Give Me Love - 12
Disclaimers:
I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà
di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e
ripubblicare qui la fanfiction.
Give me love
Phil
fece del suo meglio per ritornare alla sua vecchia routine prima di
Dan, ma fu più difficile di quanto si sarebbe aspettato. Si sentiva
spezzato, come se il suo petto fosse stato raschiato e fosse rimasto
vuoto. Per qualcuno che aveva sempre pensato che piangere fosse senza
senso, Phil spese una quantità assurda di tempo con le lacrime che
gli scorrevano sul viso e gli bruciavano gli occhi.
Se
lo meritava, lo sapeva. Aveva mentito a Dan e fatto finta di essere
qualcosa che non era, abbandonando tutto quello in cui avesse mai
creduto, e adesso stava pagando le conseguenze di tutto ciò.
Non
significava che non gli facesse male però.
Una
settimana passò, e Phil non riusciva nemmeno a sopportare l'idea di
uscire, figuriamoci lavorare. Era ridicolo, era insignificante e
debole, ma stava soffrendo, e non riusciva ad andare avanti.
Era
sdraiato sulla sua vecchia coperta sul freddo pavimento in cemento
del garage, fissando le sue ali logore che aveva fatto passare tra
gli squarci della maglietta che aveva rattoppato migliaia di volte,
solo per essere nuovamente lacerati. Queste ultime erano incurvate
leggermente intorno alle sue braccia, così da coprirgli il volto,
arruffandosi debolmente ogni qualvolta che Phil si muoveva. Strofinò
le piume con le dita, e fece una smorfia quando sentì la loro
superficie ruvida. A quanto pare, a casa, le ali erano bianche e
belle, setose al tocco. Quelle di Phil erano grige, ruvide e
perdevano piume. Un tempo sognava di avere delle ali come quelle
degli angeli a casa, grandi e belle e morbide, ma adesso sperava di
non averle proprio, perché erano un'altra cosa che gli impediva di
essere umano. Phil fece una smorfia e strappò una piuma, sussultando
dal dolore ma strappandone comunque un'altra. Continuò a tirarle
furiosamente, lasciandole fluttuare piano per terra finché non sentì
qualcuno bussare forte alla porta, facendolo sobbalzare. Il bussare
diventò urgente ed incessante e Phil sperò che non fosse il
proprietario del garage, pronto a cacciarlo fuori, perché Phil non
era sicuro di poter sopportare altre cose finite male in quel
momento.
Phil
aprì cautamente la porta, e fece qualche passo indietro quando
realizzò chi fosse.
"Oh
mio dio, hai delle ali?!" urlò Dan, prima di mettersi le mani
davanti alla bocca e arrossire.
Anche
Phil arrossì, imprecando le sue stupide e patetiche ali che non
sapevano quando ritrarsi; se Dan non era spaventato da lui prima, lo
era sicuramente adesso. Phil scrollò le spalle e sentì le ali
infilarsi sotto la sua pelle e sistemarsi. Rabbrividì e si accigliò
alla sensazione, poi si girò verso Dan, che lo stava fissando con
gli occhi sbarrati.
Phil
abbassò la testa, guardando il pavimento e sentendo lo sguardo di
Dan penetrare la sua pelle.
"Ciao"
disse Dan piano.
"Ehi"
rispose cautamente Phil, continuando ad evitare il suo sguardo.
Rimasero
entrambi fermi, Phil con gli occhi fissi sui suoi piedi, l'altro
ragazzo che lo fissava.
Dan
sospirò.
"Senti,
mi dispiace. Sono stato uno stronzo, io-"
Phil
alzò lo sguardo e scosse la testa.
"No,
non incolparti, per favore. Mi dispiace di aver mentito e mi dispiace
per non averti detto nulla e... sono così dispiaciuto per tutto."
Phil
sentì le lacrime pizzicargli di nuovo gli occhi, e cercò di
trattenerle, mordendosi le labbra.
"Non
esserlo" disse dolcemente Dan. Sembrava esausto e triste quando
Phil.
