hhjhf
Capitolo
7: A forza di dubbi. Passato che avanza
Corri, corri, corri, che la vita
se ne va
e tutto è
troppo tardi, tutto è sempre un po' più in
là
e la clessidra perde la
sabbia
e il tempo ci denuda a
forza di dubbi.
(La Clessidra, Marco
Masini)
I digiprescelti
erano nella sala d'attesa dell'impianto ospedaliero
della città, con le facce cupe, nervosi come non mai. Takeru
era
quasi intrattabile e ne Daisuke, ne Hikari, sapevano cosa dirgli per
cercare di dargli speranza e conforto. Rimasero a fianco del biondino
della Speranza in silenzio, cercando di trasmettergli quei sentimenti
con la vicinanza dei loro corpi e non con gesti e parole, che avrebbero
potuto urtarlo e sortire l'effetto opposto.
La mente di
Koushirou era piena di domande.
Molte
riguardavano ovviamente Yamato, Ylenia, Lucemon e Piemon, e
così via...
Ma c'era un'altra
cosa che lo turbava.
Era il messaggio
arrivatogli la sera prima.
"Ciao,
Koushirou-kun.
Non l'ho ancora detto a nessuno, volevo che fossi
tu il primo. Finita questa storia dovrò tornare a New York.
Sembra che a mio padre sia stato offerto un lavoro più
vantaggioso del precedente T_T ti sembra giusto??? Proprio ora che
eravamo di nuovo tutti insieme. T______________T Comunque...
Sei
pronto? Io ho un po' di paura, ma andrà tutto bene,
vero?Vero?
VERO??? ... "
Il messaggio era
lungo e alla fin fine quello che c'era scritto non gli
"importava" molto. Aveva ricevuto mail più o meno da tutto
il
gruppo. Messaggi riportanti frasi del tipo "Ricordati
il pc..."
oppure
"Per
caso Gennai ti ha
detto qualcos'altro?", perciò il
rosso
non si era interessato più di tanto al continuo di quella
mail,
ma a quelle prime dannate frasi e alla firma. "Mimi"
Non voleva che se
ne andasse.
Se fosse tornata
in America, le volte in cui avrebbe potuto rivedere il
suo sorriso così bello e sincero sarebbero state rarissime,
colpa del dannato fuso orario e della distanza oceanica.
Il cuore si
fermava ogni volta che rammentava ogni singola lettera di
quel funereo messaggio.
Non l'avrebbe
più vista.
Michael invece
l'avrebbe avuta tutta per sé.
Scosse la testa.
Non doveva essere
geloso dell'americano. In fondo, i digiprescelti
erano tutti amici, no?
"Forse
dovrei
dichiararle i miei sentimenti... Ma non è il
momento... Che devo fare?" si alzò e
si
diresse verso
l'ingresso.
La sala d'attesa
era ampia e bianca, con sedie e panche verde smeraldo,
un colore che porta pace e tranquillità, ma che in quel
momento
lo tormentava. Il verde era il colore della Digipietra della
Sincerità di Mimi. Percorse a grandi passi il corridoio che
lo
separava dalla porta in vetro dell'entrata, urtando qualcuno. Un
digimon, o forse no.
Si
voltò appena per intravedere un cappotto verde scuro
voltare
l'angolo. Decise di non seguirlo. Era curioso, ma doveva pensare,
perciò proseguì senza tornare indietro.
Mimi si torceva
le mani. Se non fosse successo nulla, quel messaggio
inviato a Koushirou non le sarebbe sembrato così colpevole.
"E
invece mi sento in
colpa a pensare a lui mentre Yama è in
quelle condizioni... "
Sora era apatica,
vicino a lei. Non sorrideva ne piangeva. Si stringeva
la maglia all'altezza del cuore, come a dargli forza di continuare a
battere.
"Si
salverà..." pensava.
"Ce
la farà,
vero?" pensavano
tutti, rivolgendosi a nessuno
in
particolare. Era solo una domanda retorica che le loro menti, unite
dalla paura, ripetevano all'unisono.
Gabumon sedeva
vicino a Pyomon, che gli stringeva la zampa e gli dava
delle piccole beccate alla pelliccia. Gli piaceva quando la papagallina
lo faceva. Gli dava sicurezza ed era anche un giochetto dolce. Lui le
rispondeva arricciandole ancora di più la piuma che le
ornava la
testolina. Stava bene con lei, come Yamato stava bene con Sora.
Perciò
il digimon rettile si augurava che la ragazza fosse
forte nel conoscere tutta la verità su Yamato.
Lui sapeva e
aveva taciuto. Come l'avrebbero giudicato?
Neanche Patamon e
Bearmon sapevano nulla. Persino Takeru e Ylenia.
Nessuno.
Solo lui e Yamato.
Tailmon era
giù di morale anche per un'altra cosa, oltre che
per Yamato, ovviamente.
Wizarmon.
Tutti i digimon
che avevano perso la vita per aiutarli erano rinati.
Tranne lui.
Dipendeva dal
fatto che Wizarmon era morto sulla Terra e non a
Digiworld?
Hikari le
accarezzò la pelliccia candida, anche lei
preoccupata
per qualcosa, che andava oltre l'attesa che quella dannata insegna
rossa, lampeggiante sulla porta della sala operatoria, si spegnesse.
Pensava a
Dagomon, a quel sogno e si fissava il palmo della mano vuoto.
"A
questo punto mi
chiedo se non sia stato davvero un sogno..."
Leomon e Ogremon,
nel frattempo, avevano accompagnato Mamoru ed Elecmon
nella zona della città riservata all'asilo.
In quella
città ogni digimon aveva un compito preciso.
Il leone e l'orco
si occupavano dei piccoli, preparandoli alla dura
vita che li attendeva.
I Digitamamon e i
loro assistenti si prodigavano di fornire cibo,
mettendo da parte l'avarizia che li caratterizzava.
Andromon e
Centarumon si occupavano della difesa dei vari lati della
base, insieme a TonosamaGekomon e Whamon.
Piccolomon si
occupava dell'ospedale, con i Saggi e in quel momento era
insieme con loro nella sala operatoria, ma spesso aiutava Leomon e
Ogremon con i cuccioli che raggiungevano lo stadio Intermedio, con
addestramenti più adatti all'indole d'ogni singolo digimon.
-Elecmon!!!- uno
dei piccoli saltò giù dalla sua
culletta
e corse incontro al digimon di Mamoru, che saltò
giù
dalla schiena del partner e lo prese in braccio, contento di rivederlo.
Erano passati tre
anni da quando aveva lasciato i piccoli per andare
sulla terra e incontrare Mamoru. Gli mancavano quei pargoli dai grandi
occhi luminosi che lo chiamavano in continuazione e per la pappa e per
i bisognini. Per quanto quel compito fosse estenuante, era il
suo
compito. Quei piccoli erano i suoi piccoli e lasciarli era stato
veramente difficile.
-Guarda Elecmon!-
gridò un Koromon - Mi sono evoluto!- poi
si
gonfiò, come ad imitare i colossi che mettono i muscoli in
mostra -Guarda come sono forte!-
A tutti
scappò una risatina. Mamoru si sedette su un cubo
verde
morbido, sul quale si sprofondava e lasciò che il suo
digimon si
crogiolasse con i suoi cuccioli. Quel posto pieno di giocattoli e
oggetti morbidi era bellissimo e lo riportava ai dolci ricordi
d'infanzia.
E inevitabilmente
finiva per pensare a Tsutomu e al vuoto che aveva
lasciato nella sua vita.
Leomon e Ogremon,
con la scusa di andare a vedere come andavano le cose
nell'ospedale, lasciarono il volpino a trastullarsi con i suoi
piccoletti e Mamoru a perdersi nei suoi pensieri.
Takeru si
alzò, pronto a dileguarsi anche lui per
qualche
corridoio, seguendo l'esempio del Digiprescelto della Conoscenza.
Magari avrebbe preso a calci qualcosa per sfogare l'ansia e la paura
che lo attanagliavano, chi avrebbe potuto dargli torto e
colpevolizzarlo per quello?
