You'Re My Puppet - Gran Finale
Salve a tutti. Questa è -forse-
la vera fine di Puppet. Ed è completamente inventata. Aspettavo che
anche nella realtà ci fosse un vero addio, ma ho la certezza -quasi-
che non
arriverà mai. Alle fine troverete delle delucidazioni che mi sembrava giusto
fare. Prima di scrivere tutto ciò, ho chiesto al 'mio' Law cosa avrebbe
risposto alla richiesta di T e gli ho fatto leggere un pezzo che lo
riguardava. Avrei postato solo se lui l'avesse trovato interessante..E così gli
sembrava. E' solo grazie a lui e alle sue frasi se la fine di questo capitolo è
nato. Ultima cosa: la data del diario è importante. Buona Lettura. [
Colonna Sonora: Stupida (Alessandra Amoroso) e Ancora Ancora Ancora (Mina)
]
15.06.22
Ed ecco che ci
ricado. Mi ero ripromesso di non aprire più questo
diario, soprattutto per scriverci sopra. Riaprirlo significava ricadere nel
passato, scrivervi ancora una volta che avevo pensato a lui -o peggio ancora
che l'avevo visto-. Ebbene, due anni e mezzo fa,
l'ho rivisto. Io ero con mia moglie e il piccolo e mi è passato di
fianco. Mille domande hanno preso a vorticare per la mia
mente, mentre cercavo di non allungare la mano per sfiorarlo e di non
salutarlo. Avrà pensato che sono un imbecille -ed
infatti lo sono-. Appena ho intravisto la sua
figura, non volevo far altro che corrergli incontro, abbracciarlo, piangere,
baciarlo e chiedergli scusa -mille volte e anche più- e implorarlo di
riprendermi con sè. A quanto pare tutti questi anni non
hanno cambiato i miei sentimenti verso di lui. Ma soprattutto non hanno cambiato
il mio carattere e continuo ad essere il solito vigliacco di
sempre. Ma le cose stanno per cambiare. Forse sto facendo una cosa stupida, ma per una volta -credo la
prima- voglio provare a seguire l'istinto e non la ragione e le regole che
mi sono state imposte. Lui ha provato a farmelo capire
per anni. Ora sto per farlo. E'
tardi? Sì. Ma non mi interessa. E' la mia unica -e
ultima- occasione di ottenere il suo perdono e non mi arrenderò finchè non
l'avrò ottenuto. Forse però un pò di vigliaccheria mi è
rimasta. Perchè sgattaiolerò via dal letto che divido con
mia moglie -come un amante o una puttana-, mi vestirò in silenzio e in
punta di piedi uscirò di casa, incamminandomi verso un appartamento che non
pensavo di non rivedere più.
----------------
Era una mattina come le
altre quando mi alzai perchè qualcuno aveva suonato alla mia porta.
Ancora mezzo
addormentato andai ad aprire e me lo ritrovai davanti.
Erano più di due anni
che non lo vedevo, cosa voleva da me?
Gli sbattei la porta in
faccia, mentre mi si aggrovigliava lo stomaco -dannato bastardo
traditore-.
Tornai a letto,
convinto che se ne sarebbe andato e invece iniziò a bussare e a chiamare ad alta
voce il mio nome, chiedendomi di farlo entrare.
Mi costrinsi a tornare
in sala e ad aprirgli la porta prima che la buttasse giù e/o svegliasse i vicini
(i quali avrebbero chiamato di sicuro la polizia).
Si fermò sulla soglia e
io mi incamminai in cucina per preparare del caffè e sentii i suoi passi
seguirmi.
Misi la caffettiera sul
fuoco e mi sedetti al tavolo, indicandogli di fare lo stesso.
-Cosa vuoi?- esclamai
all'improvviso.
Lui aprì la bocca e la
richiuse, ponderando su che parole usare.
-Volevo
vederti-
Chiaro e diretto come
mai era stato.
