Capitolo 1
Grey
Sloan Memorial hospital.
Capitolo 1-Questo è essere medici-
Pov Bree
Mi
sono sempre chiesta cosa significasse esser un medico, vedevo mia
sorella e credevo che fosse il lavoro migliore del mondo. Poi quando lo
studiavo mi rendevo conto che era solo questione di aprire, tagliare e
ricucire.
Ho iniziato a studiare
medicina per imparare ad aiutare le persone. Per salvargli la vita.
Perchè ero
stanca di sentire le urla di mio padre, ero stanca di avere lividi su
tutto il corpo.
Forse ho scelto medicina
per salvarmi.
Izzie, è
stato il mio mentore,
quando mi ha raccontato di come ha superato il cancro, di come tutti
gli sono stati vicini, mi sono resa conto che aveva una famiglia in
quell'ospedale, una famiglia che io non ho mai avuto.
E vorrei tanto
conquistarla, una famiglia così.
Essere un medico
sarà
difficile, non sono il tipo calmo e paziente, dovrò cambiare
me
stessa, ma so di essere nata per questo, di essere nata per essere un
medico.
E lo sarò.
Giuro che
diventerò uno dei migliori chiururghi di tutta Seattle.
Lo farò per
tutto quello che ho perso, per tutti gli sbagli che ho fatto.
Per rinascere.
**
Bree uscì velocemente dalla stanza per ritrovarsi davanti al
viso Samantha.
Notò quanto fosse bella solo quando arrivarono al locale,
sotto
la luce della notte risultava una della ragazze più belle
che
avesse mai visto e non lo notò solo lei.
Kevin appena la vide rimase immobile a fissarla finchè Bree
non
si intromise nei loro sguardi "Ci sono anch'io!" disse quasi urlando,
facendosi poi notare "Si lo sappiamo anche se non urli come una pazza"
disse prendendole la mano "Dai bevi qualcosa" disse chiedendo una birra
in più.
Ovviamente erano da Jo. Tutti andavano da Jo a Seattle.
Bree si lasciò sempre più andare
finchè non si
ritrovò a ballare strusciandosi su Kevin, lui la prese per
il
bacino e continuarono quel ballo sensuale ancora per po', nel frattempo
Sam si era messa seduta sul bancone e cominciò a parlare con
altri specializzandi che erano presenti al bar.
"Vieni con me?" disse Kevin prendendole la mano ,portandola fuori dal
locale "Qualsiasi cosa vuoi fare, sono troppo ubriaca" disse Bree
roteando su stessa "Voglio solo portarti a vedere le stelle, vieni con
me dai" disse trascinandola sopra un prato "Guarda che meraviglia".
Bree e Kevin rimasero ad osservare il cielo, le loro mani si cercavano
per potersi unire, rendendoli connessi.
Collegati.
"Rientriamo dai, Sam ci cercherà" disse alzandosi
velocemente
"Okay andiamo" replicò Kevin allungandole nuovamente la
mano, i
due rientrarono nel locale e notarono Samantha sul bancone. Le andarono
a fianco e sorrisero "Che ne dici se andiamo? Domani sarà
una
lunga giornata".
***
Bree rientrò in casa, cercando di fare meno rumore
possibile, andando poi, verso la stanza d Izzie.
"Sorellina" disse dandole un bacio sulla guancia "Che ci fai sveglia?"
lei si girò, lasciandole una dolce carezza sulla guancia "Ti
aspettavo", la ragazza dalla chioma bionda si mise seduta di fianco
alla sorella, sembrava un bel quadretto famigliare.
"Papà
è a letto?" disse voltandosi "Si. La nostra recita sta
funzionando. Penso sia impazzito Bree, dobbiamo fare qualcosa" disse
Izzie, prendendo la mano di sua sorella "So' che vuoi credere che lui
possa cambiare, ma non lo farà, continuerà a
peggiorare e
tu non puoi più curarlo Bree. Non so' come hai fatto in
questi
anni, ma non puoi farti ricoprire di lividi per la sua pazzia" Bree si
alzò di scatto "Lui non è pazzo. Semplicemente
non
accetta la morte di mia mamma, non puoi capire Izzie, tu hai avuto una
mamma, io ho avuto solo lui" disse lasciandosi cadere una lacrima "Ha
momenti bui, ma chi non ne ha?".