Suo fratello
stava morendo!
In quei lunghi
minuti si era trovato a pensare al romanzo che stava
scrivendo, e che giaceva nel suo cassetto. Raccontava le avventure dei
digiprescelti e dei loro digimon, ma non riusciva a scrivere certe
parti e perciò le aveva saltate. Pensò che quel
momento
che stava vivendo, non sarebbe riuscito a scriverlo se non con enorme
fatica, proprio come non riusciva a riportare lo scontro di Angemon con
Devimon. Erano emozioni troppo forti e negative, che non riusciva a
rievocare senza perdersi nel terrore di quei momenti.
Patamon era
appollaiato in silenzio sulla sua testa. Nessuno fiatava
per paura di dire qualcosa di sbagliato che l'avrebbe potuto turbare.
Come il biondo
della Speranza fece per voltare l'angolo,
urtò un ragazzo dall'aria truce.
-E' veramente
strano.- disse Babamon, in sala operatoria.
-Questo potere
è chiaramente legato all’Ombra,
però
non riesco a capire come annullarlo. Non avevamo mai visto una cosa del
genere... - le fece eco Jijimon
Piccolomon li
guardò preoccupato. Le cose si erano fatte
più complicate.
Per ore, i due
non avevano fatto altro che agitare scopa e bastone sul
corpo del digiprescelto dell'Amicizia, infondendogli energia per
risvegliarlo, ma la macchia nera non accennava a sparire. Anzi
dilagava. Erano poche le parti del corpo del ragazzo rimaste ancora
rosee. Persino i capelli stavano diventando neri come la pece.
-Deve appartenere
ad un digimon unico nel suo genere... - riprese
Jijimon -Credo ci sia bisogno di un'analisi più
approfondita.-
Babamon pareva
non attendere altro e, senza perdere tempo, estrasse una
motosega da sotto il tavolo operatorio.
-Pronta
all'autopsia!- ridacchiò
Sia Jijimon, che
Piccolomon, che i vari digimon infermieri rimasero
sconcertati e spaventati. Conoscendo Babamon, quello poteva essere uno
scherzo, come poteva non esserlo.
-Scherzavo.-
rispose lei, riponendo l'arnese infernale -Che credevate?-
Tutti sospirarono
rumorosamente, mentre la solita gocciolina di sudore
colava lungo le loro tempie.
Jijimon riprese
ad agitare la zampa felina sopra il corpo di Yamato e
così fece Babamon con la scopa. I due oggetti compivano dei
perfetti movimenti a spirale.
Dovevano vederci
chiaro, non era rimasto più molto tempo.
Quello era il
padre di Risei, non potevano permettersi che morisse.
Koushirou,
arrivato all'ingresso insieme al fedele Tentomon, aveva
notato un distributore di bevande, gratis.
Sorrise al
pensiero di non dover sborsare quattrini per prendere un
caffè e selezionò una bevanda che pareva
ricordarlo.
Era marroncina e
dolciastra, un misto tra caffè e coca cola,
ma buona, in fin dei conti.
Aspettò
che raffreddasse e la bevette tutta d'un sorso.
-Kou... -
cominciò Tentomon
-Mi sento uno
stupido... -fece
-C'è
qualcosa che ti preoccupa? Oltre Yamato, intendo.-
Koushirou
annuì.
-Mimi si deve
ritrasferire in America.-
Tentomon sapeva
che Koushirou amava Mimi, la notte invocava il suo nome
nel sonno e appena sentiva la sua voce andava nel pallone.
Però
era strano. Palmon non gli aveva parlato di questa cosa.
"A meno che..."
La digimon gli aveva detto in confidenza che alla
Tachikawa il rosso piaceva, quindi probabilmente "Mimi gli ha
raccontato una bugia per spingerlo a fare il grande passo."
-Se ti piace
così tanto perché non glielo dici?-
gli suggerì.
Koushirou
arrossì.
-Ma a che
servirebbe? Poi dovrà partire per l'America.-
Tentomon lo
squadrò.
-Preferisci
roderti il fegato per non averlo fatto? Kou... Non
riuscirai mai a esprimere i tuoi sentimenti, se non ci provi.-
Lui
annuì silenziosamente.
-Hai ragione...
lo farò... ma non in questo momento... non
mi
sembra il caso.-
Gettò
il bicchierino di carta vuoto nel
cestino
della spazzatura imitato da Tentomon e prese a camminare verso la sala
d'attesa, stringendo i pugni con una nuova certezza.
Hiroyuki
guardò il biondo più piccolo. Si
ricordava di lui, l'aveva visto qualche volta.
Spostò
il suo sguardo prima all'insegna rossa accesa, poi
agli altri ragazzi.
Taichi, Jou,
Mimi, Hikari e Sora lo guardavano sorpresi.
-Ma tu sei... -
Taichi si diresse verso di lui e solo allora Hiroyuki
notò Ylenia, accanto al prescelto del Coraggio.
"E' uguale a
Ishida... Gennai me l'aveva detto, ma cavolo! La
somiglianza è enorme... Certo, se non fosse per le tet... "
-Urameshi?-
concluse Taichi.
Lui
annuì.
-Da quanto tempo
è lì dentro?- chiese,
riferendosi a Yamato.
-Circa due ore.-
fece Jou guardando l'orologio.
-Vi conoscevate
già?- fece Iori
Mimi
annuì.
-Sì,
eravamo a nella stessa scuola. Sia alle elementari, che
alle
medie. Vabbè, io le medie le ho fatte quasi tutte a New
York... -
ridacchiò
-Tu finivi sempre
in classe con Yamato.- fece Taichi
-Già.-
rispose Hiroyuki -Pensa te che sfortuna.-
Il prescelto del
Coraggio si lasciò scappare anche lui un
accenno di sorriso.
-Hiro, sei qui!-
esclamò Kotemon affannato, sbucando da
dietro l'angolo.
Hiroyuki lo
guardò.
*Digimon
Analyzer*
Kotemon
Tipo: Rettile
Tipologia: Dati
Livello:
Intermedio
Attacchi:
Fire
Men:
colpisce il nemico con una maschera infuocata, o con una
spada di bambù, anche essa infuocata.
Thunder
Kote:
carica il pugno con della corrente elettrica, per poi
colpire il nemico.
-Kotemon, ti sei
perso di nuovo?- lo prese in giro il teppista
-Sei tu che corri
troppo veloce, scemo!- gli ringhiò il
piccolo digimon.
-Sei il digimon
di Hiroyuki?- chiese Sora
-S-si... -
rispose il piccolo, che era veramente troppo timido con gli
altri, mentre col ragazzo lentigginoso era quasi aggressivo.
-Non essere
timido.- gli disse il suo partner, quasi sospirando.
-E tu non essere
così cattivo, scemo!- gli rispose agitando
le braccia e facendo sventolare le maniche troppo lunghe.
Qualcuno
ridacchiò per la scena buffa che i due offrivano
insieme.
Takeru si
incupì.
Si stavano
dimenticando della situazione in cui erano.
-Che succede di
bello?- arrivò Mamoru, con Elecmon che gli
zampettava accanto. -Tu devi essere il famoso digiprescelto che ci
aspettava a Digiworld!- esclamò vedendo Hiroyuki -Piacere,
Mamoru Izawa.- Hiroyuki lo guardò con aria di sufficienza.
-Beh? Che
c'è?- chiese Mamoru, stupito.
Hiroyuki lo
ignorò, e indicò la porta.
-Che gli
è successo?-
"Ma
pensa te, mi ha
ignorato."
pensò il moro, col sorriso
stampato sulle labbra.
-E' stato
attaccato da un digimon.- fece Gabumon chinando il capo -Non
sono riuscito a difenderlo.-
Taichi temette
che Hiroyuki cercasse di far sentire Gabumon uno schifo.
Era la sua specialità demoralizzare gli altri e schiacciarli
senza pietà.
Invece il
teppista non disse nulla.
