Capitolo #4
From:
Izzy
To:
Alec
"Fratellone!
Che stai facendo in questo momento?"
From:
Jace
To:
Alec
"Ehi
bro, che ne dici di vederci per una bella chiacchierata?"
Alec
sospirò profondamente, bloccando lo schermo del suo telefono
e decidendo di ignorarli bellamente entrambi.
Erano giorni
che i suoi fratelli andavano avanti in quel modo: continui messaggi e
telefonate, quasi stessero cercando di farlo uscire pazzo per
l'esasperazione.
A chiunque
altro tutta quella premura poteva anche apparire come una cosa dolce,
ma di certo non a lui.
Conosceva
abbastanza Jace ed Izzy da sapere che quello non era affatto banale
interessamento, ma una vera e propria forma di costante sorveglianza.
Evidentemente,
qualcosa nel suo comportamento dei giorni passati, doveva averli
insospettiti più del dovuto.
E quella era
la stupenda conseguenza.
Doveva
trovare al più presto un modo per dissipare i loro sospetti,
qualunque essi fossero, prima di ritrovarseli ancora più
alle costole.
Magari
appostati fuori da casa sua che tenevano sotto controllo la situazione
con l'aiuto di binocoli e cimici spia.
Quel
pensiero gli diede i brividi: erano entrambi più che capaci
di fare una cosa del genere.
Cercando di
allontanare quell'immagine agghiacciante dalla sua mente,
tornò a concentrarsi su Magnus, ancora raggomitolato sul
divano di casa sua con un adorabile broncio stampato in volto.
Era davvero
incredibile quanto quel ragazzo potesse essere ostinato: erano oramai
più di quattro giorni che si trovava a casa sua, eppure non
era riuscito a tirargli fuori neanche una misera sillaba.
Iniziava
seriamente a contemplare la possibilità di creare in qualche
modo un siero della verità e di farglielo ingurgitare a
forza; di sicuro sarebbe risultato un processo di gran lunga meno
impegnativo.
Ma se non
altro, i tentativi di fuga si erano drasticamente ridotti.
Certo, Alec
era stato comunque costretto a sorvegliarlo costantemente ma, almeno
per il momento, Magnus sembrava intenzionato a starsene buono.
In quei
giorni di convivenza si era ritrovato ancora di più ad
apprezzare il carattere ironico dell'altro che, in un modo o
nell'altro, riusciva sempre a coglierlo di sorpresa con le sue uscite
strampalate e le costanti frecciatine maliziose.
Iniziava
davvero ad affezionarsi a quel ragazzo a tratti scontroso e
rompiscatole, e di giorno in giorno cresceva la sua determinazione nel
salvarlo.
Indipendentemente
da quanto lui potesse pensare di sé stesso, Alec era sempre
più convinto che in Magnus ci fosse del buono.
Doveva solo
trovare il modo di fargli capire che di lui poteva fidarsi.
Ti
pare facile.
«
Stai immaginando il momento in cui arriverà il principe
azzurro a salvarti dalla strega cattiva, principessa?
» chiese ironicamente al ragazzo, vedendo come questo si
ostinava a fissare la porta con espressione assorta. Un altro po' e ci
avrebbe lasciato un buco.
Magnus si
riscosse dal suo torpore, rivolgendogli un’occhiataccia che
sicuramente in origine voleva essere truce, ma che risultò
solo indignata.
«
Ti sembro per caso il tipo che sogna il principe azzurro ad occhi
aperti, io? E poi a cosa vuoi che mi serva, quando ho il mio adorato e
prode cavaliere
al mio fianco? » replicò sarcasticamente,
portandosi una mano sul petto ed esibendosi nella sua migliore
espressione da diva.
Di fronte a
quella scena Alec non riuscì a trattenersi dallo scoppiare a
ridere fragorosamente, scuotendo la testa rassegnato.
Convincerlo
a smetterla di chiamarlo in quel modo era una battaglia persa.
«
Meglio così, anche perché non verrà
nessuno a tirarti fuori. Hai avuto la tua possibilità di
fuga e l'hai sprecata, più che miseramente aggiungerei.
» esclamò con un ghigno, dondolandosi leggermente
indietro sulla sedia su cui era seduto.
Magnus gli
fece un gestaccio, riuscendo a mantenere un'aura di
superiorità anche mentre lo mandava poco carinamente a quel
paese.
«
Non ci giurare; prima o poi il tuo amico dell'altro giorno
tornerà a farti visita e nel momento in cui abbasserai la
guardia.. puff! » ribatté poi, agitando le dita su
quell'ultima parola, quasi ad imitare un prestigiatore alle prese con
uno dei suoi trucchi di magia.
Alec
inarcò le sopracciglia, guardandolo con aria palesemente
divertita.
Credeva
davvero che fosse così stupido da commettere lo stesso
errore due volte?
Povero
ingenuo.
«
Mi dispiace deluderti, ma Jace non tornerà a farmi visita
tanto presto. Era passato solo a chiedere informazioni su quel Bane.
Temo dovrai trovare un altro modo per dartela a gambe! » gli
rispose subito dopo, cercando di mantenere un tono allegro e di
studiare allo stesso tempo la sua reazione nel sentirlo fare
riferimento a quella storia.
Non era
certo la prima volta che provava a tirar fuori qualche allusione
sperando di spingerlo a tradirsi in qualche modo. Ed anche se fino ad
allora non aveva funzionato, ciò non voleva dire che prima o
poi Magnus non avrebbe commesso un passo falso.
Deludendo
per l'ennesima volta tutte le sue aspettative però, l'altro
rimase completamente impassibile, limitandosi a corrugare leggermente
la fronte quasi stesse cercando di ricordare chi fosse.
Altro
che il trafficante d'armi, Magnus doveva fare l'attore.
«
Ti riferisci a quel tizio di cui mi parlavi? Aspetta, cos'era? Uno
spacciatore? » chiese poi, con un tono talmente ingenuo che
portò ancora una volta il moro a complimentarsi mentalmente
per la sua bravura.
Se proprio
voleva ostinarsi a giocare a quel gioco, Alec di certo non si sarebbe
tirato indietro.
«
In realtà è un trafficante d'armi, non uno
spacciatore. Anche se è "spacciato" in ogni caso, tanto per
usare un gioco di parole. » replicò difatti,
facendo appello a tutta la naturalezza a sua disposizione.
Nessuno
avrebbe detto che in realtà fosse perfettamente a conoscenza
dell'identità dell'altro e che gli stesse tendendo una
trappola; lo stesso Magnus non sembrava avere il minimo dubbio.
Certo, aveva
senz'altro capito che Alec lo aveva ricollegato in qualche modo a
quella faccenda, ma non sapeva certo fino a che punto si erano spinte
le sue intuizioni.
«
Perché? L'hanno arrestato? »
Come
se tu non lo sapessi.
Alec scosse
lentamente la testa, continuando ad analizzare con occhio critico
l'espressione genuina di Magnus.
Sembrava
quasi stessero parlando del tempo e non delle probabilità
che lui finisse in carcere.
«
Non ancora. Vedi, Jace e il generale sono addosso da un po' ad un
gruppo di trafficanti di armi, ma non erano riusciti a scoprire niente
di concreto fino ad ora. E adesso che hanno capito chi è
l'intermediario.. poveretto, gli daranno la caccia in tutti i modi
possibili. » annunciò seraficamente Alec
stringendosi nelle spalle, come se quello a cui stava fornendo la
notizia non fosse il diretto interessato.