Lo sbuffo della
caffettiera mi impedì di insultarlo così mi alzai e versai il caffè in due
tazze, offrendone una a lui.
Lo osservai mentre
beveva e intanto si guardava intorno -come alla ricerca del tempo trascorso
in quella stanza-.
-Ti sei fumato qualcosa
di strano?- gli chiesi, incapace di pensare ad altro.
-No-
-E allora spiegami!
Perchè a me non sembra normale piombare in casa mia dopo quasi dodici anni che
non ci vediamo e fare come niente fosse! Mi hai tradito, cazzo! Te lo ricordi
questo??-
Ok, forse sono stato un
po' troppo schietto, ma non sono riuscito a trattenermi. Sul serio, farebbe
schizzare di cervello Gandhi! Vedeste la faccia con cui mi fissa!! Qui o è scemo
o è scemo!!
-Veramente ci siamo
rivisti una volta, due anni e mezzo fa..Tu eri appena tornato, così ho pensato
vedendo lo zaino che avevi in spalla, e mi sei passato talmente tanto vicino che
ho potuto sentire il tuo calore..-
Avevo smesso di urlare
e gesticolare e ora lo guardavo -fissavo- per cercare di capire dai
suoi occhi cosa ci fosse sotto a questa confessione.
-Cosa vuoi Thomas?-
ripetei la domanda, chiamandolo per nome per la prima volta. Aveva ancora lo
stesso sapore, mentre usciva dalle mie labbra, quella parola tanto odiata negli
ultimi tempi..
-Volevo vederti, te
l'ho detto..Voglio potermi sedere di fronte a te e raccontarti. Voglio farti
sapere cosa è realmente successo dodici anni fa in quella stanza e ottenere il
tuo perdono. Poi potrò andarmene sereno-
Freddo al
petto.
-Stai
morendo?-
Non sento più il
battito del cuore.. Perchè deve farmi quest'effetto dopo tutti questi
anni?
-Uh? No no, non sto
morendo! Parto, vado a New York con la mia famiglia. Mi hanno offerto un lavoro
come giornalista e ho accettato.-
Tu-tum
-Mi darai la
possibilità di spiegare?- mi chiede per l'ennesima volta.
Io mi verso un'altra
tazza di caffè e torno a sedermi, fissandolo. Con un sospiro, faccio un cenno di
assenso e lui inizia a parlare..
Credo sia stata la
conversazione più lunga e sincera che abbiamo mai avuto. Abbiamo pianto, abbiamo
riso, ci siamo detti cosa avevamo provato quel lontano giorno, lui mi ha
raccontato la sua vita fino a quel momento e viceversa. Abbiamo trascorso ore e
ore così, in certi momenti a guardarci solamente, studiando quello che eravamo
diventati e alla ricerca di quei Thomas e Lawrence che si erano lasciati tanto
amaramente..
Lui era cambiato poco:
il fisico era più asciutto ma gli occhi erano ancora di quel cobalto che tanto
mi aveva colpito..
Lo vidi arrossire e mi
resi conto di aver pensato ad alta voce. Si fece serio all'improvviso -ma il
rossore persisteva- e mi guardò negli occhi, dove vi lessi mille emozioni
contrastanti -una più forte dell'altra-.
Quando parlò, mi crollò
il mondo addosso. E dissi addio anche al mio autocontrollo.
-Law.. fa l'amore con
me.. ti prego, accontentami. Non sai quante notti ho sognato questo momento, ma
mai avevo il coraggio di chiedertelo. Ora sì. Rendimi felice e completo per
l'ultima volta. Poi me ne andrò per sempre..Ma ti prego, fammi sentire ancora
amato dal proprietario del mio cuore..-
Non so se fu per quello
che disse o per le sue lacrime o perchè leggevo nei suoi occhi che provava
realmente tutto quello che mi aveva detto, ma mi alzai e lo raggiunsi.
