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Autore: SpecialKlaine    29/04/2016    1 recensioni
Phil era un Deos Amoris, che si traduceva in 'dei dell'amore', ma Phil pensava che fosse molto pretenzioso. Alcune persone facevano l'errore di chiamare tutta la sua specie 'Cupidi', e non era giusto nemmeno quello. Il più famoso di loro si chiamava Cupido; sarebbe stato come chiamare tutte le persone che lavoravano in un negozio 'Stephen' perché il capo si chiamava così.
[Traduzione]
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dan Howell, Phil Lester
Note: AU, Lemon, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Give Me Love - 12

Disclaimers: I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e ripubblicare qui la fanfiction.











Give me love

XII Capitolo

| capitolo originale |

Phil fece del suo meglio per ritornare alla sua vecchia routine prima di Dan, ma fu più difficile di quanto si sarebbe aspettato. Si sentiva spezzato, come se il suo petto fosse stato raschiato e fosse rimasto vuoto. Per qualcuno che aveva sempre pensato che piangere fosse senza senso, Phil spese una quantità assurda di tempo con le lacrime che gli scorrevano sul viso e gli bruciavano gli occhi.

Se lo meritava, lo sapeva. Aveva mentito a Dan e fatto finta di essere qualcosa che non era, abbandonando tutto quello in cui avesse mai creduto, e adesso stava pagando le conseguenze di tutto ciò.

Non significava che non gli facesse male però.

Una settimana passò, e Phil non riusciva nemmeno a sopportare l'idea di uscire, figuriamoci lavorare. Era ridicolo, era insignificante e debole, ma stava soffrendo, e non riusciva ad andare avanti.

Era sdraiato sulla sua vecchia coperta sul freddo pavimento in cemento del garage, fissando le sue ali logore che aveva fatto passare tra gli squarci della maglietta che aveva rattoppato migliaia di volte, solo per essere nuovamente lacerati. Queste ultime erano incurvate leggermente intorno alle sue braccia, così da coprirgli il volto, arruffandosi debolmente ogni qualvolta che Phil si muoveva. Strofinò le piume con le dita, e fece una smorfia quando sentì la loro superficie ruvida. A quanto pare, a casa, le ali erano bianche e belle, setose al tocco. Quelle di Phil erano grige, ruvide e perdevano piume. Un tempo sognava di avere delle ali come quelle degli angeli a casa, grandi e belle e morbide, ma adesso sperava di non averle proprio, perché erano un'altra cosa che gli impediva di essere umano. Phil fece una smorfia e strappò una piuma, sussultando dal dolore ma strappandone comunque un'altra. Continuò a tirarle furiosamente, lasciandole fluttuare piano per terra finché non sentì qualcuno bussare forte alla porta, facendolo sobbalzare. Il bussare diventò urgente ed incessante e Phil sperò che non fosse il proprietario del garage, pronto a cacciarlo fuori, perché Phil non era sicuro di poter sopportare altre cose finite male in quel momento.

Phil aprì cautamente la porta, e fece qualche passo indietro quando realizzò chi fosse.

"Oh mio dio, hai delle ali?!" urlò Dan, prima di mettersi le mani davanti alla bocca e arrossire.

Anche Phil arrossì, imprecando le sue stupide e patetiche ali che non sapevano quando ritrarsi; se Dan non era spaventato da lui prima, lo era sicuramente adesso. Phil scrollò le spalle e sentì le ali infilarsi sotto la sua pelle e sistemarsi. Rabbrividì e si accigliò alla sensazione, poi si girò verso Dan, che lo stava fissando con gli occhi sbarrati.

Phil abbassò la testa, guardando il pavimento e sentendo lo sguardo di Dan penetrare la sua pelle.

"Ciao" disse Dan piano.

"Ehi" rispose cautamente Phil, continuando ad evitare il suo sguardo.

Rimasero entrambi fermi, Phil con gli occhi fissi sui suoi piedi, l'altro ragazzo che lo fissava.

Dan sospirò.

"Senti, mi dispiace. Sono stato uno stronzo, io-"

Phil alzò lo sguardo e scosse la testa.