Magnus
sospirò, con un'espressione di finta commiserazione stampata
sul volto.
«
Già, poveraccio. Comunque questo Jace chi sarebbe, un
poliziotto? E poi perché è venuto a chiedere
proprio a te? Non dirmi che approfitti di quel faccino tanto carino per
fare la spia! » esclamò poi scherzosamente,
dandogli una leggera spintarella sulla gamba.
Alec si
sforzò di non arrossire per quel complimento spiritoso - non
sarebbe stata una cosa molto dignitosa - tornando a concentrarsi sulla
conversazione.
«
In realtà Jace non è un poliziotto, ma un
soldato; esattamente come me. »
A quell'
affermazione Magnus sgranò gli occhi palesemente allibito,
con la bocca aperta dalla sorpresa.
«
Mi stai prendendo in giro?! Tu
un soldato?! » esclamò poi, senza accennare
minimamente a darsi un contegno.
Alec non
credeva certo che il suo lavoro lo avrebbe sconvolto così
tanto.
Dopotutto
era Magnus quello che smerciava armi illegali per vivere, per cui cosa
ci trovava di tanto scioccante nel far parte dell'esercito?
«
Già. Non che nessuno dei due abbia avuto molta scelta,
considerando che siamo i figli del generale della British Army. Perfino
nostra sorella Izzy è stata addestrata fin da piccola per
fare questo. » replicò semplicemente Alec, con un
sorrisino appena accennato di fronte al palese stato di shock in cui
era caduto l'altro.
Probabilmente
si stava maledicendo in turco per essersi fatto salvare niente di meno
che da lui.
«
Beh, wow.
Questa davvero non me l'aspettavo. Anche se devo ammettere di aver
notato che tendi ad assumere un certo tono di comando, quando ti faccio
arrabbiare. Eredità paterna? » gli
domandò ironicamente Magnus, inarcando appena le
sopracciglia.
Alec
ridacchiò, colto in fragrante.
Aveva
utilizzato spesso dei modi un po' bruschi con lui, ma quel ragazzo
davvero non gli aveva lasciato scelta; era così
maledettamente testardo che doveva dare fondo a tutto il suo lato
militaresco per tenerlo a bada.
«
Potremmo dire così. Anche se tu devi ammettere che ti ci
metti d'impegno per farmi perdere le staffe, o sbaglio? »
L'unica
risposta a quella domanda fu un sorrisetto divertito da parte di
Magnus, che si strinse nelle spalle come a voler dire "che vuoi farci,
sono fatto così".
Per alcuni
istanti Alec credé che quella conversazione fosse finita
lì, ma evidentemente l'altro non era dello stesso avviso.
«
Quindi... Cosa si prova a crescere con un padre così?
» gli chiese infatti, sinceramente curioso di sapere qualcosa
di più di quel bel ragazzo dagli occhi blu.
Alec per
alcuni istanti restò spiazzato; poteva contare sulle dita di
una mano le volte in cui qualcuno si era premurato di chiedergli una
cosa del genere.
Ancora una
volta, Magnus era riuscito a sorprenderlo senza nemmeno rendersene
conto.
«
E'.. impegnativo. Mio padre ha sempre preteso il massimo da me. In
quanto suo primogenito ha sempre voluto che fossi un esempio, sia per i
miei fratelli che per i suoi uomini. Avevo appena sette anni quando
iniziò ad addestrarmi. Ricordo ancora le interminabili ore
di esercitazioni e tutte le volte che me ne tornavo nella mia stanza
sconvolto e dolorante. Quella non è propriamente la vita
adatta ad un ragazzino di quell'età. »
iniziò a spiegare senza quasi rendersene conto, troppo
assorto nei ricordi.
Quanto gli
era sembrato difficile allora l'essere costretto a far parte di una
famiglia del genere, quanto si era sentito sotto pressione nel
tentativo di mantenere la facciata di figlio e soldato modello.
Solo un paio
di anni prima si era reso di conto di quali fossero davvero le cose
importanti.
Aveva avuto
bisogno di essere catapultato in una tragedia, per capire che tutte le
sue paranoie erano inutili.
Non che
quella scoperta gli fosse servita poi a molto: era stato comunque
costretto ad essere forte per Jace ed Izzy, mettendo di nuovo
sé stesso in secondo piano.
«
Ma è terribile! Posso capire la disciplina ma.. sette anni?
Andiamo, questa è una specie di dittatura! Non ti
è mai venuto in mente di ribellarti o, che so, di fare
qualcos'altro? » saltò su Magnus indignato,
distogliendolo dalle sue riflessioni.
Alec lo
osservò, piacevolmente colpito da quella sua reazione: non
si aspettava certo che prendesse così a cuore la sua storia
personale.
Vedi
di non farti troppe illusioni, per cortesia. Continui a non essere
nemmeno un labile ricordo.
«
In realtà non è poi così male, mio
padre mi ha cresciuto in modo che fossi forte ed indipendente. E poi mi
piace quello che faccio, aiutare le persone e proteggere chi amo.
» gli rispose dopo appena qualche attimo di esitazione,
studiandosi distrattamente le unghie per evitare lo sguardo penetrante
dell'altro. Poteva chiaramente percepire quegli occhi verdi che gli
bruciavano addosso.
«
Non mi riferivo tanto a questo, quanto al fatto di essere costretto ad
essere un modello per tutti. Nessuno dovrebbe avere una simile
responsabilità. » lo sentì dichiarare
in modo risoluto, come se un pensiero del genere potesse essere un
affronto personale.
Alec
sollevò lo sguardo, fissando l'altro negli occhi. Non
poté fare a meno di notare quanto fosse bello, con
quell'espressione seria e decisa.
«
Ho smesso di preoccuparmi tempo fa di quello che gli altri pensano su
di me. Gli unici la cui opinione mi importi qualcosa sono i miei
fratelli, Izzy e Jace. Sono la mia famiglia e in quanto fratello
maggiore è mio dovere badare a loro ed essere il loro punto
di riferimento. » replicò poi, e poté
quasi giurare di vedere un lampo di ammirazione brillare in quelle
iridi verdi.
Così
nostalgico.
«
Tutto questo ti fa onore Alexander, ma non puoi continuare a
proteggerli in eterno. Senza contare poi, che nessuno può
essere perfetto. Di questo passo finirai per crollare. »
affermò Magnus lentamente, con il tono di un vecchio saggio
che cerca di impartire una lezione di vita ad un discepolo ribelle.
Cercando di
non far vedere quanto quelle parole lo avessero colpito, Alec
accennò ad un minuscolo sorriso, cercando di alleggerire
quella situazione che stava diventando fin troppo seria e personale.
«
Da quando mio padre ha smesso di essere così rigido non ho
più tanto bisogno di essere perfetto. E poi non mi dirai che
sei preoccupato per me! Sono più forte di quanto sembri, principessa.
»
L'altro
alzò gli occhi al cielo, manifestando il suo dissenso per
quel nomignolo.
Sapeva
perfettamente che l'essere chiamato in quel modo lo infastidiva, ed era
proprio per questo che si ostinava a continuare così.
Una piccola
rivalsa, sopratutto se così insignificante, era dovuta visto
tutti i guai che gli stava procurando.
«
Cosa hai fatto per sciogliere a tal punto il signor ghiacciolo? Qualche
impresa eroica con un salvataggio spettacolare? »
ribatté immediatamente Magnus ghignando.