Phil
voleva scusarsi ancora e ancora, perché Dan decisamente non si
meritava che Phil comparisse dal nulla e di venire coinvolto nella
sua vita sotto un velo di menzogne, era tutta colpa sua se adesso Dan
stava male.
"Non
so cosa stia succedendo. Voglio dire, cose del genere non succedono,
ma è così, e non so cosa pensare" Dan faticava a parlare
chiaramente, affrettandosi a dire tutto, e Phil piegò la testa di
lato, ascoltandolo.
"Hai
mentito, e sono arrabbiato, e tutto ciò è così... surreale. Ma tu
sei ancora tu, sei ancora Phil, e ti amo ancora, e, Cristo-."
Il
cuore di Phil iniziò a battere più velocemente, perdendo qualche
battito quando Dan si premette le mani sugli occhi e sospirò.
"-Ti
amo ancora, ma non sono sicuro di cosa fare adesso."
Phil
alzò le spalle, e cercò con difficoltà di non sorridere.
"Possiamo
parlare? Per bene, intendo. Senza bugie, mi racconterai tutto?"
Phil
inspirò profondamente, poi alzò lo sguardo e annuì.
"Ti
dirò tutto quello che vuoi sapere." rispose piano, e Dan
sorrise, facendo un cenno con la testa verso la strada.
"Puoi
venire da me. Senza offesa, ma preferirei non entrare lì dentro."
disse Dan con un'espressione disgustata verso il garage di Phil.
Quello si affrettò ad uscire e chiuse la porta, iniziando a
camminare di pari passo con Dan, tenendo le braccia ferme ai lati
mentre camminavano, nel tentativo di soffocare l'istinto di
prendergli la mano.
*
"Quanti
anni hai?"
"Non
misuriamo il tempo, quindi non ho proprio un'età. Non sono nemmeno
sicuro di quanto tempo io sia sulla terra."
Erano
finiti sul pavimento del salotto di Dan, seduti a gambe incrociate
uno davanti all'altro, e Dan stava facendo una domanda dopo l'altra,
alla quali Phil faceva del suo meglio per rispondere.
"Puoi
volare?"
Phil
scosse la testa.
"Vieni
dal paradiso?"
"Stai
forse flirtando?" chiese timidamente Phil. Sorrise a Dan, il
quale sbuffò e scosse la testa, sorridendo dolcemente all'altro.
"Il
paradiso non è un vero posto. Immagino di essere da dove tu pensi
che sia il paradiso. Tecnicamente, sono un angelo, ma non del tipo
che credi che io sia. Siamo solo un mucchio di esseri che lavorano
per gli umani in vari modi.”
"Hai
la possibilità di scegliere che cosa fare? Vieni pagato?"
Phil
spiegò a Dan come venissero assegnati i vari lavori, e di come
lavorassero finché non erano considerati abbastanza meritevoli da
tornare a casa per riposare. Dan si accigliò, sembrava sul punto di
piangere.
"Sembra
una merda" sussurrò.
Phil
alzò le spalle.
"Immagino
di sì, però è tutto quello che conosciamo, quindi non ce ne
accorgiamo. Almeno io ho la possibilità di vedere il mondo, il che è
una cosa positiva, il tuo mondo è bellissimo."
Dan
fece un verso di disapprovazione e borbottò qualcosa riguardo allo
schiavismo.
"Ma
tu sei così... umano. Tranne che per le ali e le frecce magiche, se
proprio come ogni altra persona.”
Phil
rise.
"Non
proprio. Non dormo, non mangio, e finché non ti ho incontrato,
pensavo di non avere emozioni."
Il
volto di Dan si addolcì, e si allungò per prendere la mano di Phil
e intrecciare le loro dita insieme.
"Ero
egoista. Non ho mai realizzato di quanto solo e triste fossi finché
non ho trovato te, e mi hai mostrato cosa fosse la felicità e come
fosse essere umani e i-io non potevo lasciarlo andare, specialmente
una volta che ho realizzato di essere innamorato di te. Non è una
cosa che avrei mai pensato di poter provare” disse Phil, la voce
spezzata.
"E'
normale essere egoisti" rispose Dan, ma Phil scosse la testa.
"Ho
fatto una cosa orribile, mi dispiace così tanto Dan."
