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-Non
ho capito perché si semplifica questo con questo-
Francesca
indicò un pezzo della disequazione scritta sul quaderno.
Paola
sbuffò scocciata.
-Ancora?
È la terza volta che te la spiego- disse, guardandola.
La
supplicò con lo sguardo di lasciarla andare. La bionda
aggrottò le
sopracciglia, tutta concentrata sui numeri.
-Cioè...
ho capito che si fa così e si sommano questi- con la matita
segnò due parentesi
–e poi?-
-E
poi niente, moltiplichi- spiegò semplicemente
l’altra.
-Non
era dividi?- chiese perplessa.
-Scema,
moltiplichi per l’inverso-
Ad
un momento di perplessità seguì
l’illuminazione e l’imbarazzo.
-Ma
vedi tu se ti devo ancora spiegare ste’ cose- disse Paola
semiseria.
-Si
sì scusa... ero un po’...- gesticolò
sorridendo imbarazzata per aver sbagliato.
-Distratta,
sì, e so anche da chi-
Sorrise
furba e gettò uno sguardo alle sue spalle.
Le
due si trovavano nel salotto, sul divano e chine sul suo quaderno di
matematica.
Paola
veniva ogni due-tre giorni per spiegare all’amica le
novità di scuola. Anche se
poche perché erano solo all’inizio, le era
comunque utile per stare al passo. E
ovviamente insieme le raccontava tutto quello che succedeva.
Davide
invece quando loro studiavano si chiudeva in cucina e anche lui faceva
i suoi
“compiti”. Il suo corso era finito e per entrare
nell’azienda doveva soltanto
passare qualche altro esame. La prospettiva di un lavoro non era
più così
irraggiungibile, però.
-Si
va bè- Francesca cambiò al volo discorso e
afferrò un nuovo libro –facciamo
biologia-
-Cambi
discorso?- la stuzzicò.
-E
dai!- fece arrossendo la bionda. Non le andava molto di parlare di
Davide, ogni
volta che la sua amica le faceva domande arrossiva e si rifiutava di
rispondere.
-Lo
sai, a parte gli scherzi sono contenta. Mi piace, mi sembra un tipo...-
-Un
tipo come?- domandò curiosa lei.
-Non
so...- Paola si curò che non la sentisse -...uno precisino,
intellettuale...-
-Ma
chi, Davide?-
Francesca
rise di gusto, appoggiando le mani sul pancione.
-Macché,
ma se è un pigrone... una testa di rapa...-
In
quel momento lui entrò nel salotto ed entrambe si fecero
rosse, tossendo per
dissimulare il discorso precedente.
-Che
croce- disse rivolto a Paola –è una testa
così dura che non so come fai-
La
bionda fece una smorfia ironica.
-Ah ah ah, co****ne. Torna
da Silvia,
vai-
Rinunciando
a combattere Davide si allontanò verso la porta
d’ingresso, afferrando la
giacca.
-Dove
vai?-
Francesca
mutò totalmente il tono e si rizzò seduta, in
attesa ansiosa della risposta.
-Esco.
Vado da Silvia- le sorrise gentile lui e fece per uscire fuori.
Lei
si morse un labbro e strinse gli occhi.
-St****o-
disse seria, con un sorriso cattivo sulle labbra, prima di tornare a
fissare il
libro.
Paola
la osservò e sembrava stupita.
-Meno
male che state insieme- commentò.
-Ah
e questo è niente-
Francesca
sorrise compiaciuta e stette a pensarci per un attimo.
-Diciamo
che io e lui siamo proprio diversi. Io mi arrabbio molto spesso, lui
mai-
-Ma
è per questo che mi piace tanto- aggiunse dopo con un
sorriso, né malizioso, né
cattivo o strafottente.
Semplicemente
emozionata e felice.
Francesca
rotolò sul fianco, lasciandosi abbracciare dal ragazzo. Il
letto era troppo
ampio a loro giudizio, e quindi avevano preso l’abitudine di
dormire sempre su
una parte, insieme.
Davide
le sistemò i capelli, divertendosi ad accarezzarle la fronte
e la testa.
