La mano
di Illya aveva acquistato rigidità quando Gaby l'aveva stretta nelle
sue, così piccole ma capaci di qualsiasi cosa.
In
sottofondo, la musica alla radio riportava (non così)
spiacevoli ricordi alla mente: loro due, una serata in un hotel di
Roma e schiaffi sulla faccia del russo. Ma le mani di Illya, questa
volta, scivovano sui fianchi sottili di Gaby e le dita lunghe si
allargavano sotto al pigiama, guidate da lei in una lenta risalita
verso i seni, sulla pelle nuda e calda.
Gli occhi
di Gaby lo fissavano attraenti, sulla superficie una sfida sempre
nuova e sul fondo tutta la sua fragilità di donna. Non c'era stata
una parola da quando lo aveva invitato a ballare con lei,
trascinandolo in stanza e poi sdraiati sul letto, solo mani che in
silenzio lo guidavano nella sua nuova missione - o verso un
paradiso caldo come l'inferno.
Gli
sospirò tra le labbra, sfiorandole senza toccarle e, quando Illya si
abbassò per prendersi un bacio, invece della bocca rossa e carnosa
trovò i denti di lei e i suoi morsi.
Si tirò
indietro di colpo, guardandola con durezza.
Gaby
sorrise con i denti in mostra, sfacciata ed eppure bellissima,
pronta a tentarlo ancora, stuzzicandone le labbra con la punta della
lingua. Il secondo morso trovò il suo sangue ed un gemito da parte
di entrambi, mentre Illya le stringeva i seni.
Lo morse
ancora, più forte; si prendeva gioco della poca pazienza del russo,
lo portava vicinissimo al limite, sino a riempire di fredda violenza
i suoi occhi azzurri ed infine si faceva perdonare con una risata
affogata in un bacio, il primo di tanti.
Illya le
grugnì qualche parola in russo, ma con Gaby le minacce si perdevano
nell'aria e nella morbidezza del suo corpo invitante. Rassegnato, la
guardò, splendidamente nuda sotto di sè.
Qualsiasi
cosa avesse fatto, l'avrebbe perdonata. Sempre. Pur di continuare a
ballare insieme a lei. |