Capitolo
15.
Arrivammo
a Berlino verso le sei del mattino. L'aeroporto era stranamente
affollato. Berlino-Tempelhof
se non andavo
errato. Il nome l'avevo visto di sfuggita.
Tedeschi
mattinieri, pensai, mentre mi dirigevo verso un bar vicino all'uscita
con Martin, per fare colazione.
Caffè
nero e brioche. Sana colazione che amavo fare da molto tempo. Ovunque
andassi cercavo sempre un bar che servisse brioche e caffè,
nero.
Tranne quella volta lì in America; tramezzino. Ma era
necessario ai
fini della missione. Se mi avessero trovato perché avevo
preso una
brioche, avrei capito; ma non era quello il caso. Un tramezzino
e caffè. Andava bene togliermi la brioche, ma
non il
caffè, cazzo.
-Hans
sarà qui a momenti. Ci porterà all'Agenzia.
Lì saremo al sicuro
per un po'.-
Martin
mi aveva parlato bene di Hans, durante la nostra breve traversata con
l'aereo.
Era
esperto di demolizioni. Aveva lavorato per la polizia per alcuni
anni, poi aveva lasciato e aveva preferito ritirarsi per una vita
più
"tranquilla". In effetti lui aveva il culo parato. Forniva
e fabbricava esplosivi d'ogni tipo, ma il suo contributo finiva
lì.
Chi maneggiava la sua roba erano cazzi suoi. Potevi chiedergli di
mettere una bomba su una macchina, ma questa gliela dovevi portare
nel suo garage, e assicurarti che nessuno ti avesse seguito nel
tragitto. Frustrante forse, ma se fossi stato al suo posto, avrei
preteso la stessa cosa.
Hans
era il perfetto, classico, stereotipo di tedesco. Grosso, guancia
paffute e pancia sporgente da qualche birretta di troppo. Martin ci
aveva lavorato per diverso tempo, quando dovevano supportare alcune
missioni di 47, uno tra gli agenti più bravi all'Agenzia.
Quando
poi potei vedere Hans con i miei occhi, trattenni a stento una
risata. Era proprio come me l'aveva descritto Martin. L'omino
Michelin. Pacioccone e molto alla mano.
-Martin!
George!- stava sventolando la mano come se avessimo vinto il gran
Premio. Pensai che forse quella troppa vitalità avrebbe
attirato
l'attenzione di qualche poliziotto in incognito. Ma erano solo seghe
mentali. Eravamo in Germania, e avevamo superato il Check-in
dell'aeroporto senza alcun problema. Ormai la Francia era solo un
brutto ricordo.
-Eccolo...
Hans con tutti i suoi centodieci chili di peso...- sembrava quasi che
Martin fosse tornato a casa. Mentre sull'aereo stavamo sorseggiando
un succo di frutta, mi aveva parlato che la Germania era diventata la
sua seconda casa. Lui ed Hans erano diventati ormai amici, e si erano
assicurati protezione l'un l'altro. In caso di problemi a Berlino,
Hans sarebbe venuto da Martin; in caso contrario Martin sarebbe
venuto da Hans. Proprio come questa volta. Ma forse l'agente 27 non
sarebbe tornato più a Parigi. Il che mi dispiaceva molto. La
situazione era degenerata in un modo che nessuno aveva previsto. La
polizia ci aveva subito trovati. Certo, l'omicidio del figlio
dell'ambasciatore non poteva che essere un nostro lavoro, ma non
avevano prove, e Jack si era ucciso prima che la polizia potesse
interrogarlo. O almeno questo era quello che mi aveva detto Martin.
-Martin!
Mio buon amico! - Hans lo aveva abbracciato calorosamente quasi fino
a strangolarlo.
-Hans,
vecchio ciccione! Come stai? Hai messo su ancora qualche chilo eh?-
il francese era riuscito a strapparsi dalla sua morsa.
-Ah,
vaffanculo Martin! Ogni volta che ti vedo, non pensi altro che alla
mia pancia. E non mi chiedi mai come va con la salute, con le
donne...-
-Forse
perchè so che va sempre male?- Martin era scoppiato in una
risata
sarcastica. Io mi ero limitato a sorridere, non sapendo come Hans
avrebbe reagito.
