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Autore: Lory221B    22/08/2016    5 recensioni
Sherlock e John vivono in epoche diverse, in posti diversi, eppure fanno parte di un unico schema, uniti dal destino e divisi dal caso.
Dal diciottesimo secolo, ai ruggenti anni venti, passando per il presente, un futuro prossimo dominato dall'AI, fino a giungere in un futuro post apocalittico molto lontano. Una sola cosa è certa: Sherlock e John si ritrovano sempre.
Liberamente ispirata all'Atlante delle nuvole - Cloud Atlas
(Johnlock)
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sh3rl e la sua ricerca


Data terrestre: 21 febbraio 3221
A bordo della navicella Holmes 221, sto attraversando il tempo e lo spazio alla ricerca di una risposta alla mia domanda fondamentale.
Sto esaurendo il carburante e lo scontro avvenuto su Zaygon 5, ha causato un danno al serbatoio che mi costringerà a breve ad un atterraggio di emergenza sul Pianeta Terra. Nel caso non riuscissi a sopravvivere all’impatto, trasmetto questo diario e le mie coordinate a mio fratello, in modo che possa almeno recuperare i dati che ho classificato e questa astronave, visto che è sua.
Lo so che mi sta cercando per tutta la Galassia, per cui credo di fargli risparmiare tempo.
Fine trasmissione


Data terrestre 22 febbraio 3221
Sono riuscito ad atterrare, con non poche difficoltà, proprio sopra ad una collina. In questo secolo l’umanità sembra regredita ai tempi della preistoria o poco dopo. Anni di guerre hanno sterminato gran parte della popolazione e i superstiti si sono adattati a vivere nelle capanne o nelle grotte.
Di positivo c’è che la natura è di nuovo esplosa sul pianeta, che sembra essere tornato ai tempi dei primi insediamenti umani.
Non so se le loro capacità linguistiche siano regredite di pari passo con l’attuale condizione, non sono tanto tranquillo ad avvicinarmi a loro, non credo verrei accolto pacificamente. Sono piuttosto curioso, però. Inoltre, non ho idea se mio fratello abbia ricevuto il mio messaggio, pertanto potrei dovermi abituare a vivere su questo pianeta selvaggio.
Fine trasmissione


L’alieno dai capelli corvini e gli occhi di ghiaccio, spense la videocamera che stava riprendendo i suoi pensieri di viaggio. Fissò sconsolato i monitor, in attesa di ricevere un segnale da parte di suo fratello o di qualcun altro. Aveva una vaga speranza che qualcuno venisse a recuperarlo.

L'astronave trasportava abbastanza generi alimentari per sopravvivere per qualche mese, ma poi, inevitabilmente, avrebbe dovuto lasciare la sua navicella e avventurarsi sul pianeta.

Definire la navicella “sua” era eccessivo, l’aveva rubata al fratello o come preferiva dire, l’aveva presa in prestito, un giorno in cui era particolarmente annoiato e molto curioso.

Iniziò a passeggiare avanti e indietro, avrebbe voluto rileggere tutti i dati che aveva raccolto, ma temeva che avrebbe sprecato troppa energia e si sarebbe ritrovato al buio e senza riscaldamento, prima del tempo.


Data terrestre 25 febbraio 3221
Riprendo con le registrazioni perché è avvenuto un fatto anomalo. Alcuni terrestri si sono avvicinati alla navicella con delle lance. Hanno provato a scalfirla ma le loro lame risultano alquanto rudimentali. In risposta ho azionato un sistema di protezione che gli ha dato una leggera scossa.
Stanno ancora correndo per la giungla.
Confido non si faranno più vedere
Fine della trasmissione

Data terrestre  1 marzo 3221
Avevo troppa fiducia.
Un terrestre, non particolarmente alto, dai capelli biondi tendenti al grigio, è qui fuori dalla navicella e sta bussando da ore.
Ha iniziato delicatamente, ma ora sta diventando fastidioso.
Volevo dargli una scossa, ma ha chiesto aiuto, in maniera piuttosto disperata. Ho controllato con gli infrarossi, non c’è nessun altro appostato, non sembra una trappola. Ho deciso di farlo entrare, confidando non sia l’ultima cosa che farò in questa vita.
Fine della trasmissione


L’alieno si diresse con tutta calma verso il portellone d’ingresso, dove il terrestre stava picchiando i pugni con ostentata disperazione.