"Tesoro, ho già visto storie così.
Peggiorerà,
sempre di più. Se solo ti avessi trovato prima" quella frase
ormai era diventata l'ossessione di Izzie, non capiva come aveva potuto
non sapere di avere una sorella.
Suo padre al momento non era stabile, ha sempre picchiato sua figlia e
lei avrebbe potuto evitarlo, il problema era che non sapeva della sua
esistenza.
Il padre però, era anche il suo: per questo i
sensi di colpa aumentavano.
"Va bene Iz, vado a letto adesso" disse Bree uscendo dalla stanza.
Bree arrivò in ospedale, una nuova giornata la stava
aspettando.
Il
primo volto amico che incontrò fu quello di Kevin,
accompagnato
da un profumo di caffè "Buongiorno" gli disse avvicinandosi
a
lui "Buongiorno biondina" replicò dandole poi un bacio sulla
guancia "Pronta ad un altra giornata?" lei si fece scappare un sorriso
"Sopravviviamo alle 48 ore, se ci riusciamo sarò pronta"
disse con tono deciso, per poi notare l'arrivo di Sam seguita
da
Laura.
Bree iniziò a cambiarsi, quando notò lo sguardo
fisso di
Kevin su di lei. Non sapeva se vergognarsi o se quello sguarda la stava
rendendo pazza di lui.
Infondo non era un brutto ragazzo, anzi era molto sexy e il suo sorriso
poteva catturarti.
"Bree, sicura che vadi tutto bene?" la voce di Kevin entrò
nella
testa, infilandosi fa i suoi pensieri "Ehm.. si" disse abbassando lo
sguardo, quando capì il motivo della domanda, la sua gamba
destra presentava un nuovo livido che si illuminava nitido nella pelle
chiara "Sono molto maldestra" disse coprendosi nell'immediato.
"Okay" disse il ragazzo, anche se la risposta della biondina
non la convinceva
Kevin le prese un braccio e la portò per un attimo fuori
dall'ospedale "Facciamo
una
scomessa, se sopravviveremo alle 48 ore di lavoro oggi, uscirai con
me". Bree si immobilizzò "Che cosa? Vuoi uscire con me? Ma
nemmeno mi conosci!" lui le si avicinò a lei, lasciadole un
dolce bacio sulla guancia sinistra "Certo che voglio uscire con te,
biondina"
Jo arrivò mano per la mano con Alex, per poi lasciala quando
si ritrovò davanti i suoi specializzandi.
"Rooth e Stevens in pronto soccoro e Kenney e Smith con me, e
ora andiamo su!" disse la Wilson urlando contro i suoi
specializzandi. Sam e Bree andarono velocemente in pronto soccorso,
vedendo altri specializzandi che come loro stavano lavorando, gli
andarono di fianco per affiancarli nel loro lavoro.
Passarono la mattinata in pronto soccorso, quando arrivò
l'ora
di pranzo, in cui andarono verso i loro compagni di "squadra", Kevin
guardò Bree per poi cominciare a sorriedere "Sei
viva?" disse ridendo "Si, sono viva, riguardo a te,
la Wilson cosa vi ha fatto fare?" lui abbassò lo sguardo,
per poi stamaprsi un sorriso sul volto "Ci ha portato a vedere
un intervento della dottoressa Grey, ne hai mai sentito
parlare?" la ragazza spostò un ciuffo biondo dietro
l'orecchio, poi contraccambiò il sorriso "Ah sisi, so' chi
è, credo che tutti
sappiano chi è" disse per poi rimanere immobile a fissare un
muro.
Non solo il muro, ma il volto che si presentava davanti al muro.
Era conosciuto ai suoi occhi: Izzie.
Davanti a lei si presentava sua sorella Izzie.
Guardò Bree negli occhi e gli stampò un bacio
sulla
guancia "La mia specializzanda preferita, comee sta
andando?" disse prendendole le mani, lei cercò di allontare
lo sguardo, dopo la sera precedente non sapeva in che rapporti erano
rimaste "Tutto bene, Iz perchè sei qui?" disse
seccamente "Volevo vedere come stai, dopo ieri mi dispiaceva rimanere
distaccate. So' del turno di 48 ore, quindi ho preferito chiarire
subito" Bree l'abbracciò stretta "Grazie, davvero" disse
tenendola ancora più stretta.