Il suo
voleva essere un gioco, una provocazione.
Per questo
restò scioccato nel vedere un velo di tristezza calare su
quei bei occhi blu.
«
Io.. no. Avrei tanto voluto riuscirci, ma non ce l'ho fatta.
» mormorò il ragazzo, guardandosi la punta delle
scarpe.
Sembrava
quasi che le parole fossero rotolate fuori dalla sua bocca senza che ne
avesse il completo controllo.
Magnus
valutò per un attimo la possibilità di fare
domande su quel repentino cambio di umore, curioso di sapere cosa
avesse mai detto di tanto sbagliato per farlo reagire in quel modo.
Decise
però che fosse meglio dare al ragazzo la
possibilità di scegliere se spiegarsi o meno: sapeva bene
quanto fosse snervante essere pressato con domande alle quali non
vorresti mai rispondere.
«
Due anni fa, mia madre è stata uccisa. » riprese
l'altro, in un tono così sommesso che Magnus dovette
sporgersi in avanti per cogliere appieno le sue parole.
Non appena
riuscì a registrare quello che aveva appena sentito, per
alcuni istanti non fu in grado di fare altro che non fosse restare a
bocca spalancata per lo shock.
«
Come è successo? » si ritrovò poi a
chiedere quasi contro la sua volontà, combattuto tra il
desiderio di non essere invadente e quello di venire a conoscenza di
tutti i dettagli.
Alec lo
guardò appena, passandosi distrattamente una mano tra i
capelli corvini.
«
Non siamo mai riusciti a capirlo con certezza, ma credo che si sia
immischiata dove non avrebbe dovuto. Non che la cosa mi sorprenda poi
tanto: sarebbe stato tipico di lei. »
iniziò a raccontare, spinto da un istinto che neanche lui
sapeva spiegarsi del tutto, mentre le sue labbra si incurvavano in un
sorriso amareggiato.
Magnus
continuava ad osservarlo attentamente, senza perdersi neanche una sola
parola.
Avrebbe
voluto porgergli ulteriori domande, ma temeva di interrompere quel
momento di confidenza che, chissà come, si era venuto a
creare.
Si impose
quindi di starsene zitto, aspettando che occhi blu fosse pronto a
continuare.
«
Mia madre, Maryse, è sempre stata fin da giovane una donna
dotata di un carattere ferreo e di una determinazione unica. Credo sia
stato proprio per questo motivo che mio padre ha finito per
innamorarsene perdutamente: era l'unica abbastanza caparbia e
coraggiosa da tenergli testa. » rise appena, mentre con la
mente ripercorreva quei dolorosi ricordi.
Era ancora
una ferita aperta per lui, nonostante fosse passato così
tanto tempo da sembrare quasi un’eternità.
«
Era impossibile non ammirarla per la sua forza d'animo che la portava
sempre a combattere con ardore per quello che credeva giusto. Sia io
che i miei fratelli abbiamo sempre visto in lei un modello da imitare,
un punto di riferimento, una guida. » proseguì,
mentre una scintilla di orgoglio balenava in quegli occhi
meravigliosamente azzurri.
Magnus si
chiese quanto stesse soffrendo nel parlargli di sua madre, ma non
provò nemmeno a fermarlo. Lo lasciò parlare,
ascoltando quel fiume di parole che era rimasto arginato per troppo
tempo.
«
Quando io e mio padre ci siamo trovati alle strette dopo che lui era
venuto a conoscenza della mia omosessualità, - inutile dirti
che per il generale solo l'idea dell'esistenza di un soldato gay era un
insulto alla divisa e allo stesso esercito - è stata lei a
prendere le mie difese e a fare di tutto per mantenere unita la nostra
famiglia. »
Alec
continuava a tenere lo sguardo fisso davanti a sé, rivivendo
nella mente quei ricordi.
Magnus, nel
mentre, analizzava la sua espressione assorta, cercando di capire cosa
gli stesse passando per la testa.
Gli sembrava
leggermente sconvolto, con gli occhi lucidi ed i capelli scomposti dopo
tutte le volte che ci aveva passato le mani senza accorgersene. Non che
qualcuno potesse biasimarlo, ovvio.
«
Doveva essere davvero una persona straordinaria. »
esordì con tutta la delicatezza di cui era capace, cercando
di riportarlo alla realtà.
Il suo
tentativo sembrò funzionare, dal momento che Alec si
riscosse e, voltandosi verso di lui, gli rivolse un'espressione di
gratitudine mista ad orgoglio.
Era evidente
quanto le volesse bene e quanto doveva aver sofferto per quella perdita.
«
Già, lo era. Forse anche un po' troppo; magari se non fosse
stata così maledettamente coraggiosa a quest'ora sarebbe
ancora qui. » gli rispose subito dopo, sospirando
profondamente e scompigliando i capelli per la decima volta nel giro di
pochi minuti.
Magnus
restò ancora una volta in silenzio, seguendo con lo sguardo
i movimenti dell'altro, chiaramente dettati dal nervosismo.
«
Quella fatidica sera ha telefonato nel bel mezzo della notte alla
nostra base, in preda al panico. Io ero lì, insieme ad un
paio di altri uomini ad ultimare una strategia per una missione che
stavamo organizzando già da un po', quando il telefono ha
squillato. » riprese fiato, come se avesse avuto
bisogno di più aria nei suoi polmoni per continuare quella
che per lui doveva essere una storia devastante.
«
All'inizio ho fatto fatica a capire cosa stesse dicendo, tanto era
agitata. Continuava a ripetere che non avrebbe dovuto essere
così stupida da andare a controllare da sola, che "stavano"
sicuramente per fargliela pagare. Ho provato a farmi spiegare a chi si
riferisse, cosa stesse succedendo, ma continuava solo a ripetermi che
le stavano dando la caccia. Prima ancora di rendermene conto ero uscito
in strada a cercarla e giuro, ho cercato di fare il più in
fretta possibile, ma non ce l'ho fatta. Quando sono arrivato, era
già troppo tardi. » la voce gli si
incrinò, e Magnus si sentì in dovere di
trasmettergli sicurezza, avvicinandosi a lui e passandogli una mano
sulla schiena proprio come si faceva con i bambini.
Alec gli
sorrise, prima di continuare a parlare: « L'unica cosa che un
minimo mi consola, è che sono almeno riuscito a beccare il
bastardo che le aveva appena sparato, godendomi la soddisfazione di
vederlo sbattuto dietro le sbarre per il resto della sua vita. Mio
padre ha tentato in tutti i modi di farlo parlare, utilizzando metodi
di certo non consoni, ma tutto ciò che è riuscito
a scoprire è che quell'uomo era stato mandato da "qualcuno"
che non aveva gradito che mia madre avesse scoperto qualcosa di troppo.
» sospirò, socchiudendo gli occhi.
«
Anche se ha smesso da tempo di parlare della cosa, sono sicuro che il
generale stia ancora cercando di scoprire chi sia stato a dare
quell'ordine, di capire cosa sia successo davvero quella
notte. E da allora, forse per il trauma, forse perché ha
capito anche lui come le cose più importanti ti possano
essere strappate via senza preavviso, mio padre ha finito col cambiare
completamente atteggiamento, perdendo tutta la sua rigidità
e facendo di tutto per rinsaldare il rapporto con i suoi figli. Credo
la mamma sarebbe orgogliosa di lui per questo. »
Per alcuni
attimi, alla fine di quel discorso, un silenzio assordante cadde nella
stanza.