-Tu come ti
chiami?- ripeté Mamoru, sempre sorridendo.
Hiroyuki si
sedette in una sedia vuota, tra Miyako e Iori, di fronte a
Taichi e Ylenia.
"Mi
ha ignorato di
nuovo..."
pensò Mamoru, sempre col
sorriso sulle labbra "Ma
pensa te..."
°
I Dark Masters si erano radunati in un locale pieno zeppo di mezzi di
trasporto.
C'era un sottomarino, il vagone di Etemon, la carrozza di Vamdemon e
altri mezzi dalle forme più strane.
C'erano anche, in diversi angoli, ammassi di ogni materiale
concepibile, probabilmente servivano come pezzi di ricambio per i mezzi
di trasporto.
Su una pedana stava il vagone metallico di Etemon. O meglio, era stato
modificato ed era diventato un camioncino. A formare gli occhiali da
sole, normalmente disegnati sulla faccia da scimmia sul davanti, vi
erano i vetri che davano alla cabina del conducente. Anche gli interni
erano stati migliorati e i macchinari ingombranti eliminati. Vi erano
tre computer, di piccole dimensioni, ma molto più efficienti
dell'ammasso di schermi che occupava l'abitacolo in precedenza.
C'era anche un maxi schermo a dire il vero, un tavolino, delle sedie e
uno stereo, con ovviamente un microfono e la chitarra violetta dello
scimmione.
Vamdemon, Kokueimon ed Etemon vi salirono e il portellone si
chiuse.
Lo scimmione si mise alla guida.
-Bene, ora stacco.- fece Mugendramon, riferendosi a degli archi
metallici che bloccavano le ruote del camion.
-Pronto!- fece Etemon.
Mugendramon digitò dei tasti e le ruote furono libere. Poi
selezionò la destinazione sul monitor e tirò una
leva,
inserita al centro di un quadrante colorato.
Sei colori: verde, blu, bianco, celeste, nero, rosso, che
rappresentavano altrettante zone di Digiworld: foreste e prati, spazi
verdi insomma; oceani, fiumi, laghi; montagne; luoghi sacri; luoghi
oscuri; luoghi incandescenti.
Il drago nero posizionò la leva sul quadrante verde e
contemporaneamente, lungo la parete di fronte al camion, una freccetta
si posizionò sul medesimo colore di un altro quadrante.
Vi era una struttura in ferro ad arco rovesciato, dalla quale si
intravedeva, come in una proiezione, la destinazione scelta.
-Bene. Potete andare.-
-Bye Bye!- esclamò Etemon all'altoparlante -Lasciate fare al
grande Etemon! Looove Serenade!- esclamò, attaccando a
cantare a
squarciagola, mentre il camion spariva nel varco.
-Secondo voi ce la faranno?- chiese Pinocchimon, col sudore che gli
colava lungo le tempie.
-Ehm... Siii... - fece Metalseadramon, poco convinto.
-Dove sono LadyDevimon e Devimon?- chiese Mugendramon.
Pinocchimon alzò le spalle.
-Lady sta preparando il ricevimento e tutto il resto. Devimon credo
stia tenendo d'occhio Piemon.-
Calò il silenzio.
-Mio fratello è troppo strano... - borbottò il
burattino.
Gli altri annuirono.
Era strano davvero.
Dovevano stare doppiamente in guardia.
°
-Quindi sei diventato un digiprescelto... - fece Taichi,
rivolto a
Hiroyuki. Erano uno di fronte l'altro. Ylenia stava appoggiata con la
testa alla spalla del suo amato ragazzo e ascoltava attentamente ogni
singola parola che veniva detta. Koushirou era tornato dal distributore
di bibite pochi attimi dopo Mamoru, ed era rimasto anche lui molto
sorpreso del fatto che il peggior individuo che Odaiba avesse mai
visto, si trovasse a Digiworld come digiprescelto, selezionato a
compiere quella missione. Non sarebbe stato meglio uno qualunque dei
prescelti internazionali? Insomma, i fratelli Hoi, Michael, Chichos,
Chatrine, uno qualunque... Ma lui?!
Hiroyuki annuì.
-Per farla breve, tre anni fa ho deciso di andarmene da casa mia e,
mentre pianificavo la cosa, Gennai è uscito dal mio
computer. Mi
ha consegnato il Digivice e un digiuovo, mi ha detto che Digiworld
aveva bisogno di me. Non me lo sono lasciato ripetere due volte. Ho
accettato, ed eccomi qui.-
- Perché volevi scappare di casa?- chiese Iori, curioso.
Hiroyuki sbatté le palpebre.
-Il nostro mondo mi stava stretto. Non mi andava più di
rimanere
lì.- rispose con un’alzata di spalle. Non gli
andava molto
di rivelare a chicchessia i suoi problemi personali.
I digiprescelti che non lo conoscevano, lo guardarono meravigliati. Non
riuscivano a capire bene la faccenda, ma sembrava che Taichi, Sora,
Koushirou, Mimi e Jou, lo sapessero bene.
-Che idiozia.- fece Taichi.
-Che cosa hai detto?- ringhiò Hiroyuki
-Sapevi benissimo cosa dovevi fare.-
Hiroyuki sbuffò.
-Ma certo... Seguire il consiglio del tuo amichetto del cuore e cercare
di mettere in riga mio padre?- fece una fastidiosa risata, che a Ken
ricordò tantissimo quella dell’Imperatore
-Sveglia, testa
quadra. Le cose non sempre si risolvono a parole.-
Taichi lo guardò con sufficienza.
-Ci hai mai provato almeno? Infondo si trattava solo di parlargli.-
Lo sguardo di Taichi infastidì talmente Hiroyuki, che questo
si alzò di scatto, contemporaneamente allo Yagami.
I due si afferrarono rabbiosamente per le giacche, pronti a menarsi,
come accadeva spesso, per quanto ricordavano i prescelti della prima
guardia.
-Per favore…- fece Sora, cercando di sedare gli animi -Non
è il caso…- guardò Takeru, che fremeva
di rabbia,
stringendo i pugni, finché le nocche non gli divennero
bianche.
Mika stava per piangere, era piccola, ma aveva compreso fin troppo bene
la situazione.
Taichi si risedette e così fece Hiroyuki. In fondo, litigare
non
aveva senso in quel momento, certo poteva aiutare Taichi a sfogarsi, ma
per il resto…
-Niisan si sveglierà, vero? - la piccola cominciò
a piangere, stringendosi a Bakumon.
-Stai tranquilla.- fece quella, che fino a quel momento
era rimasta in silenzio.
Mika la abbracciò forte forte, mentre Patamon cercava di
tranquillizzare Takeru, dandogli delle piccole pacche sulla guancia,
con le sue zampine nere. Takeru prese il suo piccolo digimon fra le
mani e poi lo strinse a sé.
Ylenia prese ad accarezzare Bearmon, come faceva ogni volta che si
sentiva giù. All’orsacchiotta non dispiaceva, se
accarezzarla significava dare conforto alla sua Yle, sarebbe rimasta
anche tutto il giorno ferma immobile a sentire le sue mani scorrerle
sulla pelliccia.
“Ma
perché nessuno si degna di venire fuori a
dirci
qualcosa??” Jun si mordeva nervosamente un
unghia, rovinando
la
manicure perfetta fatta il giorno prima, tanto per distendere i nervi,
prima della partenza.
Daisuke accarezzò la testolina di Mika che lo
guardò con gli occhi lacrimosi e le guance rosse.
-Si salverà, vero?- chiese ancora in cerca di conforto.
Lui disse la prima cosa che gli venne in mente.
-Ma certo.- e le sorrise. Non poteva mica infrangere le speranze di una
bimba così piccola e gettare Takeru ancora di più
nello
sconforto.
Porse alla bambina un fazzoletto e lei si pulì rapidamente.
-Ecco, brava.- fece lui mettendole nuovamente la mano sulla testolina
bionda.
