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Autore: S h a d o w h u n t e r _    08/09/2016    10 recensioni
AU // Malec //
Pazzo, ecco come si definiva, un folle.
Si guardò la mano sporca di sangue secco, emettendo quello che alle sue orecchie giunse come uno strano verso strozzato.
Quel sangue non era affatto il suo, lo sapeva bene, ma era proprio quello il problema.
[...]
Alec non era mai stato il tipo di persona che si faceva coinvolgere, soprattutto in quel genere di situazioni, ma di fronte a quegli occhi verdi, non aveva avuto alternative.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo #4
From: Izzy
To: Alec
"Fratellone! Che stai facendo in questo momento?"

From: Jace
To: Alec
"Ehi bro, che ne dici di vederci per una bella chiacchierata?"

Alec sospirò profondamente, bloccando lo schermo del suo telefono e decidendo di ignorarli bellamente entrambi.
Erano giorni che i suoi fratelli andavano avanti in quel modo: continui messaggi e telefonate, quasi stessero cercando di farlo uscire pazzo per l'esasperazione.
A chiunque altro tutta quella premura poteva anche apparire come una cosa dolce, ma di certo non a lui.
Conosceva abbastanza Jace ed Izzy da sapere che quello non era affatto banale interessamento, ma una vera e propria forma di costante sorveglianza.
Evidentemente, qualcosa nel suo comportamento dei giorni passati, doveva averli insospettiti più del dovuto.
E quella era la stupenda conseguenza.
Doveva trovare al più presto un modo per dissipare i loro sospetti, qualunque essi fossero, prima di ritrovarseli ancora più alle costole.
Magari appostati fuori da casa sua che tenevano sotto controllo la situazione con l'aiuto di binocoli e cimici spia.
Quel pensiero gli diede i brividi: erano entrambi più che capaci di fare una cosa del genere.
Cercando di allontanare quell'immagine agghiacciante dalla sua mente, tornò a concentrarsi su Magnus, ancora raggomitolato sul divano di casa sua con un adorabile broncio stampato in volto.
Era davvero incredibile quanto quel ragazzo potesse essere ostinato: erano oramai più di quattro giorni che si trovava a casa sua, eppure non era riuscito a tirargli fuori neanche una misera sillaba.
Iniziava seriamente a contemplare la possibilità di creare in qualche modo un siero della verità e di farglielo ingurgitare a forza; di sicuro sarebbe risultato un processo di gran lunga meno impegnativo.
Ma se non altro, i tentativi di fuga si erano drasticamente ridotti.
Certo, Alec era stato comunque costretto a sorvegliarlo costantemente ma, almeno per il momento, Magnus sembrava intenzionato a starsene buono.
In quei giorni di convivenza si era ritrovato ancora di più ad apprezzare il carattere ironico dell'altro che, in un modo o nell'altro, riusciva sempre a coglierlo di sorpresa con le sue uscite strampalate e le costanti frecciatine maliziose.
Iniziava davvero ad affezionarsi a quel ragazzo a tratti scontroso e rompiscatole, e di giorno in giorno cresceva la sua determinazione nel salvarlo.
Indipendentemente da quanto lui potesse pensare di sé stesso, Alec era sempre più  convinto che in Magnus ci fosse del buono.
Doveva solo trovare il modo di fargli capire che di lui poteva fidarsi.
Ti pare facile.
« Stai immaginando il momento in cui arriverà il principe azzurro a salvarti dalla strega cattiva, principessa? » chiese ironicamente al ragazzo, vedendo come questo si ostinava a fissare la porta con espressione assorta. Un altro po' e ci avrebbe lasciato un buco.
Magnus si riscosse dal suo torpore, rivolgendogli un’occhiataccia che sicuramente in origine voleva essere truce, ma che risultò solo indignata.