Alec ancora
assorbito nel passato e Magnus troppo sconvolto da quelle rivelazioni
per cercare di formulare un pensiero coerente.
Quest'ultimo,
in particolar modo, continuava a fissare quel ragazzo dal passato
più oscuro rispetto a quanto avrebbe potuto immaginare,
cercando di trovare qualcosa di intelligente da dire.
Mai
tentativo fu più vano: tutta la loquacità di cui
si era sempre vantato così tanto, sembrava essersi dissolta
nel nulla.
Inaspettatamente
fu proprio Alec a riprendere per primo la parola.
«
Sai qual è la cosa più brutta? Non l'essere stato
costretto a fare forza ai miei fratelli, non il vedere mio padre
sconvolto per la prima volta in vita mia, bensì la
consapevolezza che se fossi stato più veloce, se fossi
arrivato in tempo magari le cose non sarebbero andate così.
E' colpa mia se è morta, non sono riuscito a salvarla.
» sussurrò, mentre la sua voce si rompeva appena
su quelle ultime parole.
Sospirò
profondamente, cercando di darsi un contegno.
In tutto
quel tempo non era mai crollato, non si era mai concesso debolezze e
non aveva certo intenzione di iniziare in quel momento, per di
più davanti a Magnus.
Si
ritrovò a chiedersi come gli fosse venuto in mente di
confessare il suo senso di colpa proprio a lui, quando non era mai
riuscito ad ammettere fino in fondo neanche a sé stesso cosa
provasse.
Si stava
completamente rincretinendo, non c'era alternativa.
L'unica
spiegazione che gli veniva in mente, era che tutto quello che era
successo in quegli ultimi giorni lo avesse destabilizzato
più quanto credesse.
Perso nelle
sue riflessioni, rimosse completamente il pensiero della possibile
reazione dell'altro di fronte a quell'ammissione, almeno
finché non sentì una mano poggiarsi con estrema
delicatezza sulla sua spalla.
Alzò
lo sguardo, incrociando gli occhi verdi di Magnus.
«
Tu non hai nessuna colpa per quanto è successo, non devi mai
dubitare di questo. » disse, guardandolo con una tale
dolcezza che Alec si chiese se fosse lo stesso Magnus che fino a
qualche giorno prima gli sbraitava contro di lasciarlo andare.
«
Il ragazzo che ha portato un perfetto sconosciuto a casa sua per
curarlo, che si ostina a volersi prendere cura di lui nonostante la sua
caparbietà e irriconoscenza, che vuole essere forte per
proteggere la sua famiglia.. Quel ragazzo non avrebbe mai lasciato
morire sua madre, non se avesse avuto anche la più piccola
possibilità di salvarla. Hai fatto tutto quello che potevi,
ma a volte le cose succedono e basta e non c'è nessuno che
possa arginare il loro corso. »
Alec
guardò l'altro a bocca aperta, esterrefatto da quanto era
appena giunto alle sue orecchie.
Non sapeva
neanche lui cosa si aspettasse di preciso, ma di certo non si sarebbe
mai immaginato un simile discorso da Magnus.
Quest'ultimo
sembrò leggergli nel pensiero e, sventolando elegantemente
una mano, tornò ad assumere la sua solita espressione
sarcastica.
«
Non guardarmi in quel modo, il mio è sano egoismo. Non
voglio ritrovarmi tra i piedi un cavaliere
depresso e immusonito. » aggiunse poi stringendosi nelle
spalle, come se non gliene importasse granché di tutta
quella faccenda.
Alec
però non si fece abbindolare.
Aveva visto
tutta la serie di emozioni che erano passate negli occhi di Magnus:
riconoscimento, comprensione, dolore; come se avesse provato quella
stessa sensazione di rimorso sulla sua pelle.
Si chiese
per l'ennesima volta che cosa gli fosse successo, per cosa si sentisse
a sua volta così tanto in colpa.
La
tentazione di fare domande al riguardo era forte, anche
perché l'istinto gli diceva che, qualsiasi cosa fosse, era
strettamente collegata al cambiamento del ragazzo.
Tuttavia,
sapeva fin troppo bene che non avrebbe ottenuto nient'altro che
silenzio se solo si fosse azzardato a chiedergli qualcosa.
Decise
dunque di non rovinare quel momento di inaspettata intimità,
rimandando la curiosità ad un secondo momento.
Assecondando
il tentativo dell'altro di alleggerire quella situazione, Alec mise su
il suo migliore sorriso sardonico, colpendo giocosamente Magnus su un
braccio.
«
Grazie, principessa.
»
Magnus gli
lanciò un’occhiataccia, ma Alec scorse l'accenno
di un sorriso.
«
Ho bisogno di prendere aria. » proferì sardonico
in quel momento, sventolandosi una mano davanti alla faccia.
Alec
osservò il taglio degli occhi di Magnus assottigliarsi,
quasi fossero stati realmente quelli di un felino: belli e micidiali.
Si
alzò dal divano sbuffando e alzando gli occhi al cielo, in
un chiaro tentativo di far intendere all’altro che era stufo
delle sue continue richieste che non sarebbero mai state ascoltate.
Apprezzava
il fatto che volesse distrarlo per farlo riprendere, ma quella storia
iniziava davvero a stufarlo.
«
Beh, apri la finestra e metti la testa fuori. Ti assicuro che
c’è aria in abbondanza. » rispose con
una punta di ironia nella voce, mentre apriva davvero i vetri.
Magnus
interpretò quel gesto come un chiaro invito a farlo
seriamente e storse la bocca in una smorfia ben evidente.
Sul serio
credeva che si sarebbe arreso per così poco?
Se
c’era una cosa in cui non falliva mai, quella era ottenere
sempre tutto ciò che voleva; non era affatto abituato a
sentirsi dire “no”, e non avrebbe certo cominciato
in quel momento.
Le sue
labbra si incurvarono verso l’alto in un sorrisino
ammiccante, mentre si avvicinava a lui con passi studiati.
Alec lo
osservava avanzare nella sua direzione con un sopracciglio nero
inarcato verso l’alto, consapevole del fatto che Magnus non
l’avrebbe avuta vinta a quel modo.
«
Molto divertente, ma volevo dire che ho bisogno di uscire. »
ribatté l’altro, facendo un segno con la testa in
direzione della porta, in modo che non ci fossero fraintendimenti sulle
sue intenzioni.
Non che
potessero essercene davvero in ogni caso, dato che era ben evidente
cosa voleva.
Peccato che
Alec non sembrava avere minimamente intenzione di accontentarlo.
«
Non se ne parla proprio. » dichiarò infatti
duramente, incrociando le braccia al petto e assumendo la sua migliore
espressione di pura serietà.
Era solito
utilizzare quel tono quando si trovava alle prese con qualche
interrogatorio e doveva far parlare il malcapitato di turno.
Difatti con
il suo fisico imponente, la piccola cicatrice verso la fine del
sopracciglio dove oramai non cresceva più peluria, il tono
duro e lo sguardo penetrante, Alec era valutato davvero come una
persona spaventosa.
Considerando
quanto l'incutere un minimo di timore fosse importante nel suo lavoro,
era stato costretto a lavorare sulla sua espressione minacciosa,
dovendo dunque scacciare tutta l’insicurezza che lo aveva
caratterizzato fin da piccolo.
Sperava di
ottenere lo stesso effetto anche con Magnus, ma evidentemente non era
affatto così.
