Tu ed io, contro il Mondo, contro il Tempo di Lory221B (/viewuser.php?uid=660415)
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Sh3rl e la sua ricerca
Data
terrestre: 21 febbraio 3221
A bordo della navicella
Holmes 221, sto attraversando il tempo e lo spazio alla ricerca di una
risposta alla mia domanda fondamentale.
Sto esaurendo il
carburante e lo scontro avvenuto su Zaygon 5, ha causato un danno al
serbatoio che mi costringerà a breve ad un atterraggio di
emergenza sul Pianeta Terra. Nel caso non riuscissi a sopravvivere
all’impatto, trasmetto questo diario e le mie coordinate a
mio fratello, in modo che possa almeno recuperare i dati che ho
classificato e questa astronave, visto che è sua.
Lo so che mi sta
cercando per tutta la Galassia, per cui credo di fargli risparmiare
tempo.
Fine trasmissione
Data
terrestre 22 febbraio 3221
Sono riuscito ad
atterrare, con non poche difficoltà, proprio sopra ad una
collina. In questo secolo l’umanità sembra
regredita ai tempi della preistoria o poco dopo. Anni di guerre hanno
sterminato gran parte della popolazione e i superstiti si sono adattati
a vivere nelle capanne o nelle grotte.
Di positivo
c’è che la natura è di nuovo esplosa
sul pianeta, che sembra essere tornato ai tempi dei primi insediamenti
umani.
Non so se le loro
capacità linguistiche siano regredite di pari passo con
l’attuale condizione, non sono tanto tranquillo ad
avvicinarmi a loro, non credo verrei accolto pacificamente. Sono
piuttosto curioso, però. Inoltre, non ho idea se mio
fratello abbia ricevuto il mio messaggio, pertanto potrei dovermi
abituare a vivere su questo pianeta selvaggio.
Fine trasmissione
L’alieno dai capelli corvini e gli occhi di ghiaccio, spense
la videocamera che stava riprendendo i suoi pensieri di viaggio.
Fissò sconsolato i monitor, in attesa di ricevere un segnale
da parte di suo fratello o di qualcun altro. Aveva una vaga speranza
che qualcuno venisse a recuperarlo.
L'astronave trasportava abbastanza generi alimentari per sopravvivere
per qualche mese, ma poi, inevitabilmente, avrebbe dovuto lasciare la
sua navicella e avventurarsi sul pianeta.
Definire la navicella “sua” era eccessivo,
l’aveva rubata al fratello o come preferiva dire,
l’aveva presa in prestito, un giorno in cui era
particolarmente annoiato e molto curioso.
Iniziò a passeggiare avanti e indietro, avrebbe voluto
rileggere tutti i dati che aveva raccolto, ma temeva che avrebbe
sprecato troppa energia e si sarebbe ritrovato al buio e senza
riscaldamento, prima del tempo.
Data
terrestre 25 febbraio 3221
Riprendo con le
registrazioni perché è avvenuto un fatto anomalo.
Alcuni terrestri si sono avvicinati alla navicella con delle lance.
Hanno provato a scalfirla ma le loro lame risultano alquanto
rudimentali. In risposta ho azionato un sistema di protezione che gli
ha dato una leggera scossa.
Stanno ancora correndo
per la giungla.
Confido non si faranno
più vedere
Fine della trasmissione
Data
terrestre 1 marzo 3221
Avevo troppa fiducia.
Un terrestre, non
particolarmente alto, dai capelli biondi tendenti al grigio,
è qui fuori dalla navicella e sta bussando da ore.
Ha iniziato
delicatamente, ma ora sta diventando fastidioso.
Volevo dargli una
scossa, ma ha chiesto aiuto, in maniera piuttosto disperata. Ho
controllato con gli infrarossi, non c’è nessun
altro appostato, non sembra una trappola. Ho deciso di farlo entrare,
confidando non sia l’ultima cosa che farò in
questa vita.
Fine della trasmissione
L’alieno si diresse con tutta calma verso il portellone
d’ingresso, dove il terrestre stava picchiando i pugni con
ostentata disperazione.
L’alieno premette il pulsante di apertura e per poco il
terrestre non cadde dalla sorpresa.
« Adesso hai paura? Mi stavi trapanando i timpani, immagino
sia importante » fece l’alieno.