« Ti sembro per caso il tipo che sogna il principe azzurro ad occhi aperti, io? E poi a cosa vuoi che mi serva, quando ho il mio adorato e prode cavaliere al mio fianco? » replicò sarcasticamente, portandosi una mano sul petto ed esibendosi nella sua migliore espressione da diva.
Di fronte a quella scena Alec non riuscì a trattenersi dallo scoppiare a ridere fragorosamente, scuotendo la testa rassegnato.
Convincerlo a smetterla di chiamarlo in quel modo era una battaglia persa.
« Meglio così, anche perché non verrà nessuno a tirarti fuori. Hai avuto la tua possibilità di fuga e l'hai sprecata, più che miseramente aggiungerei. » esclamò con un ghigno, dondolandosi leggermente indietro sulla sedia su cui era seduto.
Magnus gli fece un gestaccio, riuscendo a mantenere un'aura di superiorità anche mentre lo mandava poco carinamente a quel paese.
« Non ci giurare; prima o poi il tuo amico dell'altro giorno tornerà a farti visita e nel momento in cui abbasserai la guardia.. puff! » ribatté poi, agitando le dita su quell'ultima parola, quasi ad imitare un prestigiatore alle prese con uno dei suoi trucchi di magia.
Alec inarcò le sopracciglia, guardandolo con aria palesemente divertita.
Credeva davvero che fosse così stupido da commettere lo stesso errore due volte?
Povero ingenuo.
« Mi dispiace deluderti, ma Jace non tornerà a farmi visita tanto presto. Era passato solo a chiedere informazioni su quel Bane. Temo dovrai trovare un altro modo per dartela a gambe! » gli rispose subito dopo, cercando di mantenere un tono allegro e di studiare allo stesso tempo la sua reazione nel sentirlo fare riferimento a quella storia.
Non era certo la prima volta che provava a tirar fuori qualche allusione sperando di spingerlo a tradirsi in qualche modo. Ed anche se fino ad allora non aveva funzionato, ciò non voleva dire che prima o poi Magnus non avrebbe commesso un passo falso.
Deludendo per l'ennesima volta tutte le sue aspettative però, l'altro rimase completamente impassibile, limitandosi a corrugare leggermente la fronte quasi stesse cercando di ricordare chi fosse.
Altro che il trafficante d'armi, Magnus doveva fare l'attore.
« Ti riferisci a quel tizio di cui mi parlavi? Aspetta, cos'era? Uno spacciatore? » chiese poi, con un tono talmente ingenuo che portò ancora una volta il moro a complimentarsi mentalmente per la sua bravura.
Se proprio voleva ostinarsi a giocare a quel gioco, Alec di certo non si sarebbe tirato indietro.
« In realtà è un trafficante d'armi, non uno spacciatore. Anche se è "spacciato" in ogni caso, tanto per usare un gioco di parole. » replicò difatti, facendo appello a tutta la naturalezza a sua disposizione.
Nessuno avrebbe detto che in realtà fosse perfettamente a conoscenza dell'identità dell'altro e che gli stesse tendendo una trappola; lo stesso Magnus non sembrava avere il minimo dubbio.
Certo, aveva senz'altro capito che Alec lo aveva ricollegato in qualche modo a quella faccenda, ma non sapeva certo fino a che punto si erano spinte le sue intuizioni.
« Perché? L'hanno arrestato? »
Come se tu non lo sapessi.
Alec scosse lentamente la testa, continuando ad analizzare con occhio critico l'espressione genuina di Magnus.
Sembrava quasi stessero parlando del tempo e non delle probabilità che lui finisse in carcere.
« Non ancora. Vedi, Jace e il generale sono addosso da un po' ad un gruppo di trafficanti di armi, ma non erano riusciti a scoprire niente di concreto fino ad ora. E adesso che hanno capito chi è l'intermediario.. poveretto, gli daranno la caccia in tutti i modi possibili. » annunciò seraficamente Alec stringendosi nelle spalle, come se quello a cui stava fornendo la notizia non fosse il diretto interessato.