Infatti,
quest’ultimo alzò gli occhi al cielo spazientito,
puntandogli il dito indice contro il petto.
«
Sono giorni che mi tieni inchiodato qui dentro! La mia ferita
è guarita, posso cavarmela da solo ora! »
sbottò, alzando le braccia verso l’alto in un
gesto esasperato.
In quei
giorni di convivenza forzata, non aveva fatto altro che ribadirgli in
continuazione che doveva stare fermo se voleva guarire.
E lui
l’aveva fatto, inghiottendo il rospo.
«
Ti ho detto che non se ne parla, sei pericoloso.
» disse Alec, scuotendo la testa con veemenza.
Ci mancava
solo che se ne andasse in giro come se niente fosse per le strade,
attirando così l’attenzione su di sé.
Perché
era decisamente impossibile non notarlo; non sarebbe passato
inosservato nemmeno a qualcuno che avesse gli occhi tappati.
«
E quindi vostra signoria non mi farà mai uscire
perché sono pericoloso?
- gli chiese, inarcando un sopracciglio - Giuro che non
ruberò nessun lecca-lecca a dei poveri bambini, anzi,
aiuterò persino le vecchiette ad attraversare, ci stai?
» propose, allungando un braccio in sua direzione per
stringere il patto.
Alec
accennò ad un sorriso divertito, per poi allontanare la sua
mano con un gesto deciso, sospirando.
«
Mettiti in quella testolina bacata che ti ritrovi, che da qui, per di
più da solo, non esci. » esordì
sardonico, in un tono che non ammetteva alcun tipo di replica.
Sapeva che
un atteggiamento simile incominciava ad essere sospettoso, ma come
poteva lasciarlo andare quando sapeva con certezza che qualcuno aveva
intenzione di ucciderlo?
Se non fosse
andato a quella serata con Jace ed Iz, se non fosse passato per quel
vicoletto, se non avesse ascoltato quella discussione, se non fosse
intervenuto.. A quest’ora non avrebbe avuto quel problema.
Ma
non è un problema per te, e preferisci che sia andata
così.
«
Allora vieni con me. » annunciò con
tranquillità l’altro, come se oramai fosse
l’unica e sola alternativa a tutto ciò.
Per un
momento Alec pensò che si potesse anche fare, ma poi dovette
ripensarci.
Non potevano
commettere passi falsi e se Magnus avesse incominciato a detestarlo,
vedendolo realmente come un carceriere e non come suo amico, ci avrebbe
fatto prima o poi l’abitudine.
Perché
l’alternativa era quella di vederlo morire, e lui era stanco
di veder morire persone innocenti.
Aveva
giurato a se stesso che non sarebbe più successa una cosa
del genere, che non l’avrebbe più permesso per
nulla al mondo e così sarebbe stato.
O almeno lo
sperava.
«
Ancora non so chi ti cerca visto che non vuoi parlare, quindi no.
Resteremo entrambi qui dentro. » esordì ancora,
sospirando.
Sperò
che a quel punto Magnus si arrendesse, rendendosi conto che
effettivamente non poteva uscire come se niente fosse, come se non
fosse mai stato aggredito.
«
Ancora con questa storia? Ti ho detto che non mi sta cercando nessuno.
Roba da pazzi, prima o poi verrà qualche serial killer ad
uccidermi mentre dormo; ma per davvero. » sbuffò
l’altro in risposta, allontanandosi da lui e buttandosi sul
divano senza troppe cerimonie.
Alec lo
seguì con lo sguardo, mentre Magnus si portava le gambe al
petto, raggomitolandosi su se stesso.
Sentì
improvvisamente qualcosa stringergli il petto in una morsa, ma
cercò di non darci peso, raggiungendolo e sedendosi nel
posto accanto al suo.
«
Mi stai dicendo che cerco di portarti sfiga? » si finse
oltraggiato Alec, portandosi una mano al petto e provocando una risata
accennata da parte dell'altro.
«
Ti sto dicendo che voglio uscire. - riprovò - Ma se proprio
sei fissato potrei travestirmi da clown, almeno sarei irriconoscibile.
» propose, portandosi una mano sotto al mento quasi stesse
realmente soppesando quell’idea.
Alec
inizialmente lo guardò divertito, ma poi si
illuminò improvvisamente, facendosi venire chissà
quale idea balzana in seguito a quell'uscita strampalata.
«
Questo potrebbe davvero essere un colpo di genio! »
esclamò, battendo una mano sul divano.
Magnus lo
guardò confuso, inarcando un sopracciglio curato verso
l’alto.
Non stava
seriamente valutando l'ipotesi di farlo travestire da pagliaccio, vero?
Non avrebbe
mai fatto una cosa del genere, piuttosto si sarebbe rifiutato fino alla
morte.
Ne andava
della sua reputazione.
«
Aspetta un secondo, per quanto affascinante io sia non mi ci vedo con
addosso quel grosso nasone spugnoso rosso. »
affermò risoluto, sperando con tutto il cuore che non lo
costringesse ad indossarlo.
L’avrebbe
tramortito con un pugno, se ci avesse anche solo provato.
«
Non mi riferivo al fatto del vestirti da clown. - disse, facendolo
sospirare di sollievo - Ma del travestirti.
» affermò, mentre lo guardava dall’alto
in basso.
Magnus era
decisamente più basso e meno muscoloso rispetto a lui,
perciò i suoi vestiti gli stavano piuttosto larghi.
Bastava
vedere il numero di volte in cui si era risvoltato i pantaloni per non
strascicarli per tutta casa e notare quanto il girocollo della
maglietta gli stesse largo.
«
Cos’è, mi vuoi mettere un'elegante gonna a
palloncino rosa e una parrucca biondo platino? » gli chiese
ironico, portandosi le mani sui fianchi.
Alec gli
rivolse uno dei sorrisi più divertiti che gli avesse mai
visto stampato in volto; cosa che lo fece preoccupare oltre ogni dire.
«
Nah, posso fare di meglio. » esordì difatti il
moro, per poi andare in camera da letto e mettersi a frugare
all’interno del proprio armadio.
Magnus lo
raggiunse qualche secondo dopo, assistendo al caos che in pochi minuti
il ragazzo creò nella sua stanza, buttando
a terra magliette, calzoni e camicie.
Si
fermò solo quando ebbe trovato ciò che stava
cercando, rigirandosi poi tra le mani tutto il necessario con fare
trionfante.
Magnus
aprì la bocca per dire qualcosa, come “che diavolo
stai combinando”, ma Alec non gliene diede tempo.
Lo
incitò a spogliarsi velocemente senza dargli modo di
protestare, divertendosi ad acconciarlo a mo' di barbie fin quando non
ebbe finito il suo capolavoro.
«
Oh Lilith prendimi con te se questo sono davvero io. »
esclamò Magnus schifato, guardandosi allo specchio con una
smorfia disgustata.
Alec gli
aveva infilato un jeans scolorito dal tempo - che oramai a lui stava
quasi stretto -, accompagnato da una maglia a maniche corte dal colore
giallognolo.
Magnus
sospettava che un tempo fosse bianca, ma preferì non
indagare oltre, troppo impegnato a guardare con malcelata
ostilità i sandali osceni che aveva ai piedi e gli occhiali
da sole decisamente troppo stonati sul suo viso.
Ma la cosa
che più lo raccapricciò, fu la parrucca castana
che gli poggiava sulla testa con intorno una fascetta a pois marroni.