L’alieno premette il pulsante di apertura e per poco il terrestre non cadde dalla sorpresa.

« Adesso hai paura? Mi stavi trapanando i timpani, immagino sia importante » fece l’alieno.

Il terrestre alzò il mento, in segno di sfida o più che altro per dimostrare che non aveva alcun timore « Ho bisogno di medicine, mia sorella è molto malata »

« Parli in maniera semplice ma almeno non usi suoni onomatopeici o gutturali, sono sollevato » rispose l’alieno, allargando  un braccio come a fargli cenno di entrare. Il terrestre capì l’insulto ma evitò di controbattere, aveva bisogno di aiuto e avrebbe ingoiato ogni rospo.

« Come fai a sapere che ho delle medicine? I tuoi amici con le lance sembravano più interessati a distruggere la mia astronave »

Il terrestre stava cercando di non sembrare sopraffatto dallo splendore della navicella. In realtà non era una delle migliori della galassia, tutt’altro, era piuttosto mediocre ma svolgeva al meglio la funzione per cui era stata costruita: viaggiare nel tempo e nell’iperspazio.

Per il terrestre, comunque, era la cosa migliore che avesse visto. Non aveva mai camminato su un pavimento, non aveva mai visto degli schermi, erano cose che venivano narrate di padre in figlio, di quello che una volta era stata la corsa allo spazio, delle incredibili macchine che venivano costruire sulla Terra, di cui adesso non rimaneva più niente.

John era sempre stato molto curioso, avrebbe voluto viaggiare tra le stelle e conoscere nuove forme di vita. Invece, era bloccato nel suo villaggio, preoccupandosi soltanto di sopravvivere.

« Come ti chiami, terrestre? »

« John » fece il biondo, allungando una mano verso l’alieno.

« Oh, vedo che esistono ancora i formalismi » rispose lui, stringendola annoiato « Io mi chiamo Sh3Rl »

« S H 3 R L ? Che cavolo di nome è? »sbottò John, guadagnandosi un’occhiata infastidita dell’alieno « Almeno non è banale come John. Comunque mi stavi per spiegare perché credi abbia delle medicine »

« Non sei il primo visitatore. Tutti quelli che sono venuti ci hanno portato delle medicine. Ora sono finite, ne abbiamo bisogno » rispose semplicemente John « Nessuno di loro ci aveva mai fatto entrare nella navicella, però » aggiunse.

Sh3Rl scrutò il terrestre più volte, ne era affascinato. Tutti quelli con cui aveva parlato, nelle varie epoche, gli erano sembrati arroganti, egoisti, avidi. Quel John aveva un ché di ingenuo e di puro,  ma anche coraggioso che lo rendeva migliore di tutti quelli che aveva incontrato.

« Facciamo un patto, John. Ti cederò metà della mia scorta, se resterai qui con me ad aspettare l’arrivo della navicella dei soccorsi »

Il terrestre sembrò riflettere sulla proposta « Perché? »

« Perché voglio vivisezionarti, ovviamente »

Il terrestre fece un passo indietro, pronto a cercare un arnese con cui colpirlo in testa.

« Scherzavo, sono uno scienziato, uno studioso, quasi un antropologo, non un assassino. Ho bisogno che mi spieghi una cosa che non comprendo. Siete l’unica specie, in tutto l’Universo che può rispondere alla mia domanda. Nessuno è come voi. E’ il vostro dramma, d’altra parte »

John scrutò l’alieno, cercando di capire in qualche modo chi aveva davanti.

« Facciamo così » aggiunse Sh3rl « Ti do subito la mia scorta, così potrai portarla al villaggio e curare tua sorella e chi ne ha bisogno. Poi ti aspetto qui »

« Ti fidi che tornerò? »

L’alieno annuì e senza aggiungere altro, scomparve dietro ad una porta scorrevole dell’astronave, per riemergere qualche minuto dopo con due borse piene di farmaci, garze cerotti e ogni cosa potesse essere utile. Allungò le borse verso il terrestre e spinse il bottone della porta d’ingresso, per farlo uscire.

