Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
{La
vita non è acquistare e avere, ma dare e essere
K.
Kruse
3.
ACQUA: CAMBIAMENTO
Zuko
osservò trasognato l'ambiente intorno a loro, possenti colonne
di Iceberg e zolle di oceano ghiacciate, quel luogo trasudava quiete
ma anche in qualche modo imperturbabilità.
Sapeva
che i dominatori dell'acqua avevano attinto il loro potere dalle
maree nelle notti di plenilunio il che era già qualcosa.
D'un
tratto Katara si fermò e lui per poco non le cadde addosso.
“ Ehi...che
succede?” domandò curioso.
“ Il
mio Villaggio...” il ragazzo si sporse oltre la sua spalla, “
non esiste più”.
Davanti
a loro vi erano solo cumuli di neve e ghiaccio.
Una
desolazione unica.
Zuko
si avvicinò a un ammassamento di ghiaccio e prese la bandiera
triangolare, sgualcita ai lati, con il simbolo della Tribù
dell'Acqua.
“ Per
fortuna la tua tribù si era già spostata al Nord, se no
per loro senza un dominatore non avrebbero avuto speranza di
cavarsela...credo di sapere chi siano stati”.
“Cosa?”.
“ Nonostante
io sia il Signore del Fuoco nel nostro mondo esistono ancora fedeli
seguaci di mio padre tra cui i predatori meridionali, o almeno, una
parte di loro sicuramente”.
“ Ancora
loro?” la ragazza strinse i denti, inferocita, “ forza,
andiamo a cercarli”.
“ No.
Chissà dove saranno e poi è inutile a mio avviso
Katara, cosa speri di ottenere?Non è più importante che
la tua gente sia salva?”.
“ Quindi...”
si lasciò cadere a terra sconsolata, “ siamo venuti fin
qui per nulla”.
“ Io
non direi” il giovane gli si parò davanti e lei lo
osservò interrogativa.
Lui
s'inchinò unendo le mani nel saluto della nazione del fuoco.
D'accordo
che di solito erano gli altri a inchinarsi a lui ma era necessario in
quel momento.
“ Katara,
vorresti essere la mia maestra per il dominio dell'acqua?”.
La
ragazza rise sotto i baffi e allungò una mano, lui la aiutò
ad alzarsi.
“ D'accordo,
ma non credere di ricevere un trattamento di cortesia solo perchè
sei il Signore del Fuoco”.
“ Non
ho mai detto questo” sorrise fintamente contento.
Prese
nota di ricordare di chiederglielo la prossima volta.
Sinceramente,
a volte l'amica gli incuteva ancora un po' di timore.
“ Allora,
devi sapere esistono tre particolare sensazioni che bisogna saper
controllare per utilizzare il dominio dell'acqua, la prima su cui
andremo a concentrarci è il cambiamento”.
“ Credo
di potermela cavare”.
“ Non
è quello che pensi tu” gli si avvicinò, dandogli
un buffetto sulla fronte, “ deve avvenire qui, liberare la tua
mente dai pensieri negativi, quando riuscirai a controllare l'acqua
dovrai essere tu a dirle che forma assumere, non deve guidarti lei tu
devi guidare lei”.
“Chiaro”
si sedette nonostante il freddo che trapassava gli spessi pantaloni,
chiudendo gli occhi in posizione di meditazione.
“ Molto
bene “ Katara prese una ciotola di terracotta che aveva visto
lì vicino e usando il dominio la colmò fino all'orlo di
acqua dell'oceano” incomincia a farla muovere per il momento,
buona fortuna”.
Era
arrivata l'ora per Zuko di combattere contro la fiducia in se stesso.
Nonostante
la sua facciata cinica e irritabile, la sua autostima così
come le sue insicurezze erano un ostacolo davvero difficile da
superare.
Ma
se voleva imparare quel dominio, doveva lasciarsele alle spalle.
Meditò
a lungo senza progressi, nel frattempo calò la notte.
Katara
osservò l'amico sedersi vicino a lei, era imbronciato.
“ Non
devi riuscirci subito, capisco anche io che non è facile.
Quando è morta mia madre per me è stato difficile
accantonare il dolore e l'odio”.
“ Accantonare?
Non li ha soppressi?”.
“ Cosa?No!”
scoppiò a ridere per poi riprendersi subito, “ non
funziona così, siamo esseri umani non possiamo reprimere le
cose ma conviverci, giorno dopo giorno. Imparando a maturare e ad
attingere alle cose belle, come i contrari di quei sentimenti”.
“ Quindi
per te l'amore e la felicità?”.
“ In
un certo senso sì” ammise imbarazzata, grattandosi la
tempia con un dito, “ e per te?Quali sono?”.
