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DARKNESS
INSIDE
Era
successo circa un mese prima.
Davide
era in macchina, si stava dirigendo alla tavola calda di Monica;
aveva promesso alla sua fidanzata di pranzare da lei.
Tuttavia,
mentre guidava, pensava a tutt'altro che a lei. Pensava a Elena, la
sua migliore amica. Le due erano inseparabili da un bel po', lo erano
già quando lui e Monica si erano conosciuti. Davide aveva come
l'impressione di non andare a genio a Elena, perciò avrebbe
voluto che le cose cambiassero.
Il
negozio di lei non era tanto distante dalla tavola calda, così,
d'impulso, decise di provarci. Aveva fatto una piccola deviazione di
tragitto e si era parcheggiato poco distante dall'ingresso.
Quando
entrò nel piccolo negozio di alimentari, Elena stava finendo
di servire una cliente e le due chiacchieravano del più e del
meno intorno al bancone.
Lui
attese per un po', e quando la cliente lasciò il negozio con
un sorriso, si avvicinò al bancone e rivolse a Elena
un'occhiata accattivante.
«Ciao
Davide, cosa posso fare per te?»
«Stai
per andare a pranzo da Monica?» domandò lui, senza
rispondere alla domanda della ragazza.
«Non
so se ce la faccio. Ho da fare qui.»
«Allora
è perfetto.»
«Perfetto
per cosa?» indagò lei, inclinando leggermente la testa
di lato.
«Stavo
cercando qualcosa... del cioccolato» disse Davide,
guardandosi distrattamente intorno.
«Vuoi
regalarlo a Monica? Lei adora quello con le nocciole!» saltò
su Elena, uscendo da dietro il bancone e avviandosi verso uno
scaffale alal sua sinistra.
«No,
non per lei.»
Elena
si bloccò. «Allora?»
Davide
si avvicinò in fretta a lei e la afferrò per i polsi,
bloccandoli con una sola mano.
«Cosa
fai?!» sussultò lei.
«Non
spaventarti, voglio parlare. Ho sempre pensato che non ti stessi
molto simpatico, è così?»
Elena
pareva terrorizzata e Davide non riusciva a capire il perché.
Forse aveva esagerato nel momento in cui l'aveva afferrata per i
polsi, ma temeva che lei non avrebbe voluto parlare con lui.
«Ma
che dici? Non è vero! Ora puoi lasciarmi?»
«No
che non posso. Dimmi la verità» la sollecitò lui,
tenendo i suoi polsi con una sola mano; con l'altra le sollevò
il mento e la costrinse a guardarlo.
«Ma
è così. Si può sapere cosa vuoi, Davide? Mi
lasci o no? Monica non sarebbe d'accordo se sapesse...»
Davide
allora si infuriò. La schiacciò con forza contro uno
scaffale e qualche alimento cadde a terra. Una rabbia cieca stava
montando dentro di lui e annebbiava tutti i suoi pensieri. Non
sopportava quel trattamento da una ragazza scialba e insignificante
come lei, anche perché non riusciva a capire cosa le avesse
fatto di male per meritarselo.
«Monica
non lo saprà mai. Mai. Capito?» ringhiò
tra i denti.
Elena
annuì in preda al terrore e cercò di non muoversi, per
evitare di accrescere la collera di Davide.
Lui
infilò una delle sue cosce tra quelle di lei e la costrinse a
dischiuderle, poi fece scivolare la mano libera sotto la sua gonna e
frugò per qualche istante dentro le sue mutandine.
Fece
tutto ciò senza staccare gli occhi fiammeggianti da quelli di
Elena, la quale sembrava sempre più terrorizzata e stentava a
respirare regolarmente.
Davide
estrasse la mano poco dopo e la annusò come un lupo famelico,
poi fece una smorfia e sibilò: «Anche tu mi fai schifo».
Detto
questo la lasciò andare e lei rimase appoggiata allo scaffale,
con le gambe che tremavano.
«Cercavo
del cioccolato... del cioccolato amaro come la vita, dolce come la
morte.»
Davide
uscì dal negozio ed Elena ebbe due certezze in quell'istante:
non avrebbe mai raccontato l'accaduto a Monica; e mai più
avrebbe dimenticato quelle parole, anche se non riuscì più
a dare un nome alla persona che le aveva pronunciate.
Poi
Davide cominciò a lasciare quei messaggi minatori, quei
messaggi che riportavano la stessa frase che le aveva detto quel
giorno. Si era parecchio compiaciuto di sé nel momento in cui
si era reso conto di aver pronunciato delle parole a effetto, così
quello divenne il suo motto.
