
Dopo
aver cercato una biglietteria automatica ed
essersi arreso all'idea che non ce ne fosse una degna di essere
definita tale,
Tom, giusto per non confondere chi pensava che fosse un imbecille fatto
e
finito, partì alla ricerca di un edicola.
Per fortuna vide una fila lunghissima ad una macchinetta e
avvicinandosi il più cautamente possibile riuscì
a fare due più due.
E finalmente ebbe in mano il suo biglietto... più altri due
euro e novanta di moneta che ovviamente mise nella prima tasca
possibile, senza
cercare di fare lo sforzo di accumulare tutto in una sola.
Certo, prima di prendere il biglietto
dovette cercare per
due minuti buoni, convinto com’era che il biglietto uscisse
da dove si inseriva
il bancomat quando alla fine un'anima pia si rese conto che quel
ragazzo era un
imbranato di prima categoria e lo aiutò, ma
tant’è.
L’importante
è
mantenere l’anonimato.
E per ora ci riusciva abbastanza bene.
Poi, senza timbrare il biglietto
ovviamente, entrò nella
prima metro possibile trovandosi ad hauptbahnhof.
Naturalmente, la direzione opposta a quella che doveva
prendere lui.
Si rese conto che qualcosa non
tornava quando si ritrovo
dopo pochi minuti a Warschauer Strasse.
Un anima pia lì di
passaggio, (quella di prima) capì che
quel ragazzo non era proprio messo bene e lo aiuto un'altra volta.
Iniziò tutto con una tattica di avvicinamento piuttosto
banale e alla fine, l’uomo di mezza età si ritrovo
seduto vicino al ragazzo, che
più che un uomo sembrava un delinquente, così
nascosto dal cappuccio e dagli
occhiali da sole (Che attiravano l’attenzione il doppio).
Infine con un sospiro
rassegnato parlò.
Tom sussultò preso di sprovvista, e sbianco rendendosi conto
che una persona gli aveva chiesto qualcosa.
- Non so chi tu sia ragazzo mio, ma
andare in metro senza
sapere esattamente Dove si
è diretti
è piuttosto pericoloso. Perché non mi dici che
destinazione hai, che magari
posso aiutarti io? -
Il tutto sussurrato... almeno quello
Tom riuscì a
percepirlo.
Siamo messi
bene... un
anziano che spiega a me come si prende la metro... anche questa
pagherà Bill.
- Oh Poffarbacco! Ma stai andando
nella direzione sbagliata!
Scendi subito! -
Grazie per
la
precisazione dopo non meno di 4 fermate me ne potevo rendere conto
anche da
solo...
Ma poi...
Poffarbacco?!?
- Ragazzo mio non posso
accompagnarti, ma ora tu scendi,
sali su, giri a destra sali le altre scale, poi giri a sinistra, vai
dall’altra
parte rispetto a questa e aspetti il prossimo treno. Ah! Prima che mi
dimentichi... il biglietto lo devi timbrare... -
Tom guardò il suo
biglietto, poi il suo interlocutore, (che
un po’ si sentì in soggezione davanti a quel metro
e novanta di ragazzo) fece
un sospiro rassegnato e uscì dalla metro, ricordandosi
all’ultimo di
ringraziare l’ometto.
Non appena mise piede fuori dal treno
capì che qualcosa non
quadrava.
Perché diamine è
così
buia questa metro?
Arrivato su, scoprì con suo orrore che:
- l’illuminazione di quel posto richiedeva un tecnico adeguatamente sobrio;
- Ma soprattutto...
Dove diavolo
mi ha
detto di andare quel signore?!?
Con un gemito si diede mentalmente
del coglione patentato e
si ripromise che appena tornato a casa (Sempre se non veniva trovato
morto
prima di allora) avrebbe dapprima fustigato il fratello... E poi gli
avrebbe raccontato
la versione modificata di quella sua avventura.
Ad esempio:
Mica gli avrebbe detto che erano
già le undici e mezza e lui
non sapeva dove fosse... gli avrebbe detto che con molta nonchalance,
aveva
preso la metro due minuti prima di tornare a casa e che nella sua
immensa
intelligenza (che di diritto spettava a lui e non al porcospino) non
aveva
sbagliato né la direzione, né la fermata.
Certo... se fosse tornato da lì a cinque minuti a casa... ma
di quell’andazzo sarebbe arrivato a casa vivo
solo il giorno dopo.
Prendendosi in giro da solo per la
sua mancata capacità di
essere un comune mortale capace di prendere una banalissima metro, si
avviò
verso la sua sinistra (la direzione opposta a quella che il simpatico
ometto
gli aveva detto) e si mise davanti al cartellone con le linee S e U.
Inutile...
non ci
capisco un cazzo.
Puntando il dito sulla fermata in cui
aveva capito di essere
sceso cercò di comprendere quale fosse la linea giusta da
prendere... Ma lì
c’erano ventimila colori, una illuminazione che, lo ribadiva,
faceva schifo e
gli occhiali da sole in quel frangente di certo non aiutavano...
Sconsolato, si preparò a
chiedere informazioni a qualcuno
per non arrivare veramente il giorno dopo a casa quando
sentì un bel po’ di
trambusto alle sue spalle.
