3.
Misunderstandings
in Communication
<<
è quello lì >> dissi indicandogli
la scatola di giocattoli piena di pezzi utili alla costruzione di
mirabolanti oggetti fatati e che sicuramente Lily avrebbe disseminato
per tutta casa.
<<
Stai scherzano, vero? 150 dollari? >>
<<
Come se non te lo potessi permettere >>
<<
Non c’entra il poterselo permettere o meno. Come possono
spiegare un prezzo simile? È un furto!
>> sbottò Edward prendendo in mano la scatola
e scuotendola con forza come per capire cosa ci fosse dentro.
<<
Smettila Edward, paghiamo e basta. >>
<<
dovremmo chiamare la finanza >>
<<
sei tu la finanza >> risposi annoiata
<<
infatti! >>
Per
un attimo
rimasi in silenzio a fissarlo, chiedendomi quanto sarebbe durata la sua
scenetta e notando il suo altrettanto silenzio chiesi:
<<
allora, lo compriamo o no? >>
<<
Lo faccio solo perchè Lily lo ha chiesto per Natale
>>
Annuii
mentre mi
avviavo alla cassa indicando alla commessa il regalo da impacchettare.
E
mentre quella
poveretta combatteva con la carta da regalo, nastrini e adesivi
colorati, Edward si avvicinò a me e il suo fiato caldo mi
investì come un treno.
<<
dici che accetteranno come pagamento un assegno fatato?
>>
Mi
prese un mezzo
infarto quando mi resi conto di quando si era avvicinato a me senza che
me ne fossi accorta.
Certo,
l’avevo avuto ben più vicino qualche settimana fa,
quando eravamo finiti a rotolarci nudi sul divano, ma quello era
diverso. La confidenza. La vicinanza mentale. Il sentirsi a proprio
agio l’uno con l’altra nel parlare e nello
scherzare. Quelle non c’erano state ne quelle volte in cui mi
ero lasciata andare fisicamente con lui, ne ora che eravamo in un
negozio di giocattoli a scegliere il regalo di Natale per nostra figlia.
Era
tutto diverso.
Ed
era
decisamente brutto.
Fu
per questo che
mi allontanai di scatto da lui quando sentii quella frase, atta a farmi
ridere, sussurrata nell’orecchio.
Perché
non mi faceva ridere.
Edward
aveva
smesso di farmi ridere da tanto tempo.
<<
smettila! >> mormorai acida, osservandolo in cagnesco e
cercando di fargli capire che aver accettato di andare a prendere il
regalo di Lily insieme non significava avergli anche dato il permesso
di prendersi di nuovo certe libertà con me.
<<
dai Bella, stavo solo scherzando >> borbottò
lui in evidente difficoltà per la mia reazione improvvisa.
E
io non risposi
nulla. Rimasi muta ad aspettare che la commessa finisse il suo compito,
mi consegnasse il pacchetto, e mi desse la libertà di
andarmene.
<<
lo tieni da te ok? Così Lily non lo trova. Poi lo portiamo
da Rose qualche giorno prima in modo che possa aprirlo la notte di
Natale. Ah, non te l’ho detto, ho accettato di andare insieme
per la cena della Vigilia da lei ed Emmet. Non volevo che Lily passasse
il Natale con i genitori separati. Può andar bene per te?
>> chiesi con falsa noncuranza guardandomi intorno mentre
Edward parcheggiava di fronte al grattacielo in cui un tempo avevamo
posto le basi per la nostra famiglia.
<<
in realtà anche Emmet me lo aveva proposto. Stavo cercando
di trovare il modo per chiedertelo. >> rispose lui
imbarazzato grattandosi la testa.
<<
ah >>
Stava
cercando di
trovare un modo per chiedermelo? Perché? Era così
difficile chiedermi una cosa? Insomma, si trattava del Natale di Lily.
Davvero temeva che avrei fatto la stronza anche in
quell’occasione?
<<
beh allora abbiamo già risolto >>
<<
sì.. sarà una bella serata. >>
disse lui sorridendo in modo decisamente forzato.
<<
speriamo >> risposi io senza fare nessun sforzo per
risultare contenta.
Senza
aggiungere
altro mi mossi per scendere dall’auto ma proprio mentre mi
allungavo per uscire sentii la mano di Edward avvolgermi il polso per
trattenermi.
Mi
voltai di
scatto per capire cosa volesse, ma Edward non disse nulla.
Rimase
solo a
guardarmi serio, mantenendo il mio polso stretto nella sua presa salda.
Poi,
semplicemente, mi lasciò andare.