John allungò una mano verso Sh3rl « Abbiamo un accordo »

L’alieno fissò la mano, perplesso « Oh, ancora i formalismi. D’accordo John, ti aspetto qui »

Il terrestre fece un cenno di ringraziamento col capo e si dileguò nel bosco, correndo dritto al villaggio.


Data terrestre  2 marzo 3221
Il terrestre si chiama John, ha un linguaggio piuttosto semplice ma comprensibile. Ha detto che tornerà, abbiamo stretto un accordo con tanto di gesto formale.
Sembra abbastanza sveglio, nonostante l’arretratezza culturale della sua specie. Sembra anche curioso, aspetto positivo per la mia ricerca.
Sono passate due ore da quando è andato via, spero di non essermi sbagliato e che faccia ritorno.
Fine della trasmissione


Sh3rl chiuse il videofilmato, leggermente annoiato, e riprese a fissare i monitor spenti dell’astronave. Aveva deciso di accenderli ogni due ore, in modo da poter controllare se vi erano navicelle di passaggio o se suo fratello avesse mandato qualche messaggio.

Per il momento, tutto taceva.

Stava per iniziare una partita di scacchi con il computer, l’unico programma che impegnava il minimo delle risorse energetiche dell’astronave, quando sentì la bussata di John. Corse ad aprire e quando premette il pulsante, per un attimo si sentì un’idiota ad essersi fidato ciecamente, senza aver controllato che non fosse in compagnia di altri trogloditi della tribù.

Fortunatamente John era solo, accompagnato soltanto da una sacca che probabilmente conteneva tutta la sua roba.

« Eccomi qui » esordì « Sentiamo la domanda »

L’alieno lo invitò ad entrare « Non è una domanda secca, John. Se te lo dicessi mi risponderesti che non c’è una ragione, non c’è razionalità. Ci arriveremo piano piano, spero tu non abbia impegni »

John fece spallucce e gettò la sacca sulla prima poltrona che si trovò davanti. L’astronave era accogliente, aveva una forma quasi ovale, bianca splendente all’esterno e leggermente più scura all’interno. La sala di comando sembrava più un salotto, una parete era piena di schermi e pulsanti, probabilmente per pilotarla, mentre al centro c’era un tavolo con tanto di sedie e due poltroncine con visuale sull’esterno.

« Sto studiando certi comportamenti umani e alcuni mi sono ancora oscuri. Ti faccio un esempio: ho trovato un diario, di un certo Sir William Sherlock Scott Holmes. Questo Holmes aveva un amico stretto, un certo John, non ci è dato sapere il cognome. Ti ho detto che “John” è un nome banale » commentò, rivolto al terrestre, che in risposta alzò gli occhi al cielo.

« Comunque, erano amici, questo John gli ha anche regalato il diario. Poi, Holmes stava per chiedergli di andare a vivere insieme ma lo ha visto chiacchierare con una bionda. Ha cambiato idea, è andato da lui e gli ha detto che sarebbe partito con il fratello per andare in America. Si aspettava che John lo fermasse o che andasse almeno a salutarlo al porto. Non ha fatto nessuna delle due cose » concluse, con tono neutro, come se la vicenda non lo toccasse.

« Parliamo di cuori spezzati? » chiese John curioso.

« I cuori sono muscoli, non si spezzano, John
» rispose, guadagnandosi un'occhiata divertita del terrestre « Parliamo della ragione di certe scelte » rispose, come se fosse ovvio, così confondendo il terrestre, che iniziò a grattarsi la testa senza capire quale fosse il punto.

« Com’è finita la storia? Si sono più visti? » chiese John.

« Non è rilevante! Fondamentale è sapere perché Holmes non ha detto quello che provava a John. Perché? Non capisco »

« Non so se posso giudicare da qualche riga in un diario, onestamente »

Sh3rl sembrò contrariato « Ok, forse è meglio che ceniamo e andiamo a dormire, magari domani sarai più lucido » commentò, sparendo nel ripostiglio scorte della navicella e John capì che aveva a che fare con un alieno abbastanza umorale.