«
Poteva andarti peggio, guarda il lato positivo. »
esordì Alec, trattenendo una risata.
Vederlo
conciato in quel modo era quanto di più esilarante avesse
mai creduto possibile. E ben immaginava che per lui fosse una vera
tortura essere così trasandato, ma non gli importava.
«
Sono vestito da hippie, Alec. Un hippie decisamente trascurato per di
più. » esclamò scioccato, alternando lo
sguardo dal suo riflesso alla figura di Alec, che stava quasi per
scoppiare a ridere.
Magnus
apprezzò lo sforzo che l'altro fece per non metterlo
ulteriormente in imbarazzo, più di quanto già non
fosse.
«
Suvvia, nessuno saprà chi sei, quindi la tua reputazione non
verrà intaccata. » lo rassicurò il
moro, aggiustandogli gli occhiali sul naso.
Nel farlo,
la mano gli sfiorò delicatamente il viso ed Alec si
ritrovò inconsciamente a trattenne il respiro.
Anche Magnus
sembrò sussultare, ma non ne era sicuro.
Quest’ultimo
riportò poi lo sguardo allo specchio, indicandosi con un
dito.
«
Ma il mio orgoglio sì. » dichiarò
affranto, sospirando subito dopo alquanto frustrato.
«
Che poi, mi spieghi il motivo per cui hai questa roba? -
domandò, disgustato - Anzi no. Non voglio neanche saperlo,
andiamo. » dichiarò, dirigendosi verso la porta
d’ingesso.
Non ci
teneva davvero a conoscere i dettagli sul perché Alec
conservasse una parrucca da donna nel suo armadio.
Che avesse
qualche strano desiderio di cambiare sesso?
Scosse la
testa, allontanando velocemente quel pensiero a dir poco sconvolgente;
poteva tranquillamente vivere nel dubbio.
Alec gli
aprì la porta per poi inchinarsi, porgendogli la mano in un
gesto galante.
«
Dopo di te principessa.
»
Magnus
sorrise divertito ma senza farsi vedere, e sbuffando fintamente lo
superò fuori.
Alec
lanciò un ultimo sguardo all’interno della casa,
con una strana sensazione d'inquietudine addosso.
Magnus era
travestito ed era un bene, ma lui no.
Sperò
con tutto il cuore che tutto andasse bene, poi richiuse la porta dietro
di sé.
***
Alec
sbuffò spazientito, mentre si dirigevano in una piazza con
appena una persona in circolazione.
Di solito
non ci andava mai nessuno, quindi aveva pensato di portarlo
lì per avere almeno un po’ di
tranquillità.
Ma era
più di mezz’ora che Magnus continuava a guardarsi
intorno furtivo, come a cercare l’occasione giusta per
darsela a gambe da un momento all’altro.
E dire che
sperava che si fosse ormai rassegnato al fatto che non
l’avrebbe lasciato andare.
«
Non ti sei ancora stancato di cercare vie di fuga per scappare da me?
» lo rimproverò bonario, mordendosi
impercettibilmente il labbro inferiore.
Magnus si
voltò verso di lui, sentendosi preso in contro piede.
Non era
proprio così: non stava cercando di scappare via da lui,
solo di trovare un’alternativa alla permanenza a casa sua.
Che era
assai diverso.
«
Odio sentirmi intrappolato, e tu hai invaso e stai invadendo
tutt’ora i miei spazi. » sentenziò
risoluto, arricciando le labbra in una smorfia.
Alec
aprì la bocca indignato.
Per quanto
lo riguardava non sentiva di aver violato la sua privacy, al limite era
proprio il contrario.
Irriconoscente,
pensò acido.
«
Semmai sei tu ad invadere i miei, dato che stai alloggiando a casa mia.
» lo punzecchiò allora, anche se la cosa non gli
dava minimamente fastidio.
Anzi, si era
talmente abituato alla sua presenza, che pensare di dover tornare a
vivere da solo lo faceva stare male.
Certo, non
che l’avrebbe mai ammesso, ovvio.
«
Beh, nessuno ti ha chiesto di portarmici, potevi benissimo lasciar-
» cominciò Magnus, ma si fermò di
colpo, con la gola improvvisamente secca.
Assottigliando
lo sguardo, riconobbe due persone che avrebbe sicuramente preferito non
incontrare più.
Russ
e Aric.
«
Oh merda. » imprecò, voltandosi di scatto e
trascinandosi dietro Alec, senza dargli possibilità di
replicare.
«
Che c’è, che succede? » gli
domandò infatti il moro, cercando di fermarlo, ma Magnus lo
stava letteralmente tirando via il più velocemente possibile.
Sperò
in cuor suo che il travestimento avesse funzionato e che non
l’avessero riconosciuto, altrimenti erano entrambi seriamente
nei guai.
Lui per ovvi
motivi, Alec solo perché aveva avuto la sfortuna di
imbattersi in lui.
Si maledisse
più e più volte per non essere scappato prima,
quando ne aveva avuto l’occasione.
«
Niente, cosa vuoi che stia succedendo! - disse, agitato - È
solo che sono stufo, non mi dai mai retta, non dovevamo uscire!
» esclamò, addossandogli tutte la
responsabilità della cosa.
Alec lo
guardò decisamente confuso e scocciato, alternando lo
sguardo da lui alla strada davanti a sé.
«
Cosa? Ma se sei stato tu a dirmi che volevi prendere aria! »
ribatté Alec, prendendolo per le spalle e arrestando la sua
folle corsa.
Magnus
guardò in direzione di quei due, ma sembravano essersi
volatilizzati.
Sospirò
di sollievo, immaginando che se ne fossero andati.
«
E tu non hai nemmeno provato a fermarmi! Quale carceriere farebbe
uscire un prigioniero? Ora che hai imparato la lezione, voglio tornare
a casa e infilare la testa nella finestra. »
Alec era
sempre più scioccato. Che si fosse rimbecillito tutto
d’un tratto?
Il pensiero
lo scalfì per un momento, e per quanto sensata potesse
essere quell'eventualità - soprattutto alla luce delle sue
affermazioni deliranti -, la scartò, cercando piuttosto di
capire cosa diamine andava blaterando.
«
Ma che accidenti stai dicendo?! » gli chiese, esasperato.
Magnus stava
per rispondere, ma una voce lo immobilizzò sul posto,
ghiacciandogli il sangue nelle vene.
«
Hey tu.
» sentì dire, e vide Alec irrigidirsi mentre
guardava dritto davanti a sé.
Il cuore
aumentò di qualche battito, mentre si sentiva davvero uno
stupido per non aver dato retta al moro.
Se ne
fossero usciti vivi, gli avrebbe sicuramente chiesto scusa per non
averlo ascoltato.
« Cazzo. -
esclamò sottovoce, per poi voltarsi verso i due - Sentite
posso spiegarvi tut- » cominciò, ma Russ lo
interruppe, come se nemmeno lo avesse notato.
«
E così ci rincontriamo, moccioso. » disse,
guardando Alec.
Magnus
sgranò gli occhi, non riuscendo minimamente a capire
perché diavolo si stessero rivolgendo al moro e non a lui.
Aprì
la bocca per dire qualcosa, ma venne fermato ancora una volta, questa
volta da Aric.
«
Ultime parole? » pronunciò, scrocchiandosi le dita
con un ghigno minaccioso stampato in viso.
Solo allora
Magnus riuscì a mettere pienamente a fuoco la
gravità di quella situazione: quei due erano lì
per Alexander.
