Ed
eccomi giunta all'ultimo capitolo di questa storia. Ricordo ancora
l'estate che ha preso vita nella mia testa e quanto l'abbia coccolata
e cullata dentro di me, mentre prendeva vita, capitolo dopo capitolo.
Credo di non aver mai voluto tanto bene a una mia fanfiction come
è
successo con questa e spero che lasci bei ricordi in chi l'ha letta e
seguita. Grazie come sempre di tutto, a tutti voi, sperando che
questo capitolo ne sia la degna conclusione. E ovviamente, a presto!
Famiglia,
finalmente
Le foglie,
in autunno, avevano
la stessa varietà calda di colori tipica di un Dragon Slave.
O di
qualcun altro dei suoi più potenti incantesimi. Forse era
per quello
che da sempre era la sua stagione preferita. I primi freschi, le
fiere d'autunno, la vendemmia, il camino che la sera torna ad
accendersi, funghi, dolci di zucca, castagne e mille altre
prelibatezze da assaporare... "Già, castagne!". Con lo
stomaco che le borbottava per la fame, con un bastoncino mosse la
brace accesa nel piccolo forno a legna del giardino, soffiandoci
sopra per alimentarne la fiamma. "Coraggio, quanto ci mettete!"
- borbottò fra se e se – "Se ritardate ancora,
finirà che la
legna si bruci tutta".
Quasi fosse
stata sentita,
sentì lo scricchiolìo del piccolo cancello di
legno che dal bosco
portava al giardino di casa sua. Gourry le comparve davanti, con un
enorme sacco di tela in mano, colmo fino all'orlo, e una bambina di
circa cinque anni sulle spalle.
La maga li
guardò storto.
"Siete in ritardo".
La bimba e
Gourry si
guardarono negli occhi in segno d'intesa, poi la piccola
saltò a
terra agilmente, correndole incontro. "Ma Lina, non potevamo
mica lasciarle nel bosco! Le abbiamo raccolte tutte, le castagne!
Guarda nel sacco quante ce ne sono".
Scettica,
la maga si avvicinò
a Gourry. Lo spadaccino appoggiò a terra il sacco per
permetterle di
guardare dentro. "Donna di poca fede" – borbottò,
divertito, osservandola guardare attentamente nel sacco.
Lina rise.
"Non male,
saranno almeno quindici chili di castagne. Le potremo fare arrosto e
ci potremo fare anche della marmellata e dei dolci".
"Posso
portarne un pò a
casa, quando mamma viene a prendermi?" - chiese la bimba,
avvicinandosi a lei.
Lina le
sorrise,
scompigliandole i lunghissimi capelli castani che le ricadevano sulla
schiena. Erano lisci e morbidi come seta, splendidi. Come la loro
proprietaria dai grandi occhi vivaci ed espressivi, dalle guance
piene e rosee e dall'espressione biricchina. Ogni volta che la
guardava, si fermava a pensare allo scorrere del tempo. Aveva cinque
anni, quella bimba, una nullità in confronto alla vita della
terra.
Eppure un tempo enorme per lei, che da neonata era diventata una
bambina vivacissima, dalla lingua lunga e capace di fare mille cose.
Era così cresciuta dalla prima volta che l'aveva incontrata,
piccolissima e indifesa. Ma sembrava un'eternità. "Certo che
potrai portarne a casa un pò, Aubree. Anzi, credo sia la
soluzione
ideale perché è ormai tardi e non cuocerebbero in
tempo. Tua madre
fra poco sarà quì".
"Uffa, ma
c'è il fuoco
acceso" – borbottò la bimba.
Gourry si
inginocchiò di
fianco a lei. "Aubree, purtroppo Lina ha ragione, è tardi.
Basta capricci, ti ricordi il nostro patto, vero?".
Aubree
sbuffò. "Sì,
ogni capriccio che faccio sarà un giorno in meno che
potrò stare da
voi. Però... guarda che fare la brava bambina è
faticoso. Potresti
anche non dirlo a mamma, quando faccio la cattiva".
Lina rise.