Il
fatto che lui avesse provato a mettere le mani addosso a Elena, aveva
fatto scattare qualcosa in lei, anche se non se n'era resa
immediatamente conto: i sogni erano apparsi pochi giorni dopo, sogni
confusi che lei non ricordava al risveglio e che tuttavia le
lasciavano l'amaro in bocca. Non riusciva a spiegarsi il perché
e aveva fatto di tutto per non pensare al comportamento inaudito di
Davide; si era messa in testa di salvaguardare il rapporto tra lui e
la sua amica, pensava di non essere la persona adatta a distruggere
ciò che si era creato tra i due.
L'accaduto
parve addirittura non turbarla più di tanto. Non andò a
pranzo da Monica né quel giorno, né i tre giorni
successivi; poi riuscì a calmarsi e si accorse che far finta
di niente era più semplice di quanto credesse.
Non
sapeva che tutto sarebbe degenerato di lì a poco.
Davide
aveva deciso di vendicarsi. Aveva deciso che avrebbe arrecato dei
danni a quella sgualdrina: non l'aveva mai potuta sopportare, la sua
amicizia con Monica era decisamente morbosa per i suoi gusti e voleva
che le due si allontanassero. Pensava che, distruggendo la sua
attività commerciale e lasciando Elena in mezzo a una strada,
lei sarebbe tornata a vivere con sua madre fuori città e le
due si sarebbero allontanate definitivamente, o almeno non si
sarebbero più viste come facevano abitualmente.
Lui
e Monica non avevano più un attimo di pace, né un
momento di intimità; spesso e volentieri Elena usciva con loro
o veniva invitata a cena da Monica. Lei diceva che non voleva
lasciarla sola, perché da quando Elena aveva subito un brutto
colpo dal suo ex, non era più la stessa. Monica temeva che
potesse cadere in depressione.
Davide
voleva proprio questo: il negozio per Elena era una certezza, lui
l'avrebbe distrutta.
Aveva
avuto paura, veramente paura, quando Elena disse di essere stata
stuprata.
Lui
non era arrivato a tanto, ma temeva che lei potesse accusarlo di ciò
che aveva tentato di fare un mese prima.
Le
cose degenerarono con questa storia dei presunti abusi sessuali
subiti dalla ragazza. Davide non riuscì più a stare
accanto a Monica, fingendo di non sapere niente di ciò che era
accaduto in negozio, mentre nella sua mente spesso apparivano le
immagini dei suoi atti vandalici all'interno di quella piccola
attività commerciale. Ciò che ricordava con maggior
piacere era la soddisfazione che aveva provato nel ridurre tutto in
un meraviglioso caos, sapendo che Elena ne sarebbe uscita sconfitta
in ogni caso.
Poi
a qualcuno venne in mente di fare il test del DNA. Parlarono di
controlli preventivi a cui sottoporre i clienti abituali del negozio
e gli amici più stretti della vittima.
Ma
quella stupida non aveva amici, quindi ci volle ben poco per arrivare
a lui. E per incastrarlo.
Mentre
ripensava a tutta la storia, Davide sedeva su una branda, nella sua
cella. Aveva fatto a pugni con un compagno poco prima e si tamponava
le ferite sul viso con la camicia sudicia che portava da quando era
stato recluso.
Era
stato sfortunato. Se non fosse venuta fuori questa stronzata dello
stupro e il passato di Elena non fosse venuto a galla proprio in quel
momento, lui l'avrebbe passata liscia e il suo piano avrebbe
funzionato perfettamente.
In
quel momento lui e Monica sarebbero potuti essere felici insieme, ed
Elena sarebbe stata lontana anni luce da loro.
Ma
quella sgualdrina aveva vinto. Ancora una volta lo aveva allontanato
dalla donna che amava, e stavolta le cose sarebbero state definitive.
Davide
sospirò e sollevò lo sguardo, ritrovando il compagno di
cella che, raggomitolato su se stesso in un angolo, lo guardava in
cagnesco.
«Ne
vuoi ancora, eh?» fece quello, alzando la testa di scatto.
Davide
scosse il capo. «Per oggi no. Pace?»
«Pace,
brutto stronzo.»
Cari
lettori, eccomi qua.
Come
promesso, ho scritto questo spin off per cercare di spiegare la
vicenda di Elena dal punto di vista di Davide, nonché il suo
coinvolgimento nei fatti accaduti.
Qualcuno
credeva che lui fosse lo stesso uomo che violentò Carmela,
qualcuno non capiva perché Davide l'avesse fatto, qualcun
altro ha sperato fino all'ultimo che lui fosse innocente e che
sembrasse soltanto colpevole, visto come si stava comportando con
Monica nell'ultimo periodo...
Insomma,
spero che ora siate soddisfatti, spero di aver chiarito ogni dubbio e
di avervi dato delle spiegazioni accettabili e comprensibili :)
Grazie
a chiunque sia arrivato fin qui, anche a chi non ha letto “Dark
is not too black” ed è stato incuriosito da questa OS!
Alla
prossima! =)
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