"Non immaginavo che
Daisuke potesse essere così dolce..."
pensò Hikari, guardandolo ammirata, per poi distogliere lo
sguardo e riposarlo su Takeru. Gli prese una mano e incrociando il suo
sguardo, cercò di tranquillizzarlo con un sorriso.
Il prescelto della Speranza dal canto suo, strinse la mano alla sua
dolce Hikari.
Quante cose avrebbe voluto dirle…
Ed ogni volta che si accingeva a farlo, succedevano un sacco
d’imprevisti.
“Ma
riuscirò a dirle quanto mi piace!”
promise a se stesso.
°
Andromon, Centarumon ed un altro digimon, si trovavano nel laboratorio
della città, situato nella struttura a forma di Hard Disk.
Nella sala vi erano tantissimi monitor, per tenere
d’occhio la situazione sia fuori, che dentro la
città
E in quel momento, in uno degli schermi, riportante la sigla E-1 (che
stava per Esterno 1), videro qualcosa che attirò
la loro
attenzione.
Il digimon “misterioso” stava in un angolo,
trafficando con
un computer, inviando messaggi in continuazione. Voleva lasciare quel
lavoro per andare da Lei, ma non poteva, perché quel lavoro
era
fondamentale, ed era stato affidato a lui.
-Centarumon…- emise Andromon, senza staccare gli occhi dal
monitor.
Il digimon centauro si voltò verso l’androide e
guardò lo schermo che gli indicava.
Anche l’altro digimon lo guardò.
E quello che vide non gli piacque per niente.
-LUI!- esclamò
-Avviso Gennai.- fece Andromon, inoltrando dei comandi attraverso i
computer. Il messaggio appena scritto arrivò quasi subito a
Gennai che lasciò la sua casa per dirigersi al laboratorio,
dove
stavano Andromon e gli altri.
Attraversò corridoi e sale, per poi entrare nella stanza e
osservando il monitor, capì che era giunto il momento di
mettere
i prescelti al corrente d’ogni cosa.
Perciò uscì di fretta, mentre il digimon
“misterioso”, si preparò ad accogliere i
due,
conscio di poter solamente intrattenerli un poco, in attesa di
incontrare Lei.
Gennai si diresse verso la casa di Jijimon e Babamon, bussando per tre
volte, come faceva sempre, quando Risei rimaneva solo.
Il piccolo gli aprì quasi subito la porta.
-Come sta il mio papà?- gli chiese, senza dargli il tempo di
dire nulla.
Gennai per tutta risposta, lo prese per mano.
-Non bene. Ma vedrai se la caverà.-
-Mi stai portando da lui?- fece, mentre l’uomo si avviava
verso l’ospedale tenendogli la manina.
-Si, ma devi fare il bravo ed essere forte.-
Il biondino non capiva bene, ma si lasciò guidare dallo zio
Gen e non fece domande.
°
Il camioncino di Etemon era ormai giunto a destinazione.
Lo speciale varco aperto dal macchinario di Mugendramon, li aveva
portati nel luogo stabilito in quattro e quattr’otto. Erano
nella
radura in cui sorgeva Bernika, anche se apparentemente davanti a loro
non vi era nulla, se non erba, alberi, piante.
Solo quello, in apparenza.
-Non possiamo sbagliare.- disse lo scimmione guardando il monitor. I
punti rossi erano tutti radunati in quel posto.
Scese dal camioncino per osservare degli speciali trasmettitori rotondi
nascosti fra i cespugli.
S’inginocchiò davanti ad uno di questi e con un
cacciavite
lo scoperchiò, analizzandone i componenti elettronici.
-Allora?- Vamdemon era sceso anche lui e si era avvicinato al compagno.
-Niente.- fece Etemon richiudendo l’apparecchio e
sollevandosi.
-Volevo ricontrollare i cavi. Ma nessuno ha toccato nulla.-
-Poco importa.- il vampiro guardò in direzione della
città, scrutando la radura.
-Allora?- gli chiese Etemon sghignazzando, in un certo senso gli stava
facendo il verso.
Vamdemon lo guardò con aria di sufficienza.
-Dobbiamo attirare la loro attenzione, perciò datti da fare.-
Lo scimmione rimase perplesso nell’osservare
l’altro
ritornare dentro il camion e riaccomodarsi sul sedile. Dietro di lui,
nel sedile che dava le spalle al suo, stava seduto Kokueimon, in
fremente attesa.
-Come sarebbe a dire che devo pensarci io??- chiese Etemon
-Sei stato tu a dire “Lasciate fare al grande
Etemon!” no?-
Lo scimmione sbuffò e sbatté i piedi per terra.
-Mi
raccomando, tu non fare mai nulla, che ti si seccano le mani, eh!-
Detto ciò risaltò sul camion e prese a trafficare
con i computer e con lo stereo.
-Ecco. Ora non ti lamentare.- prese il microfono e la chitarra
elettrica e, rivolto al vampiro, esordì con un
-L’hai
voluto tu! Loooovee Serenade!-
°
I prescelti erano ancora in sala d'attesa.
Senza notizie, con tanta ansia dentro.
-Ora basta!- Takeru si alzò di colpo e si diresse verso la
porta.
-Takeru…- fece Taichi, svogliatamente, senza intenzione di
fermarlo. Non ne poteva più neanche lui di aspettare. Ogni
tanto
lanciava occhiate a Hiroyuki, che si limitava a ignorare lui e Mamoru,
che invece sorrideva.
D’improvviso, la luce venne a mancare e udirono perfettamente
esplosioni nell’aria.
Si scatenò il panico nella struttura.
Digimon correvano qua e là, infermieri e medici cercavano di
portare la calma, perfettamente abituati a quel genere di cose e
tentavano di ricondurre i pazienti terrorizzati nelle loro stanze.
-La situazione è sotto controllo!- dicevano -Non
c’è alcun pericolo!-
-La città è protetta da qualsiasi attacco.-
disse ancora
un altro digimon, un Gazimon, per la precisione. Perché
Bernika
era un rifugio per qualsiasi digimon, di qualunque stadio e di
qualunque tipologia.
Mimi e Miyako, come c’era d’aspettarsi, urlarono
all’unisono, abbracciate.
-Miyako, calmati!- fece Hawkmon, volandole in spalla, mentre Palmon si
stringeva alla sua amica.
-Che diavolo succede?- fece Taichi.
-Kotemon!- esclamò Hiroyuki. Il piccolo digimon
saltò su
anche lui e seguì il suo partner lungo il corridoio. Gli
attacchi in quella zona capitavano, perciò non si stupivano
più di tanto, anzi, erano sempre pronti all’azione.
-Ehi, aspetta!- fece Taichi andando ad inseguirlo, mentre Takeru
spalancò la porta della sala operatoria.
-Niisan!- fece entrandovi. -Yamato…- si avvicinò
a suo fratello e provò a scuoterlo.
-Fatti forza Niisan!-
-Yamato.- fece Gabumon
Babamon parve infuriarsi.
-Insomma ragazzini! Qui non stiamo giocando!- sbottò, ma
nessuno parve ascoltarla.
-Yamato-kun…- Sora si portò al tavolo metallico,
prendendo per mano il suo adorato ragazzo, che in quel momento, ebbe
una reazione, che non sfuggì a Piccolomon e gli altri.
Strinse appena la sua mano.
-Yamato-kun!- sorrise la rossa, per il sollievo, con le
lacrime agli occhi, ma Yamato continuava a dormire.
In quella lenta agonia che lo stava consumando.
Nel buio più profondo, in cui ogni tanto gli era concesso
qualche sprazzo di lucidità.
Sentiva tutto.
La voce di Sora.
Di Takeru.
Quelle esplosioni.
Voleva dare segno di essere vivo.
Gridare forte -Vi
sento!-
Invece niente.
Non ci riusciva.
“E questi
dannati poteri che dicono che possiedo…
Dove
diavolo sono, quando ne ho bisogno?”
pensò, per
poi
ricadere nell’oblio.
-Aspettate.- esclamò Gennai, tenendo per mano Risei e
bloccando
la corsa dei Leader (Taichi, Hiroyuki e Daisuke) e quella degli altri
che li seguivano.