Lo fissai un po', prima
di abbassarmi sul suo volto e baciarlo. Un semplice bacio a stampo, le mie
labbra appoggiate alle sue, ma che per entrambi significava
l'inferno.
Mi staccai e lo presi
per mano, conducendolo in camera mia.
Lo baciai fino allo
sfinimento, mentre -lentamente- lo spogliavo dei vestiti e poi facevo
lo stesso con me. Percorsi con bocca e mani quel corpo un tempo mio, che ora era
una nuova scoperta, lasciandogli i segni ogni volta che potevo. Lo feci
impazzire, giocando con lui come avevo sempre fatto. Ma alla fine lo
accontentai.
Lo amai. Lo amai nel
modo più dolce possibile -ma allo stesso tempo doloroso-. E lo amai
anche mentre venivo dentro di lui, le nostre urla si univano l'una con l'altra
proprio come le nostre lacrime.
Mi accasciai su di lui
e lo strinsi a me, mentre scosso dai singhiozzi blaterava a vanvera sul lasciare
la moglie e portare il bambino con sè per formare una famiglia
insieme.
Gli tirai uno schiaffo
e davanti a me ritrovai il giovane Thomas, che parlava con la paura negli occhi.
Deposi un bacio sulla sua guancia -dove ancora c'era il segno della mia
mano- e gli dissi che era ora di tornare alla realtà. Alla sua famiglia
felice.
Ci rivestimmo in
silenzio e quando lo accompagnai alla porta non sollevò nemmeno gli occhi nel
salutarmi. Gli sfiorai il braccio mentre mi passava davanti e richiusi l'uscio
il più velocemente possibile, appoggiadomici contro.
Ascoltai i suoi passi
allontanarsi e mi sgonfiai di botto, accasciandomi a terra, piangendo tutte le
lacrime, fino a che gli occhi non mi fecero male.
Mi rialzai e mi feci
una doccia veloce, deciso ad uscire di lì, per allontanarmi il più possibile
-ancora- dai ricordi.
Corsi per le scale e
uscii dal portone con talmente tanta fretta che andai a sbattere contro
qualcuno.
-Scusami, non ti avevo
visto-
-Oh niente, tranquillo,
avevo anche io la testa per aria... Piacere, io sono Fabrizio-
-Lawrence, piacere
mio-
-Sì lo so. Posso
offrirti un caffè?- mi chiese sorridendomi.
Io lo fissai
sbalordito, per poi scoppiare a ridere -la prima vera risata dopo dodici
anni-. Scossi la testa, mentre il sole faceva capolino da una nuvola,
illuminando entrambi.
Ricambiai il sorriso e
mi misi al suo fianco.
-Con molto
piacere-
Buon compleanno Lawrence.
Finalmente puoi tornare ad essere felice.
*.*.*.* Salve! Se siete arrivati alla
fine, bene xD Ora, volevo fare due o tre delucidazioni per spiegare bene certe
cose che possoni essere state fraintese. °Thomas e Lawrence NON sono mai
stati insieme come coppia. Il loro rapporto era morboso e possessivo (più che
altro da parte di Thomas). °Dopo aver scritto l'ultimo miss, T si è rifatto
sentire e si sono visti un paio di volte, ma L tornava sempre a casa chiedendosi
cosa c'era andato a fare..L non è più innamorato di T, rimane
solo tanto dolore verso un ragazzo così triste. T è
ancora innamorato di lui, ma non l'ha ancora confessato a
se stesso. °Questo capitolo potrebbe cambiare. E' solo un'ipotetica
fine, perchè potrebbe sempre succedere che T, prima di andare via per
sempre chiami e succeda qualcosa. Io mi sono immaginata così l'addio
definitivo tra i cartacei. Loro hanno "detto", io ho scritto (sembro matta XD E
forse un pò lo sono). In definitiva, abbiate pietà di una povera scrittrice
dall'animo dolce e romantico, che non riusciva a vederli così in sospeso
:D Arrivederci alla prossima storia <3 <3 <3
*.*.*.*
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