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Autore: Egomet    29/04/2009    7 recensioni
Lui era solo un ragazzo tranquillo che aspirava ad uscire con la sua bellissima quanto irraggiungibile collega. Lei era solo una ragazza complicata che aveva voglia di divertirsi. Ma insieme a questo, una pancia grande e gonfia, e soprattutto ciò che conteneva, erano il suo problema. Lui cerca di aiutarla, ma non ha fatto i conti con il suo carattere impossibile. Davide prova a capirla, ma Francesca gli nasconde un segreto. -Ascolta, Davide… sicuramente tu mi hai già visto, ma non ti ricordi di me. Sai, io sono incinta- Davide inarcò le sopracciglia scuotendo la testa. “Ma cosa voleva quella da lui?”. -Beh, tanti auguri, mi fa piacere…- stava già per chiudere la conversazione. Lei intuendo ciò che voleva fare si affrettò a vuotare il sacco. -Sono incinta di te-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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17 -Non ho capito perché si semplifica questo con questo-
Francesca indicò un pezzo della disequazione scritta sul quaderno.
Paola sbuffò scocciata.
-Ancora? È la terza volta che te la spiego- disse, guardandola.
La supplicò con lo sguardo di lasciarla andare. La bionda aggrottò le sopracciglia, tutta concentrata sui numeri.
-Cioè... ho capito che si fa così e si sommano questi- con la matita segnò due parentesi –e poi?-
-E poi niente, moltiplichi- spiegò semplicemente l’altra.
-Non era dividi?- chiese perplessa.
-Scema, moltiplichi per l’inverso-
Ad un momento di perplessità seguì l’illuminazione e l’imbarazzo.
-Ma vedi tu se ti devo ancora spiegare ste’ cose- disse Paola semiseria.
-Si sì scusa... ero un po’...- gesticolò sorridendo imbarazzata per aver sbagliato.
-Distratta, sì, e so anche da chi-
Sorrise furba e gettò uno sguardo alle sue spalle.
Le due si trovavano nel salotto, sul divano e chine sul suo quaderno di matematica.
Paola veniva ogni due-tre giorni per spiegare all’amica le novità di scuola. Anche se poche perché erano solo all’inizio, le era comunque utile per stare al passo. E ovviamente insieme le raccontava tutto quello che succedeva.
Davide invece quando loro studiavano si chiudeva in cucina e anche lui faceva i suoi “compiti”. Il suo corso era finito e per entrare nell’azienda doveva soltanto passare qualche altro esame. La prospettiva di un lavoro non era più così irraggiungibile, però.
-Si va bè- Francesca cambiò al volo discorso e afferrò un nuovo libro –facciamo biologia-
-Cambi discorso?- la stuzzicò.
-E dai!- fece arrossendo la bionda. Non le andava molto di parlare di Davide, ogni volta che la sua amica le faceva domande arrossiva e si rifiutava di rispondere.
-Lo sai, a parte gli scherzi sono contenta. Mi piace, mi sembra un tipo...-
-Un tipo come?- domandò curiosa lei.
-Non so...- Paola si curò che non la sentisse -...uno precisino, intellettuale...-
-Ma chi, Davide?-
Francesca rise di gusto, appoggiando le mani sul pancione.
-Macché, ma se è un pigrone... una testa di rapa...-
In quel momento lui entrò nel salotto ed entrambe si fecero rosse, tossendo per dissimulare il discorso precedente.
-Che croce- disse rivolto a Paola –è una testa così dura che non so come fai-
La bionda fece una smorfia ironica.
-Ah ah ah, co****ne. Torna da Silvia, vai-
Rinunciando a combattere Davide si allontanò verso la porta d’ingresso, afferrando la giacca.
-Dove vai?-
Francesca mutò totalmente il tono e si rizzò seduta, in attesa ansiosa della risposta.
-Esco. Vado da Silvia- le sorrise gentile lui e fece per uscire fuori.
Lei si morse un labbro e strinse gli occhi.
-St****o- disse seria, con un sorriso cattivo sulle labbra, prima di tornare a fissare il libro.
Paola la osservò e sembrava stupita.
-Meno male che state insieme- commentò.
-Ah e questo è niente-
Francesca sorrise compiaciuta e stette a pensarci per un attimo.
-Diciamo che io e lui siamo proprio diversi. Io mi arrabbio molto spesso, lui mai-
-Ma è per questo che mi piace tanto- aggiunse dopo con un sorriso, né malizioso, né cattivo o strafottente.
Semplicemente emozionata e felice.
 