Magnus sospirò, con un'espressione di finta commiserazione stampata sul volto.
« Già, poveraccio. Comunque questo Jace chi sarebbe, un poliziotto? E poi perché è venuto a chiedere proprio a te? Non dirmi che approfitti di quel faccino tanto carino per fare la spia! » esclamò poi scherzosamente, dandogli una leggera spintarella sulla gamba.
Alec si sforzò di non arrossire per quel complimento spiritoso - non sarebbe stata una cosa molto dignitosa - tornando a concentrarsi sulla conversazione.
 « In realtà Jace non è un poliziotto, ma un soldato; esattamente come me. »
A quell' affermazione Magnus sgranò gli occhi palesemente allibito, con la bocca aperta dalla sorpresa.
« Mi stai prendendo in giro?! Tu un soldato?! » esclamò poi, senza accennare minimamente a darsi un contegno.
Alec non credeva certo che il suo lavoro lo avrebbe sconvolto così tanto.
Dopotutto era Magnus quello che smerciava armi illegali per vivere, per cui cosa ci trovava di tanto scioccante nel far parte dell'esercito?
 « Già. Non che nessuno dei due abbia avuto molta scelta, considerando che siamo i figli del generale della British Army. Perfino nostra sorella Izzy è stata addestrata fin da piccola per fare questo. » replicò semplicemente Alec, con un sorrisino appena accennato di fronte al palese stato di shock in cui era caduto l'altro.
Probabilmente si stava maledicendo in turco per essersi fatto salvare niente di meno che da lui.
« Beh, wow. Questa davvero non me l'aspettavo. Anche se devo ammettere di aver notato che tendi ad assumere un certo tono di comando, quando ti faccio arrabbiare. Eredità paterna? » gli domandò ironicamente Magnus, inarcando appena le sopracciglia.
Alec ridacchiò, colto in fragrante.
Aveva utilizzato spesso dei modi un po' bruschi con lui, ma quel ragazzo davvero non gli aveva lasciato scelta; era così maledettamente testardo che doveva dare fondo a tutto il suo lato militaresco per tenerlo a bada.
« Potremmo dire così. Anche se tu devi ammettere che ti ci metti d'impegno per farmi perdere le staffe, o sbaglio? »
L'unica risposta a quella domanda fu un sorrisetto divertito da parte di Magnus, che si strinse nelle spalle come a voler dire "che vuoi farci, sono fatto così".
Per alcuni istanti Alec credé che quella conversazione fosse finita lì, ma evidentemente l'altro non era dello stesso avviso.
« Quindi... Cosa si prova a crescere con un padre così? » gli chiese infatti, sinceramente curioso di sapere qualcosa di più di quel bel ragazzo dagli occhi blu.
Alec per alcuni istanti restò spiazzato; poteva contare sulle dita di una mano le volte in cui qualcuno si era premurato di chiedergli una cosa del genere.
Ancora una volta, Magnus era riuscito a sorprenderlo senza nemmeno rendersene conto.
« E'.. impegnativo. Mio padre ha sempre preteso il massimo da me. In quanto suo primogenito ha sempre voluto che fossi un esempio, sia per i miei fratelli che per i suoi uomini. Avevo appena sette anni quando iniziò ad addestrarmi. Ricordo ancora le interminabili ore di esercitazioni e tutte le volte che me ne tornavo nella mia stanza sconvolto e dolorante. Quella non è propriamente la vita adatta ad un ragazzino di quell'età. » iniziò a spiegare senza quasi rendersene conto, troppo assorto nei ricordi.
Quanto gli era sembrato difficile allora l'essere costretto a far parte di una famiglia del genere, quanto si era sentito sotto pressione nel tentativo di mantenere la facciata di figlio e soldato modello.
Solo un paio di anni prima si era reso di conto di quali fossero davvero le cose importanti.