E
chissà perché, anche quando lui
ripartì con l’auto e io entrai in casa, mi
sembrò di continuare a sentire il calore della sua presa
sulla pelle.
<<
Signora Cul.. Swan, avrei un problema, potrebbe venirmi in aiuto?
>>
<<
Di che si tratta Vicedirettore? >> domandai fingendo di
non aver notato il suo maldestro modo di chiamarmi.
<<
Giovedì sera avremmo dovuto incontrare a cena la startup
EcoFirst, ma ho avuto un accavallamento di impegni e non
potrò presenziare. Mi farebbe la cortesia di andare lei?
>>
<<
da sola? Io non so se sono in grado >> mormorai in
evidente difficoltà.
<<
Non si preoccupi. Si tratta di una startup in cerca di investitori per
un progetto di motore ad idrogeno. Saranno loro quelli terrorizzati dal
rovinare l’incontro. Voglio solo che si informi su budjet,
tempi di realizzazione del progetto e possibili guadagni. Nulla che non
ha già fatto. >>
Beh
non sembrava
difficile. Avevo già fatto incontri con aziende assieme al
vicedirettore e se non dovevo gestire difficili trattative avevo buone
possibilità di uscirne vincitrice anche da sola. Inoltre
dovevo iniziare a cavarmela con le mie gambe se volevo avanzare di
carriera nel prossimo futuro.
<<
D’accordo allora. >>
E
così
due sere dopo mi ritrovai al Cipriani, con il mio tubino nero da
battaglia, ad aspettare al bar l’arrivo del presidente
dell’EcoFirst.
<<
Buonasera, lei deve essere Isabella Swan. Io sono James McGroy, della
EcoFirst. E’ un piacere conoscerla. >>
Da
quando avevo
visto navigando su Google, McGroy doveva essere un uomo grasso, calvo e
dal carattere eccentrico e lievemente arrogante. Fu per quel motivo che
rimasi bloccata per due buoni minuti, quando si accostò a me
un giovane ragazzo biondo dagli occhi decisamente azzurri.
<<
I-io… sì sono.. sono Isabella Swan
>> risposi confusa continuando a fissarlo come un
imbecille << ma lei è McGroy? Il presidente
McGroy? >>
E
dovevo avere
una espressione davvero buffa perché il ragazzo di fronte a
me scoppiò in una grassa risata.
<<
no, no! Quello è mio padre! Hernest McGroy. Io sono James,
suo figlio nonché vicepresidente, nonché futuro
direttore… certo, sempre se verremmo finanziati dalla
Cullen&Mansen Society >> rispose sorridendo.
Sorrisi
anch’io, divertita dal qui-pro-quo e insieme ci dirigemmo al
tavolo della cena.
Passai
una bella
serata.
James
era una
persona solare e dinamica e si vedeva che credeva molto nel progetto
che stavano cercando di realizzare.
<<
utilizzando l’idrogeno non avremmo più bisogno di
combustibili fossili. Niente più petrolio, niente
più emissioni di CO2, niente più inquinamento!
È il futuro Isabella! Noi siamo pronti a costruirlo e se
vorrete, anche la C&M Society potrà costruirlo
assieme a noi. >>
<<
ho letto però che i veicoli ad idrogeno non sono efficienti
come quelli tradizionali. >>
<<
lavorano per noi tra i migliori ingegneri del momento. Troveremo la
quadra, faremo funzionare quei motori meglio di quelli tradizionali e
saranno ecosostenibili. Immagina un mondo pulito Isabella, senza
più tubi di scappamento che sporcano l’aria, senza
più riscaldamento globale e buco dell’ozono. Tu
hai figli? >>
<<
Una bambina >> risposi prendendo un sorso di vino e
continuando ad ascoltare con interesse il ragazzo di fronte a me.
<<
allora capirai ancora di più l’importanza di
ciò di cui parlo. Dobbiamo investire sul futuro Bella, un
futuro migliore per noi e per i nostri figli. È per questo
che è così importante per noi il sostegno della
tua società. Abbiamo gradi idee e possiamo realizzarle.
Abbiamo solo bisogno di un supporto economico per partire con la
produzione.. ma ce la possiamo fare! Insieme ce possiamo fare!
>>
Dovevo
ammettere
che James McGroy era bravo con le parole.
Davvero,
davvero
bravo.
<<
avresti dovuto darti alla politica, lo sai? >> dissi
improvvisamente facendolo scoppiare a ridere.
<<
Sì anche mio padre me lo dice spesso. Per un periodo ci
avevo anche pensato. Sai com’è, la politica porta
a guadagni facili.. solo che non ne avevo le
capacità. >>
<<
perché no? >> domandai sinceramente
incuriosita.