"No, non incolparti, per favore. Mi dispiace di aver mentito e mi dispiace per non averti detto nulla e... sono così dispiaciuto per tutto."

Phil sentì le lacrime pizzicargli di nuovo gli occhi, e cercò di trattenerle, mordendosi le labbra.

"Non esserlo" disse dolcemente Dan. Sembrava esausto e triste quando Phil.

Phil voleva scusarsi ancora e ancora, perché Dan decisamente non si meritava che Phil comparisse dal nulla e di venire coinvolto nella sua vita sotto un velo di menzogne, era tutta colpa sua se adesso Dan stava male.

"Non so cosa stia succedendo. Voglio dire, cose del genere non succedono, ma è così, e non so cosa pensare" Dan faticava a parlare chiaramente, affrettandosi a dire tutto, e Phil piegò la testa di lato, ascoltandolo.

"Hai mentito, e sono arrabbiato, e tutto ciò è così... surreale. Ma tu sei ancora tu, sei ancora Phil, e ti amo ancora, e, Cristo-."

Il cuore di Phil iniziò a battere più velocemente, perdendo qualche battito quando Dan si premette le mani sugli occhi e sospirò.

"-Ti amo ancora, ma non sono sicuro di cosa fare adesso."

Phil alzò le spalle, e cercò con difficoltà di non sorridere.

"Possiamo parlare? Per bene, intendo. Senza bugie, mi racconterai tutto?"

Phil inspirò profondamente, poi alzò lo sguardo e annuì.

"Ti dirò tutto quello che vuoi sapere." rispose piano, e Dan sorrise, facendo un cenno con la testa verso la strada.

"Puoi venire da me. Senza offesa, ma preferirei non entrare lì dentro." disse Dan con un'espressione disgustata verso il garage di Phil. Quello si affrettò ad uscire e chiuse la porta, iniziando a camminare di pari passo con Dan, tenendo le braccia ferme ai lati mentre camminavano, nel tentativo di soffocare l'istinto di prendergli la mano.

*

"Quanti anni hai?"

"Non misuriamo il tempo, quindi non ho proprio un'età. Non sono nemmeno sicuro di quanto tempo io sia sulla terra."

Erano finiti sul pavimento del salotto di Dan, seduti a gambe incrociate uno davanti all'altro, e Dan stava facendo una domanda dopo l'altra, alla quali Phil faceva del suo meglio per rispondere.

"Puoi volare?"

Phil scosse la testa.

"Vieni dal paradiso?"

"Stai forse flirtando?" chiese timidamente Phil. Sorrise a Dan, il quale sbuffò e scosse la testa, sorridendo dolcemente all'altro.

"Il paradiso non è un vero posto. Immagino di essere da dove tu pensi che sia il paradiso. Tecnicamente, sono un angelo, ma non del tipo che credi che io sia. Siamo solo un mucchio di esseri che lavorano per gli umani in vari modi.”

"Hai la possibilità di scegliere che cosa fare? Vieni pagato?"

Phil spiegò a Dan come venissero assegnati i vari lavori, e di come lavorassero finché non erano considerati abbastanza meritevoli da tornare a casa per riposare. Dan si accigliò, sembrava sul punto di piangere.

"Sembra una merda" sussurrò.

Phil alzò le spalle.

"Immagino di sì, però è tutto quello che conosciamo, quindi non ce ne accorgiamo. Almeno io ho la possibilità di vedere il mondo, il che è una cosa positiva, il tuo mondo è bellissimo."

Dan fece un verso di disapprovazione e borbottò qualcosa riguardo allo schiavismo.

"Ma tu sei così... umano. Tranne che per le ali e le frecce magiche, se proprio come ogni altra persona.”

Phil rise.

"Non proprio. Non dormo, non mangio, e finché non ti ho incontrato, pensavo di non avere emozioni."

Il volto di Dan si addolcì, e si allungò per prendere la mano di Phil e intrecciare le loro dita insieme.

