#21
Cosa sei disposto a fare per lei
Per
Sasuke il momento del risveglio era sempre stato abbastanza
problematico. Il semplice gesto di aprire gli occhi gli procurava un
senso di angoscia tale che spesso si ritrovava a tenerli chiusi,
benché sveglio, per procrastinare l'affermazione di una
incontrovertibile realtà chiamata solitudine che nel tempo era
riuscito ad apprezzare, ma che in fondo non aveva mai davvero
accettato. Da quando era tornato a Konoha, e ancora prima durante lo
scontro con Naruto, un desiderio recondito era ritornato con
prepotenza a ricordargli che non aveva mai realmente voluto essere
solo, che erano state le circostanze a condurlo a disconoscere i
legami che sussistevano tra lui e quella che a tutti gli effetti era
sempre stata la sua casa. Era stato scioccante sentire quel bisogno
ancestrale di calore, di famiglia, di amore, espandersi a macchia
d'olio dentro il suo cuore stanco e malconcio, ma per una volta aveva
deciso di non ostacolarlo, di non frenare la sua corsa, con la
speranza che potesse in qualche modo riuscire a cambiarlo –
almeno un po' – o quantomeno a liberarlo dall'opprimente
inquietudine che gravava sulle sue spalle come un bagaglio pesante,
di quelli che spezzano la schiena ma che malgrado tutto si è
costretti a trasportare.
E
ora si ritrovava steso su un letto non suo, con gli occhi
artificiosamente sigillati per il timore di aprirli e scoprirsi di
nuovo solo, questa volta senza di lei,
e sentiva lo stomaco stretto in una morsa all'idea che niente di
quello che era avvenuto in quei giorni fosse stato reale. Cosa
avrebbe fatto a quel punto? Che ne sarebbe stato di lui?
Dipendere
da qualcuno, lasciare che qualcuno ti ami e si prenda cura di te…
Amare
a tua volta…
Sembrava
impossibile, o almeno così credeva, eppure era stato così
semplice afferrare la mano che Sakura gli aveva teso, intrecciare le
dita con le sue e dormire abbracciati tutta la notte con il respiro
di lei, leggero, sul collo. Era stato naturale prestare orecchio ai
suoi sussurri, afferrarle la vita per avvicinarla a sé e
baciarle le labbra, poi il mento, il collo, e ogni centimetro
scoperto della sua pelle.
Al
contrario, era stato oltremodo arduo non assecondare l'istinto di
abbassare di poco la sua maglietta sotto la spalla e avere a
disposizione dell'altra pelle da assaggiare, consapevole del fatto
che poi non sarebbe riuscito a placare l'ingordigia e l'impudico
desiderio di sfilargliela del tutto.
Aveva
scoperto quanto un semplice sospiro potesse essere eloquente, quanto
un sommesso gemito riuscisse a emozionarlo e a farlo sentire nudo e
vulnerabile come non lo era mai stato.
Quello
che stava accadendo gli aveva dato modo di fare conoscenza con una
parte di sé che fino a quel momento aveva ignorato di
possedere, o che semplicemente aveva messo in un angolo rendendola
abulica e insignificante.
Si
era negato per troppo tempo la felicità derivante da una
carezza, dal contatto fisico, dal calore umano e adesso sentiva che
non sarebbe più riuscito a farne a meno.
Per
questo aveva paura, per questo teneva gli occhi chiusi, per questo
sperava che la voce di Sakura rompesse all'improvviso
quell'innaturale silenzio che regnava nella stanza confermandogli che
era lì, che non si era mossa di un millimetro, che non lo
aveva lasciato solo.
Che
stupido!, esclamò dentro
di sé con amarezza, non
riuscendo a riconoscersi
in quei pensieri. Da quando
aveva iniziato ad avere bisogno di qualcuno?
Sentì
un leggero fruscio di lenzuola alla sua sinistra e socchiuse appena
un occhio, intravedendo tra i
fili neri del ciuffo di capelli una macchia rosa inconfondibile.
Era
lì, e Sasuke si scoprì sollevato nel constatarlo tanto
da convincersi ad aprire completamente gli occhi e godersi
quell'insolito risveglio.
Si
girò lentamente da un lato prestando attenzione a non fare
movimenti troppo bruschi che avrebbero potuto svegliarla e la guardò,
per una volta completamente indisturbato.