-E
qui ti sbagli, francesino delle mie palle! Sto frequentando una bella
gnoccolona che ho conosciuto in un bar vicino a casa mia... E'
veramente dolce, una vera...
-...puttana!-
non gli aveva lasciato neanche il tempo di finire la frase, ed era
scoppiato subito a ridere.
-Fottiti
Martin! - gli aveva dato scherzosamente un pugno sulla spalla -Per
una volta che riesco con una donna, tu a spalar merda come un
francese del cazzo! Non abbiamo troie che battono i viali degli
Champs Elysees. E non sono tutte belle come tua moglie!-
Martin
era sposato?
-Sei...
- ero rimasto di stucco - Non lo sapevo... - Non pensavo che Martin
avesse già famiglia.
-In
effetti sarebbe stato difficile per te scoprirlo, se non fosse per la
lingua lunga di questo ciccione... - Martin si era girato verso Hans,
probabilmente accennando un occhiolino – Non porto la fede,
come
vedi. E lo faccio per sicurezza mia e per quella di mia moglie. Meno
gente sa e meglio è...-
-Hai
ragione...- anch'io non avevo niente di Sarah, e forse neanche Martin
sapeva della mia relazione con lei.
-Tu
sei George se non sbaglio... Benvenuto a Berlino! - il tedesco mi
aveva dato una pacca sulla spalla, cogliendomi quasi di sorpresa. -
Martin mi ha parlato di te... Abbiamo sentito anche di Emily...
Bastardi... C'è dispiaciuto un sacco...-
-Già...
- fissai per terra. Sarah...
-Ormai
non possiamo farci niente purtroppo. Dai, venite che vi porto nella
vostra nuova casetta...-
Hans
aveva girato i tacchi, e con le chiavi della macchina che faceva
roteare sull'indice della mano, ci stava indicando di seguirlo.
Presi
le due valigie che mi ero portato dietro. Martin aveva solo un
leggero trolley. Forse qualche giacca, e forse anche il suo notebook.
La mia Glock era dentro la valigia grande, e non vedevo l'ora di
tirarla fuori e mettermela in tasca.
Mi
ero quasi scordato che stesse piovendo. L'acqua cadeva abbastanza
fitta, e il cielo era grigio, tutto interamente coperto da nuvoloni
color catrame. Nonostante tutto, era comunque piacevole. Ero stato
solo una volta a Berlino, circa dieci anni prima. Era una situazione
puramente temporanea. Una tappa intermedia, diciamo così.
Ma
non sarei rimasto lo stesso tanto lì a Berlino. Al momento
opportuno, avrei chiesto all'Agenzia un via libera per tornare
là
dove Sarah era stata uccisa. A costo di finire nella tana del lupo.
Parcheggiata
davanti all'ingresso, una Bmw serie 3 nera. Un gioiello di macchina.
-Bella
macchina, amico... - avevo commentato, sincero di fronte a una
bellezza simile.
-Grazie...
Beh, in effetti è proprio bella... E non hai visto gli
interni!-
era quasi diventato un bambino, con l'allegria di chi ti fa vedere il
proprio giocattolo curato e tenuto benissimo.
Aprì
la portiera del guidatore. Colore beige, e le finiture di un grigio
lucido. Veramente bella.
-Adesso
ti chiederà di... - Martin non fece neanche in tempo di
finire la
frase – Guarda il motore! -
Hans
aveva aperto con un pulsante il cofano della macchina. Dentro una
meraviglia per gli occhi.
-Motore
Diesel a 6 cilindri... Quasi 3000 cc di Cilindrata. Da zero a cento
in sei secondi netti... Poi non parliamo dei consumi, in
città
faccio i...-
-Dai
cazzo Hans! Metti in moto e andiamo! - Martin era già seduto
nei
sedili posteriori, affacciatosi buffamente dal finestrino.
-Si
si va bene...- rispose con un far comico. Nonostante tutto, se ne
intendeva di macchine molto più di me. A me non
interessavano tanto
le prestazioni. Bastava che fosse veloce ed agile.