-Sono
contenta che sono tornata- disse lei, chiudendo gli occhi e lasciando
che lui
facesse quello che voleva.
-Com’è
andata ‘sti due giorni?- domandò lui.
La
bionda ragazzina alzò le spalle; aprì gli occhi
azzurri e intrecciò una mano
con la sua, sfregandogli il dorso.
-Insomma...
sai, va bene che ora abbiamo fatto pace e tutto... però...-
-Però
cosa?-
-Lui...
beh proprio non mi capisce. Anche se ci prova, non mi capisce. Sembra
che
viviamo su due pianeti diversi- spiegò seria tenendo gli
occhi sulle loro mani.
-Ma
tu, almeno, ci hai provato?- domandò cauto il ragazzo.
Davide
continuava come incantato a far scorrere le sue dita fra i capelli
biondi di
lei; poi si chinò di più per guardarla negli
occhi.
-Certo
che ci ho provato! Ma se uno è negato, niente!-
precisò immediatamente la
bionda con fervore.
Davide
sorrise scuotendo la testa. Francesca era stata per tre giorni a
dormire da
Damiano, e ora si stavano raccontando come era andata, dopo tre giorni
che si
erano visti poco o nulla.
-Mi
scoccia dormire lì-
-Oh
dai! Nemmeno un mese avete fatto pace e già rovini tutto?-
fece il ragazzo.
-Senti
mi hai rotto!-
La
ragazza afferrò un lembo delle lenzuola e ci si avvolse.
Davide
la osservò immobile. Per tre giorni era stato senza sentire
una parolaccia,
senza grida o biondine per casa. Per quanto volesse provare a negarlo,
erano
stati i tre giorni più lunghi di sempre.
-Ma
almeno ti sono un po’ mancata? O mi hai già
tradito?- chiese voltandosi poco
con la testa lei.
Capendo
che aveva il permesso di avvicinarsi Davide si infilò sotto
le lenzuola,
accanto a lei e si intrecciò al suo corpo.
-Magari
con una senza pancia...- proseguì la bionda in attesa di una
sua risposta.
-Perché
proprio con una senza pancia?-
-Beh
sai, io non sono certo uno stecco. Sono piuttosto una balena, come mi
ricorda
lo specchio- disse con una punta di tristezza.
Davide
cominciò a baciarla, poi la guardò serissimo
negli occhi.
-Non
ascoltarlo-
Quella
voce calda, seria e roca a Francesca piaceva da morire e la faceva
sciogliere
come ghiaccioli nel deserto.
-Non
sa quanto si sbaglia-
Stettero
a giocare sfregandosi fronte contro fronte e naso contro naso; Davide
era
capace non solo di farla sentire desiderata e amata come ragazza, ma di
capirla, consigliarla e ascoltarla come amico.
E
anche di farla piangere, consolarla e aiutarla sempre come un angelo,
si diceva
sempre.
Davide
chiuse gli occhi, infilando la testa sotto il cuscino, stringendolo e
deformandolo come voleva per consentire alla sua testa di poggiarsi
bene.
Scalciò
leggermente per tirarsi le lenzuola, era settembre inoltrato e iniziava
a far
fresco. Accanto a lui, dall’altra parte del letto una figura
si girava
puntualmente ogni due minuti, inquieta. Francesca si tormentava i
capelli
sudati, ansimando per il caldo che sentiva e cercando un po’
d’aria. La pancia
le faceva male a tratti, impedendole di dormire tranquilla, e
perciò, ora che l’orologio
segnava le tre di notte, si prospettava un’altra notte
insonne.
Dal
giorno prima la pancia le doleva sistematicamente e questo, oltre al
dolore
fisico, aggiungeva un’ansia mentale pazzesca. Il tanto temuto
giorno si
avvicinava, ottobre stava arrivando e il bambino avrebbe potuto nascere
anche
prima. Dall’ultima ecografia era ormai totalmente formato e
difatti lei si
sentiva più debole che mai. Il dottore diceva che questo era
normale, perché
ora che era più grande il bimbo necessitava di
più cibo. Le aveva consigliato
di mangiare regolarmente e di non reprimere le voglie che le venivano,
ma la
ragazzina testarda, ferma nella sua convinzione di essere grassa e non
volendo
aggravare la situazione si rifiutava.