"Adoro la sua
logica". La prese per mano, invitandola a seguirla su una panca
in legno a ridosso della porta d'ingresso della loro casa. Vivevano
lì da due anni ormai, lei e Gourry. Dopo il viaggio nei mari
del sud
erano tornati a Zephilia a completare le ultime formalità
del lavoro
svolto con Yonas e poi si erano sposati. Successivamente, anche
aiutati dall'ingente disponibilità economica di cui
disponevano
grazie ai tesori trovati durante il loro viaggio con Jack Sparrow,
avevano viaggiato per alcuni anni come ai vecchi tempi. Fino a quando
non avevano saputo del ritorno a Zephilia dei genitori di Yonas e di
Aubree. Il loro lavoro come ambasciatori nell'isola di Ihurun era
terminato e come era giusto che fosse, erano tornati a casa loro.
Lei e
Gourry, in quel momento,
decisero che era arrivato il tempo di fermarsi un pò.
Avevano
comprato una piccola casetta a Zephilia, a ridosso del villaggio e
della foresta di proprietà della famiglia Hayden e vi si
erano
trasferiti. Da quel momento, spesso, Aubree era stata con loro.
Margareth e Gotfried, ormai anziani, faticavano a stare dietro alla
bambina che cresceva e spesso la affidavano a lei e Gourry
perché
diventassero per la piccola un punto di riferimento il giorno in cui
non avessero più potuto esserlo loro.
Lina amava
da sempre Aubree e
anche Gourry le era ormai affezionato come un vero padre. Lei e lo
spadaccino erano spesso complici di giochi spericolati ed Aubree
voleva fare sempre tutto con lui, quando era presente, tanto che
spesso si scopriva un pò gelosa del rapporto che si era
instaurato
fra loro. Ma durava un attimo, tutto ciò che desiderava era
vederli
felici. E lo erano. E pure lei, da anni ormai.
Si sedette
sulla panca,
prendendo Aubree in braccio. Le accarezzò i lunghissimi
capelli,
lisci e perfettamente pettinati, tenuti a bada da un nastro rosso.
Era bella Aubree, elegante, raffinata e molto più femminile
di
quanto lo fosse mai stata lei. Indubbiamente, in questo c'era
l'impronta di Margareth. La stava rendendo una piccola lady e, anche
se se ne stupiva, questo non la disturbava perché aveva
saputo
trasmettere ad Aubree eleganza e delicatezza e non
altezzosità.
Esattamente come, tanti anni prima, aveva fatto con Yonas. Aubree, a
soli cinque anni, sapeva come abbinare i colori degli abiti, sapeva
pettinarsi da sola e sapeva anche mettersi lo smalto sulle unghie
senza sbavature. Cosa che, lei che sapeva sconfiggere i demoni col
Giga Slave, non aveva mai imparato. "Sei pronta a tornare a
casa, hai sistemato tutte le tue cose? Fra pochi minuti la mamma e
Lotte saranno quì".
Aubree si
voltò verso di lei,
prendendo a giocare col collo del suo vestito. "Sì, tutto.
Lina, lo sai che il tuo ciondolo mi piace proprio tanto?" -
esclamò infine, sfiorando il gioiello che teneva al collo.
La
maga sorrise. "Davvero ti piace?".
"Si!".
Lina
le accarezzò i lunghi e morbidi capelli che le ricadevano
sulle
spalle. Aubree era una vera lady e come tutte le brave lady del mondo
aveva l'occhio lungo per i bei gioielli. In questo, pensandoci, non
era tanto diversa da lei. "Sai, questo me l'ha regalato tuo
fratello tanti anni fa!". Era strano, spesso Aubree le aveva
visto quel gioiello ma non le aveva mai raccontato la sua storia.
Aubree
per un attimo spalancò gli occhi ma poi
imbronciò. "Uffa però!
A me mio fratello non ha regalato niente. Non è giusto!".
Lina
la strinse a se, accarezzandole la schiena. "Non ti ha regalato
niente perché non ne ha avuto il tempo. Ma se fosse stato
quì, ti
avrebbe riempita di regali. Ecco, ora se ci fosse Yonas, tu saresti
la bambina di cinque anni con più regali al mondo".
Aubree
non rispose, guardandola sospettosa.
E
Lina sospirò. Si portò le mani al collo, slegando
quel ciondolo che
non toglieva mai, da tanti anni. "Sapresti averne cura, senza
perderlo?" - disse, mettendoglielo al collo.
"Certo,
sono grande ormai!" - rispose la bimba, con gli occhi che
brillavano dalla contentezza.
"E allora
te lo regalo.
Sono sicura che Yonas sarà felicissimo di sapere che ora
è tuo".
"Ma Lina?!"
-
esclamò Gourry, spalancado gli occhi dalla sorpresa.
La maga gli
fece l'occhiolino.
