Accettazione
«Aiutami?»
L’espressione
di Sasuke si tramuta in qualcosa di incomprensibile
e l’oscurità delle sue iridi diviene un codice
estraneo che non riesci a
decifrare.
Guardandolo,
ti sembra che le sue condizioni fisiche siano
decisamente migliorate rispetto a quando, una settimana fa, decidesti
di
intrufolarti in infermeria per verificare il suo stato di salute.
La guardia carceraria che ti diede la notizia del suo
ricovero non mancò di tralasciare neanche il più
macabro particolare nel
descrivere la situazione critica in cui era stato ritrovato Sasuke; per
un
attimo avevi considerato anche la peggiore delle ipotesi e data
l’impossibilità
di parlare direttamente con il dottore perché no, tu non eri di certo Orochimaru, avevi
deciso che sgattaiolare via
durante l’ora di intervallo in cortile sarebbe stata una
buona idea, almeno fin
quando l’addetto al controllo dell’infermeria non
ti aveva acchiappato per un
orecchio, minacciandoti di spedirti in isolamento se ti avesse visto di
nuovo
nei dintorni senza un buon motivo.
Che poi, a dirla tutta, tu il tuo buon motivo ce l’avevi
eccome: verificare che Sasuke fosse ancora vivo. Nonostante le flebo e
la
pessima cera, lo avevi intravisto dormire un sonno agitato, ma i
macchinari
sembravano indicare una condizione abbastanza stabile nei parametri di
pressione e battito cardiaco, perciò ti lasciasti scappare
un breve sospiro di
sollievo e decidesti che nei giorni a venire avresti trovato un altro
stratagemma
per continuare a racimolare notizie. Il tempo, però,
sembrava scorrere
inesorabilmente senza che potessi domandarti i il vero motivo del tuo
agire: per chi è che lo stavi
facendo? Per Sasuke,
per te stesso, o magari per Shisui?
Il
convalescente continua ad osservarti in attesa di una
risposta, mentre scansa malamente il tubicino che alimenta
l’ago a farfalla infilato
nella mano sinistra.
«Non te l’ho detto prima perché non mi
sembrava il caso»
continui allora, cercando di tornare alla realtà. Il
problema di Gaara non ha
mai smesso di tormentarti e fin dal primo giorno in cui vi presentaste,
sentisti il bisogno di parlarne con Sasuke per ricevere un consiglio.
Di
lasciare la situazione come stava, non ne volevi neanche sapere.
Sasuke espira lentamente, voltando di poco il capo in modo
da non incrociare il tuo sguardo. «In ogni caso non vedo come
io possa esserti
d’aiuto». Indica il lettino
dov’è sdraiato e il ridicolo camice bianco che lo
hanno costretto a indossare. «E anche se riuscissi a
camminare sulle mie gambe,
questo Gaara non è un mio problema» si affretta
poi ad aggiungere, per
verificare che tu non abbia frainteso la situazione.
Ti senti in colpa per averlo coinvolto, ma non puoi
affrontare Orochimaru da solo. Ormai hai
quasi accettato il fatto che Naruto
Uzumaki, sia da uomo libero che da detenuto, non è
in grado di pensare
nemmeno lontanamente agli affari propri. Poggi entrambi i gomiti sulle
ginocchia e ti lasci sfuggire un lamento soffocato quando intrecci le
dita nei
ciuffi biondi.
«Quello
che sarebbe?»
Sasuke
fissa severo i punti di sutura che svettano sulla
cima del tuo indice destro, ancora in attesa di ricevere una
medicazione per
poi essere fasciato.
«La ragione che mi ha permesso di essere qui a parlarti, no?
Andare a trovare il proprio compagno di cella a quanto pare non
è un buon motivo
per entrare in infermeria».
Eviti l’occhiata perplessa e stupita di Sasuke
scompigliandoti i capelli con la mano sana, ma quando rialzi lo sguardo
il
ragazzo ha ancora le iridi puntate su di te.
«Che c’è?» domandi, volgendo i
palmi verso l’alto.
«Tu hai qualche neurone fuori posto».
«Già, senti da che pulpito. Si può
sapere cosa avevi in
mente di fare in quella cella?»
«Niente che ti riguardi».
«Oh certo, come sempre».
«Nessuno ti ha mai chiesto di venire, comunque».
«Certo che no, scusa se ero preoccupato per te!»
Esclami l’ultima
frase alzandoti dalla sedia con uno scatto, per poi bloccarti sul posto
e
tendere l’orecchio in ascolto. Dal corridoio principale si
sentono dei passi,
probabilmente il medico sta tornando per controllare Sasuke; a parte
voi,
infatti, la stanza dove solitamente tengono in osservazione i detenuti
è
deserta.
«Eri preoccupato oppure ti serviva una mano?»
Scorgi una
punta di acidità nel tono di Sasuke.
Non sai bene come interpretare l’atteggiamento del tuo
compagno, perciò opti per la
verità.
«Beh… entrambe le cose. Sono stato qui altre
volte, mentre
eri ancora incosciente».
Ti penti un secondo dopo di quella confessione, anche se in
qualche modo sembra aver sortito uno strano effetto su Sasuke, che non
sembra
intenzionato a voler ribattere.
«E per quanto riguarda Gaara – continui, sulla
soglia della
porta – potrebbe essere l’unica occasione che
abbiamo per avvicinarci ad
Orochimaru».
Sasuke incrocia le braccia, alzando un sopracciglio. «Non
eri tu quello che voleva restarne fuori?»
«Non se qualcuno chiede il mio aiuto in quel modo!»
«Oh, abbiamo il paladino
della giustizia carceraria».
«Accidenti ma che ti prende oggi?! Sei
insopportabile!».
Sbuffi rumorosamente e fai per andartene, ma Sasuke è
più
veloce.«Ti ha detto qualcos’altro mentre ero
ricoverato? Gaara,
intendo».
Quasi non credi alle tue orecchie. «Non ci siamo
più parlati
– ammetti, dopo un attimo di silenzio in cui metabolizzi la
domanda - ma
a giudicare dalla brutta cera che ha, non credo che le cose siano
migliorate
nel frattempo, anzi».
Il tuo compagno piega le gambe e poggia la schiena contro le
sbarre in ferro sul retro del letto.
«Cerca di avvicinarlo allora. Sarà meglio farsi
dare qualche
informazione in più».
Non ti sembra affatto una cattiva idea, anche se già prevedi
che
non sarà facile. Annuisci per approvare la proposta di
Sasuke, dopodiché gli
punti un dito contro. «Resta il fatto che una volta uscito da
qui, io e te dovremmo
parlare, che ti piaccia o no».
«Parlare?» Sasuke è
di nuovo stranito e non te ne stupisci.
«Già, del tuo tentato suicidio ad
esempio». Anche di Shisui vorresti aggiungere, ma ti trattieni.
«Non… non volevo suicidarmi».
Apri la bocca per replicare, ma riesci solo ad ingoiare
saliva a vuoto, del tutto impreparato a quella rivelazione. Aggrotti le
sopracciglia, ti senti anche un po’ stupido in effetti, ma
non avresti mai
pensato che il gesto di Sasuke avesse potuto avere un altro fine.
«A-allora che-»
Ha di nuovo lo sguardo perso chissà dove, eppure riesci a
percepire chiaramente la sincerità delle sue parole.
«Volevo solo… uscire da lì».
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