Ma
ora la pancia le faceva male, non per la fame, e avrebbe potuto
piangere di
disperazione.
Non
voleva, si rifiutava e impotente si agitava, ma non c’era
nulla da fare. Il
momento di partorire si avvicinava a gran velocità.
Davide
non diceva mai nulla su questo, pensando che dovesse sbrigarsela da
sola, e lei
non voleva succedesse.
Di
tanto in tanto tornava a leggere il libro sulla gravidanza. Faceva
male, faceva
male e avrebbe sofferto tantissimo.
Tutte
dicono che fa male, ma poi la gioia del bambino compensa tutti gli
sforzi.
-Ca**i-
gemette lei tra i denti, nascondendo la faccia nel cuscino.
Non
era vero nulla, a lei non fregava niente del bambino, le importava solo
della
sofferenza che avrebbe provato.
Tentava
di convincersi che mancava un secolo, un’eternità;
questo suo ragionamento
aveva vacillato il giorno prima quando aveva cominciato a farle male la
pancia,
e la paura si era fatta strada facile in lei.
Ansimava
sia per il caldo che per l’agitazione, e non riusciva a
prendere sonno.
Ad
un tratto si voltò di fianco per ghermire con le braccia il
corpo dormiente di
lui.
Davide
sussultò e mezzo assonnato balbettò frasi senza
senso.
-Che?-
chiese al buio, riconosciuta la provenienza del fastidio.
-Non
voglio farlo, non voglio farlo!-
Si
lamentava piagnucolosa come un’anima in pena che non trova
pace ed è a un passo
dalla morte.
Il
ragazzo gemette stanco, gettando la testa all’indietro.
-Sono
le tre di notte ca**o..... cosa c’è?-
domandò un po’ irritato.
-Mi
vuoi bene Davide?- fece lei, abbracciandosi al suo braccio.
-Certo-
-E
allora uccidimi!-
Con
un vagito si nascose contro il suo corpo, scossa da un singhiozzo finto.
Lui
intorpidito, assonnato, intontito, in una parola rinco*******o la
guardò.
Francesca
si girava, si toccava la pancia, prima rannicchiava le gambe e poi le
stendeva,
senza fermarsi.
La
avvolse con un braccio e poggiò la testa contro la sua.
-Ti
fa male la pancia?-
-Sì-
Sbadigliando
in silenzio ma spalancando la bocca come un leone, Davide la
abbracciò tutta e
cominciò a massaggiarle il ventre gonfio e morbido.
La
bionda smise di contorcersi e provò a calmarsi sotto le sue
carezze; sembrò
quasi che dopo una decina di minuti non provasse più dolore
(Davide dormiva di
certo), ma all’improvviso tornò ad ansimare
preoccupata.
Gemette
sconsolata, sedendosi sul letto per vedere se le dava più
sollievo.
Stranamente
il ragazzo notò il suo movimento, e per quanto non fosse al
top della
reattività capì che stava davvero male.
-Fra?-
La
chiamò, allungando un braccio per toccarla.
-Francè?-
ripeté.
La
trovò e scivolò con le mani sulla sua schiena.
-Vuoi
che chiamo il dottore?- domandò premuroso e un po’
preoccupato.
-No,
il dottore no!-
Se
avessero chiamato lui certamente avrebbe proposto di andare in
ospedale, di
ricoverarsi o peggio ancora avrebbe sentenziato che il bambino stava
per nascere.
-Vieni
qua dai...-
Anche
lui si sedette e le mani che prima stavano immobili sulle sue spalle
scivolarono giù, accarezzandole la schiena. A questo si
aggiunsero baci
distratti sulla nuca e sul collo. Davide aspettò il suo
consenso per
continuare, come facevano sempre, e quando lei spostò i
capelli dall’altra
parte del collo, lasciandogli più spazio, capì
che poteva continuare.
Dopo
che si fu divertito un po’ sulla sua pelle calda e morbida,
arrossandola,
mordicchiando piano e senza farle troppo male il collo, sorrise.