"Ero egoista. Non ho mai realizzato di quanto solo e triste fossi finché non ho trovato te, e mi hai mostrato cosa fosse la felicità e come fosse essere umani e i-io non potevo lasciarlo andare, specialmente una volta che ho realizzato di essere innamorato di te. Non è una cosa che avrei mai pensato di poter provare” disse Phil, la voce spezzata.

"E' normale essere egoisti" rispose Dan, ma Phil scosse la testa.

"Ho fatto una cosa orribile, mi dispiace così tanto Dan."

Dan si avvicinò e lo baciò sulla fronte, stringendogli la mano.

"Per quanto sia strana tutta questa situazione, sei ancora tu, e ti perdono, ragazzo angelo."

Phil si illuminò, e sorrise nel collo di Dan quando quello lo strinse in un abbraccio.

*

Dan insistette perché Phil rimanesse da lui, e Phil ne fu grato, ma sapeva che le cose erano un po' strane tra di loro, adesso. Sapeva che sarebbe successo, ma si sentiva ancora a disagio quando beccava Dan a fissarlo come se fosse una qualche creatura affascinante allo zoo, e anche se Dan faceva del suo meglio per evitarlo, comunque si comportava in modo diverso con Phil adesso che sapeva tutto. Era reso ovvio dal modo in cui Dan non sembrava mai finire di fargli domande, come se si stesse facendo una lista mentale di cose da chiedergli che andava sempre aumentando. A Phil non importava, sapeva che doveva a Dan come minimo una spiegazione completa, ma lo faceva sentire più estraniato che mai.

"Aspetta, quando hai detto che non dormivi, intendevi dire che è facoltativo?" chiese all'improvviso Dan mentre guardavano la TV. C'era uno spazio troppo grande tra di loro, e a Phil venne di nuovo da piangere.

"Non posso dormire. Non ci è dato riposare finché non abbiamo compiuto il nostro dovere, mi sarà permesso di dormire quando decideranno che sono abbastanza meritevole da tornare a casa."

Dan si accigliò, e si avvicinò leggermente a Phil, mettendogli sovrappensiero una mano sulla coscia.

"Non è molto carino" disse piano.

"Ho sempre pensato che gli angeli fossero più importanti di noi, più privilegiati. Non schiavi, non è giusto."

Phil scrollò le spalle e basta, perché non aveva altro da dire. Sapeva dentro di se che era ingiusto, che ambiva a qualcosa di più di quello che era la sua vita. Ma sapeva anche che, per quanto potesse desiderarlo, non sarebbe cambiato nulla, quindi non aveva senso lamentarsi.

"Eri umano prima? Voglio dire, da dove sei venuto?"

"Um, non ne sono sicuro. Mi ricordo solo di essermi svegliato in un posto bianco e molto luminoso, e poi mi è stato detto cosa avrei dovuto fare e sono stato mandato sulla terra."

Era tutto sfocato dopo, Phil era stato spinto in una fila di altri come lui, gli era stato consegnato quello che gli serviva e detto cosa doveva fare, poi era stato spinto violentemente da un pontile. Ricordava la sensazione di cadere per ore prima di atterrare nel primo posto che aveva visitato sulla terra. Era sicuro che c'era stato qualcosa prima, una vaga memoria di qualcuno a torreggiarlo, le loro ali della lunghezza del suo corpo, e la loro voce bassa e roca a raccontargli storie del loro mondo e del mondo sotto di loro. Ma quel ricordo era sfocato, quindi Phil sceglieva di ignorarlo piuttosto che cercare di rimembrare.

Dan annuì e basta, appoggiando la testa sulla spalla, di Phil, e lui fece del suo meglio per comportarsi con nonchalance a riguardo.

*

Quando Dan disse di voler andare a dormire, Phil propose di rimanere sul divano, dato che adesso Dan sapeva che Phil non dormiva probabilmente si sarebbe sentito parecchio a disagio sapendo che c'era un ragazzo senza ali con il poter di far innamorare le persone a fissarlo nel sonno. Dan alzò gli occhi al cielo e lo guardò male, facendogli capire il messaggio e trascinandolo su per le scale fino alla sua stanza.

Phil era sdraiato sulla pancia, assaporando ancora una volta la comodità del letto di Dan, e poteva sentire lo sguardo di Dan bruciarli la schiena.