Il terrestre alzò il mento, in segno di sfida o
più che altro per dimostrare che non aveva alcun timore
« Ho bisogno di medicine, mia sorella è molto
malata »
« Parli in maniera semplice ma almeno non usi suoni
onomatopeici o gutturali, sono sollevato » rispose
l’alieno, allargando un braccio come a fargli cenno
di entrare. Il terrestre capì l’insulto ma
evitò di controbattere, aveva bisogno di aiuto e avrebbe
ingoiato ogni rospo.
« Come fai a sapere che ho delle medicine? I tuoi amici con
le lance sembravano più interessati a distruggere la mia
astronave »
Il terrestre stava cercando di non sembrare sopraffatto dallo splendore
della navicella. In realtà non era una delle migliori della
galassia, tutt’altro, era piuttosto mediocre ma svolgeva al
meglio la funzione per cui era stata costruita: viaggiare nel tempo e
nell’iperspazio.
Per il terrestre, comunque, era la cosa migliore che avesse visto. Non
aveva mai camminato su un pavimento, non aveva mai visto degli schermi,
erano cose che venivano narrate di padre in figlio, di quello che una
volta era stata la corsa allo spazio, delle incredibili macchine che
venivano costruire sulla Terra, di cui adesso non rimaneva
più niente.
John era sempre stato molto curioso, avrebbe voluto viaggiare tra le
stelle e conoscere nuove forme di vita. Invece, era bloccato nel suo
villaggio, preoccupandosi soltanto di sopravvivere.
« Come ti chiami, terrestre? »
« John » fece il biondo, allungando una mano verso
l’alieno.
« Oh, vedo che esistono ancora i formalismi »
rispose lui, stringendola annoiato « Io mi chiamo Sh3Rl
»
« S H 3 R L ? Che cavolo di nome è?
»sbottò John, guadagnandosi un’occhiata
infastidita dell’alieno « Almeno non è
banale come John. Comunque mi stavi per spiegare perché
credi abbia delle medicine »
« Non sei il primo visitatore. Tutti quelli che sono venuti
ci hanno portato delle medicine. Ora sono finite, ne abbiamo bisogno
» rispose semplicemente John « Nessuno di loro ci
aveva mai fatto entrare nella navicella, però »
aggiunse.
Sh3Rl scrutò il terrestre più volte, ne era
affascinato. Tutti quelli con cui aveva parlato, nelle varie epoche,
gli erano sembrati arroganti, egoisti, avidi. Quel John aveva un
ché di ingenuo e di puro, ma anche coraggioso che
lo rendeva migliore di tutti quelli che aveva incontrato.
« Facciamo un patto, John. Ti cederò
metà della mia scorta, se resterai qui con me ad aspettare
l’arrivo della navicella dei soccorsi »
Il terrestre sembrò riflettere sulla proposta «
Perché? »
« Perché voglio vivisezionarti, ovviamente
»
Il terrestre fece un passo indietro, pronto a cercare un arnese con cui
colpirlo in testa.
« Scherzavo, sono uno scienziato, uno studioso, quasi un
antropologo, non un assassino. Ho bisogno che mi spieghi una cosa che
non comprendo. Siete l’unica specie, in tutto
l’Universo che può rispondere alla mia domanda.
Nessuno è come voi. E’ il vostro dramma,
d’altra parte »
John scrutò l’alieno, cercando di capire in
qualche modo chi aveva davanti.
« Facciamo così » aggiunse Sh3rl
« Ti do subito la mia scorta, così potrai portarla
al villaggio e curare tua sorella e chi ne ha bisogno. Poi ti aspetto
qui »
« Ti fidi che tornerò? »
L’alieno annuì e senza aggiungere altro, scomparve
dietro ad una porta scorrevole dell’astronave, per riemergere
qualche minuto dopo con due borse piene di farmaci, garze cerotti e
ogni cosa potesse essere utile. Allungò le borse verso il
terrestre e spinse il bottone della porta d’ingresso, per
farlo uscire.
John allungò una mano verso Sh3rl « Abbiamo un
accordo »
L’alieno fissò la mano, perplesso « Oh,
ancora i formalismi. D’accordo John, ti aspetto qui
»
Il terrestre fece un cenno di ringraziamento col capo e si
dileguò nel bosco, correndo dritto al villaggio.