Francesca rotolò sul fianco, lasciandosi abbracciare dal ragazzo. Il letto era troppo ampio a loro giudizio, e quindi avevano preso l’abitudine di dormire sempre su una parte, insieme.
Davide le sistemò i capelli, divertendosi ad accarezzarle la fronte e la testa.
-Sono contenta che sono tornata- disse lei, chiudendo gli occhi e lasciando che lui facesse quello che voleva.
-Com’è andata ‘sti due giorni?- domandò lui.
La bionda ragazzina alzò le spalle; aprì gli occhi azzurri e intrecciò una mano con la sua, sfregandogli il dorso.
-Insomma... sai, va bene che ora abbiamo fatto pace e tutto... però...-
-Però cosa?-
-Lui... beh proprio non mi capisce. Anche se ci prova, non mi capisce. Sembra che viviamo su due pianeti diversi- spiegò seria tenendo gli occhi sulle loro mani.
-Ma tu, almeno, ci hai provato?- domandò cauto il ragazzo.
Davide continuava come incantato a far scorrere le sue dita fra i capelli biondi di lei; poi si chinò di più per guardarla negli occhi.
-Certo che ci ho provato! Ma se uno è negato, niente!- precisò immediatamente la bionda con fervore.
Davide sorrise scuotendo la testa. Francesca era stata per tre giorni a dormire da Damiano, e ora si stavano raccontando come era andata, dopo tre giorni che si erano visti poco o nulla.
-Mi scoccia dormire lì-
-Oh dai! Nemmeno un mese avete fatto pace e già rovini tutto?- fece il ragazzo.
-Senti mi hai rotto!-
La ragazza afferrò un lembo delle lenzuola e ci si avvolse.
Davide la osservò immobile. Per tre giorni era stato senza sentire una parolaccia, senza grida o biondine per casa. Per quanto volesse provare a negarlo, erano stati i tre giorni più lunghi di sempre.
-Ma almeno ti sono un po’ mancata? O mi hai già tradito?- chiese voltandosi poco con la testa lei.
Capendo che aveva il permesso di avvicinarsi Davide si infilò sotto le lenzuola, accanto a lei e si intrecciò al suo corpo.
-Magari con una senza pancia...- proseguì la bionda in attesa di una sua risposta.
-Perché proprio con una senza pancia?-
-Beh sai, io non sono certo uno stecco. Sono piuttosto una balena, come mi ricorda lo specchio- disse con una punta di tristezza.
Davide cominciò a baciarla, poi la guardò serissimo negli occhi.
-Non ascoltarlo-
Quella voce calda, seria e roca a Francesca piaceva da morire e la faceva sciogliere come ghiaccioli nel deserto.
-Non sa quanto si sbaglia-
Stettero a giocare sfregandosi fronte contro fronte e naso contro naso; Davide era capace non solo di farla sentire desiderata e amata come ragazza, ma di capirla, consigliarla e ascoltarla come amico.
E anche di farla piangere, consolarla e aiutarla sempre come un angelo, si diceva sempre.
 