Si bloccarono.
Ma per la vista del piccolo.
-Gennai…- fece Taichi, col cuore in gola -Ma lui
chi è?-
-Abbiamo un grosso problema.- esordì l’uomo.
°
Etemon aveva cominciato a darsi da fare, suonando e cantando a
squarciagola, sprigionando così la forza della sua Rete
Oscura,
i cui cavi trasmettevano ovunque energia devastante.
Alberi crollarono e il fuoco divampò,
Etemon non si accontentò solo di quello e prese a scagliare
le
sue sfere oscure qua e là, per poi guardare con aria di
sfida
Vamdemon.
-Così va bene, sua maestà?-
-Tsk… Esibizionista.-
-Vamdemon…- Kokueimon richiamò rispettosamente
l’attenzione del suo tutore, indicandogli qualcosa davanti ad
Etemon.
Una figura minuta apparve dal nulla, attraversando la barriera
invisibile di Bernika.
-Chi si vede…- Vamdemon si alzò -E
così sei rinato.-
L’altro fece qualche passo verso di lui e verso Etemon, che
si
era fermato. Avevano ottenuto l’attenzione che cercavano.
Il digimon misterioso scrutò Vamdemon, senza paura, senza
rancore. Si, l’aveva ucciso, ma lui non lo temeva
più,
proprio da quel preciso momento in cui tutto era finito.
Strano a dirsi.
-Anche tu.- rispose, sollevando il suo bastone, dalla forma di sole
leggermente allungato. Il mantello da mago ondeggiò al vento
e i
capelli biondi, raccolti in una bassa coda, si agitarono per
l’aria.
-Wizarmon…- Vamdemon sorrise, quasi divertito.
°
-Ragazzi! Yamato…- Sora si paralizzò.
Voleva comunicare che Yamato aveva stretto la sua mano. Che era ancora
vivo. Che c’era ancora speranza. Ma aveva visto Risei.
Le parole le morirono in gola.
Perché quel bambino le faceva sentire il cuore stringersi?
Non le passò neanche per la testa, l’ipotesi che
potesse trattarsi di un altro fratellino del suo amore.
No.
Era diverso.
Strinse i pugni e deglutì.
-Ragazzi. Sedetevi.- fece Gennai. Tutti obbedirono, tranne ovviamente
Hiroyuki, che se ne stava a braccia conserte, appoggiato al muro,
fremendo per il desiderio di correre fuori e combattere.
“Si
tratterà nuovamente di quei dannati Cavalieri
Reali,
ma stavolta non la passeranno tanto liscia!”
pensava. Non era
la
prima volta che si era scontrato con loro, ma più che altro
cercava di salvare digimon e città dai loro attacchi. Non
c’era mai uno scontro serio tra Musyamon e quei dannati.
I digimon stavano bene, riuscivano a lasciare le città e
raggiungere Bernika.
Ma Hiroyuki e Kotemon, non riuscivano ad impedire che i Digicodici
venissero rubati, e tornavano alla città pieni di rabbia e
ferite, col forte desiderio di ribaltare la situazione.
Sora si abbandonò pesantemente sulla sedia.
-Lui è Risei.- esordì Gennai, mentre il piccolo
si
stringeva a Gabumon. -Ed è… il figlio di Yamato.-
-Cosaaaaa?- le ragazze trasalirono.
-Come sarebbe a dire?- fece Mimi
-Ma come è possibile?- fece Miyako
-Sora-san…- fece Hikari, rivolgendosi alla rossa, la quale
era rimasta immobile, come se il tempo si fosse fermato.
-Sora…- bisbigliò Pyomon, prendendole la mano
tremante.
Gennai le si avvicinò.
-Sora, stai tranquilla. Non è come pensi.-
Lei lo guardò piena d’ira.
-Niente è come penso!- esclamò seccata, per poi
ritrovare la sua calma, chinare il capo e fissare il pavimento.
-Ma perché Yamato non ci ha detto nulla?- chiese Taichi.
-Non sapevo nulla neanche io…- gli fece eco Ylenia.
-E io nemmeno…- sospirò Takeru sulla porta della
sala
operatoria, mentre Babamon, seccata per l’intrusione, cercava
di
ritrovare la concentrazione, costringendolo ad uscire.
Gennai mise una mano sulla testa al piccolo Risei, che
guardò preoccupato Sora.
-Sono stato io a chiedergli di non dire nulla. Per proteggere Risei. E
perché se ve ne avesse parlato, la cosa vi avrebbe distratto
dal
vostro obbiettivo. Ovvero sconfiggere Piemon e Apokalymon. Inoltre, non
eravate pronti.-
-Pronti a cosa?- fece Koushirou.
-Gennai-san…- cominciò Iori, stanco dei segreti
-Per
favore, non tenerci sulle spine, dici come stanno le cose, una volta
per tutte.-
-Non eravate pronti per fronteggiare Daemon.- fece lui, mentre Ken
ripeté bisbigliando il nome del Demone dell’Ira,
che a
Tokyo si era messo sulle sue traccie.
Gennai proseguì -Ora però abbiamo un altro
problema,
purtroppo.Vamdemon ed Etemon, sono fuori dalla barriera a portare
distruzione.-
-Vamdemon?- stavolta fu Tailmon a saltare su.
Gennai annuì.
-Non so bene cosa vogliono. Vi chiedo di non rivelare la presenza di
Risei.- lo avvicinò, quasi spingendolo, alla rossa
-Proteggetelo. Yamato vorrebbe così.-
Hiroyuki si allontanò dal muro e cominciò a
lasciare il corridoio.
-Hiro…- cominciò Gennai
-Vado solo a vedere che vogliono, rilassati, codino.- rispose,
esasperato dal desiderio di correre a menare le mani. Hiroyuki amava la
lotta sotto tutti i punti di vista.
Il “codino” sospirò -Mi raccomando,
cerca di usare un po’ di diplomazia.-
Il teppista per tutta risposta fece un segno di saluto e
lasciò il corridoio.
-Qualcuno lo segua.- disse Gennai, con un sorriso rassegnato -Non
conosce il significato della parola diplomazia.-
Taichi, Daisuke, Hikari, Mamoru, Miyako e Ken, insieme ai digimon, si
fecero avanti per accompagnare il teppista.
Il saggio si rivolse poi agli altri.
-Voi venite con me al laboratorio qua dietro. Sora, anche tu. Lasciate
Yamato nelle mani di Jijimon e Babamon.-
°
-Cosa siete venuti a cercare?- chiese il mago.
-Tu non ci interessi.- fece il vampiro -E’ stata una
“piacevole” sorpresa incontrarti ancora, ma adesso
sparisci.-
-Non ci posso credere!- Tailmon aveva appena attraversato la barriera
con Hikari, Miyako, Taichi, Hiroyuki, Daisuke, Ken e i loro digimon, e
subito si era trovata avanti, non solo il suo aguzzino, ma il suo
migliore amico, che credeva perso per sempre.
Wizarmon era lì, davanti a lei in carne ed ossa, o meglio in
dati, ma sono dettagli. Lui era lì, era quello che contava,
nient'altro.
Ignorò Vamdemon e si lanciò sul mago,
strusciandosi su di
lui, gli fece le fusa, era pur sempre una felina, pianse, non sapeva
come comportarsi.Voleva darsi più contegno.
Ma era Wizarmon!
Non poteva ignorare la gioia di riabbracciarlo dopo tanto tempo.
-Tailmon.- sussurrò Wizarmon, pieno di nostalgia,
accarezzandole il pelo candido.
-Wizarmon!- anche Hikari si fece avanti per abbracciare il maghetto.
-Sei vivo!- disse Hikari, stringendosi a lui con foga, piangendo calde
lacrime.
-Mi sei mancato tanto... - Tailmon piangeva e a stento riusciva a
parlare.
Tutti gli altri erano sul punto di piangere di gioia, ma quel momento
magico non poteva durare a lungo, ovviamente.