"E' giusto così, è ora di farlo. Sono sicura che
è in ottime
mani, vero Aubree?". Già, era giusto così. Aubree
era la
sorellina di Yonas e lui, ovunque fosse, sarebbe stato felice di
sapere il ciondolo nelle sue mani. Una volta non riusciva a concepire
la sua vita lontana da quel gioiello ma gli anni, la vita e l'amore
di Gourry le avevano fatto superare ogni difficoltà e le
avevano
insegnato a fare tesoro dei ricordi. Quelli erano il vero tesoro
lasciatogli da Yonas, l'unica cosa che non avrebbe mai potuto
perdere. Non un ciondolo, non più. Ora lo sapeva.
"Vero". La
bimba la
abbracciò, felice. Poi, pensierosa, le sfiorò il
pancione dove, da
oltre nove mesi, cresceva il figlio suo e di Gourry che non si
decideva a nascere. "Grazie Lina" – bisbigliò,
baciandole la guancia. "Quando il bambino sarà nato,
potrò
venire ancora da voi, vero?".
Gourry
sorrise,
inginocchiandosi accanto a loro. "Certo, noi avremo bisogno di
te! Sarai la sua sorella maggiore, ricordi?".
"Si,
sorella maggiore! Il
bambino dovrà fare tutto quello che gli dirò!".
Lina
ridacchiò fra se e se.
Cominciavano bene... Ma non ebbe tempo di pensare ulteriormente a
quanto Aubree rischiasse di somigliare, in futuro, a sua sorella Luna
e che suo figlio probabilmente, in virtù di questo, aveva
capito che
era meglio rimandare la sua nascita il più tardi possibile
perché i
suoi nefasti pensieri furono interrotti dall'arrivo di Margareth e
Lotte, giunte con la loro carrozza a prendere la piccola Aubree per
riportarla a casa.
"Lina, fra
poco quel
pancione ti scoppierà!" - esclamò allegra Lotte,
aprendo il
piccolo cancello in legno che portava al giardino.
La maga
sospirò,
accarezzandosi il ventre. "Sì, probabile! Questo bambino
è
incredibilmente dispettoso. O pigro!".
L'anziana
donna la abbracciò,
accarezzandole i lunghi capelli rossi. "Ah Lina, i bambini se ne
infischiano di date e scadenze che noi decidiamo per loro. Nascono
quando ne hanno voglia e quando si sentono pronti".
Lina
sorrise. Amava Lotte,
alla follia, ed era sempre felice di vederla. Era come una nonna per
lei e la considerava parte della sua famiglia. Era stata la sua
roccia, colei a cui si era aggrappata quando affogava nel dolore per
la morte di Yonas ed era stata sempre lei che l'aveva appoggiata
quando era tornata con Gourry, dopo l'avventura per i sette mari con
Jack Sparrow. Aveva gioito con lei, era stata felice nel vederla
ricostruirsi una vita ed era diventata la fan numero uno della
famiglia che stava costruendo con lo spadaccino.
Margareth,
dietro di lei, fu
travolta dall'esuberanza di Aubree che in un balzo le fu al collo.
"Ciao mamma! Meno male che sei con la carrozza, abbiamo tante
castagne da portare a casa".
Lotte e
Margareth fissarono
l'enorme sacco che riposava vicino al caminetto acceso. L'anziana
governante guardò storto prima Gourry e poi Lina. "Siete
andati
a cercar castagne a gravidanza così avanzata? Oh Lon,
è da folli!
Lina, non devi stancarti! E tu..." - scosse la testa, sospirando
– "E tu Gourry... Mi meraviglio di te! Devi prenderti cura
della tua sposa".
Lo
spadaccino deglutì,
leggermente in difficoltà. "Ecco veramente...".
Lina
scoppiò a ridere,
divertita. "Ah, tranquilla Lotte, ci sono andati solo lui e
Aubree! Io ho aspettato quì e mi sono limitata ad accendere
il fuoco
nel camino".
"Ma anche
accendere il
fuoco è faticoso, benedetta ragazza!" - borbottò
Lotte.
E a quel
punto fu Gourry a
scoppiare a ridere. "State tranquilla, se c'è una cosa che
Lina
sa far bene, quella è accendere il fuoco. Vedeste quanto le
viene
facile, quando recita le formule dei suoi incantesimi".