Phil rise piano e alzò lo sguardo verso di Dan, il quale non distolse lo sguardo abbastanza in fretta, arrossendo furiosamente.

"Non puoi vedere le mie ali perché non sono lì. Non le tengo sempre in mostra" mormorò Phil, appoggiando la testa sul braccio, ma girando la testa verso Dan.

Dan si accigliò e passò la mano sopra alle scapole di Phil, aspettandosi di sentire le sue apparentemente invisibili ali, e Phil rise ancora più forte.

"Non sono lì, sono sotto alla mia pelle."

Dan fece una faccia disgustata, e fu il turno di Phil di arrossire e nascondersi il volto, sentendo un ansioso nodo allo stomaco. Stava cercando di non spaventare Dan, ma sapeva già che tutto ciò era troppo strano per lui, e Phil era solo un fenomeno da baraccone per Dan.

"Non è scomodo?" chiese Dan, premendo i palmi sulla scapola di Phil e accarezzando la pelle con il pollice.

"Un po'. Ti ci abitui." rispose Phil, tenendo la faccia nascosta nella piega del braccio.

"Ti vergogni di loro?" chiede piano Dan.

Phil annuì, sentendo un groppo in gola, tenendo gli occhi serrati.

Dan si abbassò e premette un bacio su entrambe le cicatrici sulla schiena di Phil.

"E' stupido. Non dovresti." sussurrò, rialzandosi per sdraiarsi accanto a Phil, tenendo una mano appoggiata sulla sua schiena per tracciare gentilmente dei ghirigori casuali sulla sua pelle finché non si addormentò.

*

Dan si svegliò quando il sole iniziò a brillare attraverso la finestra e sul suo viso, creando ombre sulla sua pelle dorata.. Si era avvicinato verso Phil durante la notte, e quando si svegliò, invece di scostarsi come l'altro si era aspettato, Dan grugnì e nascose il viso nella sua spalla, borbottando qualcosa sul fatto che avrebbe dovuto riparare le persiane.

Phil rise e si girò di lato per bloccare la luce del sole, e Dan aprì un occhio per sorridergli, dandogli una stretta al braccio per ringraziarlo silenziosamente.

Phil osò avvicinarsi per baciarlo sulla fronte, e il castano continuò a sorridere ad occhi chiusi, accoccolandosi vicino a Phil.

"Mi sento molto meglio dopo aver deciso di smettere di andare all'uni per un po', non ho mai realizzato quanto mi rendesse triste fino ad adesso." mormorò Dan.

"Grazie al cielo. Non dovresti continuare ad avere a che fare con le cose che ti rendono triste, la vita è fin troppo corta."

"Tu stai facendo cose che ti rendono triste." disse Dan, alzando la testa per guardarlo.

Phil aggrottò le sopracciglia e sospirò.

"La mia vita è diversa dalla tua, e oltretutto, non sono triste, sono solo... infelice."

Era vero, ma Phil stava arrivando sempre più vicino all'essere davvero infelice, dato che scopriva di giorno in giorno come avrebbe potuto essere avere qualcosa in più.

Questo ricordò a Phil che questa parte della sua vita sarebbe finita presto. Riusciva a sentire la tensione nei muscoli che gli diceva che sarebbe stato spostato in un nuovo posto in un futuro molto prossimo, e capì che sarebbe stato il momento migliore per dirlo a Dan.

"Dovrò trasferirmi presto. In una nuova città."

Dan inarcò le sopracciglia e spostò la testa di lato.

"Perché?" chiese.

"Mi sposto da un posto all'altro, è il mio lavoro. Vengo spostato da dove sono a dove dovrei essere quando è necessario, so che mi sposteranno presto però."

Ci fu un lungo silenzio durante il quale i due ragazzi si fissarono e basta, Phil voleva piangere, e Dan sembrava sul punto di farlo.

"Ma non voglio che tu te ne vada." disse Dan infine, avvicinandosi di nuovo e aggrappandosi a Phil, il quale lo abbracciò altrettanto forte, passandogli la mano tra i capelli per calmarlo.