Era
bella Sakura, e molto. Lo era sempre stata.
Aveva
sempre avuto un debole per lei anche se era stato talmente bravo a
dissimularlo da convincere anche se stesso che lei fosse una semplice
compagna di Team e nulla di più. Eppure ogni qual volta lei si
era trovata in pericolo non aveva mai esitato, al contrario aveva
rischiato più di una volta di mandare all'aria tutti i suoi
piani di vendetta pur di salvarla e a quel punto era stato costretto
a fare una scelta che all'epoca aveva ritenuto giusta per entrambi:
lei era diventata una debolezza, quindi un ostacolo e poi si era
convinto – chissà poi con che presunzione – che
sarebbe stata più felice senza di lui.
Era
abbastanza paradossale che dopo tutti quegli anni avesse comunque
continuato a pensarla in quel modo e avesse tentato ancora di tenerla
lontana, fallendo su tutta la linea perché lei era lì,
stesa al suo fianco, e sorrideva – anche nel sonno – e
aveva davvero l'aria di essere molto felice.
Provò
un inspiegabile moto di orgoglio realizzando di essere riuscito in
un'impresa che aveva sempre ritenuto impossibile e d'istinto allungò
la mano verso di lei e sfiorò con le dita le sue labbra, quel
sorriso, sentendo l'urgenza di appurare che fosse concreto, vero.
In
risposta Sakura aprì gli occhi e il sorriso sulle sue labbra
si fece più ampio.
«Buongiorno,
Sasuke-kun» mormorò, ancora assonnata, girandosi su un
fianco.
Sasuke
non le rispose, prese ad accarezzarle la guancia con il dorso della
mano, senza alcun imbarazzo, senza ritrosia, sentendosi
improvvisamente in diritto di poterlo fare, libero da tutte quelle
inutili elucubrazioni mentali che fino a quel momento lo avevano
frenato, e seguendo il movimento della mano che scendeva lentamente
fino all'orecchio avvicinò il viso a quello di Sakura
poggiando la fronte sulla sua.
«Mi
ci potrei abituare a svegliarmi con te tutte le mattine, lo sai?»
gli sussurrò Sakura sulla labbra, sorridendo ancora, mentre la
mano di Sasuke si intrufolava tra i suoi capelli e il suo respiro le
solleticava le guance.
«Puoi»
le rispose semplicemente, a voce bassa, e abbozzò poi un
ghigno nell'osservare gli occhi di lei diventare di colpo enormi e
liquidi per l'emozione.
Le
dita della mano di Sakura si artigliarono alla sua maglietta,
cercando un appiglio per avvicinarsi ancora un po' di più a
lui, annullare le distanze. Percepiva la necessità fisica di
avere il suo corpo più vicino, una strana frenesia che
scalpitava nel suo stomaco e che la portava a desiderare di toccarlo,
di sentire la sua pelle.
Era
naturale…
Ino
aveva dannatamente ragione, ma aveva dimenticato di dirle che oltre a
essere naturale, tendeva a essere alquanto ingestibile, oltre che
imbarazzante. Non che non avesse mai provato fino a quel momento
delle sensazioni simili, ma una cosa era svegliarsi nel suo letto, da
sola, tutt'altra era avere a portata di mano Sasuke Uchiha,
indubbiamente bellissimo anche a prima mattina, seppur spettinato e
con gli occhi gonfi, e stranamente ben disposto, quasi di buon umore
– cosa rara, molto rara.
In
poche piccole parole povere Sakura stava provando il desiderio di
assecondare quella famosa tempesta ormonale che causa forza maggiore
aveva ignorato, o comunque soppresso, per anni, la medesima che aveva
portato Sasuke la sera precedente, e ancor prima quel pomeriggio
nella foresta, ad allontanarla.
Fece
scorrere le dita lungo il fianco di Sasuke, sempre mantenendo gli
occhi incatenati ai suoi, fino a giungere all'orlo della maglietta;
la mano si intrufolò poi sotto di essa, sentendo la pelle di
lui, straordinariamente morbida e liscia, tremare appena per quel
contatto improvviso e vide nei suoi occhi un lampo di terrore, di
ansia.
«Sakura.»