-Che scena patetica.- disse Vamdemon, interrompendo l'idillio.
In fondo al cuore non ne era convinto più di tanto.
Gli mancavano quegli abbracci calorosi. Quanto tempo era passato da
quando lui e gli altri avevano pianto e sofferto e si erano consolati
l’uni gli altri, così? Troppo. Quasi non ricordava
il
calore di un abbraccio e il salato delle lacrime.
Perché anche lui era troppo orgoglioso per lasciarsi andare.
-Vamdemon... - Tailmon gli ringhiò contro.
-E' passato un po' di tempo, cara Tailmon.- rispose il vampiro, quasi
con noia.
-Che diavolo volete?- fece Taichi, rivolto ai due.
Vamdemon schioccò le dita e Kokueimon si fece avanti.
-Lui è Kokueimon.- lo presentò.
-In pratica è lui che ha ridotto così il vostro
amichetto.- esclamò Etemon al microfono.
Il DigiTerminal di Miyako cercava le informazioni sul digimon, ma
nulla. La ricerca andò a vuoto.
-Che significa digimon sconosciuto?- chiese, più a se stessa
che altro, la viola.
-E così saresti tu ad aver ridotto Yamato in quelle
condizioni?-
esclamò Taichi, pieno di rabbia. Avrebbe voluto dargliene
tante
a quel maledetto, ma ovviamente c'era un piccolo problema.
Lui era un essere umano, Kokueimon era un digimon e pareva anche essere
parecchio forte.
Kokueimon non rispose.
L’importante non era cosa pensava il nemico.
L’importante era che finalmente il suo sogno si stava
avverando.
Piemon lo considerava finalmente suo figlio e presto tutti
l’avrebbero saputo. Era così fiero di essere
figlio del
clown, lo considerava il più grande digimon mai esistito.
Così orgoglioso, così maestoso... Aveva, si, i
suoi
difetti, ma lui lo riteneva invincibile e mai avrebbe desiderato
superarlo. Voleva solo essere considerato degno di lui.
E stava accadendo.
Cosa l’avrebbe reso più felice?
-Siete qui per i Digicodici?- fece Hiroyuki, sul piede di guerra.
-I Digicodici?- chiese Agumon
-Ylenia Ishida.- fece Vamdemon -E’ lei che ci
interessa.-
-Perché?- fece Taichi
Il vampiro sorrise.
-E’ importante per noi.-
-Beh, lo è anche per noi!- esclamò Taichi,
portandosi con
foga la mano al cuore. Ylenia era sua! La amava troppo, figurarsi se
avrebbe permesso a Vamdemon di portarla via con sé.
Il vampiro si fece vicino al castano, così velocemente che
Taichi non ebbe tempo di reagire. Lo sollevò per il collo,
ignorando il suo continuo dibattersi per riconquistare l’aria
che
veniva a mancare.
-Non farmi perdere tempo, moscerino!- disse freddo. Poco gli importava
dei sentimenti del ragazzo. Lui aveva bisogno di Ylenia. Era stanco di
vivere quella vita. Avrebbe ricommesso tutti gli sbagli del passato,
pur di tornare libero.
E portare a termine la sua vendetta…
-TAICHI!- Agumon sentì forte il desiderio di proteggere
l’amico e, tra le grida di Daisuke e gli altri, il suo corpo
si
trasformò.
-Agumon, warp
shinkaaaaa…. WARGREYMON!-
-Veemon, sei pronto?-esclamò Daisuke
-Si!- annuì l’altro, sempre pronto.
-Wormmon!-
-Prontissimo, Ken!-
-Tailmon!-
La gattina annuì, decisa.
-Hawkmon.-
-Pronto!-
-Veemon, shinkaaaa….
EXVEEMON!-
-Wormmon, shinkaaaa….
STINGMON!-
-EXVEEMON! STINGMON!- gridarono i due all’unisono -JOGRESS SHINKAAAAA….
PAILDRAMON! WARP
SHINKA…. IMPERIALDRAMON!-
-Hawkmon shinkaaaa….
AQUILAMON!-
-AQUILAMON! TAILMON!
JOGRESS SHINKAAAAA…SILPHYMON!-
Il vampiro e lo scimmione non si scomposero nel vedere quello
spiegamento di forze. Anzi, sorrisero, come se niente fosse. Il vampiro
lasciò andare Taichi che cadde a terra e si portò
le mani
alla gola.
Wargreymon si portò subito fra il partner e il nemico.
-Tutto bene, Taichi?-
Il ragazzo annuì.
Wizarmon rimase di stucco nel vedere a che livello era giunta
la
sua amica. Aveva addirittura effettuato una fusione con un altro
digimon. Ne era così fiero, ma non era il momento di
perdersi in
apprezzamenti. Era giunta l’ora di regolare i conti con
Vamdemon.
Strinse il suo bastone, pronto ad appoggiare ancora i digiprescelti, a
rischio della sua stessa vita.
A costo di venire ucciso ancora e ancora.
°
Gennai, nel frattempo, accompagnò gli altri ragazzi in una
struttura poco distante dall'ospedale. Era una curiosa costruzione che
appariva come un enorme Hard Disk. Varcata la soglia, il gruppo di
digiprescelti rimase senza fiato.
Un sacco di digimon, specialmente di tipo robotico, stavano lavorando
su tantissimi dati, trascrivendoli, copiandoli, salvandoli.
Strani simboli ricoprivano le pareti e Koushirou constatò
che si
trattava degli stessi simboli che si trovavano nella fabbrica di
Andromon. Col tempo aveva scoperto che si trattava dell'alfabeto dei
digimon, una lingua parecchio complessa e si stava seriamente
impegnando per apprenderla, per scoprire i segreti del mondo digitale.
Gennai li guidò in un laboratorio più piccolo,
con un grande tavolo e molte sedie disposte in cerchio.
Di fronte al tavolo stava uno schermo enorme e una tastiera composta
dai simboli digitali.
Lì vi erano Andromon, Centarumon e altri digimon, per lo
più Hagurumon, digimon simili a ingranaggi.
I prescelti salutarono gli amici e si accomodarono nelle sedie. Dai
monitor potevano osservare ogni cosa.
Avevano sentito tutto.
-E’ lui che ha attaccato Yamato, quindi.- fece Koushirou,
osservando Kokueimon. -Perché non ci
sono dati su di
lui?-
-Molto probabilmente è un digimon unico nella sua specie.-
rispose il saggio.
-Perché mai dovrebbero volere me viva e Yamato morto?- disse
piano Ylenia, ignorando i discorsi su Kokueimon.
Bearmon guardò Gennai che scosse la testa.
-Mi dispiace. Questo non lo so proprio. Ma evidentemente ci tengono che
tu ti consegni loro spontaneamente, altrimenti non avrebbero esitato a
fare una carneficina.-
-E invece se ne stanno buoni senza attaccare più di tanto.-
Iori
prese a pensare e anche Koushirou meditò su quello strano
comportamento.
-Nonostante lo schieramento di forze, non si scompongono…-
Jou
mise le braccia conserte -Non so più cosa pensare.-
Risei lasciò che discutessero e concentrò
l’attenzione su Sora, che stava seduta accanto a lui. Pallida
e
tremante. Si sentiva responsabile.
-Sei adirata con papà?- le chiese, innocentemente.
Lei non rispose. Non sapeva se essere arrabbiata o meno, con Yamato,
almeno.
Se glielo avrebbe detto, forse si sarebbe calmata.
Gennai aveva detto solo che lui era il figlio del prescelto
dell’Amicizia. Ancora non aveva accennato al resto, per non
ferirlo. Ma seppur piccolo, il bambino sapeva chi era, o meglio cosa
era...
-Non devi… Io non…- le mise le manine sulle
ginocchia,
mentre lei alzò lo sguardo e lo incrociò coi suoi
bellissimi occhi zaffiro.
Il bimbo fu interrotto dalla voce della prescelta della
Sincerità e non poté proseguire la frase.
-Ylenia, dove stai andando?- chiese Mimi, allarmata.