<<
perché i politici mentono sempre, ciò che dico io
invece è sempre la verità >>
rispose con un sorriso ironico sul volto, come a prendermi in giro.
E
con quella
frase che suonava tanto da “elezione elettorale”
scoppiammo a ridere di nuovo.
Fu
una serata
piacevole e alla fine della cena James, da perfetto cavaliere, mi
riaccompagnò al taxi che mi avrebbe ricondotto a casa. Mi
lasciò anche un bacio sulla guancia, ringraziandomi
nuovamente per l’opportunità che gli stavamo
offrendo e per la piacevole compagnia.
Non
sapevo che
appostato al lato della strada di fronte al Cipriani, si trovava un
paparazzo intento ad immortalare il momento.
Non
immaginavo
che la notizia di me a cena con uno sconosciuto, avrebbe potuto causare
interesse a riviste e giornali di gossip.
Non
potevo
immaginare che l’angolo con cui furono scattate le foto
facessero sembrare che James mi stesse baciando sulle labbra.
Incontrai
di
nuovo Edward solo la settimana successiva per il nostro incontro dallo
psicoterapeuta.
Mi
venne a
prendere a casa e quando salì in macchina notai che nemmeno
mi salutò. Non disse nulla e rimase così per
tutto il viaggio.
Dal
canto mio, a
parte un civile “ciao” non aggiunsi nulla.
Se
non voleva
parlare di certo non sarei stata io a cominciare.
<<
Allora Signori Cullen, com’è andata questa
settimana? Avete novità da raccontarmi? >>
domandò il Dr. Witlock.
Guardai
Edward
che continuava a rimanere muto, sprofondato nell’angolo del
divano, così decisi di prendere io parola.
<<
no. Nessuna novità >>
<<
vi siete incontrati per parlare di ciò che è
uscito settimana scorsa ? >> chiese il dottore.
<<
No. Io ed Edward non ci siamo sentiti durante questa settimana.
>>
<<
come mai? >>
Per
un attimo
boccheggiai in cerca di una spiegazione. Dirgli
“perché lui non ha telefonato e
l’inferno avrebbe dovuto gelare prima che lo facessi
io” mi pareva poco ortodosso.
<<
non lo so >>
<<
Signor Cullen perché non ha tentato di comunicare con sua
moglie? >>
Fu
a quel punto
che finalmente Edward decise di uscire dal suo stato silenzioso.
<<
è inutile telefonarle. La maggior parte delle volte mi butta
giù il telefono in faccia. >>
<<
non è vero >>
<<
certo, come no >> mormorò lui alzando gli
occhi al cielo.
<<
e allora vedervi. Avreste potuto vedervi e parlare. >>
<<
non era il caso Dottore >> mormorai io.
<<
perché? >> chiese allora lui confuso.
Rimasi
muta
evitando di dirgli come stavano le cose. Peccato che Edward quel giorno
sembrava aver deciso di rovinarmi del tutto la giornata.
<<
perché quando ci vediamo finiamo per scopare.
>>
<<
Edward!! >> esplosi shockata.
<<
Che c’è? E’ la verità.
>>
<<
aspettate, mi state dicendo che andate a letto insieme?
>> chiese lo psicoterapeuta confuso.
<<
no a letto no. Sul divano o contro il muro >>
<<
smettila immediatamente Edward! >> ringhiai furente e
paonazza dalla rabbia e dalla vergogna.
<<
perché lo vuoi negare? >>
<<
Per cortesia spiegatemi meglio la situazione. Perché
nonostante vi siete separati continuate ad sentire la
necessità di avere rapporti sessuali? >>
<<
perché a quanto pare Isabella voleva togliersi qualche
voglia finchè non ne avesse trovato uno nuovo con cui
divertirsi >>
<<
ma come ti permetti di dire una cosa del genere?! >>
Vidi
Edward
stringere le labbra, come ad evitare di esplodere.
<<
sai una cosa Bella? Vaffanculo! >>
E
detto
così si alzò in piedi, aprì la porta
dello studio, e se la sbattè con tutte le sue forze alle
spalle.
Non
avevo idea di
cosa fosse successo.
Sapevo
solo che
ero nera di rabbia, imbarazzata come non mai, e che non desideravo
altro che fuggire dallo studio e dallo sguardo stupito del terapeuta il
prima possibile.
Lo
raggiunsi poco
dopo correndo verso l’auto parcheggiata dentro la quale si
era rifugiato. Almeno aveva avuto il buon gusto di non andarsene
lasciandomi lì da sola.