Sasuke
tentò di dissuaderla dal continuare, sforzandosi di imprimere
nel tono della voce quella risolutezza, quella freddezza, che lo
aveva sempre reso temibile, malgrado la sua mente fosse già
annebbiata dai brividi che gli scorrevano sotto la pelle e dal
desiderio che si era risvegliato non appena aveva aperto gli occhi e
l'aveva trovata accanto a sé.
Era
così frustrante per lui sentirsi in balia di quelle sensazioni
e avere il terrore di assecondarle, soddisfarle, ed era così
inconsapevolmente crudele Sakura in quel momento che, per nulla
intimorita dal suo monito, continuava ad accarezzarlo dolcemente.
Sarebbe
stato del tutto inutile tentare di richiamarla ancora all'ordine, lo
leggeva nei suoi occhi.
La
osservò impotente avvicinarsi ancora e portare la gamba a
ridosso della sua, come per bloccargli i movimenti, impedirgli
un'eventuale fuga, e comprese di non avere più alcuna scelta
se non quella di lasciare che l'istinto prendesse il sopravvento e,
mentre le loro bocche si fondevano l'una con l'altra, la sua mano
scese sulla sua schiena, tirò a sé il suo esile corpo
percependo per la prima volta la morbidezza del suo seno, celato
dalla maglietta sottile, contro il suo petto. Non c'era nulla di
casto in quel bacio, in quel movimento frenetico delle loro lingue,
né in quelle brevi fitte di piacere, acerbo e sconosciuto, a
tratti quasi nauseante, che partivano dal basso ventre e rendevano la
pelle più sensibile, calda, gli odori più intensi, la
vista annebbiata, i respiri più corti e spingevano le loro
mani a essere curiose, ingorde. Fu un attimo e le labbra di Sasuke si
ritrovarono a percorrere il collo di Sakura mentre la mano si faceva
strada sotto la maglietta e vagava alla cieca sulla sua pelle
delicata e liscia.
Gote
rosse, gemiti sommessi, l'incertezza di non sapere bene cosa si stia
facendo, ma la necessità di continuare a farlo superando
l'imbarazzo, l'inesperienza, perché fa sentire bene, perché
è giusto, è naturale; la consapevolezza di aver
dato inizio a qualcosa di incontrollabile; la sensazione di
perdere pian piano coscienza di se stessi e diventare una cosa sola
con l'altro.
La
possibilità di fermarsi, a quel punto, non era contemplata:
avevano superato quella soglia che Sasuke si era ben guardato
dall'oltrepassare, ritenendo prematuro e azzardato spingersi oltre
malgrado i chiari segnali che il suo corpo gli aveva inviato da
quando aveva riscoperto l'ebbrezza del contatto umano.
La
sua mano, esplorata la schiena di lei, iniziò a percorrere il
ventre giungendo ben presto al seno. Esitò appena e baciò
Sakura sulle labbra con dolce trasporto prima di adagiare
delicatamente la mano su di esso, percependone la consistenza soda.
Si lasciò sfuggire dalle labbra un sommesso grugnito scoprendo
che le sue incerte carezze riuscivano a procurarle piacere. Lo
sentiva riversarsi nella sua bocca, sotto forma di timidi ansimi che
per pudicizia lei tentava di occultare, rimbombava sul palato, sui
denti, e scendeva lungo la gola fino allo stomaco, andando ad
alimentare quel crogiolo di emozioni che lo stavano spingendo a
rendersi così vulnerabile ai suoi occhi, soggiogato, nudo.
«Sasuke-kun»
esalò Sakura, prendendogli il viso tra le mani «Io
voglio...»
«Sakura-chan?
Sei in casa?»
Sasuke
e Sakura si guardarono per un attimo… increduli.
In
quanto a tempismo Naruto non era mai stato un campione, ma questa
volta aveva superato se stesso.
«Dannato
Dobe!» grugnì Sasuke, decisamente contrariato.
«Dovremmo
aprire» suggerì Sakura «Conoscendolo troverà
un modo per entrare. Sa che sono in casa» gli spiegò
Sakura a bassa voce.
«E
come fa a saperlo?»
«Oggi
è il giorno del Tanabata, non lavoro, ricordi?»
Già,
il Tanabata. Lo aveva completamente dimenticato.