Mi
accomodai sul sedile anteriore, quasi magari evitando di sporcare un
gioiello così tenuto a lucido.
-Vai
tranquillo George. Tanto devo dargli una pulitina sotto i sedili e
lì
sul cruscotto. - aveva già messo in moto, e con un rumore
roboante
si era lanciato quasi follemente nella strada che portava fuori
dall'aeroporto.
Mi
misi le cinture, mentre si stava dirigendo verso l'autostrada a tutta
velocità.
-Dove
ci porti Hans?-
-Dove
abito io... Kleinmachnow. Un piccolo comune completamente immerso
nella vegetazione. Ti piacerà George... Ha un che di
quartiere
americano. Tutte villette o piccoli appartamenti. L'unica differenza
è che qui si fanno tutti i cazzi loro! - aveva attaccato la
radio,
prima di scoppiare in una risata. Musica rock tedesca... Niente di
esilarante.
-Ich
schau dich an und du bist unbeschreiblich schoen... Ich koennte ewig
hier sitzen und dich einfach nur ansehe... Doch ploetzlich stehst du
auf und du bist geh’n… - Hans
si era messo a
cantarla, anche se in ritardo di parecchio rispetto alla canzone.
Capivo diverse parole, ma non era una lingua che conoscevo benissimo.
-Chi
sono questi idioti? - Martin si era proteso in avanti, leggermente
infastidito dalla musica che stavamo ascoltando.
-Sono
i Die Ärzte! Non li conosci? Sono popolarissimi qui in
Germania!
Weil
ich sonst ganz bestimmt
ueberhaupt gar nichts sagen kann! Woo-hoo! Woo-hoo! -
-No...
Mi dispiace... Magari se abbassi un po' è anche meglio! -
Martin non
si faceva scrupoli. Io sapevo adattarmi. Al massimo mi sarei messo su
di un fianco e avrei cercato di dormire.
-Woo-hoo!
Woo-hoo!- gli
aveva risposto a tono
Hans, seguendo il testo della canzone. Poi si
era messo a ridere, ma aveva abbassato di qualche tacca il volume.
-Tra
quanto arriveremo?- mi ero girato verso Martin, sperando che sapesse
qualcosa circa il tragitto. E poi non volevo disturbare il tedesco.
-Credo
che in mezz'ora dovremmo farcela, sai George? Dipende dal traffico.
Dalle fottute lumache che ogni volta mi si mettono tra le palle... -
Hans mi aveva sentito, e aveva anticipato Martin.
-Dai
cazzo, muoviti a sorpassare! Allora?? Su su... Dai, adesso spostati
dai coglioni e fa passare chi sa guidare... Bravo bene... Macchina
francese delle mie palle...- stavo osservando tutta la scena. Una
Peugeot Coupe bianca che stava sorpassando un camion. Alla guida un
uomo elegantemente vestito.
Hans
da dietro il volante gliene stava dicendo a bizzeffe.
-Guarda...
La vedi la scritta sul mio cofano? B-M-W... Altro che macchinine di
merda francesi, che le prendi e appena uscito dal concessionario ti
rimane lo sportello in mano! Senza offesa per i francesi, eh
Martin!-era veramente esilarante. Mano mano che sbraitava, si faceva
sempre più rosso, e sembrava quasi stesse sul punto di
scoppiare.
-Vai
tranquillo Hans, tanto sai che odio le macchine francesi.- Martin lo
assecondava, divertito.
-Ah
ecco... Perchè se c'è una cosa.. Ma vaffanculo!
Spostati! Idiota! -
un colpo assordante di clacson. Quasi mi prese un colpo. - Guarda
George... Adesso dimmi se quello alla guida non è un
paralitico di
un vecchietto ultraottantenne... Dai dai... Guarda! Guarda! Ma si
può?? Comunque, se c'è una cosa che non sopporto
sono le macchine
francesi. Ho sempre preso Bmw, da quando sono nato! Anche quando ero
bambino. C'è una foto dove ho un modellino di Cabrio
bellissimo. Una
meraviglia. Altro che cacche francesi, attaccate con la merda!-
Era
una situazione pazzesca. Ero appena arrivato in Germania, e
già mi
stavano simpatici i tedeschi.
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