La bionda si voltò verso la rosa.
-Vado da Taichi e gli altri, no? Così chiariremo la faccenda
una volta per tutte.-
-Non ha tutti i torti…- emise Jun, non che desiderasse
consegnare la bionda al nemico. Solo era stufa dei segreti. Culumon
gironzolava per il laboratorio, poi si mise davanti al computer e
fissò attentamente i contendenti.
Era appena iniziato uno scontro.
-Non fare pazzie!- Gennai tentò di fermare la prescelta
della
Memoria, prendendole un braccio.
Lei lo strattonò.
-Se rimaniamo fermi qui a guardare, non risolveremo nulla,
perciò lasciami!- fece, secca.
Sentiva qualcosa di strano, nella sua testa.
Dal momento in cui aveva posato gli occhi sullo schermo e aveva visto
quei tre.
Anzi quei due.
Voci.
Suoni.
Sensazioni che non le appartenevano.
Eppure così vere…
-Vattene! Non vogliamo
gente come te qui!- gridò qualcuno.
Un tonfo.
Il dolore che gli
pervadeva il petto.
La voglia di gridare e
sfogare il suo dolore, di cantare al mondo intero, che lui era come gli
altri.
E ancora…
-Padre! Padre!- piangeva
qualcun altro, mentre una voce pacata e maligna replicava
-E’morto, Vamdemon…-
-Sei stato tu!-
Altri suoni confusi.
Urla.
Tonfi.
Dolore.
-Che diavolo significa?- pensò.
Il tocco di Gennai che aveva cercato di fermarla, aveva scatenato un
altro flusso di rumori, urla, sentimenti, dentro di lei.
-Stai attento... -
scherzò qualcuno, divertito. Tutto intorno rabbia e dolore.
-Grazie Piemon.- la voce
di Gennai, sollevato -Mi hai salvato.-
-Ma figurati…
Cerca piuttosto di stare attento, non posso sempre toglierti dai guai.-
-Anche tu, mi
raccomando.-
-Tsk.-
-Piemon…-
-Si?-
-Quando
quest’assurda guerra finirà, che farete?-
-Andremo a vivere tutti
insieme, come prima, solo che sarà diverso, no?-
-Speriamo…-
-Lucemonsama ha
promesso di portare la pace a Digiworld, e io credo in lui.-
Urla, dolore, rabbia.
Ma questa volta, Ylenia percepì anche speranza trapelare da
quelle parole.
Poi tutto si fece confuso.
Continuò a camminare, ignorando Gennai, ignorando Mimi,
ignorando persino la paura.
La vita di Yamato dipendeva da lei.
E quella situazione andava risolta.
Era tutto in mano sua.
Era l’unica consapevolezza che aveva.
°
Etemon si
schioccò le dita delle mani e si
preparò a buttarsi nella mischia.
-Vado a fare un
po’ di esercizio.- disse al
vampiro, che rassegnato, alzò gli occhi al cielo.
-Etemon kyuukyoku
shinkaaaaaaa…METALETEMON!!-
Lo scimmione
metallico prese a mettersi in mostra.
-Bene, signori,
chi sarà il primo?-
-Vamdemoooon!-
gridò Silphymon correndo verso il vampiro. I
sentimenti d’astio che Tailmon provava per lui, trapelavano
persino nello stato di fusione con Aquilamon.
Il diretto
interessato non si mosse.
Ci
pensò Kokueimon a difenderlo.
-Daku Hebi.-
disse, mentre dalla sua ombra prese forma un enorme
serpente nero, che scivolò lungo il terreno, assorbendo
l’ombra di Vamdemon e di Silphymon stessa.
L’ombra
divenne enorme e si avvolse intorno al corpo della
digimon, immobilizzandola.
Silphymon
lanciò un grido strozzato, tra la rabbia
e la
sorpresa. Le spire nere la strinsero forte tanto da farle perdere
l’equilibrio e mozzarle il fiato.
Cadde a terra
sollevando un sacco di polvere, ma il peggio fu che cadde
proprio davanti ai piedi di Vamdemon, che la guardò
dall’alto in basso, sorridendo soddisfatto.
Ma non
alzò un dito su di lei.
Passò
oltre.
Ignorò
Hikari e Miyako, che, fuori pericolo, si
precipitarono dalla digimon e cercarono di liberarla.
Kokueimon era
immobile.
Il vampiro
proseguì.
-Fateci entrare.-
disse, riferendosi alla barriera.
-Toglitelo dalla
testa.-
Hiroyuki
marciò verso di lui, tra le mani un d3 arancione,
che presto sarebbe stato surclassato dal nuovo Digivice.
-E sarai tu ad
impedirmelo?- chiese divertito il vampiro.
-Non mi
provocare, belloccio. Kotemon, sei pronto?-
Il piccolo
annuì e si illuminò,
contemporaneamente al Digivice.
-Kotemon shinkaaaaaa….
Musyamon!-
Il samurai
superava in altezza il vampiro, ma questo non
servì
ad intimorire il signore delle tenebre, che si limitò ad
aggiustare una ciocca di capelli, per poi afferrare la sua frusta.
-Bloody
Stream!-
La frusta
infuocata sferzò l’aria, ma Musyamon la
evitò, saltando all’indietro.
Era a livello
campione, ma non era debole. Poteva tenere testa a
Vamdemon, o almeno questo pensava Hiroyuki.
*Digimon
Analyzer*
Musyamon
Tipo: Demone
Tipologia:
Virus
Livello:
Campione
Attacchi:
Kirisute Gomen: un
potente colpo di spada.
Shiratorimaru:
attacco
di spada che sottrae energie al nemico, prende il nome dall'arma che
Musyamon impugna.
°
Il gruppo rimasto dentro attendeva col cuore in gola.
Osservavano i vari scontri.
MetalEtemon contro Wargreymon, Kokueimon contro Silphymon e Wizarmon,
Vamdemon contro Musyamon e l’accorso ImperialDramon.
Solo Elecmon rimaneva in disparte, ma data l’aria tranquilla,
sembrava stesse studiando la situazione.
-Musyamon sembra veramente forte.- fece Iori
-Già…- gli fece eco Armadimon -Riesce benissimo a
tenere testa a Vamdemon.-
-Ma se quel dannato decide di fare sul serio, dubito che avremo qualche
possibilità.- disse Takeru
-Non essere pessimista.- gli fece Mimi.
-Per batterlo l’ultima volta ci siamo dovuti unire a tutti i
digiprescelti del mondo.- concluse il prescelto della Speranza.
-Vero anche questo… Ma ImperialDramon ha sicuramente qualche
speranza.- insisté la prescelta della Sincerità.
-Musyamon è diverso dagli altri digimon.- fece Gennai
-In che senso?- chiese Jun, cercando di separare Culumon dagli schermi.
-Tempo fa un videogioco di samurai, sulla Terra, è stato
infestato da un virus, ed è nato lui. Ho preso il suo
digiuovo,
e l’ho affidato a Hiroyuki, la persona più
qualificata per
crescerlo. Per quanto Kotemon possa sembrare tranquillo, state sicuri
che nella lotta non lo batte nessuno. Shiratorimaru (Spada
dell’Uccello Bianco), è una spada dotata di potere
magico.
Assorbe l’energia del nemico ogni volta che lo colpisce e,
ogni
mille ferite, si rafforza.- spiegò Gennai
-Ma è stratomitico!- esclamò Jun.
-Guardate lì!- esclamò Patamon, indicando lo
schermo con le zampine nere.
Ylenia era apparsa dal nulla.
Vamdemon, Kokueimon e MetalEtemon si erano bloccati per un attimo,
mentre i digimon dei ragazzi si erano disposti in difesa.
Silphymon era stata liberata da un incantesimo di Wizarmon, che aveva
prodotto una luce tanto forte da dissolvere l’ombra che la
imprigionava e non vedeva l’ora di chiudere definitivamente i
conti col vampiro.
-Dannazione!- fece Gennai.