«Sì,
ma cosa ci fa qui?» ringhiò ancora l'Uchiha sempre più
infastidito: di norma le interruzioni improvvise non gli erano mai
piaciute e in quella situazione, beh… l'idea che Naruto
potesse entrare – perché Sakura aveva ragione, avrebbe
trovato un modo – e trovarli in quel letto, in quella
posizione, accaldati ed eccitati – e lui di certo non sarebbe
riuscito a nasconderlo – gli fece rimpiangere il giorno in cui
aveva deciso di risparmiargli la vita durante il primo scontro nella
Valle dell'Epilogo.
«Probabilmente
vuole sapere se questa sera raggiungeremo lui e Hinata alla festa»
ipotizzò Sakura che in vero trovava quella situazione
abbastanza divertente.
«Sakura-chaaan!»
cantilenò ancora l'Uzumaki, premendo con insistenza sul
campanello della porta.
«Dannazione!»
sputò Sasuke, alzandosi in fretta dal letto, deciso a mettere
a tacere in modo definitivo e incontrovertibile quella testa quadra.
«Ehm...
Sasuke-kun?» obiettò Sakura, timidamente.
«Che
c'è?» abbaiò l'Uchiha, con la mano già
sulla maniglia della porta.
Sakura
non sapeva se fosse il caso o meno di farglielo presente,
probabilmente lui se ne era già accorto e non lo riteneva
importante, ma c'era qualcosa di diverso in lui che Naruto avrebbe
notato di certo.
Paonazza
e con lo sguardo rivolto altrove gli indicò con un dito il
cavallo dei suoi pantaloni.
«Dannazione!»
imprecò quindi, per l'ennesima volta, dopo aver abbassato lo
sguardo e aver notato la vistosa protuberanza. Questa volta lo
avrebbe ammazzato, ci sarebbe riuscito anche a costo di perdere
l'altro braccio, una gamba e un orecchio.
«Penso
che sia meglio che vada io ad aprire» propose Sakura, con
magnanimità, alzandosi dal letto.
Sasuke
non se la sentì di dire alcun ché, era stato già
abbastanza imbarazzante che lei gli avesse fatto notare quel piccolo
problemino tecnico – colpa sua, tra l'altro – aggiungere
qualsiasi cosa lo avrebbe fatto sprofondare nel più completo
annichilimento psicologico.
«Tu
stai qui » gli ordinò Sakura e, passandogli accanto, gli
rubò un ultimo bacio a fior di labbra che in qualche modo,
straordinariamente, riuscì un po' a calmarlo.
«Arrivo!»
la sentì esclamare poco dopo aver richiuso la porta e abbassò
nuovamente la testa, un po' affranto, chiedendosi quanto ci avrebbe
messo a tornare normale: aveva un Dobe da uccidere.
♦●♦
«Sakura-chan,
finalmente!» esordì Naruto non appena la ragazza gli
comparì davanti.
«Scusa,
stavo dormendo» replicò Sakura, stropicciandosi gli
occhi per sembrare più credibile.
«Oh,
sì… immagino» insinuò l'altro, cominciando
a sghignazzare.
«Perché
ridi?» gli chiese l'Haruno completamente ignara di ciò
che l'amico avesse riconosciuto sul suo collo… qualcosa di
rossastro, qualcosa che Sakura non sarebbe stata in grado di farsi da
sola.
Naruto
oltrepassò Sakura, si sfilò in fretta i sandali ed
entrò in casa.
«Teme,
lo so che sei qui, esci fuori!» urlò a pieni polmoni e
Sakura ebbe seriamente il timore che Sasuke potesse uscire dalla
camera da letto e imbrattare di sangue le pareti del suo
appartamento.
«Dai,
Teme, non costringermi a entrare in camera da letto. Non ho alcuna
intenzione di vederti nudo, ho appena mangiato» perpetuò
l'Uzumaki che al solo pensiero di averlo colto in flagrante non stava
più nella pelle: quanto avrebbe riso?!
Sakura,
raggiunto l'amico nel salottino, pregò che Sasuke avesse
mantenuto le buone abitudini e che fosse scappato dalla finestra: lo
avrebbe compreso e appoggiato.
Contro
ogni previsione la maniglia della porta della camera da letto si
abbassò lentamente e un Sasuke, vestito di tutto punto, con
uno sguardo più assassino del solito, si parò davanti
all'Uzumaki.
«Potrei
sapere perché stai urlando come un idiota?» gli chiese,
lanciando una veloce occhiata in direzione di Sakura che, come
l'Uzumaki, era rimasta a bocca aperta.