Data
terrestre 2 marzo 3221
Il terrestre si chiama
John, ha un linguaggio piuttosto semplice ma comprensibile. Ha detto
che tornerà, abbiamo stretto un accordo con tanto di gesto
formale.
Sembra abbastanza
sveglio, nonostante l’arretratezza culturale della sua
specie. Sembra anche curioso, aspetto positivo per la mia ricerca.
Sono passate due ore da
quando è andato via, spero di non essermi sbagliato e che
faccia ritorno.
Fine della trasmissione
Sh3rl chiuse il videofilmato, leggermente annoiato, e riprese a fissare
i monitor spenti dell’astronave. Aveva deciso di accenderli
ogni due ore, in modo da poter controllare se vi erano navicelle di
passaggio o se suo fratello avesse mandato qualche messaggio.
Per il momento, tutto taceva.
Stava per iniziare una partita di scacchi con il computer,
l’unico programma che impegnava il minimo delle risorse
energetiche dell’astronave, quando sentì la
bussata di John. Corse ad aprire e quando premette il pulsante, per un
attimo si sentì un’idiota ad essersi fidato
ciecamente, senza aver controllato che non fosse in compagnia di altri
trogloditi della tribù.
Fortunatamente John era solo, accompagnato soltanto da una sacca che
probabilmente conteneva tutta la sua roba.
« Eccomi qui » esordì «
Sentiamo la domanda »
L’alieno lo invitò ad entrare « Non
è una domanda secca, John. Se te lo dicessi mi risponderesti
che non c’è una ragione, non
c’è razionalità. Ci arriveremo piano
piano, spero tu non abbia impegni »
John fece spallucce e gettò la sacca sulla prima poltrona
che si trovò davanti. L’astronave era accogliente,
aveva una forma quasi ovale, bianca splendente all’esterno e
leggermente più scura all’interno. La sala di
comando sembrava più un salotto, una parete era piena di
schermi e pulsanti, probabilmente per pilotarla, mentre al centro
c’era un tavolo con tanto di sedie e due poltroncine con
visuale sull’esterno.
« Sto studiando certi comportamenti umani e alcuni mi sono
ancora oscuri. Ti faccio un esempio: ho trovato un diario, di un certo
Sir William Sherlock Scott Holmes. Questo Holmes aveva un amico
stretto, un certo John, non ci è dato sapere il cognome. Ti
ho detto che “John” è un nome banale
» commentò, rivolto al terrestre, che in risposta
alzò gli occhi al cielo.
« Comunque, erano amici, questo John gli ha anche regalato il
diario. Poi, Holmes stava per chiedergli di andare a vivere insieme ma
lo ha visto chiacchierare con una bionda. Ha cambiato idea,
è andato da lui e gli ha detto che sarebbe partito con il
fratello per andare in America. Si aspettava che John lo fermasse o che
andasse almeno a salutarlo al porto. Non ha fatto nessuna delle due
cose » concluse, con tono neutro, come se la vicenda non lo
toccasse.
« Parliamo di cuori spezzati? » chiese John curioso.
« I cuori sono muscoli, non si spezzano, John »
rispose, guadagnandosi un'occhiata divertita del terrestre «
Parliamo della ragione di certe scelte
» rispose, come se fosse ovvio, così confondendo
il terrestre, che iniziò a grattarsi la testa senza capire
quale fosse il punto.
« Com’è finita la storia? Si sono
più visti? » chiese John.
« Non è rilevante! Fondamentale è
sapere perché Holmes non ha detto quello che provava a John.
Perché? Non capisco »
« Non so se posso giudicare da qualche riga in un diario,
onestamente »
Sh3rl sembrò contrariato « Ok, forse è
meglio che ceniamo e andiamo a dormire, magari domani sarai
più lucido » commentò, sparendo nel
ripostiglio scorte della navicella e John capì che aveva a
che fare con un alieno abbastanza umorale.
Data
terrestre 3 marzo 3221
Il terrestre di nome
John si è sistemato nella cabina al piano superiore.
Finalmente ho dato un senso a quello spazio.