Data terrestre  3 marzo 3221
Il terrestre di nome John si è sistemato nella cabina al piano superiore. Finalmente ho dato un senso a quello spazio.
Era un po’ perplesso dalla presenza di cibo soltanto sotto forma di vitamine e polveri varie. Ha detto che uscirà a recuperare qualcosa di commestibile.
Oggi cercherò di capire i processi mentali umani, riguardo le emozioni positive.
Fine della trasmissione


John apparve dietro le spalle dell’alieno. Aveva fatto la sua prima doccia in un vero bagno e aveva indossato i vestiti alieni che Sh3rl gli aveva procurato, probabilmente una divisa o qualcosa di simile.

« Stai facendo una specie di diario? »

« Proprio così, terrestre. Ora abbiamo cose più importanti però » fece, alzandosi dalla postazione dove registrava i suoi pensieri e facendo strada a John, fino al tavolo della cabina di pilotaggio

Tirò fuori un pacco di lettere e le lanciò sul tavolo « Ok, passiamo a William e Hamish e le loro lettere. William è il primo violino dell’orchestra di Londra, Hamish un umile assistente scenografo. Si conoscono, si innamorano ma nessuno dei due lo dichiara all’altro. Poi Hamish, parte per Parigi per dimenticare quello che crede un amore non corrisposto, anche se continua a scrivergli delle lettere. Lui non sa che William è stato rinchiuso in manicomio dai genitori »

« Cosa? » chiese John, travolto da tutte le informazioni.

« Sì, Hamish era andato a casa sua per avvisarlo che sarebbe partito. I genitori gli hanno detto che William era impegnato, ma non era vero. William ha scoperto giorni dopo, non vedendolo più a teatro, che Hamish era partito per Parigi. La soprano Mary gli ha rivelato che Hamish era passato a salutarlo. E’ tornato a casa furente, si è arrabbiato con i genitori, hanno litigato e lui ha affermato che sarebbe partito per Parigi per raggiungerlo. Così è finito in manicomio »

Affermò semplicemente, mentre John pendeva dalle sue labbra, in attesa di scoprire il resto della storia. Ma l’alieno non aggiunse altro, attendendo a sua volta che John gli spiegasse il senso delle azioni di William e Hamish.

John capì che non avrebbe ottenuto altre informazioni « Non puoi lasciarmi sempre con i racconti a metà. Qual è lo scopo? Capire perché non hanno ammesso di essere innamorati? »

« Anche, ma prima di tutto vorrei capire perché si sono innamorati e poi  perché non lo hanno detto subito l’uno all’altro. Non capisco il senso. La mia razza non prova tutti questi sentimenti. Siamo essere razionali »

John si grattò la testa, sempre più perplesso. Rimase a fissare gli occhi azzurro-verdi di quell’alieno, dall’aspetto così umano.  Da un lato sembrava un essere così irraggiungibile e perfetto, con la sua intelligenza e la sua conoscenza, ma dall’altro lato sembrava un bambino sperduto alla ricerca di risposte a domande che non riusciva a comprendere.

« Non avete sentimenti? » chiese John, quasi cauto.

« Abbiamo deciso di non provarli, è diverso. Così, nei millenni, la mia specie si è dimenticata cosa siano i sentimenti. Io vorrei comprenderli e i terrestri sono gli unici esseri in tutta la Galassia che esprimono tutti i sentimenti possibili. Ho osservato altri terrestri. La rabbia, l’invidia, l’egoismo, sono sentimenti che ho studiato e capito in fretta. Ho anche pensato che foste un popolo orribile » commentò, sempre con un’ingenua fanciullezza.

« Poi ti sei imbattuto nell’amore e non l’hai capito? Interessante » commentò il terrestre tra sé.

L’alieno strinse gli occhi, in uno sguardo pensieroso e quasi offeso « E’ una mera reazione chimica »

« Può darsi » commentò e per un attimo rimasero in silenzio, con lettere di Hamish e William ancora buttate sul tavolo, a fargli compagnia. John fece per prendere le ultime, per sapere com’era finita tra i due, ma Sh3rl lo inchiodò sul posto con un’altra domanda.

