Angolo delle
Recensioni!
(Era ora che mi
decidessi ad aggiornare XD )
xKibakun93: Grazie!
Ho cercato di mantenere la storia il più possibile simile a One Piece, con
flashback alternati al presente! Mi fa piacere che risulti interessante, pensavo
che la fanfic fosse troppo noiosa con tutti i flashback XD
Comunque Tamamo è
una volpe a ‘sé stante’ , il nome l’ho preso dalla leggenda come riferimento!
(carenza di fantasia con i nomi XD )
xChicca_chan: Eccoti
accontentata! Jyabura e Fukurou sono la coppia comica per eccellenza!
XD
Non è che è andato a
comprarli, ha proprio derubato il povero innocente pescivendolo XD
Il giapponese non è
molto difficile (ti parla una che è per metà di madrelingua XD ), a parte il
kanjii che dà sempre problemi (a meno che non sia con una trascrizione
hiragana)!
Grazie per la
recensione! =3
Oh, ‘neesan’ vuol dire sorella(maggiore), ma nelle okiya sono anche le
maiko a chiamarsi così a vicenda. La okasan poteva anche scegliere una tra di
loro come musume(figlia), che sarebbe poi stata sua atotori(erede).
Passò il tempo
all’okiya. Kokitsune capì perché la ‘madre’ l’avesse mandata proprio lì:
l’anziana geisha era una vecchia volpe con sei code, severa e suscettibile è
vero, ma molto materna. Anche le stesse maiko erano giovani volpi.
Tamamo passava ogni
sera a vedere i progressi di sua ‘figlia’, ma arrivò il giorno che la vecchia
Kitsunebi temeva…
Kokitsune: -Okasan,
perché la mamma non è ancora arrivata?-
Kitsunebi: -Piccola…
Povera piccola…-
Tutti sapevano che
le kitsune, arrivate a una certa età, acquistavano il potere dell’onniveggenza.
Al villaggio nel
quale abitavano, poco prima vi era stato un attacco a opera di pirati. Questi
erano corsi per le strade, pistole in mano, a sparare a destra e a manca per
spaventare i passanti. Proprio mentre Tamamo si stava dirigendo all’okiya con i
sette fratelli…
Kokitsune: -Cos’è
successo?-
Kitsunebi: -Piccola…
Tua madre non tornerà-
Kokitsune: -Come
non… Non tornerà, okasan? Lei torna sempre… Ogni giorno…-
Kitsunebi: -No… Non
tornerà mai più. Ti ricordi gli spari di prima?-
Kokitsune: -S…
Sì…-
Kokitsune drizzò le
orecchie: poteva ancora sentire le grida e le risate sguaiate degli
uomini…
Kitsunebi: -Bene…
Hanno ucciso Tamamo. I tuoi sette fratelli. Li hanno sparati-
Kokitsune: -Non mi
piace quel che mi hai detto…-
Si passò una zampa
sul viso, per asciugarsi gli occhi umidi. La sua voce tremava, colma di ansia e
di terrore.
Kitsunebi: - Mi
dispiace Kokitsune… Ma ormai sono morti tutti-
Kokitsune: -NO! E’
UNA BUGIA!-
Gridò lei, correndo
verso la porta che conduceva all’esterno. Kokitsune poteva benissimo immaginarsi
la faccia della vecchia Kitsunebi, quello che le avrebbe detto, ma non gliene
importava: doveva verificare, a costo di venire sparata e… fare la fine toccata
alla sua famiglia adottiva.
Non le ci volle
molto a trovare i corpi dei suoi sette fratelli stramazzati a terra, pieni di
sangue, la pelle trapassata da proiettili ancora caldi. La madre era caduta
sotto un colpo sparato alla testa mentre tentava di fuggire, tra le braccia una
volpe esanime. Respirava ancora, il cuore a ogni battito sempre più
stanco…
Kokitsune:
-MAMMA!!!-
Tamamo: -Bimba… Non
chiamarmi mamma…-
Kokitsune: -Che
cosa… Perché?!-
Tamamo: -Io non
sono…-
Tamamo si concesse
una breve pausa per tossire, sputando sangue sul volto di Kokitsune…
Tamamo: -… Tua
madre…-
Kokitsune: -Non è
vero… Tu sei la mia…-
Tamamo: -… Ti ho
mentito… Bimba… Perdona…-
Ma non fece in tempo
a finire la frase, che spirò con gli occhi rivolti al cielo. Pioveva.
In quel momento, un
uomo, il volto congestionato e in mano una bottiglia di birra vuota, arrivò
accompagnato da quella che doveva essere la sua banda: era un pirata.