La
ragazza intercettò nel buio il suo sorriso e
stirò le labbra a sua volta.
-Io
ti uccido biondina... sono le tre di notte!-
Risero
piano, in silenzio e lei acconsentì a sdraiarsi sul
materasso.
Forse
la pancia le faceva ancora male, ma chissà perché
ora, stretta abbracciata al
suo torace, si addormentò come se fosse la sedicenne
più felice del mondo.
Ormai
di notte era una consuetudine svegliarsi, guardarla agitarsi e tornare
a
dormire per Davide. Quasi quasi, sapendo dalla sera prima che non
avrebbe
dormito perché la bionda si sarebbe svegliata nel cuore
della notte, andava a
dormire molto presto per compensare le ore passate da sveglio a
calmarla.
Quella
era la parte divertente. Farla star buona e calmare la sua agitazione,
di
solito abbracciandola, baciandola e dedicandole il maggior numero di
attenzioni
gli piaceva ed era uno dei rari momenti in cui sembrava veramente che
stessero
insieme. A Davide non piaceva star tutto il tempo a pomiciare,
preferiva
dormire, e Francesca riteneva che lui dovesse sudarseli, i suoi baci.
Ma
infondo lei era pur sempre una ragazza, e ogni tanto, anche se non lo
ammetteva
e cercava di nascondere questo suo lato affettuoso, le piaceva sentirsi
dire
quelle sciocchezze che si dicono gli innamorati.
-Sei
bellissima...mi fai stare così bene...- le diceva il ragazzo
baciandola e nello
stesso tempo facendole il solletico.
La
ragazzina rise, cercando di sfuggirgli, ma si faceva prendere apposta.
-Quante
ca**ate che dici...- disse con un sorriso ben nascosto.
-Però
ti piacciono le ca**ate- osservò furbo lui.
Francesca
esitò un attimo, poi lo guardò.
-Dimmelo
di nuovo- si morse un labbro, poi rise assieme a lui.
Il
giorno 27 settembre arrivò molto presto, troppo presto, ma
nessuno dei due
ragazzi avrebbe potuto immaginare cosa sarebbe successo.
Davide,
la sera del ventisei, tornò a casa tutto stanco per le
compere che aveva fatto
dall’altra parte della città e Francesca era molto
nervosa perché la pancia
aveva ricominciato a farle male, male forte ad intervalli regolari.
-Senti
secondo me dovremmo chiamare il dottore- disse lui mentre poggiava le
buste
pesanti sul tavolo.
-E
invece no! Non ho bisogno del dottore, sto benissimo e posso fare da
sola!-
La
biondina era particolarmente agitata, e perciò tendeva a
scattare alla minima
cosa; il ragazzo non fu così stupido da replicare e quindi
lei non ebbe
occasione di sfogare la sua rabbia. La serata sembrava tranquillissima,
a parte
l’umore focoso e incavolato della ragazza.
Faceva
smorfie ad intervalli regolari, quasi avesse incorporato un timer, e
ogni ora
un lamento molto più forte.
Mangiarono
in silenzio la cena, poi Davide andò presto a dormire.
Invece Francesca, sia
per il dolore che per il nervosismo, non riuscì a dormire
come ormai accadeva
sempre da una settimana. Il che le procurava altro stress, come se non
ne
avesse già abbastanza.
Non
riusciva a stare tranquilla, e per quanto cercasse di convincersi, in
base alle
precedenti esperienze, che Davide l’avrebbe fatta star calma,
sentiva che
questa volta era diverso.
Non
sapeva dire da dove le venisse tale sicurezza, ma aveva la sensazione
che ci
fosse qualcosa che non andava. E
questo la metteva ancora più in ansia.
Andò
in camera da letto e si stese, giusto per provare ad addormentarsi.
Stranamente,
qualche minuto dopo il suo respiro era regolare e il dolore alla pancia
era
solo un lontano ricordo, oscurato dal sogno che stava facendo.
Mille grazie ai preferiti, a chi segue la storia e chi la legge solo.