Aveva avuto bisogno di essere catapultato in una tragedia, per capire che tutte le sue paranoie erano inutili.
Non che quella scoperta gli fosse servita poi a molto: era stato comunque costretto ad essere forte per Jace ed Izzy, mettendo di nuovo sé stesso in secondo piano.
« Ma è terribile! Posso capire la disciplina ma.. sette anni? Andiamo, questa è una specie di dittatura! Non ti è mai venuto in mente di ribellarti o, che so, di fare qualcos'altro? » saltò su Magnus indignato, distogliendolo dalle sue riflessioni.
Alec lo osservò, piacevolmente colpito da quella sua reazione: non si aspettava certo che prendesse così a cuore la sua storia personale.
Vedi di non farti troppe illusioni, per cortesia. Continui a non essere nemmeno un labile ricordo.
« In realtà non è poi così male, mio padre mi ha cresciuto in modo che fossi forte ed indipendente. E poi mi piace quello che faccio, aiutare le persone e proteggere chi amo. » gli rispose dopo appena qualche attimo di esitazione, studiandosi distrattamente le unghie per evitare lo sguardo penetrante dell'altro. Poteva chiaramente percepire quegli occhi verdi che gli bruciavano addosso.
« Non mi riferivo tanto a questo, quanto al fatto di essere costretto ad essere un modello per tutti. Nessuno dovrebbe avere una simile responsabilità. » lo sentì dichiarare in modo risoluto, come se un pensiero del genere potesse essere un affronto personale.
Alec sollevò lo sguardo, fissando l'altro negli occhi. Non poté fare a meno di notare quanto fosse bello, con quell'espressione seria e decisa.
« Ho smesso di preoccuparmi tempo fa di quello che gli altri pensano su di me. Gli unici la cui opinione mi importi qualcosa sono i miei fratelli, Izzy e Jace. Sono la mia famiglia e in quanto fratello maggiore è mio dovere badare a loro ed essere il loro punto di riferimento. » replicò poi, e poté quasi giurare di vedere un lampo di ammirazione brillare in quelle iridi verdi.
Così nostalgico.
« Tutto questo ti fa onore Alexander, ma non puoi continuare a proteggerli in eterno. Senza contare poi, che nessuno può essere perfetto. Di questo passo finirai per crollare. » affermò Magnus lentamente, con il tono di un vecchio saggio che cerca di impartire una lezione di vita ad un discepolo ribelle.
Cercando di non far vedere quanto quelle parole lo avessero colpito, Alec accennò ad un minuscolo sorriso, cercando di alleggerire quella situazione che stava diventando fin troppo seria e personale.
 «  Da quando mio padre ha smesso di essere così rigido non ho più tanto bisogno di essere perfetto. E poi non mi dirai che sei preoccupato per me! Sono più forte di quanto sembri, principessa. »
L'altro alzò gli occhi al cielo, manifestando il suo dissenso per quel nomignolo.
Sapeva perfettamente che l'essere chiamato in quel modo lo infastidiva, ed era proprio per questo che si ostinava a continuare così.
Una piccola rivalsa, sopratutto se così insignificante, era dovuta visto tutti i guai che gli stava procurando.
« Cosa hai fatto per sciogliere a tal punto il signor ghiacciolo? Qualche impresa eroica con un salvataggio spettacolare? » ribatté immediatamente Magnus ghignando.
Il suo voleva essere un gioco, una provocazione.
Per questo restò scioccato nel vedere un velo di tristezza calare su quei bei occhi blu.
« Io.. no. Avrei tanto voluto riuscirci, ma non ce l'ho fatta. » mormorò il ragazzo, guardandosi la punta delle scarpe.
Sembrava quasi che le parole fossero rotolate fuori dalla sua bocca senza che ne avesse il completo controllo.
Magnus valutò per un attimo la possibilità di fare domande su quel repentino cambio di umore, curioso di sapere cosa avesse mai detto di tanto sbagliato per farlo reagire in quel modo.