«Che
cosa ci fai tu qui?» replicò Naruto.
«Potrei
farti la stessa domanda.»
«L'ho
chiesto prima io.»
«Sì,
ma tu non hai risposto alla mia prima domanda.»
«Non
ricordo neanche che cosa mi hai chiesto.»
«Questo
non mi stupisce, sei un'idiota.»
«E
tu sei uno che fa i succhiotti»
Touchet!
Sasuke
sbiancò e Sakura lo seguì a ruota, portandosi d'istinto
una mano a coprirsi il collo – e lei era quella preoccupata per
la sua protuberanza, quando aveva sul collo un ematoma formato
Akimichi? Come avevano fatto a non accorgersene? Eppure aveva cercato
di essere delicato. Ecco un'altra cosa da ricordare: la pelle di
Sakura era troppo bianca e delicata, andava trattata con attenzione o
nel giro di qualche giorno avrebbe aggiunto anche pervertito
alla lunga lista di simpatici nomignoli che gli erano stati
affibbiati nel tempo.
«Non
so di cosa tu stia parlando» sbottò l'Uchiha, dopo
essersi ripreso dallo shock.
Negare.
Negare sempre.
«Devo
farti un disegno per caso?» ribatté Naruto che proprio
non ci stava a perdere l'occasione di umiliarlo: era troppo
divertente « In pratica è quando un uomo e una donna
fanno certe cose e l'uomo...»
«So
cos'è!» abbaiò Sasuke, interrompendolo: non aveva
alcuna intenzione di ascoltare la descrizione accurata che Naruto gli
avrebbe propinato, facendolo passare per uno sprovveduto; ok, lui e
Sakura, erano all'inizio mentre il Baka già progettava la
progenie, ma lui era un Uchiha e per diritto di nascita quelle cose
le sapeva fare e sicuramente meglio di lui – l'ecchimosi sul
collo di Sakura ne era la prova.
«Adesso
basta! Smettetela di comportarvi come due bambini» proruppe
Sakura, iraconda e indubbiamente minacciosa «Naruto, si può
sapere cosa ci fai qui? Non penso che tu sia venuto per controllare
le abilità di Sasuke. E tu...» e Sasuke alzò
d'istinto un sopracciglio per quel tono assolutamente poco garbato
che aveva utilizzato « non dargli corda, ti prego, sii
superiore» concluse l'Haruno che ne aveva le scatole piene di
dover sempre fare da paciere e ancor di più dei risvegli
bruschi e insoddisfacenti.
«Volevo
solo chiedervi se vi andava di venire con me e Hinata al Tanabata»
confessò, quindi, Naruto «Hinata-chan mi ha chiesto di
venire» si affrettò a giustificarsi, il bugiardo,
pensando che mettendo in mezzo Hinata, Sakura si sarebbe in
qualche modo impietosita.
In
verità quella mattina era andato dritto a casa di Sasuke e
solo dopo aver constato che l'amico non era in casa aveva ripiegato
sull'appartamento di Sakura, non sospettando affatto di trovarli
insieme. Che meravigliosa sorpresa! Ben oltre ogni sua più
rosea aspettativa – o in questo caso rossa con qualche tonalità
di blu, stampata come un tatuaggio sul collo della sua amica.
«Avresti
potuto dirlo subito» osservò Sasuke con sufficienza,
beccandosi un'occhiataccia di biasimo da Sakura.
«Ero
più interessato ad altro» replicò placidamente
l'Uzumaki, sorridendo sornione.
Me
ne sono accorto, aggiunse mentalmente l'altro per non sfidare
ulteriormente la sorte.
«Puoi
rassicurare Hinata che ci saremo» intervenne Sakura, rendendosi
subito conto di aver fatto i conti senza l'oste – e il suo oste
non era il tipo da feste, né il tipo a cui piaceva stare in
mezzo alla gente in generale « Vero, Sasuke-kun?» pensò
bene di aggiungere, quindi.
Sasuke
sembrò rifletterci per un attimo prima di abbassare il capo in
un cenno di assenso.
«
Adesso puoi anche andartene, Dobe» dichiarò poi,
sollevato.
«No,
adesso ve ne andate tutti e due perché devo fare una doccia e
devo farmi bella e non vi voglio tra i piedi» obiettò
Sakura, già in fibrillazione all'idea del primo Tanabata da
fidanzata di Sasuke Uchiha – Oh Kami! Non riusciva ancora a
crederci.
