Stavano
bene
Era una notte tranquilla a Godric’s
Hollow.
Casa
Potter, invisibile ai più grazie alla protezione
dell’Incanto Fidelius, era immersa nel buio, fatta eccezione
per la luce che illuminava la stanza da letto.
Lily,
distesa accanto al marito, stava leggendo silenziosamente un
libro. O, per meglio dire, teneva un libro in mano e ne fissava le
pagine con aria assente.
Al momento,
infatti, la sua testa era invasa da un turbinio di pensieri
che le impediva di concentrarsi a dovere. Sebbene quel libro fosse
leggero e divertente, lei aveva l’impressione di aver letto
una storia di morte, pericoli e distruzione.
Gettò
un’occhiata a James, ma poté
vedere soltanto la sua spettinatissima nuca corvina. Suo marito,
infatti, era girato a fissare il muro bianco ed immacolato.
Quali che
fossero le sue riflessioni, Lily era certa che non fossero
poi molto allegre.
Tra di
loro, il piccolo Harry era il solo a sembrare immune ad ogni
preoccupazione. Dormiva profondamente, un pollice in bocca ed una mano
chiusa vicino alla testolina arruffata.
Lily scosse
appena la testa. Infilò un segnalibro tra le
pagine – in effetti, nello stesso punto in cui si trovava
anche prima – e poggiò il libro sul comodino, per
poi rivolgere uno sguardo al marito. «James?»
Lui si
voltò immediatamente, e i suoi occhi nocciola corsero
al viso della moglie. «Sì?» chiese,
interrogativo. «Che succede?»
Lily
sospirò, e per un momento abbassò mestamente
lo sguardo. «Niente» mormorò. I suoi
occhi guizzarono su quelli del marito, e lei aggiunse, esitante:
«È solo che…»
«Allora
qualcosa c’è»
commentò James.
Lily
abbozzò un sorriso, mentre Harry, immerso nel sonno,
emetteva un respiro più rumoroso degli altri.
«È solo che ho paura».
Ci fu un
momento di silenzio, poi James ammise, in un sussurro:
«Ho paura anch’io, Lily».
Si mosse
sul letto, protendendosi per circondarle le spalle con un
braccio. La baciò sulla fronte, e lei posò la
testa sulla sua spalla. Entrambi abbassarono lo sguardo sul piccolo
Harry, che continuava a dormire pacificamente tra loro, del tutto a suo
agio nel proprio pigiama azzurro.
«Almeno
uno di noi è rilassato»
osservò James con leggerezza, in un chiaro tentativo di
rasserenare l’atmosfera.
Lily rise
brevemente, e fu una risata cristallina, liberatoria.
«Hai ragione» disse. «E finché
Harry riesce a dormire così può
bastare».
La cosa
più importante era che Harry fosse al
sicuro… Tutto il resto passava in secondo piano.
James
sorrise, e la sua mano si abbassò a sfiorare quei
capelli già così simili ai suoi, corvini ed
arruffati. Le sue dita indugiarono sulla fronte liscia del bambino, poi
si allontanarono, e lui sospirò.
«Cosa
ti prende?» chiese Lily, decisa a fargli
perdere quell’espressione rannuvolata. «Senti
già la mancanza di Sirius, per caso?»
James
trasalì appena. «Sirius?»
ripeté.
Lily si
aprì in un sorriso. «Lo hai già
dimenticato? Accidenti, non mi aspettavo che una breve separazione
fosse sufficiente… Parlo di Sirius, il tuo migliore
amico!»
James le
rivolse un’occhiata, evidentemente apprezzando il
suo tentativo di scherzare. «È ovvio che non ho
dimenticato Sirius» disse, con grande dignità.
«Mi hai preso alla sprovvista, ecco tutto».
Lisciò le pieghe del lenzuolo, e parve scegliere con cura le
parole: «Stavo solo pensando che, quando tutto questo
sarà finito, Harry potrà fare un altro giro sulla
moto di Felpato».
A quel
punto la guardò, in attesa.
Lily
rispose con un’espressione allibita. «Che
cosa?!»
«Non
te l’avevo detto?»
domandò James, con l’aria di chi cade dalle
nuvole. «Io e Sirius abbiamo fatto fare ad Harry qualche
giretto in moto».
«Tu…
e Sirius… in moto… con
Harry?» boccheggiò Lily.
Quando suo
marito si limitò ad annuire tranquillamente, lei
si riscosse e gli dedicò un’occhiata piena di
sospetto. Era quasi certa che James la stesse prendendo in
giro… ma non si poteva mai sapere, con quei due
scavezzacollo.
Senza
aspettare oltre, si chinò rapida sul bambino,
osservandolo meticolosamente per accertarsi che non avesse risentito
dei viaggi con quegli irresponsabili.
«È
tutto intero» constatò
alla fine dell’indagine, con immenso sollievo.
«Adesso
sì» replicò James
soddisfatto. «Lily, lo sapevi che Reparo funziona anche sugli
esseri umani?»
Lei lo
fissò, esasperata, ma poi si sorrisero, e James si
sporse verso di lei con un’ovvia intenzione. Lily,
però, fu svelta a posargli un dito sulle labbra.
«Non so se ho voglia di darti un bacio» gli disse,
«dopo il brutto scherzo che mi hai fatto».
James la
fissò con espressione talmente accigliata che lei
non poté fare a meno di sorridere.
«Oh,
tesoro, come mai quella faccia?» lo
canzonò.
«Indovina»
borbottò lui, contrariato.
«Uhm».
Lily si finse meditabonda.
«È forse dovuta al fatto che non ti permetto di
fare… questo?»
Tolse la
mano dalla bocca del marito e si tese per stampargli un bacio
sulle labbra, indugiando per un momento. Quando si scostò,
James la fissò assottigliando gli occhi, ma poi le rivolse
un sorriso riluttante.
«Precisamente»
disse, prima di tendersi a baciarla
di nuovo. Nel separarsi da lei, le accarezzò una guancia.
«Andrà tutto bene, vedrai».
A quel
punto, un mugolio li fece trasalire appena. Harry si era
svegliato, e si stropicciava gli occhi col dorso della manina sinistra.
«Cucciolo»
lo salutò Lily, sfiorando la
guancia rosea e paffuta del bimbo. «Vedo che ti sei
svegliato».
Da parte
sua, James accarezzava la spalla del piccolo con un sorriso
smagliante.
«Colpa
del papà che faceva confusione,
immagino» aggiunse Lily, e il bambino si aprì in
un sorriso tutto gengive e minuscoli dentini.
«Il
papà che faceva confusione?»
ripeté James indignato, prima di rivolgersi ad Harry.
«Non darle ascolto, Harry. Le donne trovano sempre il modo di
imbrogliarti, te lo dico io. Stai attento e vedi di non finire come
me…»
Lily gli
scoccò un’occhiata, inarcando un
sopracciglio, e lui si affrettò a rettificare:
«Perché non potresti mai finire bene come
me».
Harry si
era messo un pugno in bocca, e fissava il padre succhiando
piano. A Lily venne da sorridere. Bene, già. Stavano bene.
Sarebbe
andato tutto bene.
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