Jace stava
bellamente stravaccato sulla sua poltrona, sorseggiando la sua
coca-cola e studiando attentamente delle carte dategli dal padre,
quando Isabelle fece il suo ingresso nel suo studio come una furia.
Con passi
spediti si diresse verso la scrivania, battendo una mano aperta sulla
superficie nera, mentre i capelli le ricadevano davanti al viso in dei
bellissimi riccioli corvini.
«
Le ho provate tutte, quindi ci sto. Allora qual è il tuo
fantomatico piano? » gli chiese, guardandolo con una strana
determinazione negli occhi.
Jace sapeva
benissimo a cosa si stesse riferendo: ad Alec.
Di fatti,
dopo averle spiegato a grandi linee cosa era successo per telefono,
l’aveva spinta a cercare un dialogo con lui, ma il moro
sembrava semplicemente sparito.
Sapevano che
era vivo solo per le telefonate che faceva alla base, perché
altrimenti avrebbero potuto pensare tranquillamente che qualcuno lo
avesse fatto fuori, vista la sua ostinazione nel non rispondere alle
chiamate o ai messaggi di nessuno di loro due.
Quindi
stanco della situazione aveva chiesto a Iz di raggiungerlo nel suo
ufficio, in modo tale da cercare una qualche sorta di strategia per
capire cosa diamine stesse succedendo al loro fratello maggiore.
«
Ciao a te Iz, sì io sto bene e mi fa piacere vedere che stai
bene anche tu. » rispose ironicamente, poggiando tutto quello
che aveva in mano sulla scrivania.
Isabelle
sbuffò, poi con grazia inaudita si sedette su una delle due
sedie lì presenti, accavallando le gambe elegantemente.
«
Oh andiamo, vai dritto al punto Jace. » lo incitò,
sporgendosi per afferrare la lattina di coca-cola e prendendone un
sorso.
Jace
sospirò, pensando che era inutile dirle che quella era sua e
che gli serviva per carburare, meglio di un caffè.
Tanto lo
avrebbe ignorato comunque, lanciandogli una delle sue solite occhiate
inceneritrici.
«
Mamma mia che acidità sorellina, cos’hai mangiato
per colazione? Yogurt scaduto? » la punzecchiò,
mentre questa riposava la lattina sulla scrivania.
Le labbra
tinte di un rosso fuoco si incurvarono velocemente verso
l’alto, nella sua tipica smorfia sarcastica.
Jace non se
ne curò affatto, abituato ormai a quello sguardo di
tagliente ironia mista ad un accennato divertimento.
«
Molto divertente, vorrei vedere te a cercare informazioni nei vecchi
archivi per ben tre ore di fila. » ribatté,
incrociando le braccia sotto il seno in una posa severa.
Con quello
sguardo e con quel corpo che emanava sensualità da tutti i
pori, Isabelle era senz’altro una delle donne più
belle che avesse visto in vita sua.
Nonché
una delle più brave nel suo impiego, doveva ammetterlo.
Quando da
piccola aveva dichiarato di voler seguire i fratelli nel loro lavoro,
non si sarebbe mai aspettato di vederla diventare una stratega militare
così in gamba.
Lui ed Alec
erano davvero fieri della loro piccola sorellina.
«
Non ci tengo. » dichiarò, alzandosi dalla poltrona
sulla quale era mollemente seduto da un paio d’ore e
portandosi di fronte a lei.
Isabelle
ridacchiò: troppa concentrazione non era affatto da Jace,
avrebbe mandato tutto a farsi benedire dopo appena dieci minuti, se non
di meno.
«
Comunque - riprese, ignorando la sua risata derisoria - pensavo di
prenderlo e metterlo con le spalle al muro. Una roba come “O
confessi o ti sparo!”. Ma senza sparargli davvero nel caso
decidesse di non vuotare il sacco. » disse, come se fosse la
cosa più ovvia del mondo.
Izzy
spalancò la bocca indignata, alzandosi di scatto e
puntandogli l’indice smaltato di rosso contro il tessuto
della camicia.
«
Mi hai fatto venire fin qui per dirmi questa gran cretinata?
» lo accusò, spingendolo a sedersi sulla scrivania.
Non poteva
credere alle sue orecchie, davvero era il meglio che potesse fare?
«
Guarda che c’è stata una lunga riflessione prima
di arrivare a questa conclusione. » cercò di
giustificarsi Jace, che era evidentemente stato ferito
nell’orgoglio.
Iz
cercò di restare calma, prendendo dei grandi respiri.
Senza dubbio
avrebbe voluto strozzarlo per averla fatta muovere dai suoi progetti
per nulla, ma doveva contenersi.
Uccidere suo
fratello non le pareva per niente una buona idea, anzi.
«
Che a quanto pare non è servita ad un cavolo! »
esclamò con convinzione, sbuffando sonoramente subito dopo.
Jace
alzò le braccia in segno di resa.
«
Così mi offendi, donna. » proferì,
accennando ad un piccolo sorriso divertito.
Isabelle
scosse la testa con veemenza, rassegnata.
«
Ma piantala, speravi piuttosto che fosse venuta a me un’idea,
non è vero? » gli chiese, portandosi le mani sui
fianchi.
Jace
sorrise, carezzandole dolcemente la nuca e osservandola divertito
mentre si scostava da lui per non farsi rovinare la messa in piega.
Chissà
quante diamine di ore ci aveva messo per arricciarsi i capelli in quel
modo; meglio non rovinarli e morire per una stupidaggine.
«
E dunque le mie speranze sono state ben riposte? » le chiese
a sua volta, tornando a sedersi sulla poltrona.
Isabelle
alzò gli occhi al cielo: doveva sempre pensarci lei alla
fine.
I maschi,
pensò, tutti
inutili.
Ma poi, un
sorrisino comparve su quelle labbra perfette, e gli occhi si accesero
di una strana luce.
« Forse. »
Magnus
continuava a spostare lo sguardo da Alec a Russ, completamente
esterrefatto.
Come era
possibile che occhi blu conoscesse quel poco di buono?
C'era
qualcosa di profondamente sbagliato in quella faccenda, che gli fece
stringere lo stomaco in una morsa d'inquietudine.
Alec aveva
detto di averlo trovato svenuto e sopratutto da solo, quando alcune
sere prima si era imbattuto in lui.
Quindi non
era minimamente probabile che quei due lo avessero visto, giusto?
Ma allora
per quale motivo stavano dando la caccia ad Alec?
Che le
indagini che stava conducendo insieme a suo fratello, si fossero spinte
più in là di quanto gli aveva detto? Che avesse
scoperto qualcosa di troppo, provocando l'ira del capo di quei due
imbecilli?
Logicamente
parlando, quella gli appariva come la soluzione più sensata.
Tuttavia, fu
costretto a scartarla non appena registrò l'espressione di
Alec: non sembrava sorpreso o sconvolto, piuttosto rassegnato, quasi
come se si fosse aspettato una visita da parte di quei due energumeni.
Senza
contare poi quel "e così ci rincontriamo".
Aveva
già avuto a che fare con loro in passato? Se era davvero
così, perché non gli aveva detto niente?
Certo,
come se tu fossi stato un modello di sincerità, eh.
Magnus
mandò brutalmente a quel paese la sua vocina interiore in
quel momento tutt'altro che desiderata, cercando di concentrarsi su
quanto stava accadendo intorno a lui.