Marty McGonagall: ma quale modesto parere? I tuoi modesti pareri mi
aiutano molto, invece. Oh certo, i battibecchi fra loro due temo che
rimarranno sempre. Ecco bene, forse hai ragione tu, avrei dovuto
parlare un po' di più del ritorno a scuola. Mhm... mmm...
beh,
ormai è un po' tardino per inserire altro, visto che si
profila
all'orizzonte un nuovo evento... Mea culpa, allora. Caspita, dopo una
ola del genere ti dovrebbero dare il premio per la miglior tifoseria...
complimenti la Curva Nord sì che è un esempio di
tifo
intelligente.
wanda nessie: dannazione,
non so cosa risponderti... sono anche io senza parole. Spero che questo
capitolo ti sia piaciuto.
bribry85: bene, in primis ti ringrazio dei complimenti, e in secundis
sì, ti dò ragione, Francesca e Davide stanno
diventando
più complici.
GinTB: bene, e io sono
ufficialmente orgoglioso di averti reso felice.
Beh, non so se la mia storia ha effetti collaterali allucinogeni...
dovrò controllare.
FeFeRoNzA: sono molto
onorato che questa sia la tua prima recensione
lunga... "tu sai descrivere la dolcezza che il bisogno di un abbraccio
o di un bacio sa trasmettere a chi ama e a chi, come me, adora questi
momenti." Caspita spero di essere all'altezza dei complimenti. Ahahaha
sì, esattamente, hai colto nel segno, Francesca ci ha
proprio
preso gusto...
Urdi: Eh sai, non lo
capisco manco io, e altro che bannarla, io la
manderei direttamente a... beh, insomma... grazie dei rinnovati
complimenti, sei molto gentile. Per il disegno: ma figurati, io non
intendevo che devi farlo seriamente, è solo che è
un
commento che mi ha colpito molto. Deve piacerti tanto disegnare,
allora. Ti auguro un buon proseguimento di settimana.
Nor: dunque... tu dici
che è troppo presto perchè loro
due si scoprano innamorati? Dovevo aspettare ancora un poco? Bene,
vedrò di farti vedere un Davide così nei prossimi
capitoli. E hai detto una cosa giusta... il parto si avvicina...
MissQueen: Buonasera a
te. Oh che bello, grazie, ora so la radice
quadrata di 166679044,8871, il che è molto utile. Va bene,
d'accordo, non posso pretendere che tu -essendo una letterata- adori la
matematica, come me. Va bé.
Ahaha sei un po' gelosa di Davide? Attenta che non ti senta
Francesca... sì sì, ho capito che vuoi dire, beh
grazie.
Anche se ancora non hanno fatto nulla. Beh, come mi ha detto giusto
stamattina una certa persona, "se qualcuno dedica anche solo
un'ora della sua giornata, sicuramente ha molto tempo da perdere...".
Dunque, secondo ciò, perderesti il tuo tempo. Ma fa piacere
sentir dire certe cose.
_diable_: bene, meglio
tardi che mai, e grazie tante dei complimenti.
Non so se proprio da quei tempi del bar quei due erano innamorati...
forse era troppo presto, almeno per Francesca.
Emily Doyle: dannazione,
lo so, lo so che il Napoli ha vinto...
purtroppo lo so... argh. Beh, dopo il fuori programma calcistico, eh,
manca solo la nascita del bambino. Hai detto niente...
Jiuliet: Ciao. "Cresce ad
ogni capitolo, come il pancione di Francy".
Che bel paragone. E comunque, c'è sempre da imparare nella
vita.
Devilgirl89: ma certo che San Marco è sempre
lì... ci mancherebbe...dunque, bentornata. Ma quale
scrittore nato... cosa c'è di me nel capitolo precedente?
ambris: grazie mille, spero di meritare questi complimenti...
Anomis: mamma mia che onore, quanti complimenti... onerosi e spero di
non deludere le aspettative adesso. Caspita, grazie, grazie
mille. "questa storia con ogni capitolo che scrivi mi lascia
dentro qualcosa, emozioni spesso anche contrastanti, mi lascia
amarezza,simpatia,dolcezza...". Caspita, non ho parole. grazie.
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