"Adesso spiegami chi è quel ragazzo che ti stava fissando?"
Bree divenne rossa in viso "Solo uno specializzando, pensa ha
già visto un intervento, e poi che intervento, era della
Grey" disse tutta entusiata, mentre nel sentire quelle parole, Izzie si
sentì stringere il cuore "Meredith" disse a tono basso,
stava pensando a come la vita era andata avanti a Seattle e che cosa
fosse successo a lei se non avesse mai avuto il cancro.
"Mangi con noi? O ti senti troppo vecchia" disse Bree con un tono quasi
da sfida, lei le prese il volto fra le mani e sorrise "Non
sono vecchia, furbetta" le due si stavano incamminando verso il tavolo,
quando la Wilson fermò Bree per un braccio "Il dottor Karev
ti ha richiesto, cioè non lui, ma il bambino con cui hai
parlato ieri. Insomma vai nella stanza sette" disse taglindo corto,
Bree si girò verso Izzie "Devo andare scusami" lei prese la
sua mano e la strinse forte. La guardò fissa negli occhi e
poi sorrise "Era lui vero?" Izzie semplicemente
annuì per poi dirgli di andare via, Bree
eseguì gli ordini correndo verso quella stanza dove
l'aspettava
quel dolce bambino. Jo si soffermò ad osservare quella
ragazza
bionda sulla soglia della sala pranzo, per poi andar via velocemente.
Izzie sentì un vuoto dentro il cuore, ricordò
ogni singolo momento passato in quell'ospedale: le risate nei corridoi,
i baci nascosti, i grandi pianti, le grandi delusioni...Un miscuglio di
sentimenti.
Ora, per lei quell'ospedale era solo e semplicemente un ricordo.
Non era niente di più.
Nè una casa.
Nè una famiglia.
"Izzie?" si girò di scatto, notando dietro di il volto di
Meredith. Rimasero a fissarsi per qualche secondo, quando Izzie
riuscì a pronunciare altre parole "Ciao, Mer" la donna di
fronte a lei, l'abbracciò stretta "Come stai?"
Izzie avrebbe voluto urlargli tutti i suoi problemi, di come
sua sorella veniva picchiata, di come lei abbia dovuto far finta di
essere sua madre per la pazzia di suo padre, di sua sorella che non
voleva accettarlo.
Ma si limitò a un sorriso "Bene, va tutto per il meglio"
Meredith la guardò "Alex ha visto tua figlia" disse
velocemente "Ah, si mia figlia. Fa' la specializzanda qui, scusami ma
ora devo andare Meredith" si allontanò dall'amica,
correndo fuori da quell'ospedale che la teneva prigioniera dei suoi
ricordi.
***
Bree corse dal bambino, che lo trovò a guardare la tv "Bree,
vieni qui. C'è quel cartone di cui ti
parlavo ieri" dsse il bambino dai capelli marroni, allungando
poi la mano verso Bree.
La ragazza gli andò di fianco , appongiandosi di fianco al
letto "Wow, è bellissimo", il bambino le prese la mano
tenendola stretta "Il
dottor Karev ha detto che oggi, mentre mi apriranno tu sarai vicino a
me, per tenermi la mano. Lo farai vero? " la ragazza dai capelli
biondi, guardò il bambino per poi voltarsi verso Alex, che
le rispose con un occhiolino "Certo che ci sarò piccolino"
Alex si avvicinò a lei "Se il paziente ti vuole, non posso
farci nulla" disse sorridendo.
Bree si avvicinò velocemente ad Alex e
l'abbracciò stretto continuando a ripetergli grazie, lui
voleva allontanarsi, quella ragazza le ricordava Izzie, essendo sua
figlia sapeva che era normale, ma la somiglianza lo spaventava, non
poteva andare avanti con qualcosa che gli ricordava il suo
più grande amore.
"Mi scusi, sono troppo emotiva!" un altro elemento uguale a Izzie,
pensò immdiatamente Alex.
"Okay, ora prepara il paziente per l'operazione" disse lasciando la
stanza.
Il bambino la guardò "E' bravo il dottor Karev, anche se a
volte può sembrare scontroso" lei sorrise e gli prese la
mano "Imparerò a conoscerlo, in qualche modo" disse
sorridendo.