Doveva
fare una doccia e poi passare dai suoi genitori a recuperare il suo
kimono, ma a pensarci bene avrebbe potuto anche comprarne uno nuovo,
oppure scardinare la serratura della vecchia casa di Sasuke e rubare
quello di sua madre, o sperare che lui gli proponesse di indossarlo
senza compiere effrazioni, in ogni caso aveva un milione di cose da
fare e non poteva permettersi di avere quei due tra i piedi.
Sasuke
non sembrò apprezzare molto il suo gentile invito ad alzare i
tacchi, soprattutto perché questo implicava andar via con
Naruto e subire come minimo un interrogatorio su quanto l'amico aveva
visto – o immaginato – ma decise di assecondarla, temendo
che a breve potesse comparire dal nulla anche la Yamanaka versione
Fata Turchina.
«Andiamo,
Usuratonkachi.»
♦●♦
«E
così… tu e Sakura.»
Ecco,
lo sapeva che Naruto non avrebbe atteso tanto prima di riaprire il
discorso; in verità era stupito del fatto che fosse riuscito a
rimanere in silenzio fino alla fine della strada.
«Non
sono affari tuoi» tentò di tagliare corto, come al
solito.
Possibile
che in tutti quegli anni non avesse ancora capito che fosse
completamente inutile da parte sua tentare di mettere a tacere
Naruto?
«Dimmi
un po'… fin dove vi siete spinti?» continuò,
infatti, l'Uzumaki, dandogli di gomito con fare ammiccante.
Sasuke
girò il viso da un lato per nascondere l'evidente imbarazzo
per quella domanda assolutamente fuori luogo: sul serio Naruto
credeva che gli avrebbe raccontato i retroscena della sua vita
sessuale? Va bene che era quasi come un fratello – o almeno
così amava autodefinirsi – ma non era certo che sarebbe
riuscito a raccontare nulla neanche a Itachi, figurarsi a lui.
«È
fantastico, non è vero?» continuò Naruto, ormai
abituato alla proverbiale reticenza dell'amico « La prima volta
è stata un vero disastro, ero così nervoso e poi non
sapevo bene cosa dovevo fare» gli raccontò, anche se era
certo che a Sasuke importasse poco o niente.
E
invece, straordinariamente, Sasuke tese bene le orecchie, alquanto
interessato all'argomento perché anche se era un Uchiha e
quelle cose le sapeva fare per diritto di nascita, e bene,
sicuramente meglio di lui, riteneva che qualche informazione in più,
in quel caso, non guastasse affatto.
«Hinata
è stata davvero molto generosa nel concedermi un'altra
possibilità» aggiunse l'Uzumaki, grattandosi la testa
imbarazzato «Ma dalla seconda volta in poi è tutto più
semplice, sta tranquillo. Ma sicuramente lo saprai già»
Sasuke
si fermò di colpo e Naruto, che aveva continuato a camminare,
si girò verso di lui, perplesso.
«Non
lo so» confessò a bassa voce l'Uchiha, non riuscendo a
capire neanche lui perché avesse deciso di dirglielo.
«Hn!»
mugugnò Naruto « Cosa non sai?» gli chiese di
getto, collegando subito dopo a cosa si riferisse e aggiungendo un
''Non dirmi che...'' carico di sgomento con tanto di dito indice
puntato su di lui.
«Abbassa
immediatamente quel dito e fa finta che non ti abbia detto niente»
lo minacciò Sasuke, riprendendo a camminare.
«Ma
io pensavo...»
«Non
pensare, Dobe. È
meglio» replicò l'Uchiha, glaciale.
«Ma
Sakura? Sul collo di Sakura c'era un segno, io l'ho visto»
tentò di controbattere Naruto, incredulo.
Certo,
perché se tu non fossi arrivato probabilmente...
«E
tu eri in camera sua, non puoi negarlo» incalzò ancora
l'Uzumaki che proprio non riusciva a darsi pace.
«Abbiamo
dormito, tutto qui» dichiarò Sasuke, senza mostrare
troppo entusiasmo.
«Qual
è il problema?» chiese allora l'amico.