Davide chiuse gli occhi, infilando la testa sotto il cuscino, stringendolo e deformandolo come voleva per consentire alla sua testa di poggiarsi bene.
Scalciò leggermente per tirarsi le lenzuola, era settembre inoltrato e iniziava a far fresco. Accanto a lui, dall’altra parte del letto una figura si girava puntualmente ogni due minuti, inquieta. Francesca si tormentava i capelli sudati, ansimando per il caldo che sentiva e cercando un po’ d’aria. La pancia le faceva male a tratti, impedendole di dormire tranquilla, e perciò, ora che l’orologio segnava le tre di notte, si prospettava un’altra notte insonne.
Dal giorno prima la pancia le doleva sistematicamente e questo, oltre al dolore fisico, aggiungeva un’ansia mentale pazzesca. Il tanto temuto giorno si avvicinava, ottobre stava arrivando e il bambino avrebbe potuto nascere anche prima. Dall’ultima ecografia era ormai totalmente formato e difatti lei si sentiva più debole che mai. Il dottore diceva che questo era normale, perché ora che era più grande il bimbo necessitava di più cibo. Le aveva consigliato di mangiare regolarmente e di non reprimere le voglie che le venivano, ma la ragazzina testarda, ferma nella sua convinzione di essere grassa e non volendo aggravare la situazione si rifiutava.
Ma ora la pancia le faceva male, non per la fame, e avrebbe potuto piangere di disperazione.
Non voleva, si rifiutava e impotente si agitava, ma non c’era nulla da fare. Il momento di partorire si avvicinava a gran velocità.
Davide non diceva mai nulla su questo, pensando che dovesse sbrigarsela da sola, e lei non voleva succedesse.
Di tanto in tanto tornava a leggere il libro sulla gravidanza. Faceva male, faceva male e avrebbe sofferto tantissimo.
Tutte dicono che fa male, ma poi la gioia del bambino compensa tutti gli sforzi.
-Ca**i- gemette lei tra i denti, nascondendo la faccia nel cuscino.
Non era vero nulla, a lei non fregava niente del bambino, le importava solo della sofferenza che avrebbe provato.
Tentava di convincersi che mancava un secolo, un’eternità; questo suo ragionamento aveva vacillato il giorno prima quando aveva cominciato a farle male la pancia, e la paura si era fatta strada facile in lei.
Ansimava sia per il caldo che per l’agitazione, e non riusciva a prendere sonno.
Ad un tratto si voltò di fianco per ghermire con le braccia il corpo dormiente di lui.
Davide sussultò e mezzo assonnato balbettò frasi senza senso.
-Che?- chiese al buio, riconosciuta la provenienza del fastidio.
-Non voglio farlo, non voglio farlo!-
Si lamentava piagnucolosa come un’anima in pena che non trova pace ed è a un passo dalla morte.
Il ragazzo gemette stanco, gettando la testa all’indietro.
-Sono le tre di notte ca**o..... cosa c’è?- domandò un po’ irritato.
-Mi vuoi bene Davide?- fece lei, abbracciandosi al suo braccio.
-Certo-
-E allora uccidimi!-
Con un vagito si nascose contro il suo corpo, scossa da un singhiozzo finto.
Lui intorpidito, assonnato, intontito, in una parola rinco*******o la guardò.
Francesca si girava, si toccava la pancia, prima rannicchiava le gambe e poi le stendeva, senza fermarsi.
La avvolse con un braccio e poggiò la testa contro la sua.
-Ti fa male la pancia?-
-Sì-
Sbadigliando in silenzio ma spalancando la bocca come un leone, Davide la abbracciò tutta e cominciò a massaggiarle il ventre gonfio e morbido.
La bionda smise di contorcersi e provò a calmarsi sotto le sue carezze; sembrò quasi che dopo una decina di minuti non provasse più dolore (Davide dormiva di certo), ma all’improvviso tornò ad ansimare preoccupata.
Gemette sconsolata, sedendosi sul letto per vedere se le dava più sollievo.
Stranamente il ragazzo notò il suo movimento, e per quanto non fosse al top della reattività capì che stava davvero male.
-Fra?-
La chiamò, allungando un braccio per toccarla.
-Francè?- ripeté.
La trovò e scivolò con le mani sulla sua schiena.
-Vuoi che chiamo il dottore?- domandò premuroso e un po’ preoccupato.
-No, il dottore no!-
Se avessero chiamato lui certamente avrebbe proposto di andare in ospedale, di ricoverarsi o peggio ancora avrebbe sentenziato che il bambino stava per nascere.
-Vieni qua dai...-
Anche lui si sedette e le mani che prima stavano immobili sulle sue spalle scivolarono giù, accarezzandole la schiena. A questo si aggiunsero baci distratti sulla nuca e sul collo. Davide aspettò il suo consenso per continuare, come facevano sempre, e quando lei spostò i capelli dall’altra parte del collo, lasciandogli più spazio, capì che poteva continuare.
Dopo che si fu divertito un po’ sulla sua pelle calda e morbida, arrossandola, mordicchiando piano e senza farle troppo male il collo, sorrise.
La ragazza intercettò nel buio il suo sorriso e stirò le labbra a sua volta.
-Io ti uccido biondina... sono le tre di notte!-
Risero piano, in silenzio e lei acconsentì a sdraiarsi sul materasso.
Forse la pancia le faceva ancora male, ma chissà perché ora, stretta abbracciata al suo torace, si addormentò come se fosse la sedicenne più felice del mondo.
 