Dan
si avvicinò e lo baciò sulla fronte, stringendogli la mano.
"Per
quanto sia strana tutta questa situazione, sei ancora tu, e ti
perdono, ragazzo angelo."
Phil
si illuminò, e sorrise nel collo di Dan quando quello lo strinse in
un abbraccio.
*
Dan
insistette perché Phil rimanesse da lui, e Phil ne fu grato, ma
sapeva che le cose erano un po' strane tra di loro, adesso. Sapeva
che sarebbe successo, ma si sentiva ancora a disagio quando beccava
Dan a fissarlo come se fosse una qualche creatura affascinante allo
zoo, e anche se Dan faceva del suo meglio per evitarlo, comunque si
comportava in modo diverso con Phil adesso che sapeva tutto. Era reso
ovvio dal modo in cui Dan non sembrava mai finire di fargli domande,
come se si stesse facendo una lista mentale di cose da chiedergli che
andava sempre aumentando. A Phil non importava, sapeva che doveva a
Dan come minimo una spiegazione completa, ma lo faceva sentire più
estraniato che mai.
"Aspetta,
quando hai detto che non dormivi, intendevi dire che è facoltativo?"
chiese all'improvviso Dan mentre guardavano la TV. C'era uno spazio
troppo grande tra di loro, e a Phil venne di nuovo da piangere.
"Non
posso dormire. Non ci è dato riposare finché non abbiamo compiuto
il nostro dovere, mi sarà permesso di dormire quando decideranno che
sono abbastanza meritevole da tornare a casa."
Dan
si accigliò, e si avvicinò leggermente a Phil, mettendogli
sovrappensiero una mano sulla coscia.
"Non
è molto carino" disse piano.
"Ho
sempre pensato che gli angeli fossero più importanti di noi, più
privilegiati. Non schiavi, non è giusto."
Phil
scrollò le spalle e basta, perché non aveva altro da dire. Sapeva
dentro di se che era ingiusto, che ambiva a qualcosa di più di
quello che era la sua vita. Ma sapeva anche che, per quanto potesse
desiderarlo, non sarebbe cambiato nulla, quindi non aveva senso
lamentarsi.
"Eri
umano prima? Voglio dire, da dove sei venuto?"
"Um,
non ne sono sicuro. Mi ricordo solo di essermi svegliato in un posto
bianco e molto luminoso, e poi mi è stato detto cosa avrei dovuto
fare e sono stato mandato sulla terra."
Era
tutto sfocato dopo, Phil era stato spinto in una fila di altri come
lui, gli era stato consegnato quello che gli serviva e detto cosa
doveva fare, poi era stato spinto violentemente da un pontile.
Ricordava la sensazione di cadere per ore prima di atterrare nel
primo posto che aveva visitato sulla terra. Era sicuro che c'era
stato qualcosa prima, una vaga memoria di qualcuno a torreggiarlo, le
loro ali della lunghezza del suo corpo, e la loro voce bassa e roca a
raccontargli storie del loro mondo e del mondo sotto di loro. Ma quel
ricordo era sfocato, quindi Phil sceglieva di ignorarlo piuttosto che
cercare di rimembrare.
Dan
annuì e basta, appoggiando la testa sulla spalla, di Phil, e lui
fece del suo meglio per comportarsi con nonchalance a riguardo.
*
Quando
Dan disse di voler andare a dormire, Phil propose di rimanere sul
divano, dato che adesso Dan sapeva che Phil non dormiva probabilmente
si sarebbe sentito parecchio a disagio sapendo che c'era un ragazzo
senza ali con il poter di far innamorare le persone a fissarlo nel
sonno. Dan alzò gli occhi al cielo e lo guardò male, facendogli
capire il messaggio e trascinandolo su per le scale fino alla sua
stanza.
Phil
era sdraiato sulla pancia, assaporando ancora una volta la comodità
del letto di Dan, e poteva sentire lo sguardo di Dan bruciarli la
schiena.
Phil
rise piano e alzò lo sguardo verso di Dan, il quale non distolse lo
sguardo abbastanza in fretta, arrossendo furiosamente.