Decise però che fosse meglio dare al ragazzo la possibilità di scegliere se spiegarsi o meno: sapeva bene quanto fosse snervante essere pressato con domande alle quali non vorresti mai rispondere.
« Due anni fa, mia madre è stata uccisa. » riprese l'altro, in un tono così sommesso che Magnus dovette sporgersi in avanti per cogliere appieno le sue parole.
Non appena riuscì a registrare quello che aveva appena sentito, per alcuni istanti non fu in grado di fare altro che non fosse restare a bocca spalancata per lo shock.
« Come è successo? » si ritrovò poi a chiedere quasi contro la sua volontà, combattuto tra il desiderio di non essere invadente e quello di venire a conoscenza di tutti i dettagli.
Alec lo guardò appena, passandosi distrattamente una mano tra i capelli corvini.
« Non siamo mai riusciti a capirlo con certezza, ma credo che si sia immischiata dove non avrebbe dovuto. Non che la cosa mi sorprenda poi tanto: sarebbe stato tipico di lei. »  iniziò a raccontare, spinto da un istinto che neanche lui sapeva spiegarsi del tutto, mentre le sue labbra si incurvavano in un sorriso amareggiato.
Magnus continuava ad osservarlo attentamente, senza perdersi neanche una sola parola.
Avrebbe voluto porgergli ulteriori domande, ma temeva di interrompere quel momento di confidenza che, chissà come, si era venuto a creare.
Si impose quindi di starsene zitto, aspettando che occhi blu fosse pronto a continuare.
« Mia madre, Maryse, è sempre stata fin da giovane una donna dotata di un carattere ferreo e di una determinazione unica. Credo sia stato proprio per questo motivo che mio padre ha finito per innamorarsene perdutamente: era l'unica abbastanza caparbia e coraggiosa da tenergli testa. » rise appena, mentre con la mente ripercorreva quei dolorosi ricordi.
Era ancora una ferita aperta per lui, nonostante fosse passato così tanto tempo da sembrare quasi un’eternità.
« Era impossibile non ammirarla per la sua forza d'animo che la portava sempre a combattere con ardore per quello che credeva giusto. Sia io che i miei fratelli abbiamo sempre visto in lei un modello da imitare, un punto di riferimento, una guida. » proseguì, mentre una scintilla di orgoglio balenava in quegli occhi meravigliosamente azzurri.
Magnus si chiese quanto stesse soffrendo nel parlargli di sua madre, ma non provò nemmeno a fermarlo. Lo lasciò parlare, ascoltando quel fiume di parole che era rimasto arginato per troppo tempo.
« Quando io e mio padre ci siamo trovati alle strette dopo che lui era venuto a conoscenza della mia omosessualità, - inutile dirti che per il generale solo l'idea dell'esistenza di un soldato gay era un insulto alla divisa e allo stesso esercito - è stata lei a prendere le mie difese e a fare di tutto per mantenere unita la nostra famiglia. »
Alec continuava a tenere lo sguardo fisso davanti a sé, rivivendo nella mente quei ricordi.
Magnus, nel mentre, analizzava la sua espressione assorta, cercando di capire cosa gli stesse passando per la testa.
Gli sembrava leggermente sconvolto, con gli occhi lucidi ed i capelli scomposti dopo tutte le volte che ci aveva passato le mani senza accorgersene. Non che qualcuno potesse biasimarlo, ovvio.  
« Doveva essere davvero una persona straordinaria. » esordì con tutta la delicatezza di cui era capace, cercando di riportarlo alla realtà.
Il suo tentativo sembrò funzionare, dal momento che Alec si riscosse e, voltandosi verso di lui, gli rivolse un'espressione di gratitudine mista ad orgoglio.
Era evidente quanto le volesse bene e quanto doveva aver sofferto per quella perdita.