Si girò pronto a correre i
duecento metri come neanche
“Com’è che si chiamava quel
tipo?” - Vabbè l’uomo che ha vinto le
olimpiadi...
quello che ha il nome del cane della Disney di cui proprio gli sfuggiva
il nome...
- quando vide un lampo di capelli color platino sfrecciare lontano da
lui e un
paio di tipi che inseguivano quello che presumeva fosse un ragazzino
molto, ma
molto piccolo.
Accantonò subito l’accaduto, tutto ciò che non gli girava attorno non era utile, e cercò qualcuno di appetibile a cui chiedere informazioni senza correre il rischio di ritrovarsi una fan aggrappata al cappuccio, o peggio, ai suoi capelli.
- Spostati che non vedo il
cartellone. -
Quando si voltò per vedere chi avesse parlato, incontrò il vuoto e si domandò se, per caso, il connubio tra ora tarda e metro sconosciuta portasse alla pazzia.
Tom abbassò lo sguardo per incontrare quello di una manticora impazzita dai capelli color platino con degli assurdi ciuffi scuri e che, in una scala da uno a dieci, incuteva paura come una formica.
Ma guarda se
mi dovevo
beccare anche la pazza...
- Oh ma... mi pare un concetto
semplice. Accidenti a te... -
grosso sospiro da parte della psicopatica -
Senti, spostati per favore. Devo prendere il primo treno
per Wannsee e
non ho ancora capito da che parte devo andare. Io sono alta un metro e
un tappo,
tu sei un gigante... mi pare logico che non ho la vista a raggi x. Che
ne
diresti di farmi dare un occhiata a quel tabellone? -
Sembrava essersi calmata quella pazza
psicopatica alta un
metro e un coriandolo, quindi senza più guardarla si
spostò.
- Tu dove sei diretto? -
Tom la guardò abbastanza allucinato.
La bionda alzò lo sguardo indispettita.
La vide scendere i gradini e senza
pensarci più di tanto le
andò dietro.
- Ripensandoci non devo andare
esattamente all’opposto di
dove vai tu. -
La bionda alzò lo sguardo al cielo e continuò per
la sua strada.
Perfetto... stavo
andando esattamente nello stesso luogo in cui sarei finito nella metro
di
prima...
Ormai è appurato che
io e la metro viviamo in un mondo diverso.
Salì insieme alla bionda
che lei non gli aveva più rivolto
la parola e scesero insieme che lei continuava ad ignorarlo.
Lui la seguì fino a fuori e lì si fermo.
***
Ma questa per lei non era una buona
motivazione.
Poi, come se non bastasse, si era ritrovata quel tipo
davanti alla stazione che non le permetteva di vedere il tabellone.
Insomma... una giornata da
dimenticare.
Al più presto.
Certo... fino a quando aveva alzato
lo sguardo e aveva
riconosciuto il profilo di Tom Kaulitz.
Che cazzo ci
fa, lui
qui?
Se avesse avuto il coraggio di iniziare una conversazione
glielo avrebbe chiesto, ma cazzo! Lo aveva praticamente aggredito e
senza fare
tanti complimenti, come se le fosse una cosa dovuta.
Certo che le
era
dovuta, da tutto il mondo come minimo, ma non
da Tom Kaulitz.
Perché il mondo si sa, comprende tutti meno che Loro.
I quattro tedeschi dalle uova d’oro, quelli che quando toccano qualcosa lo fanno diventare materiale da vendere, quelli che hanno così tanti soldi da potersi comprare tutta Berlino, quelli che avevano fatto aumentare il turismo in maniera esponenziale.
Quando loro erano a casa, Berlino veniva invasa da fan.
Non voleva aggrapparglisi al collo.
Anche perché alta
com’era gli sarebbe occorsa una sedia, ma
tant’è.
Restava comunque che lei era una fan, lui l’idolo nei
casini.
Con un sospiro lo guardò
che alzava lo sguardo al cielo per
cercare chissà cosa.
- Scusa se mi faccio gli affari tuoi Tom - lo vide sussultare e mettersi sull’attenti - non c’è bisogno che ti agiti, ti ho riconosciuto da prima e non ti ho ancora spaccato i timpani... Mi spieghi come mai tu eri su una metro, stavi andando in direzione opposta a questa e ora sei fermo in mezzo alla strada come un ebete a guardare il cielo? Se stai aspettando la grazia divina, sappi che oggi me la sono presa tutta io... e poi non è neanche così utile come sembra. -
- Se ti spiego tutto, tu ti sentiresti in dovere di accompagnarmi, per non dire che mi ci porteresti di peso, così io avrei l’intero staff contro, tu saresti una fan pazza con il mio indirizzo e vissero tutti felici e contenti. No grazie. - E fece per voltarsi.
E così come era arrivata, se ne andò.
Perfetto. E
ora che
faccio?
If
you were dead or still alive
I don't care, I don't care.
Che Dio me la mandi buona X°D
Il titolo sembra non azzeccarci niente... ma si capirà^^
Grazie in anticipo a chi leggerà, a chi lascerà
un commento scrauso... a tutti^^