Era un po’
perplesso dalla presenza di cibo soltanto sotto forma di vitamine e
polveri varie. Ha detto che uscirà a recuperare qualcosa di
commestibile.
Oggi cercherò
di capire i processi mentali umani, riguardo le emozioni positive.
Fine della trasmissione
John apparve dietro le spalle dell’alieno. Aveva fatto la sua
prima doccia in un vero bagno e aveva indossato i vestiti alieni che
Sh3rl gli aveva procurato, probabilmente una divisa o qualcosa di
simile.
« Stai facendo una specie di diario? »
« Proprio così, terrestre. Ora abbiamo cose
più importanti però » fece, alzandosi
dalla postazione dove registrava i suoi pensieri e facendo strada a
John, fino al tavolo della cabina di pilotaggio
Tirò fuori un pacco di lettere e le lanciò sul
tavolo « Ok, passiamo a William e Hamish e le loro lettere.
William è il primo violino dell’orchestra di
Londra, Hamish un umile assistente scenografo. Si conoscono, si
innamorano ma nessuno dei due lo dichiara all’altro. Poi
Hamish, parte per Parigi per dimenticare quello che crede un amore non
corrisposto, anche se continua a scrivergli delle lettere. Lui non sa
che William è stato rinchiuso in manicomio dai genitori
»
« Cosa? » chiese John, travolto da tutte le
informazioni.
« Sì, Hamish era andato a casa sua per avvisarlo
che sarebbe partito. I genitori gli hanno detto che William era
impegnato, ma non era vero. William ha scoperto giorni dopo, non
vedendolo più a teatro, che Hamish era partito per Parigi.
La soprano Mary gli ha rivelato che Hamish era passato a salutarlo.
E’ tornato a casa furente, si è arrabbiato con i
genitori, hanno litigato e lui ha affermato che sarebbe partito per
Parigi per raggiungerlo. Così è finito in
manicomio »
Affermò semplicemente, mentre John pendeva dalle sue labbra,
in attesa di scoprire il resto della storia. Ma l’alieno non
aggiunse altro, attendendo a sua volta che John gli spiegasse il senso
delle azioni di William e Hamish.
John capì che non avrebbe ottenuto altre informazioni
« Non puoi lasciarmi sempre con i racconti a metà.
Qual è lo scopo? Capire perché non hanno ammesso
di essere innamorati? »
« Anche, ma prima di tutto vorrei capire perché si
sono innamorati e poi perché non lo hanno detto
subito l’uno all’altro. Non capisco il senso. La
mia razza non prova tutti questi sentimenti. Siamo essere razionali
»
John si grattò la testa, sempre più perplesso.
Rimase a fissare gli occhi azzurro-verdi di quell’alieno,
dall’aspetto così umano. Da un lato
sembrava un essere così irraggiungibile e perfetto, con la
sua intelligenza e la sua conoscenza, ma dall’altro lato
sembrava un bambino sperduto alla ricerca di risposte a domande che non
riusciva a comprendere.
« Non avete sentimenti? » chiese John, quasi cauto.
« Abbiamo deciso di non provarli, è diverso.
Così, nei millenni, la mia specie si è
dimenticata cosa siano i sentimenti. Io vorrei comprenderli e i
terrestri sono gli unici esseri in tutta la Galassia che esprimono
tutti i sentimenti possibili. Ho osservato altri terrestri. La rabbia,
l’invidia, l’egoismo, sono sentimenti che ho
studiato e capito in fretta. Ho anche pensato che foste un popolo
orribile » commentò, sempre con
un’ingenua fanciullezza.
« Poi ti sei imbattuto nell’amore e non
l’hai capito? Interessante » commentò il
terrestre tra sé.
L’alieno strinse gli occhi, in uno sguardo pensieroso e quasi
offeso « E’ una mera reazione chimica »
« Può darsi » commentò e per
un attimo rimasero in silenzio, con lettere di Hamish e William ancora
buttate sul tavolo, a fargli compagnia. John fece per prendere le
ultime, per sapere com’era finita tra i due, ma Sh3rl lo
inchiodò sul posto con un’altra domanda.