«Non
c'è nessun problema»
«Con
te c'è sempre un problema, Teme. Il più delle volte sei
proprio tu il problema, quindi non trattarmi da stupido e parla»
Sasuke
si fermò ancora e rimase un attimo in silenzio, cercando di
riordinare i pensieri perché dopo quello che era accaduto
quella mattina era ancora più confuso del solito.
«Non
so se sia giusto» affermò, infine, preparandosi
mentalmente a uno dei soliti infallibili ragionamenti di Naruto che
avrebbero smontato pezzo pezzo tutte le sue tesi.
«Questo
puoi saperlo solo tu, Sasuke»
Naruto
gli rispose così, semplicemente; nessun infallibile
ragionamento, nessun sermone no jutsu e Sasuke inarcò un
sopracciglio, impreparato a una simile evenienza.
«Non
posso dirti io cosa sia giusto o sbagliato soprattutto in questo
caso» aggiunse l'Uzumaki, alzando lo sguardo verso il cielo
azzurro «Posso solo dirti che è naturale e che non è
necessario farsi troppi problemi»
La
faceva facile lui.
«Basta
amarsi, amarsi davvero, come ci amiamo io e Hinata, per superare ogni
difficoltà» concluse poi, sorridente, e Sasuke incamerò
le sue parole, le rielaborò, rispecchiandosi in esse perché
lui amava davvero Sakura, la amava a tal punto dall'essere
terrorizzato dalla possibilità di deluderla ancora. Non
sarebbe rimasto ancora a lungo a Konoha e prendersi l'innocenza di
Sakura e poi abbandonarla non rientrava affatto nei suoi piani, si
sarebbe odiato e anche lei lo avrebbe odiato, e non voleva che questo
accadesse.
Superare
ogni difficoltà…
Tra
queste difficoltà rientrava anche il sopportare mesi, anni, di
assenza? Perché quello sarebbe stato il destino di Sakura se
lui fosse andato fino in fondo e non era giusto, non lo meritava. Lui
si sarebbe consolato al pensiero di trovarla al suo ritorno, avrebbe
sopportato la distanza per tenerla al sicuro, certo dei suoi
sentimenti , ma lei? A lei non sarebbe bastato questo, ne era certo.
Forse per un periodo avrebbe cercato con tutta se stessa di farselo
andare bene, ma ben presto sarebbero nate discussioni, lei avrebbe
preteso di seguirlo e lui non voleva che rinunciasse a tutto quello
che aveva costruito in quegli anni.
Per
quanto si sforzasse e per quanto la vicinanza di Sakura riuscisse ad
allontanare dalla sua testa questi pensieri, si ritrovava sempre allo
stesso punto, con le medesime incertezze e la consapevolezza che in
un modo o nell'altro quella storia fosse destinata a finire male.
«Ci
sono alcune difficoltà che neanche l'amore è in grado
di superare» affermò, quindi, convinto.
«Non
dovresti sottovalutarlo. Come non dovresti sottovalutare Sakura. Lei
ti ama ed è disposta a tutto per te. Ma tu, Sasuke…
cosa sei disposto a fare per lei?»
Di
certo Naruto non si era perso nei soliti discorsi prolissi, ma in
quelle poche parole era riuscito a riassumere il succo del problema:
cosa era disposto a fare per lei?
Naruto
gli stava forse consigliando di farsi da parte? Di dimostrarle il suo
amore rinunciando a lei?
Angolo
Autrice
Buonasera
cari lettori.
Il
capitolo non è molto lungo e ho penato parecchio per trovare
il titolo perché è effettivamente un capitolo di
transizione anche se all'inizio non sembra.
Non
ho resistito: il siparietto con il succhiotto era un mio headcanon e
avevo bisogno di un modo per far entrare in scena Naruto. L'aspetto
goliardico del rapporto Naruto/Sasuke l'ho sempre adorato e sono
fermamente convinta che dopo gli eventi del 699 (come si può
evincere anche dal Gaiden e successivamente nel film) il loro
rapporto sia migliorato molto, sia maturato, ma abbia comunque
mantenuto dei tratti adolescenziali.
Anche
in questo capitolo, ci sono alti e bassi, e vi lascio in sospeso
perché… perché sì.
*
lancio di ortaggi a random *
Vi
rassicuro, tuttavia, sul fatto che non dovrei metterci un'eternità
a scrivere il seguito.
Ringrazio
come sempre tutti coloro che stanno recensendo questa storia e chi la
sta leggendo. Vi sono veramente grata!
A
presto
|