Ormai di notte era una consuetudine svegliarsi, guardarla agitarsi e tornare a dormire per Davide. Quasi quasi, sapendo dalla sera prima che non avrebbe dormito perché la bionda si sarebbe svegliata nel cuore della notte, andava a dormire molto presto per compensare le ore passate da sveglio a calmarla.
Quella era la parte divertente. Farla star buona e calmare la sua agitazione, di solito abbracciandola, baciandola e dedicandole il maggior numero di attenzioni gli piaceva ed era uno dei rari momenti in cui sembrava veramente che stessero insieme. A Davide non piaceva star tutto il tempo a pomiciare, preferiva dormire, e Francesca riteneva che lui dovesse sudarseli, i suoi baci.
Ma infondo lei era pur sempre una ragazza, e ogni tanto, anche se non lo ammetteva e cercava di nascondere questo suo lato affettuoso, le piaceva sentirsi dire quelle sciocchezze che si dicono gli innamorati.
-Sei bellissima...mi fai stare così bene...- le diceva il ragazzo baciandola e nello stesso tempo facendole il solletico.
La ragazzina rise, cercando di sfuggirgli, ma si faceva prendere apposta.
-Quante ca**ate che dici...- disse con un sorriso ben nascosto.
-Però ti piacciono le ca**ate- osservò furbo lui.
Francesca esitò un attimo, poi lo guardò.
-Dimmelo di nuovo- si morse un labbro, poi rise assieme a lui.
Il giorno 27 settembre arrivò molto presto, troppo presto, ma nessuno dei due ragazzi avrebbe potuto immaginare cosa sarebbe successo.
Davide, la sera del ventisei, tornò a casa tutto stanco per le compere che aveva fatto dall’altra parte della città e Francesca era molto nervosa perché la pancia aveva ricominciato a farle male, male forte ad intervalli regolari.
-Senti secondo me dovremmo chiamare il dottore- disse lui mentre poggiava le buste pesanti sul tavolo.
-E invece no! Non ho bisogno del dottore, sto benissimo e posso fare da sola!-
La biondina era particolarmente agitata, e perciò tendeva a scattare alla minima cosa; il ragazzo non fu così stupido da replicare e quindi lei non ebbe occasione di sfogare la sua rabbia. La serata sembrava tranquillissima, a parte l’umore focoso e incavolato della ragazza.
Faceva smorfie ad intervalli regolari, quasi avesse incorporato un timer, e ogni ora un lamento molto più forte.
Mangiarono in silenzio la cena, poi Davide andò presto a dormire. Invece Francesca, sia per il dolore che per il nervosismo, non riuscì a dormire come ormai accadeva sempre da una settimana. Il che le procurava altro stress, come se non ne avesse già abbastanza.
Non riusciva a stare tranquilla, e per quanto cercasse di convincersi, in base alle precedenti esperienze, che Davide l’avrebbe fatta star calma, sentiva che questa volta era diverso.
Non sapeva dire da dove le venisse tale sicurezza, ma aveva la sensazione che ci fosse qualcosa che non andava. E questo la metteva ancora più in ansia.
Andò in camera da letto e si stese, giusto per provare ad addormentarsi.
Stranamente, qualche minuto dopo il suo respiro era regolare e il dolore alla pancia era solo un lontano ricordo, oscurato dal sogno che stava facendo.