Qualche minuto dopo, dietro di lei apparve Kevin "Che ci fai qui?"
disse guardandolo negli occhi "Pensi di essere l'unica ad avere la
fortuna di assistere in sala operatoria" lei rise per
poi
fissarlo "Ovvio, io sono una regina, non sono una semplice ragazza di
campagnia come sei tu" disse lasciando Kevin senza parole, il ragazzo
si voltò verso il bambino "Queste donne, non devi mai
conoscerne okay?" disse ridendo, il bambino lo guardò e rise
"Ma io ho già una fidanzata, si chiama Ashley" Bree
iniziò a ridere per poi avvicinarsi al bambino "Dillo a
questo dottore, che noi donne vi aiutiamo a essere migliori" lui
sorrise "Sopratutto tu, sei come l'eroina del cartone che sto
guardando".
Kevin le porse poi la cartella "Ecco a te, sai dovremmo lavorare" lei
prese i fogli e cominciò a scrivere "Preparimo il paziente
allora" disse sorridendo.
***
La giornata finì velocemente e gli specializzandi
si ritrovano su una barella di
fianco alle macchinette, Bree aveva fra le mani un panino, e raccontava
ai suoi compagni com'era stato essere un assistente in sala operatoia,
lo stesso raccontava Kevin.
"Ecco, siete già i preferiti" disse Sam per poi
mordere la sua baretta, Kevin si girò per poi darle un
colpetto
sulla spalla "E' solo il primo turno, possiamo diventare i
peggiori in pochi secondi, almeno siamo sopravvisuti alle prime 24
ore" cominciarono a ridere, Sam si avvicinò a
Kevin appoggiandosi alla sua spalla "Sono stanca, Kev, mi farai da
cuscino" disse sistemandosi, per essere più comoda
"Sarò il cuscino più comodo al mondo per una
bella ragazza come te" disse scoppiando a ridere.
Bree rimase ad osservare la scena, dentro di lei stavano combattendo
una guerra: non capiva che cosa stava succedendo, il perchè
era gelosa di quella scena, infondo lei e Kevin non avevano nulla.
Decise che era meglio andare via, si alzò voltandosi verso
quella scenetta "Scusatemi devo andare in bagno" disse correndo via.
Mentre camminava per i corridoi si scontrò con un
altro ragazzo,
sicuramente era un altro specializzando, anche se non assomigliava a
nessuno del suo gruppo, er aspavaldo camminava in quei corridoi come se
fosse già un chirurgo.
"Scusami, scusami" disse velocemente Bree rialzandosi, il
ragazzo la guardo per poi scoppiare a ridere "Sono uno
specializzando anch'io, non devi chiedermi scusa così tante
volte siamo alla pari" disse per poi allungare la mano "Sono Tyler, tu"
lei lo fissò. Non era per niente un brutto ragazzo, anzi. I
suoi capelli castani gli ricadevano sul volto, e i suoi occhi sapevano
farti incantare.
"Bree, piacere" lui la guardò per qualche secondo poi
sorrise "Mangi con me? Sai possiamo simulare una cena durante
le 48 ore più difficili della nostra vita" disse per poi
cominciare a
ridere. Bree sorrise e annuì. Si abbandonò a
quella
sensazione che aveva sentito pochi secondi prima, forse solo
perchè non aveva mai capito cos'era l'amore.
E non voleva credere che quello che aveva provato con Kevin fosse
amore, ma qualsiasi cosa sia stata, Sam aveva rovinato tutto. E quello
che aveva provato in quei giorni doveva tornare indietro.
Non
voleva provare amore.
Realemente non aveva mai avuto una storia seria, si dedicava a piccola
storielle.
L'amore per lei era un mistero, per questo non voleva riconoscere che
poteva innamorarsi di qualcuno, al momento l'unico suo grande amore
doveva essere il bisturi.
Il ragazzo interruppe i suoi pensieri "Vieni con me, non ti porterei
mai nella mensa, serve un posto più tranquillo"
disse avvicinadosi poi il dito al viso, facendo il segnale di silenzio.
Lei sorrise e si avvicinò "Mi fiderò di te, dolce
sconosciuto" disse per poi allungare la mano verso di lui, lasciandosi
trasportare.
***
Le prime 24 ore erano passate e in quell'ospedale stavano
già nascendo nuove avvenure.
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