« Sapresti dire perché ami una persona? »

John lo fissò, il braccio ancora teso per prendere le lettere « Tu non vuoi bene a qualcuno? Anche un familiare intendo. Non sai perché li ami, è un sentimento irrazionale »

Sh3rl sembrò soppesare la domanda. Non era sicuro di cosa John intendesse. Non funzionava così sul suo pianeta. Tutto era ragionevole, razionale, logico. L’attaccamento alla famiglia era frutto di reazioni chimiche che aiutavano il perpetrarsi della specie, non c’erano altre ragioni.

La domanda di John rimase sospesa nel vuoto, finché Sh3rl decise di passare alla questione successiva.

« Ti faccio un altro esempio. I peggiori sono questi due, il detective col cappello e il medico militare. Appena conosciuti sono andati a vivere assieme »

« Oh, stiamo parlando di colpo di fulmine allora » rispose John, sistemandosi meglio sulla sedia per ascoltare la storia, sperando che anche se erano stati definiti i peggiori, finalmente avrebbe ascoltato una storia a lieto fine.

« Non proprio, era evidente che si amavano ma hanno vissuto assieme due anni e non si sono mai detti niente dei loro reciproci sentimenti. Poi uno dei due ha finto la morte, l’altro si è sposato e ha avuto una figlia »

« Ho capito, questa storia finisce male » commentò il terrestre, accasciandosi sul tavolo, non capendo dove li avrebbe portati parlare delle tristi vite sentimentali di altre persone.

« La smetti? Sei ossessionato dai finali. Potevano dirsi qualcosa subito, perché hanno lasciato passare anni? » fece, alzando il tono di voce di un’ottava.

« Non ho ancora capito qual è il punto. Secondo me c’è qualcosa che non mi chiedi » fece John, sporgendosi verso l’alieno e godendosi la vista di quell’essere così affascinante. Non c’erano uomini così nel suo villaggio. Alto, moro, dalla pelle, bianchissima che quasi rifletteva la luce. Sarebbe rimasto a guardarlo per ore.

« Non capiscono cosa provano, perché stanno tutti così male? » fece Sh3rl, con un’ingenuità che quasi commosse John, che istintivamente gli prese un mano.

« Scusa ma non credo possibile che tu non provi determinati sentimenti. Quando fai l’amore, non senti niente? Un qualche attaccamento dovrai sentirlo » fece il terrestre, incoraggiante.

« Non l’ho mai fatto, John » rispose semplicemente, senza alcun imbarazzo.

« Oh, ok » rispose, togliendo la mano da quella dell’alieno, pensieroso.

Cadde nuovamente un silenzio quasi irreale. John non era abituato a simili scambi di opinioni. Nella sua tribù c’erano tante persone sveglie, ma discussioni così esplicite sui sentimenti, decisamente non gli erano mai capitate.

« Ho un’idea. Proviamo a farlo, poi ti dico cosa provo » fece allegro l’alieno, pensando che così avrebbe potuto catalogare ogni reazione e ogni sentimento.

John lo fissò, pensando stesse scherzando, ma sembrava mortalmente serio « Non funziona così, Sh3rl. Devi farlo con qualcuno per cui hai un qualche attaccamento. Altrimenti è poco più di una piacevole ginnastica »

L’alieno non capì la metafora e alquanto deluso si diresse a registrare un altro video diario, la faccia sconvolta di John ancora lo fissava.


Data terrestre 4 marzo 3221
John è uscito a prendere qualcosa da mangiare. Forse raccoglierà frutta, spero non intenda trascinare un animale morto nella navicella.
Credevo di aver fatto un passo avanti nella comprensione dei sentimenti, invece sono ancora nel buio totale.
Fine della trasmissione


John tornò qualche ora dopo con frutta, verdura, latte e qualche pesce e senza tante cerimonie si appropriò della piccola cucina della navicella. Sh3rl osservava ogni movimento del terrestre, che sembrava davvero a proprio agio a svolgere quelle mansioni.

« Sarà nel tuo DNA » commentò l’alieno, mentre John metteva a cuocere il pesce.

« Nel tuo, invece, c’è fare battutine indisponenti? » scherzò, strappando un leggero sorriso in Sh3rl.