« Già, lo era. Forse anche un po' troppo; magari se non fosse stata così maledettamente coraggiosa a quest'ora sarebbe ancora qui. »  gli rispose subito dopo, sospirando profondamente e scompigliando i capelli per la decima volta nel giro di pochi minuti.
Magnus restò ancora una volta in silenzio, seguendo con lo sguardo i movimenti dell'altro, chiaramente dettati dal nervosismo.
« Quella fatidica sera ha telefonato nel bel mezzo della notte alla nostra base, in preda al panico. Io ero lì, insieme ad un paio di altri uomini ad ultimare una strategia per una missione che stavamo organizzando già da un po', quando il telefono ha squillato. »  riprese fiato, come se avesse avuto bisogno di più aria nei suoi polmoni per continuare quella che per lui doveva essere una storia devastante.
« All'inizio ho fatto fatica a capire cosa stesse dicendo, tanto era agitata. Continuava a ripetere che non avrebbe dovuto essere così stupida da andare a controllare da sola, che "stavano" sicuramente per fargliela pagare. Ho provato a farmi spiegare a chi si riferisse, cosa stesse succedendo, ma continuava solo a ripetermi che le stavano dando la caccia. Prima ancora di rendermene conto ero uscito in strada a cercarla e giuro, ho cercato di fare il più in fretta possibile, ma non ce l'ho fatta. Quando sono arrivato, era già troppo tardi. »  la voce gli si incrinò, e Magnus si sentì in dovere di trasmettergli sicurezza, avvicinandosi a lui e passandogli una mano sulla schiena proprio come si faceva con i bambini.
Alec gli sorrise, prima di continuare a parlare: « L'unica cosa che un minimo mi consola, è che sono almeno riuscito a beccare il bastardo che le aveva appena sparato, godendomi la soddisfazione di vederlo sbattuto dietro le sbarre per il resto della sua vita. Mio padre ha tentato in tutti i modi di farlo parlare, utilizzando metodi di certo non consoni, ma tutto ciò che è riuscito a scoprire è che quell'uomo era stato mandato da "qualcuno" che non aveva gradito che mia madre avesse scoperto qualcosa di troppo. » sospirò, socchiudendo gli occhi.
« Anche se ha smesso da tempo di parlare della cosa, sono sicuro che il generale stia ancora cercando di scoprire chi sia stato a dare quell'ordine,  di capire cosa sia successo davvero quella notte. E da allora, forse per il trauma, forse perché ha capito anche lui come le cose più importanti ti possano essere strappate via senza preavviso, mio padre ha finito col cambiare completamente atteggiamento, perdendo tutta la sua rigidità e facendo di tutto per rinsaldare il rapporto con i suoi figli. Credo la mamma sarebbe orgogliosa di lui per questo. »
Per alcuni attimi, alla fine di quel discorso, un silenzio assordante cadde nella stanza.
Alec ancora assorbito nel passato e Magnus troppo sconvolto da quelle rivelazioni per cercare di formulare un pensiero coerente.
Quest'ultimo, in particolar modo, continuava a fissare quel ragazzo dal passato più oscuro rispetto a quanto avrebbe potuto immaginare, cercando di trovare qualcosa di intelligente da dire.
Mai tentativo fu più vano: tutta la loquacità di cui si era sempre vantato così tanto, sembrava essersi dissolta nel nulla.
Inaspettatamente fu proprio Alec a riprendere per primo la parola.
« Sai qual è la cosa più brutta? Non l'essere stato costretto a fare forza ai miei fratelli, non il vedere mio padre sconvolto per la prima volta in vita mia, bensì la consapevolezza che se fossi stato più veloce, se fossi arrivato in tempo magari le cose non sarebbero andate così. E' colpa mia se è morta, non sono riuscito a salvarla. » sussurrò, mentre la sua voce si rompeva appena su quelle ultime parole.
Sospirò profondamente, cercando di darsi un contegno.