« Sapresti dire perché ami una persona? »
John lo fissò, il braccio ancora teso per prendere le
lettere « Tu non vuoi bene a qualcuno? Anche un familiare
intendo. Non sai perché li ami, è un sentimento
irrazionale »
Sh3rl sembrò soppesare la domanda. Non era sicuro di cosa
John intendesse. Non funzionava così sul suo pianeta. Tutto
era ragionevole, razionale, logico. L’attaccamento alla
famiglia era frutto di reazioni chimiche che aiutavano il perpetrarsi
della specie, non c’erano altre ragioni.
La domanda di John rimase sospesa nel vuoto, finché Sh3rl
decise di passare alla questione successiva.
« Ti faccio un altro esempio. I peggiori sono questi due, il
detective col cappello e il medico militare. Appena conosciuti sono
andati a vivere assieme »
« Oh, stiamo parlando di colpo di fulmine allora »
rispose John, sistemandosi meglio sulla sedia per ascoltare la storia,
sperando che anche se erano stati definiti i peggiori, finalmente
avrebbe ascoltato una storia a lieto fine.
« Non proprio, era evidente che si amavano ma hanno vissuto
assieme due anni e non si sono mai detti niente dei loro reciproci
sentimenti. Poi uno dei due ha finto la morte, l’altro si
è sposato e ha avuto una figlia »
« Ho capito, questa storia finisce male »
commentò il terrestre, accasciandosi sul tavolo, non capendo
dove li avrebbe portati parlare delle tristi vite sentimentali di altre
persone.
« La smetti? Sei ossessionato dai finali. Potevano dirsi
qualcosa subito, perché hanno lasciato passare anni?
» fece, alzando il tono di voce di un’ottava.
« Non ho ancora capito qual è il punto. Secondo me
c’è qualcosa che non mi chiedi » fece
John, sporgendosi verso l’alieno e godendosi la vista di
quell’essere così affascinante. Non
c’erano uomini così nel suo villaggio. Alto, moro,
dalla pelle, bianchissima che quasi rifletteva la luce. Sarebbe rimasto
a guardarlo per ore.
« Non capiscono cosa provano, perché stanno tutti
così male? » fece Sh3rl, con
un’ingenuità che quasi commosse John, che
istintivamente gli prese un mano.
« Scusa ma non credo possibile che tu non provi determinati
sentimenti. Quando fai l’amore, non senti niente? Un qualche
attaccamento dovrai sentirlo » fece il terrestre,
incoraggiante.
« Non l’ho mai fatto, John » rispose
semplicemente, senza alcun imbarazzo.
« Oh, ok » rispose, togliendo la mano da quella
dell’alieno, pensieroso.
Cadde nuovamente un silenzio quasi irreale. John non era abituato a
simili scambi di opinioni. Nella sua tribù c’erano
tante persone sveglie, ma discussioni così esplicite sui
sentimenti, decisamente non gli erano mai capitate.
« Ho un’idea. Proviamo a farlo, poi ti dico cosa
provo » fece allegro l’alieno, pensando che
così avrebbe potuto catalogare ogni reazione e ogni
sentimento.
John lo fissò, pensando stesse scherzando, ma sembrava
mortalmente serio « Non funziona così, Sh3rl. Devi
farlo con qualcuno per cui hai un qualche attaccamento. Altrimenti
è poco più di una piacevole ginnastica »
L’alieno non capì la metafora e alquanto deluso si
diresse a registrare un altro video diario, la faccia sconvolta di John
ancora lo fissava.
Data
terrestre 4 marzo 3221
John è uscito
a prendere qualcosa da mangiare. Forse raccoglierà frutta,
spero non intenda trascinare un animale morto nella navicella.
Credevo di aver fatto un
passo avanti nella comprensione dei sentimenti, invece sono ancora nel
buio totale.
Fine della trasmissione
John tornò qualche ora dopo con frutta, verdura, latte e
qualche pesce e senza tante cerimonie si appropriò della
piccola cucina della navicella. Sh3rl osservava ogni movimento del
terrestre, che sembrava davvero a proprio agio a svolgere quelle
mansioni.
« Sarà nel tuo DNA » commentò
l’alieno, mentre John metteva a cuocere il pesce.
« Nel tuo, invece, c’è fare battutine
indisponenti? » scherzò, strappando un leggero
sorriso in Sh3rl.