« Cosa fai nel villaggio? Sei il cuoco? »

« No, sono uno dei medici. Curo le persone. Tu invece? A parte studiare la Galassia fai qualcos’altro? »

« Quando mi annoio aiuto la polizia interstellare »

Il terrestre scosse il capo ridendo, nientemeno che un antropologo investigatore. Cominciava a credere di essere in uno strano sogno e che presto si sarebbe svegliato nella sua tenda, con il rumore degli altri della tribù che cercavano di uccidere un cinghiale.


Data terrestre 10 marzo 3221
John sembra essere ormai a suo agio nell’astronave. Cucina, addirittura pulisce. Gli ho raccontato altre storie, come quella dell’esperimento 221b.
Poi ha iniziato a tempestarmi di domande sul resto della Galassia, sul mio pianeta, su quello che faccio. Lo aveva detto che è curioso.
E’ rimasto sorpreso che suonassi un violino terrestre. Gli ho spiegato che i migliori strumenti musicali sono stati prodotti sulla Terra e che nessun flauto siderale potrebbe sostituire un violino di Paganini.
E’ interessante John: è buono, onesto, coraggioso. Ho più fiducia nella sua specie adesso che l’ho conosciuto.
Ieri ha anche portato alcune piante nella navicella, per decorarla ha detto. Non so cosa intendesse ma sembrava felice e devo dire di aver provato anch’io qualcosa di strano. Non saprei esattamente definire cosa.
Fine della trasmissione


John era seduto in cabina di pilotaggio. Aveva chiesto a Sh3rl se poteva guardare i monitor, solo per vedere com’era la galassia e le altre stelle. Stava giocherellando con i tasti, quando una spia rossa si illuminò davanti a lui, emettendo un suono spiacevole.

Temette di aver toccato qualcosa di sbagliato e di aver attivato l’autodistruzione. Iniziò ad agitarsi sulla poltroncina, ma la voce tranquilla e un po’ triste di Sh3rl lo riportò alla calma.

« Non sei stato tu » fece l’alieno, con una punta di rassegnazione che John colse, ma non comprese il motivo « E’ il segnale di soccorso, 24 ore e saranno qui » continuò Sh3rl.

John sentì una leggera fitta. Era tutto finito, niente più chiacchierate sulla galassia, niente più cucinare e mangiare assieme, niente più trovare nuovi modi perché l’alieno non si annoiasse.

« Non ho ancora risolto il tuo problema, vero? Cosa si sente quando si prova l’amore » fece John cauto, abbandonando la postazione.

Sh3rl si morse leggermente un labbro. Voleva proporre da giorni a John, di seguirlo tra le stelle, ma sapeva che il terrestre aveva una vita nel villaggio, faceva qualcosa di davvero utile come curare le persone, non come lui che bighellonava in giro senza una meta.

« Posso registrare un video prima di andare? Da solo » chiese John e l’alieno, nonostante fosse stupito dalla richiesta, non riuscì a dire niente. Fece un leggero cenno di assenso e lo accompagnò alla postazione.


Data terrestre 15 marzo 3221
Mi chiamo John e sono un terrestre. Non so cosa Sh3rl abbia detto di me in questi video ma credo abbia sbagliato soggetto. Anzi, mi rivolgo direttamente a te Sh3rl, hai sbagliato terrestre. Non so come aiutarti nel capire i sentimenti, perché nemmeno io capisco i miei.
Non mi sono mai innamorato. Forse non è del tutto esatto, credo di aver trovato qualcuno per cui provo delle cose che non so spiegare. Ma lui non mi vede così e non credo possa vedermi in quel modo.
Ti ricorderò per sempre.
Fine della trasmissione


John abbandonò la postazione e si diresse spedito da Sh3rl. Se non lo avesse fatto adesso, non lo avrebbe fatto mai più. Si avvicinò all’alieno, che subito percepì una strana sensazione.

Sh3rl non riusciva a capire cosa stesse succedendo ma assecondò John, perché sentiva che era quello che voleva fare. Il terrestre gli accarezzò i capelli e poi prese a baciarlo, prima delicatamente e poi con foga. John si chiese se quando lo avrebbe spogliato sarebbe stato come un essere umano o meno. La risposta arrivò presto, perché Sh3rl lo seguì in ogni movimento.