Pirata: -Guardate un
po’! Una superstite!-
Kokitsune: -Tutti…
Tutti questi anni passati nella menzogna…-
Pirata: -Eh, che ne
dite, se con questa ci facciamo un bel colletto?-
Kokitsune: -… Mi
hanno mentito…-
Pirata: -Ora
guardate… Un colpo di rivoltella, ed è fatta!-
L’uomo puntò l’arma
contro la fronte di Kokitsune, che non aveva prestato alcuna attenzione alle
parole dell’assassino. L’uomo che aveva ucciso la sua famiglia…
Kokitsune:
-NOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!-
Il pirata lasciò
immediatamente la sua pistola, diventata all’istante rovente: i capelli della
piccola ‘volpe’ erano diventati una criniera di fiamme di un azzurro-biancastro.
Il kimono si strappava sotto la pressione del corpo che si ingigantiva, le zampe
di fuoco del medesimo colore. E intanto, crescevano nove code. I poteri del
Frutto del Diavolo, KonKon modello Kyuubi.
Nel giro di qualche
secondo, gli uomini corsero alla loro nave, che venne ingoiata insieme a tutto
l’equipaggio.
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Kokitsune corse via,
il cuore che batteva all’impazzata.
Aveva sentito
l’odore dei genitori che l’avevano abbandonata quando aveva ingerito il
Frutto.
Come avrebbero
reagito? Si sarebbero ricordati di loro figlia?
Kokitsune: -MAMMA!
PAPA’!-
Eccoli, stavano
passeggiando tranquillamente per il lungomare, ma si girarono appena sentirono
quelle parole.
Urlarono. Il padre
prese un bastone da terra e lo alzò contro la volpe.
Lei non capiva, così
continuò la sua corsa verso i genitori…
E sentì il bastone
sbatterle sulla testa con tale veemenza che i codini si sciolsero, lasciando
liberi i lunghissimi capelli scompigliati. Uno spruzzo di sangue uscì dal naso
di Kokitsune.
Kokitsune:
-Papà…!-
E ancora più forte
venne colpita, stavolta da una pietra lanciata da sua madre.
La volpe non reagì,
lasciandosi picchiare, mansueta.
Dopo mezz’ora era
lì, inginocchiata a terra, lacrimando e sputando sangue sotto i colpi del
bastone, eppure non reagiva…
Padre: -Noi non
abbiamo figli-
Kokitsune: -Oh… Mi
scusi-
L’uomo e la donna se
ne andarono.
Kokitsune sorrideva.
Sorrideva nel mezzo di una pozzanghera rossa e calda.
Chiuse gli occhi:
una voce molto familiare la chiamava…
???: -STUPIDA VOLPE!
SVEGLIA! SVEGLIA!-
Lei obbedì. Era
Kalifa.
Kokitsune: -Oohh,
guarda, gli angeli hanno i capelli biondi…-
Kalifa: -Ma ti si è
storto il cervello?! Che cosa ti hanno fatto?!-
Kokitsune: -Nulla,
Kalifa okasan!-
???: -Deve avere una
commozione cerebrale-
Un personaggio in
camice bianco parlò: era un medico. Si trovavano all’ospedale, i suoi amici
vicini al suo lettino. Di fronte a lei, poteva intravedere anche la sagoma di
Lucci, che era stato ricoverato dopo l’ultima battaglia contro i Mugiwara, la
ciurma del cappello di paglia.
Jyabura:
-Fantastico… Ora dovremo fare il doppio del lavoro per guadagnare i soldi anche
per lei!-
Kalifa: -Sta
zitto!-
Kokitsune: -Ci siete
tutti… Kalifa okasan, e tutte le altre neesan! Aspetta…-
Kalifa: -Devono
averti picchiata forte eh? Sembra che tu sia tornata a quando vivevi
all’okiya…-
Jyabura: -MI HA
CHIAMATO NEESAN!-
Dottore: -Signore,
non urli! E’ in un ospedale!-
Fukurou: -Chapapa,
Jyabura urla sempre! Spesso e volentieri senza motivo!-
Jyabura:
-COSA?!-
Kokitsune:
-Konkonkon! Le neesan sono così divertenti! Dov’è Kumadori danna?-
Jyabura si ammutolì
all’istante, per poi scoppiare in una sonora risata.
Kalifa: -… E’ andato
con Blueno e Kaku a cercare di racimolare più soldi prima di questa
sera-
Kokitsune: -Peccato…
Comunque, cosa ci faccio qui? Direi che Jyabura neesan ha più problemi di
me!-
L’uomo lupo la
fulminò con lo sguardo. Kalifa soffocò una risata.
Kalifa: -Riposati,
ti e ci racconterai dopo-