« Cosa fai nel villaggio? Sei il cuoco? »
« No, sono uno dei medici. Curo le persone. Tu invece? A
parte studiare la Galassia fai qualcos’altro? »
« Quando mi annoio aiuto la polizia interstellare »
Il terrestre scosse il capo ridendo, nientemeno che un antropologo
investigatore. Cominciava a credere di essere in uno strano sogno e che
presto si sarebbe svegliato nella sua tenda, con il rumore degli altri
della tribù che cercavano di uccidere un cinghiale.
Data
terrestre 10 marzo 3221
John sembra essere ormai
a suo agio nell’astronave. Cucina, addirittura pulisce. Gli
ho raccontato altre storie, come quella dell’esperimento 221b.
Poi ha iniziato a
tempestarmi di domande sul resto della Galassia, sul mio pianeta, su
quello che faccio. Lo aveva detto che è curioso.
E’ rimasto
sorpreso che suonassi un violino terrestre. Gli ho spiegato che i
migliori strumenti musicali sono stati prodotti sulla Terra e che
nessun flauto siderale potrebbe sostituire un violino di Paganini.
E’
interessante John: è buono, onesto, coraggioso. Ho
più fiducia nella sua specie adesso che l’ho
conosciuto.
Ieri ha anche portato
alcune piante nella navicella, per decorarla ha detto. Non so cosa
intendesse ma sembrava felice e devo dire di aver provato anch’io
qualcosa di strano. Non saprei esattamente definire cosa.
Fine della trasmissione
John era seduto in cabina di pilotaggio. Aveva chiesto a Sh3rl se
poteva guardare i monitor, solo per vedere com’era la
galassia e le altre stelle. Stava giocherellando con i tasti, quando
una spia rossa si illuminò davanti a lui, emettendo un suono
spiacevole.
Temette di aver toccato qualcosa di sbagliato e di aver attivato
l’autodistruzione. Iniziò ad agitarsi sulla
poltroncina, ma la voce tranquilla e un po’ triste di Sh3rl
lo riportò alla calma.
« Non sei stato tu » fece l’alieno, con
una punta di rassegnazione che John colse, ma non comprese il motivo
« E’ il segnale di soccorso, 24 ore e saranno qui
» continuò Sh3rl.
John sentì una leggera fitta. Era tutto finito, niente
più chiacchierate sulla galassia, niente più
cucinare e mangiare assieme, niente più trovare nuovi modi
perché l’alieno non si annoiasse.
« Non ho ancora risolto il tuo problema, vero? Cosa si sente
quando si prova l’amore » fece John cauto,
abbandonando la postazione.
Sh3rl si morse leggermente un labbro. Voleva proporre da giorni a John,
di seguirlo tra le stelle, ma sapeva che il terrestre aveva una vita
nel villaggio, faceva qualcosa di davvero utile come curare le persone,
non come lui che bighellonava in giro senza una meta.
« Posso registrare un video prima di andare? Da solo
» chiese John e l’alieno, nonostante fosse stupito
dalla richiesta, non riuscì a dire niente. Fece un leggero
cenno di assenso e lo accompagnò alla postazione.
Data
terrestre 15 marzo 3221
Mi chiamo John e sono un
terrestre. Non so cosa Sh3rl abbia detto di me in questi video ma credo
abbia sbagliato soggetto. Anzi, mi rivolgo direttamente a te Sh3rl, hai
sbagliato terrestre. Non so come aiutarti nel capire i sentimenti,
perché nemmeno io capisco i miei.
Non mi sono mai
innamorato. Forse non è del tutto esatto, credo di aver
trovato qualcuno per cui provo delle cose che non so spiegare. Ma lui
non mi vede così e non credo possa vedermi in quel modo.
Ti ricorderò
per sempre.
Fine della trasmissione
John abbandonò la postazione e si diresse spedito da Sh3rl.
Se non lo avesse fatto adesso, non lo avrebbe fatto mai più.
Si avvicinò all’alieno, che subito
percepì una strana sensazione.
Sh3rl non riusciva a capire cosa stesse succedendo ma
assecondò John, perché sentiva che era quello che
voleva fare. Il terrestre gli accarezzò i capelli e poi
prese a baciarlo, prima delicatamente e poi con foga. John si chiese se
quando lo avrebbe spogliato sarebbe stato come un essere umano o meno.