Lotte e
Margareth si
guardarono in viso, scuotendo la testa, mentre Aubree travasava un
pò
di castagne in un altro sacco. Quando ebbe finito, tutta soddisfatta,
lo trascinò fino ai piedi della madre. "Io ho finito, sono
pronta per andare a casa e mangiarle! Andiamo?".
Lina e
Gourry sorrisero
davanti alla risolutezza della piccola. La maga le si
inginocchiò
davanti, abbracciandola. "Ci vediamo presto allora, sorella
maggiore".
Aubree
annuì. "Va bene.
Ma tu non farti venire troppo mal di pancia, quando il bambino
nascerà".
Lina
sorrise, dolcemente,
davanti all'apprensione della piccola. Per quanto avesse paura dei
dolori del parto, sapere che Gourry e Aubree tifavano e si
preoccupavano per lei le dava la sicurezza che tutto sarebbe andato
per il meglio. "D'accordo".
"Va bene,
mi fido di
te!". Aubree corse da Gourry, salutandolo con un abbraccio e poi
insieme a Lotte e a Margareth salì sulla carrozza e
tornò a casa
sua, lasciando il giardino avvolto da un piacevole silenzio.
Stringendosi
nello scialle,
Lina si appoggiò alla porta di casa, fissando distrattamente
la
strada percorsa dalla carrozza che ormai era scomparsa dalla sua
vista. "Mi mancherà, lei mi manca sempre quando se ne va
via".
"Tornerà
presto" –
sussurrò Gourry, cincendole le spalle ed attirandola a se.
"E
ora su, le vuoi o no queste castagne? Ti metterai buona buona in casa
e io le arrostirò sul fuoco, ti va?".
Lina
sospirò, sconfortata.
Fino a poco prima le aveva desiderate ardentemente ma a quanto pareva
la gravidanza sapeva giocare brutti scherzi togliendoti in un attimo
appetito e voglie culinarie. "Non più. A dire il vero vorrei
andare a dormire un pò, sono stanca" – ammise.
Gourry
spalancò gli occhi
dalla sorpresa. "Stai bene? Cioè, stai per partorire?".
"Ahh,
Gourry!". Con
la mano gli diede una sonora pacca sulla fronte, proprio nel mezzo.
"Possibile che ogni volta che voglio stendermi, tu pensi che
stia per partorire?".
"Beh, ma
prima o poi
succederà. Il bambino doveva nascere una settimana fa".
"Già!
E di chi è la
colpa?".
Gourry
rise. "Scommetto
che è la mia, per qualche strano e assurdo motivo, giusto?".
"Certo,
è figlio TUO! La
responsabilità di quel che fa è tua! Digli di
nascere".
"Fosse
facile, Lina".
Si
guardarono negli occhi e
infine scoppiarono a ridere, abbracciandosi. Lo spadaccino le
sfiorò
i capelli, piano, baciandole la tempia. "Perché hai regalato
il
ciondolo ad Aubree?".
"Perché
era giusto così!
Non mi è pesato farlo e lei lo desiderava tanto. Era un dono
di suo
fratello ed è giusto che lo abbia lei. Di Yonas io ho i
ricordi, lei
non ha nulla".
"Ma ci
tenevi così
tanto".
Lina
annuì. "Una volta
mi hai detto che avrei dovuto indossare quel ciondolo per sempre o
finché non mi fossi sentita pronta a separarmene. Ora sono
pronta!
Non perderò Yonas e il valore che ha avuto per me
semplicemente
privandomi di un gioiello, ora lo so". Alzò il viso,
baciandolo
sulle labbra. "E comunque, Gourry Gabriev, se proprio ci tieni a
vedermi con un ciondolo al collo, ti ricordo che sto per darti un
figlio! E una cosa del genere merita un regalo prezioso, no?".
Gourry si
grattò la guancia,
pensieroso. "Mi manderai sul lastrico, a furia di chiedermi
regali".
"Mi hai
messa incinta, ti
ricordo".
"E io ti
ricordo che eri
d'accordo".
Risero, di
nuovo. Avevano
superato mille tempeste, mille pericoli, mille mondi e mille mari per
ritrovarsi. Non era stato facile ma terribilmente complicato,
tortuoso e doloroso. E ora quel giardino, i colori e il vento
dell'autunno, quella vita che scalciava dentro al grembo della madre
parevano ad entrambi il traguardo di una lunga strada. Tanta ne
avevano percorsa e tanta ancora ne avevano da fare. E sapevano che
per quanto tortuosa e incidentata, l'avrebbero sempre percorsa
insieme.
|