<<
Si può sapere che diavolo ti ha preso?
>> strillai appena mi sedetti nel sedile del passeggero
<< Mi hai fatto fare una figura di merda, il dottore ha
pensato che fossimo due pazzi, e poi come diavolo ti sei permesso di
dire delle cose del genere ad un estraneo?! Non hai pensato che forse
non volevo che lui lo venisse a sapere? Non hai pensato che potevo
vergognarmene? E poi mi hai fatto passare da puttana! Come diavolo ti
sei permesso Edward!! >>
<<
chi è? >>
Questo
fu
l’unica cosa che rispose alla fine del mio sproloquio urlato.
Solo
questo.
Senza nemmeno guardarmi in faccia.
<<
ma di cosa parli? >>
<<
parlo del tipo che ti scopi. Quello con cui sono stato rimpiazzato. Dio
santo, Lily non lo ha incontrato vero? >>
E
questa volta
fui io a rimanere senza parole. Mi sembrava di essere ai confini della
realtà.
<<
Edward io non sò davvero di cosa stai parlando.
>>
Ma
le mie parole
non sembrarono convincerlo perché lo vidi coprirsi il viso
con le mani e appoggiare la fronte contro il volante mentre mormorava
<< Dio, non ce la faccio.. >>
<<
Edward io non mi vedo con nessuno. >>
<<
vi ho visti.. vi hanno visto tutti >> rispose lui
rimanendo sempre nella stessa posizione.
<<
no, non è possibile.. >>
<<
è su tutti i giornali.. Dio santo, vi stavate baciando...
Perché non me lo hai detto? Perché Cristo, non
meritavo nemmeno di sapere che stavi cercando di andare avanti senza di
me? >> esplose allora senza più trattenersi o
coprirsi gli occhi ormai colmi di lacrime.
Giornali?
Baciando?
Per
un attimo
rimasi in apnea cercando di capire le parole di Edward.
Ero
certa al 100%
di non essere uscita con nessuno.
In
quella
particolare fase della mia vita avere un uomo era l’ultimo
dei miei pensieri.
Inoltre
c’era ancora Edward. In un modo molto strano e complicato,
c’era ancora lui. E anche se lo odiavo con tutto il cuore per
quello che mi aveva fatto, il mio essere donna e madre mi spingeva
ancora di cercare fino alla fine di capire se c’erano ancora
possibilità per salvare la mia famiglia.
Poi
come un
fulmine mi venne in mente la serata al Cipriani.
<<
James.. >> mormorai inorridita. Oddio, se erano usciti
articoli non solo rischiavo di mettere la mia posizione lavorativa in
bilico, ma anche mettere nei guai un ragazzo che non aveva nessuna
colpa.
<<
è così che si chiama? >>
<<
no, Edward è un equivoco. Era solo una cena di lavoro!
>>
<<
vi stavate baciando Bella. Ho visto le foto >>
continuò lui in un lamento mentre si passava le mani sulle
guancie rigate di lacrime.
<<
mi ha lasciato un bacio sulla guancia, tutto qui. >>
Ma
Edward
continuava a fissarmi con gli occhi arrossati.
<<
te lo giuro Edward, non so che foto sia uscita ma ti assicuro che mi ha
solo dato un bacio sulla guancia >>
<<
non stai con lui? >>
<<
no! >>
<<
e me lo diresti se fosse la verità? >>
Era
la prima
volta che vedevo Edward così fragile ed esposto.
Sospirai
<< sì te lo direi. >>
Lo
vidi annuire e
passarsi nuovamente le mani sugli occhi.
<<
non voglio che stai con altri. Non voglio che frequenti nessuno. Io ti
amo Bella, voglio tornare con te. >>
E
io ingoiai a
vuoto cercando di non crollare sotto il peso di quelle parole che da
tempo non sentivo più rivolgermi e che se un tempo sapevano
riempirmi di dolcezza e calore ora sembravano pesanti come macigni.
Quando
tornai a
lavoro il giorno seguente, la prima cosa che feci fu scrivere il mio
nome e quello di Edward su google.
Era
una cosa che
non facevo mai.
Edward
era una
persona conosciuta a New York e anche io, come sua moglie, spesso
finivo sulle copertine di stupide riviste di gossip, ma in generale le
notizie su di me erano sempre e solo legate ad Edward.