La risposta arrivò presto, perché Sh3rl lo
seguì in ogni movimento.
John continuò ad accarezzarlo, baciarlo, bearsi della vista
di quell’alieno che sembrava così perfetto e
irraggiungibile.
« Sei sicuro, Sh3rl? » fece, staccando per un
attimo la bocca dalla sua. Poteva sentire il cuore
dell’alieno, battere forte nel petto, dettaglio che fece
sorridere John, non era una specie così diversa da quella
umana. Il moro annuì e senza rendersene contò,
Sh3rl si ritrovò sdraiato sul tavolo, con John sopra e
dentro di lui.
John era delicato e attento, perché voleva fosse una prima
volta romantica e memorabile. Anche se poi Sh3rl sarebbe andato tra le
stelle e lo avrebbe lasciato sulla Terra, anche se non si sarebbero
rivisti mai più, voleva che si ricordasse di lui per sempre.
Sh3rl, che credeva avrebbe avuto modo di catalogare ogni singolo
momento, in modo da poterlo studiare per capire le emozioni, aveva il
cervello completamente spento, completamente occupato da immagini di
John.
Sentiva le sue mani, i suoi movimenti, era qualcosa che non aveva mai
provato prima e d’improvviso capì cosa intendesse
il terrestre. Non si poteva spiegare, non si poteva razionalizzare.
Erano loro due e basta.
Anche se John sarebbe tornato nel suo villaggio, perché
l’alieno sapeva che nessuno avrebbe voluto passare la vita
assieme a lui, avrebbero avuto quel momento per sempre.
Data
terrestre 15 marzo 3221
Ho capito finalmente, ma
avrei preferito non capire. Tra qualche ora arriverà mio
fratello a prendermi e John tornerà al suo villaggio.
Era più
semplice vivere senza capire queste emozioni e soprattutto senza
viverle. Adesso sarà tutto più complicato. Non so
nemmeno perché sto registrando questo messaggio.
Sicuramente lo
cancellerò appena arriveranno i soccorsi, ma adesso ho
bisogno di sfogarmi in qualche modo.
Vorrei non essere mai
precipitato qui.
Fine trasmissione
John aveva la sacca in mano e l’aria stravolta di uno che
doveva tornare al suo villaggio e non aveva idea di come avrebbe fatto.
Ripensò a tutti i protagonisti di quei racconti, di come
avessero avuto davanti il grande amore a fossero rimasti appesi,
incapaci di dire quello che provavano, per paura di scottarsi, bruciati
dalla forza dei loro sentimenti.
Abbassò lo sguardo e iniziò a respirare
più velocemente, doveva dire qualcosa, non aveva niente da
perdere.
Fece per parlare ma Sh3rl lo anticipò.
« Ho capito, avevano paura di essere respinti. Per questo non
erano sinceri »
« O di non essere all’altezza. Che magari
l’altro, così straordinario, si sarebbe stufato di
un essere ordinario. Sai come un alieno che ruba navicelle per
volarsene in giro, nel tempo e nello spazio e studia gli altri esseri
della Galassia, potrebbe stufarsi di un terrestre dal linguaggio
semplice » rispose John, con gli occhi lucidi, trattenendo il
respiro.
Avevano parlato entrambi senza prendere fiato e sembrava lo stessero
ancora trattenendo, in attesa di quello che sarebbe successo.
« Non potrei mai lasciarti, John. Resta con me, vivremo mille
avventure. Oppure io verrò a vivere con i tuoi amici
trogloditi »
John scoppiò a ridere «Sicuro che non mi
abbandonerai sul primo pianeta disabitato che incontreremo? »
Ad ogni parola avevano fatto un passo verso l’altro, fino a
raggiungersi al centro della sala comando.
Sh3rl abbassò il capo e lo baciò dolcemente
« Ti amo. Ora ho capito come funziona »
« Anch’io. Ti amo perché sei
presuntuoso, fastidioso, snob, intelligente, geniale, straordinario,
tu. Visto? Si può razionalizzare » rispose
abbracciandolo stretto.
L’alieno sorrise.
« E adesso, dimmi come sono finite le storie che mi hai
raccontato » incalzò John.
« D’accordo, iniziamo con l’esperimento
221b. »
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