John continuò ad accarezzarlo, baciarlo, bearsi della vista di quell’alieno che sembrava così perfetto e irraggiungibile.

« Sei sicuro, Sh3rl? » fece, staccando per un attimo la bocca dalla sua. Poteva sentire il cuore dell’alieno, battere forte nel petto, dettaglio che fece sorridere John, non era una specie così diversa da quella umana. Il moro annuì e senza rendersene contò, Sh3rl si ritrovò sdraiato sul tavolo, con John sopra e dentro di lui.

John era delicato e attento, perché voleva fosse una prima volta romantica e memorabile. Anche se poi Sh3rl sarebbe andato tra le stelle e lo avrebbe lasciato sulla Terra, anche se non si sarebbero rivisti mai più, voleva che si ricordasse di lui per sempre.

Sh3rl, che credeva avrebbe avuto modo di catalogare ogni singolo momento, in modo da poterlo studiare per capire le emozioni, aveva il cervello completamente spento, completamente occupato da immagini di John.

Sentiva le sue mani, i suoi movimenti, era qualcosa che non aveva mai provato prima e d’improvviso capì cosa intendesse il terrestre. Non si poteva spiegare, non si poteva razionalizzare. Erano loro due e basta.

Anche se John sarebbe tornato nel suo villaggio, perché l’alieno sapeva che nessuno avrebbe voluto passare la vita assieme a lui, avrebbero avuto quel momento per sempre.


Data terrestre 15 marzo 3221
Ho capito finalmente, ma avrei preferito non capire. Tra qualche ora arriverà mio fratello a prendermi e John tornerà al suo villaggio.
Era più semplice vivere senza capire queste emozioni e soprattutto senza viverle. Adesso sarà tutto più complicato. Non so nemmeno perché sto registrando questo messaggio.
Sicuramente lo cancellerò appena arriveranno i soccorsi, ma adesso ho bisogno di sfogarmi in qualche modo.
Vorrei non essere mai precipitato qui.
Fine trasmissione


John aveva la sacca in mano e l’aria stravolta di uno che doveva tornare al suo villaggio e non aveva idea di come avrebbe fatto. Ripensò a tutti i protagonisti di quei racconti, di come avessero avuto davanti il grande amore a fossero rimasti appesi, incapaci di dire quello che provavano, per paura di scottarsi, bruciati dalla forza dei loro sentimenti.

Abbassò lo sguardo e iniziò a respirare più velocemente, doveva dire qualcosa, non aveva niente da perdere.

Fece per parlare ma Sh3rl lo anticipò.

« Ho capito, avevano paura di essere respinti. Per questo non erano sinceri »

« O di non essere all’altezza. Che magari l’altro, così straordinario, si sarebbe stufato di un essere ordinario. Sai come un alieno che ruba navicelle per volarsene in giro, nel tempo e nello spazio e studia gli altri esseri della Galassia, potrebbe stufarsi di un terrestre dal linguaggio semplice » rispose John, con gli occhi lucidi, trattenendo il respiro.

Avevano parlato entrambi senza prendere fiato e sembrava lo stessero ancora trattenendo, in attesa di quello che sarebbe successo.

« Non potrei mai lasciarti, John. Resta con me, vivremo mille avventure. Oppure io verrò a vivere con i tuoi amici trogloditi »

John scoppiò a ridere «Sicuro che non mi abbandonerai sul primo pianeta disabitato che incontreremo? »

Ad ogni parola avevano fatto un passo verso l’altro, fino a raggiungersi al centro della sala comando.

Sh3rl abbassò il capo e lo baciò dolcemente « Ti amo. Ora ho capito come funziona »

« Anch’io. Ti amo perché sei presuntuoso, fastidioso, snob, intelligente, geniale, straordinario, tu. Visto? Si può razionalizzare » rispose abbracciandolo stretto.

L’alieno sorrise.

« E adesso, dimmi come sono finite le storie che mi hai raccontato » incalzò John.

« D’accordo, iniziamo con l’esperimento 221b. »

   
 
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