Phil aveva mezzo sperato che a Dan non sarebbe importato, che fosse un po' troppo a disagio con lui adesso che conosceva la verità, e che sarebbe potuto andare avanti con la sua vita facilmente senza nemmeno pensarci. Phil era triste del fatto che fosse evidente che non sarebbe stato così, ma la piccola parte egoista di lui sentì un po' di felicità all'idea che a Dan sarebbe mancato una volta partito.

"Neanche io voglio partire." rispose Phil, ed era sincero. Lo avrebbe distrutto lasciarsi alle spalle Dan e la piccola bolla di felicità che avevano creato insieme. Non riusciva ad immaginare di tornare permanentemente alla sua vita prima di Dan, e davvero non lo voleva fare.

"Non puoi semplicemente... non so, protestare o qualcosa del genere? Rifiutare di trasferirti?" mormorò Dan contro il petto di Phil.

"No, non funziona così. E' tipo come se i-io svenissi e poi mi svegliassi in un posto nuovo. Non so come funzioni davvero." Phil tremò al pensiero. Trasferirsi lo faceva stare male per giorni, lo faceva sentire ammalato e debole e tutti i dolori dai quali soffriva in genere si intensificavano finché non si adattava ovunque fosse.

Dan sospirò.

"E' così strano" disse Dan.

"Non pensavo nemmeno che esistessero la magia e gli angeli e cose del genere, adesso ho un angelo nel mio letto che mi parla di come si teletrasporta con la magia."

Entrami risero, e Phil assaporò il bagliore che si diffuse per tutto il suo corpo. Immaginò di versarlo dalla bocca, piccole nuvole dorate di felicità che non poteva in alcun modo tenersi dentro perché la gioia era troppa da trattenere. L'aveva sempre pensato quando guardava gli umani, le loro emozioni intense sembravano fuoriuscire da loro in ondate, sempre così espressive, non importa cosa provassero.

"E' troppo strano?" chiese cautamente Phil quando smisero di ridacchiare. Si era chiesto da quando gliel'aveva detto se fosse troppo per lui, e se Dan avesse voluto lasciarselo dietro sarebbe stato okay.

Ci fu qualche secondo di silenzio in cui Phil trattenne il fiato, finché Dan scosse la testa, e poi lo sentì sorridere contro la sua pelle.

"Magari un po', ma sei ancora tu e non penso che riuscirei a perdonarmi se ti lasciassi adesso quando c'è solo una piccola quantità di tempo che mi rimane da passare con te solo perché sei un essere celestiale che decisamente non dovrebbe esistere."

Phil rise di nuovo e strinse leggermente Dan.

"Non sei affatto diverso, davvero. Continui a negare ma sei umano quanto chiunque altro, tralasciando le ali e i poteri magici." aggiunse Dan, girandosi cosicché la sua schiena fosse appoggiata contro il petto di Phil. Phil circondò le braccia contro il torso di Dan e nascose il viso nella sua spalla mentre quello si addormentava di nuovo, borbottando a Phil che era troppo presto per essere svegli.

Phil apprezzava che Dan non lo vedesse troppo diverso, per quanto potesse essere vero, forse Dan stava cercando di negarlo per poter sopportare di stare insieme a Phil ancora per un po'. Ma lui sapeva quanto fosse diverso. Se fosse stato uguale non avrebbe dovuto nascondersi da tutti, se fosse stato uguale avrebbe potuto dormire e sognare, avrebbe potuto scegliere cosa fare della sua vita invece di averla già scelta per lui.

La cosa che faceva più male era che Phil sapeva che, se fosse stato umano, sarebbe potuto rimanere con Dan finché avrebbero voluto, e Phil non avrebbe mai dovuto preoccuparsi di venire strappato da lui. Era questo che rendeva Phil così non-umano, e lo feriva così tanto che gli strisciava sotto alla pelle, gli formava nodi in gola e gli lasciava aghi nel cuore. Non aveva mai desiderato così tanto qualcosa quanto desiderava essere umano, ma era il desiderio più impossibile che potesse esprimere.

   
 
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