"Non
puoi vedere le mie ali perché non sono lì. Non le tengo sempre in
mostra" mormorò Phil, appoggiando la testa sul braccio, ma
girando la testa verso Dan.
Dan
si accigliò e passò la mano sopra alle scapole di Phil,
aspettandosi di sentire le sue apparentemente invisibili ali, e Phil
rise ancora più forte.
"Non
sono lì, sono sotto alla mia pelle."
Dan
fece una faccia disgustata, e fu il turno di Phil di arrossire e
nascondersi il volto, sentendo un ansioso nodo allo stomaco. Stava
cercando di non spaventare Dan, ma sapeva già che tutto ciò era
troppo strano per lui, e Phil era solo un fenomeno da baraccone per
Dan.
"Non
è scomodo?" chiese Dan, premendo i palmi sulla scapola di Phil
e accarezzando la pelle con il pollice.
"Un
po'. Ti ci abitui." rispose Phil, tenendo la faccia nascosta
nella piega del braccio.
"Ti
vergogni di loro?" chiede piano Dan.
Phil
annuì, sentendo un groppo in gola, tenendo gli occhi serrati.
Dan
si abbassò e premette un bacio su entrambe le cicatrici sulla
schiena di Phil.
"E'
stupido. Non dovresti." sussurrò, rialzandosi per sdraiarsi
accanto a Phil, tenendo una mano appoggiata sulla sua schiena per
tracciare gentilmente dei ghirigori casuali sulla sua pelle finché
non si addormentò.
*
Dan
si svegliò quando il sole iniziò a brillare attraverso la finestra
e sul suo viso, creando ombre sulla sua pelle dorata.. Si era
avvicinato verso Phil durante la notte, e quando si svegliò, invece
di scostarsi come l'altro si era aspettato, Dan grugnì e nascose il
viso nella sua spalla, borbottando qualcosa sul fatto che avrebbe
dovuto riparare le persiane.
Phil
rise e si girò di lato per bloccare la luce del sole, e Dan aprì un
occhio per sorridergli, dandogli una stretta al braccio per
ringraziarlo silenziosamente.
Phil
osò avvicinarsi per baciarlo sulla fronte, e il castano continuò a
sorridere ad occhi chiusi, accoccolandosi vicino a Phil.
"Mi
sento molto meglio dopo aver deciso di smettere di andare all'uni per
un po', non ho mai realizzato quanto mi rendesse triste fino ad
adesso." mormorò Dan.
"Grazie
al cielo. Non dovresti continuare ad avere a che fare con le cose che
ti rendono triste, la vita è fin troppo corta."
"Tu
stai facendo cose che ti rendono triste." disse Dan, alzando la
testa per guardarlo.
Phil
aggrottò le sopracciglia e sospirò.
"La
mia vita è diversa dalla tua, e oltretutto, non sono triste, sono
solo... infelice."
Era
vero, ma Phil stava arrivando sempre più vicino all'essere davvero
infelice, dato che scopriva di giorno in giorno come avrebbe potuto
essere avere qualcosa in più.
Questo
ricordò a Phil che questa parte della sua vita sarebbe finita
presto. Riusciva a sentire la tensione nei muscoli che gli diceva che
sarebbe stato spostato in un nuovo posto in un futuro molto prossimo,
e capì che sarebbe stato il momento migliore per dirlo a Dan.
"Dovrò
trasferirmi presto. In una nuova città."
Dan
inarcò le sopracciglia e spostò la testa di lato.
"Perché?"
chiese.
"Mi
sposto da un posto all'altro, è il mio lavoro. Vengo spostato da
dove sono a dove dovrei essere quando è necessario, so che mi
sposteranno presto però."
Ci
fu un lungo silenzio durante il quale i due ragazzi si fissarono e
basta, Phil voleva piangere, e Dan sembrava sul punto di farlo.
"Ma
non voglio che tu te ne vada." disse Dan infine, avvicinandosi
di nuovo e aggrappandosi a Phil, il quale lo abbracciò altrettanto
forte, passandogli la mano tra i capelli per calmarlo.