«
Non rispondi? Che c'è, ora non sei più
così spavaldo, vero? E pensare che quando l'altra sera ti
sei messo in mezzo per salvare la vita a Bane sembravi
così.. eroico. » tornò alla carica
Russ, scoccando un'occhiata carica di derisione al moro.
Cazzo.
Aveva
sentito bene? Alec si era intromesso per salvarlo?
«
Tu! Tu..
avevi detto che non c'era nessuno! » farfugliò
goffamente, puntando il suo dito con fare accusatore verso il ragazzo.
Occhi blu
gli rivolse un'occhiataccia infastidita, che rischiò quasi
di sbriciolarlo sul posto.
«
Davvero ti sembra questo il momento per mettersi a discutere?
» gli sibilò poi contro, continuando allo stesso
tempo a tenere sotto controllo quelle due zucche vuote.
Magnus
aprì la bocca indignato, pronto a scaricargli addosso tutta
la sua ira.
Ma prima che
potesse anche solo pronunciare mezza sillaba, Russ lo
azzittì nuovamente.
«
Adesso basta, questa pagliacciata è durata fin troppo. Che
tu abbia espresso o meno il tuo ultimo desiderio, la tua ora
è giunta. »
Immediatamente
dopo aver dato voce a quell'affermazione tutt'altro che rassicurante,
l'uomo iniziò ad avanzare verso di loro, spalleggiato da
Aric.
Magnus,
colto dal panico - più per l'incolumità di Alec
che per la sua -, si mise davanti al ragazzo con l'intenzione di
proteggerlo.
«
Vattene Alexander, li trattengo io! » esclamò con
convinzione, cercando di apparire più sicuro di
sé di quanto realmente si sentisse.
Prima che
potesse riflettere sul come mantenere quella promessa, però,
due braccia robuste lo afferrarono per le spalle, scaraventandolo
all'indietro e facendolo finire ben poco elegantemente con la schiena
spalmata per terra.
Magnus si
ritirò su a fatica, giusto in tempo per vedere Alec che si
piazzava davanti ai due in posizione di guardia.
«
Che accidenti fai! - provò a fermarlo, senza ottenere la
benché minima reazione dall’altro - Sei impazzito
per caso? Non stiamo parlando di Carl e dei bulletti della scuola!
» gli gridò, rendendosi conto di quello che aveva
detto solo quando le parole avevano ormai lasciato la sua bocca.
Alec, udendo
quell'affermazione, si voltò di scatto verso di lui,
dimenticandosi completamente del pericolo alle sue spalle.
Lo shock che
lo aveva pervaso in quel momento si leggeva chiaramente anche sul volto
di Magnus, che si era portato una mano alla bocca quasi a voler
ritirare ogni cosa.
L'espressione
del ragazzo tuttavia passò dallo sconcerto al terrore, nel
giro di pochi istanti.
Alec lo vide
indicare con un dito alle sue spalle, gridando: « Stai
attento! », un attimo prima di voltarsi di scatto per
ritrovarsi con la lama del coltello di Russ che puntava dritta alla sua
gola.
Indietreggiò
rapidamente cercando di uscire dalla sua traiettoria, ma non fu
abbastanza veloce: l'uomo riuscì comunque a ferirlo
all'altezza del petto, squarciando la sua maglia e provocando una
copiosa fuoriuscita di un liquido caldo e vermiglio dove la pelle era
stata lacerata.
Ignorando
Magnus che continuava a gridargli avvertimenti, e spingendo il dolore
nell'angolo più remoto della sua mente, Alec si
concentrò completamente sullo scontro, rimandando ogni
discussione o pensiero a più tardi.
Sempre che
ne fossero usciti vivi, s’intendeva.
Piantò
i suoi occhi in quelli dell'energumeno, cercando di prevedere le sue
mosse così come gli era stato insegnato a fare.
Questa
volta, quando Russ cercò di nuovo di attaccarlo, il ragazzo
non si fece cogliere impreparato e riuscì a deviare il colpo
senza alcuna fatica.
Il moro
sferrò poi un calcio laterale per allontanare Aric che si
stava pericolosamente avvicinando alla sua sinistra, senza smettere un
attimo di continuare a parare e schivare gli affondi del primo uomo.
Quando Russ
puntò nuovamente al suo volto, Alec si abbassò
passando sotto il suo braccio e, muovendo appena un passo in avanti, lo
colpì violentemente allo stomaco con un calcio circolare;
l'impatto con la sua tibia fece piegare in due l'avversario, e il
ragazzo ne approfittò per tirargli una gomitata sulla
tempia, lasciandolo momentaneamente stordito.
L'altro
uomo, che nel mentre si era ritirato su, attaccò il moro
alle spalle, stringendogli la gola con un braccio e afferrandolo alla
nuca con l'altro nel tentativo di impedirgli di reagire.
Alec
riuscì però a liberarsi dalla presa e,
strattonando violentemente Aric verso il basso, gli sferrò
una serie di ginocchiate sul naso, interrompendosi solo quando il volto
dell'uomo fu completamente ricoperto di sangue.
Immediatamente
dopo lo lanciò addosso a Russ, ancora barcollante per il
colpo subito in precedenza, buttando entrambi a terra.
Quest'ultimo
iniziò a far leva sulle braccia nel tentativo di ritirarsi
su, ma prima che potesse riuscirci il ragazzo lo prese a calci in
faccia facendolo crollare nuovamente su quel lurido selciato.
Approfittando
del fatto che, almeno per poco, fossero entrambi incapaci di reagire,
Alec voltò loro le spalle, dirigendosi velocemente verso
l'imbocco della stradina laterale dove quei due gli avevano teso un
imboscata.
In una
manciata di secondi arrivò da Magnus che si trovava ancora
seduto per terra dove lo aveva lasciato, con in volto un espressione
talmente basita da sembrare quasi comica.
« Ma da dove diavolo sei uscito
fuori? » lo sentì chiedere in un
sussurro, con il tono di chi ha appena ricevuto un'illuminazione divina.
In altre
circostanze Alec sarebbe stato quasi lusingato di vedere una simile
ammirazione trapelare da Magnus, ma quello non era certo il momento
giusto per perdersi in certe considerazioni.
Lo
afferrò per le braccia e, con ben poca delicatezza, lo
rimise in piedi.
Subito dopo,
trascinandoselo dietro, iniziò a correre il più
velocemente possibile, portando entrambi lontani dal pericolo.
Ed ecco qui che le cose cominciano ad ingranare :D
Come già vi avevamo anticipato, abbiamo deciso di fare uno
stacco di qualche giorno, che hanno avuto la funzione di farli
avvicinare almeno un minimo.
E qui la confessione di Alec che, per il momento, è
sufficiente per farvi intendere un po' la sua situazione familiare. Ed
anche per farvi mettere sotto una luce diversa Robert :D
Ovviamente un momento del genere doveva essere interrotto dalle follie
di Magnus che li mette nuovamente entrambi nei guai.. e vi avvertiamo
che ora saranno "cavoli amari" per loro xD E poi, hanno qualcosa da
chiarire ora.. xD
In tutto ciò, Izzy e Jace hanno deciso di muoversi ed
intervenire, quindi guai in vista!
Come al solito ringraziamo tutte quelle persone che seguono e
recensiscono la storia, siete meravigliose! *-*
Speriamo che questo capitolo vi sia piaciuto, e vi invitiamo, se
volete, ad esprimerci il vostro parere <3
Come al solito, vi lascio link del gruppo
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