Mille grazie ai preferiti, a chi segue la storia e chi la legge solo.

Marty McGonagall: ma quale modesto parere? I tuoi modesti pareri mi aiutano molto, invece. Oh certo, i battibecchi fra loro due temo che rimarranno sempre. Ecco bene, forse hai ragione tu, avrei dovuto parlare un po' di più del ritorno a scuola. Mhm... mmm... beh, ormai è un po' tardino per inserire altro, visto che si profila all'orizzonte un nuovo evento... Mea culpa, allora. Caspita, dopo una ola del genere ti dovrebbero dare il premio per la miglior tifoseria... complimenti la Curva Nord sì che è un esempio di tifo intelligente.

wanda nessie: dannazione, non so cosa risponderti... sono anche io senza parole. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto.

bribry85: bene, in primis ti ringrazio dei complimenti, e in secundis sì, ti dò ragione, Francesca e Davide stanno diventando più complici.

GinTB: bene, e io sono ufficialmente orgoglioso di averti reso felice. Beh, non so se la mia storia ha effetti collaterali allucinogeni... dovrò controllare.

FeFeRoNzA: sono molto onorato che questa sia la tua prima recensione lunga... "tu sai descrivere la dolcezza che il bisogno di un abbraccio o di un bacio sa trasmettere a chi ama e a chi, come me, adora questi momenti." Caspita spero di essere all'altezza dei complimenti. Ahahaha sì, esattamente, hai colto nel segno, Francesca ci ha proprio preso gusto...

Urdi: Eh sai, non lo capisco manco io, e altro che bannarla, io la manderei direttamente a... beh, insomma... grazie dei rinnovati complimenti, sei molto gentile. Per il disegno: ma figurati, io non intendevo che devi farlo seriamente, è solo che è un commento che mi ha colpito molto. Deve piacerti tanto disegnare, allora. Ti auguro un buon proseguimento di settimana.

Nor: dunque... tu dici che è troppo presto perchè loro due si scoprano innamorati? Dovevo aspettare ancora un poco? Bene, vedrò di farti vedere un Davide così nei prossimi capitoli. E hai detto una cosa giusta... il parto si avvicina...

MissQueen: Buonasera a te. Oh che bello, grazie, ora so la radice quadrata di 166679044,8871, il che è molto utile. Va bene, d'accordo, non posso pretendere che tu -essendo una letterata- adori la matematica, come me. Va bé.
Ahaha sei un po' gelosa di Davide? Attenta che non ti senta Francesca... sì sì, ho capito che vuoi dire, beh grazie. Anche se ancora non hanno fatto nulla. Beh, come mi ha detto giusto stamattina una certa persona, "se qualcuno dedica anche solo un'ora della sua giornata, sicuramente ha molto tempo da perdere...". Dunque, secondo ciò, perderesti il tuo tempo. Ma fa piacere sentir dire certe cose.

_diable_: bene, meglio tardi che mai, e grazie tante dei complimenti. Non so se proprio da quei tempi del bar quei due erano innamorati... forse era troppo presto, almeno per Francesca.

Emily Doyle: dannazione, lo so, lo so che il Napoli ha vinto... purtroppo lo so... argh. Beh, dopo il fuori programma calcistico, eh, manca solo la nascita del bambino. Hai detto niente...

Jiuliet: Ciao. "Cresce ad ogni capitolo, come il pancione di Francy". Che bel paragone. E comunque, c'è sempre da imparare nella vita.

Devilgirl89: ma certo che San Marco è sempre lì... ci mancherebbe...dunque, bentornata. Ma quale scrittore nato... cosa c'è di me nel capitolo precedente?

ambris: grazie mille, spero di meritare questi complimenti...

Anomis: mamma mia che onore, quanti complimenti... onerosi e spero di non deludere le aspettative adesso. Caspita, grazie, grazie mille.  "questa storia con ogni capitolo che scrivi mi lascia dentro qualcosa, emozioni spesso anche contrastanti, mi lascia amarezza,simpatia,dolcezza...". Caspita, non ho parole. grazie.
  
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