Phil
aveva mezzo sperato che a Dan non sarebbe importato, che fosse un po'
troppo a disagio con lui adesso che conosceva la verità, e che
sarebbe potuto andare avanti con la sua vita facilmente senza nemmeno
pensarci. Phil era triste del fatto che fosse evidente che non
sarebbe stato così, ma la piccola parte egoista di lui sentì un po'
di felicità all'idea che a Dan sarebbe mancato una volta partito.
"Neanche
io voglio partire." rispose Phil, ed era sincero. Lo avrebbe
distrutto lasciarsi alle spalle Dan e la piccola bolla di felicità
che avevano creato insieme. Non riusciva ad immaginare di tornare
permanentemente alla sua vita prima di Dan, e davvero non lo voleva
fare.
"Non
puoi semplicemente... non so, protestare o qualcosa del genere?
Rifiutare di trasferirti?" mormorò Dan contro il petto di Phil.
"No,
non funziona così. E' tipo come se i-io svenissi e poi mi svegliassi
in un posto nuovo. Non so come funzioni davvero." Phil tremò al
pensiero. Trasferirsi lo faceva stare male per giorni, lo faceva
sentire ammalato e debole e tutti i dolori dai quali soffriva in
genere si intensificavano finché non si adattava ovunque fosse.
Dan
sospirò.
"E'
così strano" disse Dan.
"Non
pensavo nemmeno che esistessero la magia e gli angeli e cose del
genere, adesso ho un angelo nel mio letto che mi parla di come si
teletrasporta con la magia."
Entrami
risero, e Phil assaporò il bagliore che si diffuse per tutto il suo
corpo. Immaginò di versarlo dalla bocca, piccole nuvole dorate di
felicità che non poteva in alcun modo tenersi dentro perché la
gioia era troppa da trattenere. L'aveva sempre pensato quando
guardava gli umani, le loro emozioni intense sembravano fuoriuscire
da loro in ondate, sempre così espressive, non importa cosa
provassero.
"E'
troppo strano?" chiese cautamente Phil quando smisero di
ridacchiare. Si era chiesto da quando gliel'aveva detto se fosse
troppo per lui, e se Dan avesse voluto lasciarselo dietro sarebbe
stato okay.
Ci
fu qualche secondo di silenzio in cui Phil trattenne il fiato, finché
Dan scosse la testa, e poi lo sentì sorridere contro la sua pelle.
"Magari
un po', ma sei ancora tu e non penso che riuscirei a perdonarmi se
ti lasciassi adesso quando c'è solo una piccola quantità di tempo
che mi rimane da passare con te solo perché sei un essere celestiale
che decisamente non dovrebbe esistere."
Phil
rise di nuovo e strinse leggermente Dan.
"Non
sei affatto diverso, davvero. Continui a negare ma sei umano quanto
chiunque altro, tralasciando le ali e i poteri magici." aggiunse
Dan, girandosi cosicché la sua schiena fosse appoggiata contro il
petto di Phil. Phil circondò le braccia contro il torso di Dan e
nascose il viso nella sua spalla mentre quello si addormentava di
nuovo, borbottando a Phil che era troppo presto per essere svegli.
Phil
apprezzava che Dan non lo vedesse troppo diverso, per quanto potesse
essere vero, forse Dan stava cercando di negarlo per poter sopportare
di stare insieme a Phil ancora per un po'. Ma lui sapeva quanto fosse
diverso. Se fosse stato uguale non avrebbe dovuto nascondersi da
tutti, se fosse stato uguale avrebbe potuto dormire e sognare,
avrebbe potuto scegliere cosa fare della sua vita invece di averla
già scelta per lui.
La
cosa che faceva più male era che Phil sapeva che, se fosse stato
umano, sarebbe potuto rimanere con Dan finché avrebbero voluto, e
Phil non avrebbe mai dovuto preoccuparsi di venire strappato da lui.
Era questo che rendeva Phil così non-umano, e lo feriva così tanto
che gli strisciava sotto alla pelle, gli formava nodi in gola e gli
lasciava aghi nel cuore. Non aveva mai desiderato così tanto
qualcosa quanto desiderava essere umano, ma era il desiderio più
impossibile che potesse esprimere.
|