“ Temo
mi prenderesti in giro”.
“ Grazie
eh!” si offese, voltandogli le spalle.
“ La
fiducia in me stesso e l'autostima, credo” rispose, osservando
il fuoco danzare sui tronchi di legno, la fiamma perse un po' il suo
vigore.
Katara
se ne accorse, “ Zuko” gli si sedette accanto, proprio
come era successo nel cortile della sala da the, “ non credere
che io sia la persona più sicura del mondo ma se può
esserti d'aiuto, tu hai fatto molte cose sbagliate nella tua vita è
vero però hai anche rimediato ai tuoi errori, hai insegnato il
dominio del fuoco ad Aang, hai aiutato me e Sokka a ritrovare nostro
padre, hai aiutato mea
scoprire chi avesse ucciso mia madre ed hai riportato la pace nella
Nazione del Fuoco e tutto questo non ti sembra abbastanza a dirti
quanto vali?”.
“ Katara...”.
“ Il
ragazzo che conosco io è testardo e orgoglioso e non si
arrenderebbe alle prime difficoltà, non pensi che se adesso ti
arrendi ti arrenderai per il resto della vita alla decisione degli
altri? Le tue scelte così come la tua vita deve appartenere
solo a te e a nessun altro” proruppe con spavalderia, quando il
ragazzo faceva così a volte le faceva davvero saltare i nervi.
Lui
sorrise e Katara esitò nel continuare, quel maledetto
sorriso...
“ Grazie,
Katara. Ti prometto che ci proverò”.
“ Ci
conto” lo lasciò solo andando a rifugiarsi nella sua
tenda.
Il
mattino seguente Katara uscì dalla tenda stiracchiandosi e il
vento ghiacciato le colpì il viso scuotendole l'arruffata
chioma castana, cercò di sistemarseli alle bel e meglio.
Poi,
si voltò di lato osservando un ostinato ragazzo nonché
Signore del Fuoco intentò a provare a muovere l'acqua.
“ Sei
mattiniero” lei si sedette di fronte a lui.
“ Non
ho dormito, Katara “ le rispose facendole notare le occhiaie
sotto gli occhi ambrati.
“ Sei
a buon punto?”.
“ No!
Accidenti!” si alzò di scatto lui, calciando con il
piede la ciotola colma di acqua “ è inutile! Questa
maledetta acqua non vuole darmi ascolto” berciò.
Lei
si fece seria, “ con questo atteggiamento non andrai da nessuna
parte, Zuko”.
Rimise
l'acqua al suo posto, afferrò decisa le mani dell'altro e
gliele mise contro il vaso, premute sotto le sue.
“ Chiudi
gli occhi”.
“ D'accordo”
mormorò a disagio per quel contatto.
“ Liberati
dalla frustrazione che hai in questo momento, tu puoi farcela”.
Seguito
dalla voce di lei e dal calore delle sue mani, finalmente l'acqua
produsse dei movimenti.
“ C'è
l'hai fatta!” Katara gli balzò addosso, scivolando sulla
ciotola e cadendogli letteralmente addosso.
“ Ka...Katara”
tossì lui, rosso come un peperone.
“ Sì?”
chiese tranquilla.
“ Potresti
spostarti?”.
“ Mi
stai dicendo che sono grassa?!” s'inferocì, levandosi in
un colpò.
“ No!No!
Non fraintendimi...ma era solo un po'...”.
“ Un
po'?” sbottò ancora un po' arrabbiata.
Un
rumore scosse il terreno sotto di loro.
“ Che
cos'è?” sbottò il moro, “ reggiti”
Katara evocò il dominio dell'acqua e creò una barca di
ghiaccio.
“ Accidenti”
mormorò stupefatto l'altro.
Ma
gli uomini, grandi e grossi avvolti nei loro mantelli fermarono
l'imbarcazione, Zuko e Katara si misero schiena contro schiena.
“ Credi
di farcela?” gli domandò lei sapendo dell'impedimento
ambientale sul suo dominio.
“ Dovrei,
non sarà fortissimo come al solito ma dovrei riuscire almeno a
distrarli in modo da scappare”.
“ Va
bene!” ma appena la giovane pronunciò quelle parole,
qualcuno la prese per la vita da dietro, lei urlò cercando di
divincolarsi.
“ KATARA!”
urlò il giovane.
“ Perchè
non vi calmate, maestà?” una voce sprezzante gli soffiò
nell'orecchio, lui si voltò ma qualcuno lo bendò
all'istante, legandogli le mani.
Quest'ultimo
aveva un tatuaggio a forma di corvo rosso sulla spalla, erano stati
catturati da dei predatori meridionali.