Incompiuta

di Crateide
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Non sento più parole.

Ho nell’animo tante emozioni, che mi invadono la mente. La torturano, la sconquassano, esplodono in un grido che fa male.

 

Eppure, non sento più parole.

Sono persa in un mare immoto. Sono sospesa nell’aria, sono un fiocco di neve. Sono in un baratro oscuro e freddo. Sono nella tana di una bestia feroce in attesa di essere sbranata.

 

Ho paura.

Mangio ciò che sento, lo ricaccio indietro, non lo faccio uscire. Lo ingurgito, lo rumino.

Il cibo fa cessare tutto, annienta le emozioni, è la droga che mi porta via dove niente e nessuno può raggiungermi, nemmeno il dolore dell’autodistruzione.

Ma dalla disperazione non si può fuggire. La disperazione arriva, alla fine, arriva. E colpisce, affonda la sua lama fino all’elsa, mi scava nelle viscere. Cosa cerca, però, non ne ho idea.

 

Rendermi conto della mia ennesima resa al cibo mi devasta.

E ho paura.

Ho paura della mia mancanza di coraggio, di questo mio veleggiare nel vuoto, di questo sentirmi piena nonostante lo schifo. Ho paura della forza che va via, del mio completo abbandono all’auto-annientamento, di questi desideri di rivalsa che sono solo parole insignificanti e vane, che mi ghermiscono il petto.

Ho paura del mondo e di questa vita che non so affrontare, ma che fa di tutto per sfondare il muro che ho costruito intorno a me.

Ho paura dell’illusione che ho deciso di vivere, di questa finta determinazione che mi sono convinta di avere.

E mano a mano che la realtà avanza, io la trangugio per renderla innocua. 

Non mi sento all’altezza della vita, non lo sono mai stata.

Ho paura che gli altri possano avere ragione sul mio conto e che questi fallimenti non siano altro che la conferma di ciò che mi hanno sempre detto.

In fondo, sono i fatti a rendere concrete le parole. Non il contrario.

Ogni volta che cado, sento il fallimento marchiarmi a fuoco la pelle. E non ce la faccio a rialzarmi, preferisco precipitare nella tana del Bianconiglio e raggiungerne il fondo.

Mano a mano che precipito, l’odio verso me stessa aumenta.

 

Incompiuta, è così che mi sento.

 

 

 





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