“Isabella
Swan, la nuova fidanzata di Edward Anthony Mansen Cullen, Direttore
della C&M Society”
“Lo
scapolo d’oro Edward Cullen si è sposato in una
cerimonia intima e segreta con Isabella Swan”
“In
arrivo un erede per l’impero della Cullen &
Mansen”
“Aria
di crisi a casa Cullen”
“Edward
Cullen tradisce la moglie con una giovane modella”
Diciamo
che non
avevo mai avuto in simpatia la stampa e dopo gli ultimi avvenimenti ero
stata ben lontana dal voler sapere cosa i giornali dicessero sul mio
conto.
Per
questo rimasi
a bocca aperta quando, inviata la ricerca su google, vidi comparire
pagine e pagine di news.
“Isabella
dimentica Cullen per un giovane ingegnere”
“Isabella
Swan a caccia di scapoli d’oro, questa volta è il
turno di James McGrow”
“E’
davvero finita tra Edward e Isabella. La donna avvistata con un nuovo
amante”
Ebbi
un conato di
nausea quando vidi le foto di me e James al Cipriani.
Era
stata una
normale cena di lavoro, non avevamo avuto atteggiamenti equivoci,
eppure dalle foto traspariva tutt’altro.
D’un
tratto l’elegante candela al centro del tavolo del ristorante
era diventata romantica.
Le
divertenti
luci colorati così tipiche del Cipriani erano diventate
intime e soffuse.
Il
gesto di
gentilezza che James aveva avuto nei miei confronti aiutandomi ad
indossare il soprabito sembrava un gesto intimo.
E
soprattutto il
bacio sulla guancia che mi aveva dato vicino al taxy era diventato,
grazie ad una angolazione studiata ad arte, un bacio sulle labbra.
<<
Oddio!! >>
Alzai
la cornetta
immediatamente e composi il numero scritto sul bigliettino da visita
che James mi aveva lasciato a cena e che tenevo sulla scrivania.
<<
Pronto? >>
<<
Ciao, sono.. sono Isabella Swan. Oddio, io non so come scusarmi
dell’accaduto! >> balbettai totalmente in
imbarazzo.
<<
Oh ciao Isabella! Volevo proprio chiamarti ma ammetto che mi sentivo
decisamente in imbarazzo dopo le copertine che sono uscite in questi
giorni >>
<<
sì, io.. mi dispiace! Mi dispiace tanto, non pensavo che
sarebbe accaduto tutto questo! Spero davvero di non averti messo in una
brutta situazione, sono così in imbarazzo! >>
Lo
sentii
ridacchiare.
<<
no anzi, è stato divertente vedere la mia faccia sui
giornali. Non è una cosa che succede tutti i
giorni! >>
<<
no, solo che.. insomma era una cena di lavoro e ti sei ritrovato
coinvolto nel gossip da quattro soldi. Inoltre non so nemmeno se sei
hai una relazione.. non vorrei aver causato problemi tra te e la tua
fidanzata >>
<<
non c’è nessuna fidanzata, tranquilla; piuttosto
spero che tu non abbia avuto problemi. Non mi avevi detto che eri la
moglie del grande capo >> rispose divertito.
<<
sì emm.. ex moglie ad essere sinceri >>
borbottai
<<
oh mi dispiace. Ho visto qualche notizia su internet ma non avevo
capito foste divorziati >>
<<
infatti non lo siamo.. noi.. noi siamo.. >> e non seppi
proprio come proseguire. Per fortuna James mi venne in soccorso.
<<
Tranquilla, ho capito. Beh vorrà dire che al prossimo
incontro andremo da Mac Donalds ok? E niente baci eh?! Solo strette di
mano formali. >> riprese facendomi ridere.
<<
d’accordo.Fast food e strette di mano. Una buona idea!
>>
<<
ok. Beh allora aspetto di avere notizie da voi, immagino ci rivedremo
dopo le feste di Natale..Mi raccomando, metti una buona parola per me
con il tuo EX marito! >> il modo buffo in cui
sottolineò la parola ex mi fece di nuovo ridere.
<<
d’accordo, grazie James! >>
<<
grazie a te Isabella, per avermi donato i miei 15 minuti di
celebrità! >>
Ciao a tutti!
Scusate il ritardo
mostruoso, ma mi si è rotto il PC e ho dovuto aspettare di riuscire a
metterlo a posto! Scusate anche se troverete errori di grammatica nel testo ma ero super impaziente di pubblicare!
Grazie mille a chi nel precedente capitolo ha lasciato delle recensioni, appena avrò un minuto libero risponderò a tutte.
Grazie anche a chi ha aggiunto la mia storia tra le preferite, seguite, ricordate, e chiaramente anche chi legge e basta!
Presto posterò il nuovo capitolo (l'ho già scritto) quindi prometto di non farvi più aspettare così tanto!:)
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