°
-Guarda
guarda…- disse Vamdemon -Ti sei decisa a venire
fuori.
-Ylenia!-
esclamò Taichi -Che sei venuta a fare? Torna
dentro!-
cercò di rimandarla indietro, ma lei sfuggì alla
sua
presa e camminò verso Vamdemon a passo spedito.
-Ylenia…-
Taichi voleva farla ragionare, ma lei lo
zittì, mettendogli una mano davanti alla bocca.
-Aspetta.- gli
disse.
Guardò
il digimon biondo negli occhi, senza timore.
Lesse la
tristezza nel suo sguardo di ghiaccio e tese la mano.
Contemporaneamente,
mentre gli altri rimasero col fiato sospeso, anche
lui allungò la sua, nera e affusolata.
Le mani si
incontrarono.
Ed Ylenia ebbe un
altro flash, questa volta vi erano immagini.
-E’
da un
po’ che non ci vediamo…- disse Piemon, ansimante.
La
pioggia cadeva
scrosciante. Tutto intorno distruzione, probabilmente i due si stavano
battendo.
-Vedo
che ti sei
evoluto, dall’ultima volta che ci siamo visti.-
Vamdemon
fece sparire la
frusta.
-Anche
tu.-
-Mi
deludi.-
-Uh?-
alzò la
testa sorpreso.
-Uno
come te che si fa
sottomettere così da Daemon?-
-Tsk…
Non mi
sono fatto sottomettere.-
Piemon
si
alzò.
-Se
la metti
così, allora vieni via con me.-
Vamdemon
parve pensarci
su.
Poi
porse la mano
all’altro e la strinse forte.
-Basta
così.- disse il vampiro, allontanando la mano. Voleva
evitare che lei gli leggesse dentro oltre, ma la ragazza ormai sapeva,
che lui desiderava il calore della famiglia e l’amore che gli
era
stato negato.
-Perché
mio fratello?- gli chiese
-E’
pericoloso.-
-Anche io.-
-No, non tu.-
-Perché
no?
-Abbiamo bisogno
di te.-
-Perché?-
-Vieni con me e
lo saprai.-
-Spero la
finiscano con questo botta e risposta.- fece Mamoru ad
Elecmon.
-Io non ci sto
capendo niente.- disse Daisuke
-E secondo te
io?- gli fece di rimando Ken
-Aaaah…
- Mamoru incrociò le braccia deluso -Di
questo passo non arriverà il nostro turno Elecmon.-
-Io non ci tengo
a combattere.- disse il volpino
-Come no? Tutti
si stanno dando da fare, persino Pel di carota.-
Hiroyuki lo
sentì e si voltò come la bambina
dell’esorcista.
-Come mi hai
chiamato, Maminchio?-
-Ahahaha!- rise
il moro, quasi
si
piegò in
due dalle
risate, poi si fece serio -Rimangiatelo.-
-Scordatelo…
- disse il teppista in aria di sfida
I due si
fissarono con astio per diversi secondi finché
Mamoru
non si lasciò scappare un -Oooh! Basta
così! Che
noia.-
-Il vostro amico sta bene?- chiese MetalEtemon, dopo essersi cappottato
ed essersi rimesso in piedi.
Elecmon scosse la
testa.
-Ehm…
beh è sempre così, quindi credo di sì-
-Certo che sto
bene, che domande... Elecmon, sei pronto?
-Sì!-
-Aspetta.-
fece Ylenia, poi si voltò verso
Vamdemon.
-Farò
quello che volete, ma solo se aiuterete mio fratello.-
incrociò le braccia al petto -Altrimenti non se ne
parla.-
Vamdemon sorrise
vittorioso.
Fine
Capitolo 7
Ecco
qui
signori. Questa frase diventerà un tormentone: QUESTO
CAPITOLO MI HA FATTO DANNARE.
E
sapete
perché?
Perché
stufa di vederli
depressi e angosciati ho fatto arrivare in fretta e in furia Vamchan ed
Etemon, con Kokueimon, per dar battaglia.
Ci
tenevo a
soffermarmi su diversi punti:
L'incontro
con
Hiroyuki
L'incontro
di
Sora e co. con Risei
I
diversi flash sul
passato dei Padroni delle Tenebre e Gennai
L'incontro
tra
Wizarmon e Tailmon
L'incontro
tra Ylenia
e Vamdemon
Ci
sarebbe anche la
storia di Mimi e Kou, ma quella si svilupperà più
avanti U_U
Ho
cambiato Mammoletta in
Maminchio XD
La
storia del gioco
di samurai
l'ho leggiucchiata su un sito dv c'era la descrizione delle carte di
digimon, non ricordo, mi sembrava una cosa bella.
Ora
devo dare uno
sviluppo ai poteri di Culumon e Bakumon, ma ho già delle
idee, così come per Bearmon ed Elecmon.
E
aspettatevi
sorprese per Risei,
chi sarà il suo digimon? Muhahah! Lo saprete presto.
Così
come saprete chi è la "madre" del piccolo.
Ovviamente
anche
Kokueimon avrà il suo ruolo, oltre a quello che ha adesso.
Mmmm...
Per
finire, ecco la
scheda di Kokueimon, essendo unico nel suo genere, i prescelti non
potranno avere notizie su di lui, ancora, ma voi sì U_U
Kokueimon:
Tipo: Mago
Guerriero
Tipologia: Virus
Livello: Evoluto
Attacchi:
possiede diverse tecniche, basate sull’ Ombra, ma
conosce alla perfezione le arti marziali e tutti gli stili di
combattimento. E’ il guerriero perfetto.
Kagemusha: crea
un sosia perfetto in tutto e per tutto.
Kage Kireme
(Taglio d'Ombra): l’ombra diventa tangibile e
tagliente, molto pericolosa.
Doku Kage
(l’Ombra Velenosa): E’ la tecnica che ha
colpito
Yamato. L’ombra pervade il corpo del nemico, bloccandone
lentamente tutte le funzioni vitali. Perciò il nemico muore
dopo
poco tempo.
Kokuei no Gekijou
(il Teatro delle Ombre): crea delle ombre di
qualunque forma, che attaccano il nemico.
Kokuei Requiem,
la mossa letale di Kokueimon, mai utilizzata, se non
durante gli allenamenti per perfezionarla. Consiste in un raggio
energetico di enorme potenza. Nessuno però l’ha
mai vista
in azione.
Daku Hebi
(Serpente Oscuro): potrebbe rientrare nel Kokuei no Gekijou,
ma
è una variante utilizzata spesso. L’ombra forma un
serpente che immobilizza il nemico e a seconda dei casi,
può stritolarlo e ucciderlo.
Non vedo l'ora di
fargli usare il Kokuei no Gekijou!!!
Credo di aver
finito i sinonimi per Gennai, non è un uomo,
quindi definirlo così, non so. Lo chiamerò
saggio,
codino, poi non so. Consigli?
E Silphymon?
Tecnicamente non è ne maschio ne femmina, per
ora le
ho dato del lei, dato che la personalità di Tailmon
è
emersa di più, ma poi? Dura la vita della scrittrice U_U
Ok, ora vi lascio
^^
Fatemi sapere che
ne pensate, sono bene accetti consigli e critiche
costruttive. Non insulti, o vi spedisco Vamdemon a casa, anzi Piemon,
che ultimamente è parecchio girato.
crhystal:
Spero tu
non sia svenuta vedendo quanto è lungo questo cap ^_^''
Grazie per i commenti, io credo, se mio figlio fosse che so, Yamato, o
uno degli altri, lo segregherei in casa U_U Povero stellino, tutte a
lui capitano.
Echo:
ecco, il piano
sembra andato a buon fine. Stavi per dire Take, eh? Colpa mia, pardon,
ti ho fatto 'na testa così XD Spero di salvarmi ancora dalla
tua ira
*si
fa scudo con
Risei, che assume l'aria più pucciosa che ha*
Risei:
se uccidi
kym, lo dico alla ''mamma''
Io:
bravo cucciolo!
Ehm... ok. Vi lascio davvero XD
|