In tutto quel tempo non era mai crollato, non si era mai concesso debolezze e non aveva certo intenzione di iniziare in quel momento, per di più davanti a Magnus.
Si ritrovò a chiedersi come gli fosse venuto in mente di confessare il suo senso di colpa proprio a lui, quando non era mai riuscito ad ammettere fino in fondo neanche a sé stesso cosa provasse.
Si stava completamente rincretinendo, non c'era alternativa.
L'unica spiegazione che gli veniva in mente, era che tutto quello che era successo in quegli ultimi giorni lo avesse destabilizzato più quanto credesse.
Perso nelle sue riflessioni, rimosse completamente il pensiero della possibile reazione dell'altro di fronte a quell'ammissione, almeno finché non sentì una mano poggiarsi con estrema delicatezza sulla sua spalla.
Alzò lo sguardo, incrociando gli occhi verdi di Magnus.
« Tu non hai nessuna colpa per quanto è successo, non devi mai dubitare di questo. » disse, guardandolo con una tale dolcezza che Alec si chiese se fosse lo stesso Magnus che fino a qualche giorno prima gli sbraitava contro di lasciarlo andare.
« Il ragazzo che ha portato un perfetto sconosciuto a casa sua per curarlo, che si ostina a volersi prendere cura di lui nonostante la sua caparbietà e irriconoscenza, che vuole essere forte per proteggere la sua famiglia.. Quel ragazzo non avrebbe mai lasciato morire sua madre, non se avesse avuto anche la più piccola possibilità di salvarla. Hai fatto tutto quello che potevi, ma a volte le cose succedono e basta e non c'è nessuno che possa arginare il loro corso. »
Alec guardò l'altro a bocca aperta, esterrefatto da quanto era appena giunto alle sue orecchie.
Non sapeva neanche lui cosa si aspettasse di preciso, ma di certo non si sarebbe mai immaginato un simile discorso da Magnus.
Quest'ultimo sembrò leggergli nel pensiero e, sventolando elegantemente una mano, tornò ad assumere la sua solita espressione sarcastica.
« Non guardarmi in quel modo, il mio è sano egoismo. Non voglio ritrovarmi tra i piedi un cavaliere depresso e immusonito. » aggiunse poi stringendosi nelle spalle, come se non gliene importasse granché di tutta quella faccenda.
Alec però non si fece abbindolare.
Aveva visto tutta la serie di emozioni che erano passate negli occhi di Magnus: riconoscimento, comprensione, dolore; come se avesse provato quella stessa sensazione di rimorso sulla sua pelle.
Si chiese per l'ennesima volta che cosa gli fosse successo, per cosa si sentisse a sua volta così tanto in colpa.
La tentazione di fare domande al riguardo era forte, anche perché l'istinto gli diceva che, qualsiasi cosa fosse, era strettamente collegata al cambiamento del ragazzo.
Tuttavia, sapeva fin troppo bene che non avrebbe ottenuto nient'altro che silenzio se solo si fosse azzardato a chiedergli qualcosa.
Decise dunque di non rovinare quel momento di inaspettata intimità, rimandando la curiosità ad un secondo momento.
Assecondando il tentativo dell'altro di alleggerire quella situazione, Alec mise su il suo migliore sorriso sardonico, colpendo giocosamente Magnus su un braccio.
« Grazie, principessa. »
Magnus gli lanciò un’occhiataccia, ma Alec scorse l'accenno di un sorriso.
« Ho bisogno di prendere aria. » proferì sardonico in quel momento, sventolandosi una mano davanti alla faccia.
Alec osservò il taglio degli occhi di Magnus assottigliarsi, quasi fossero stati realmente quelli di un felino: belli e micidiali.
Si alzò dal divano sbuffando e alzando gli occhi al cielo, in un chiaro tentativo di far intendere all’altro che era stufo delle sue continue richieste che non sarebbero mai state ascoltate.
Apprezzava il fatto che volesse distrarlo per farlo riprendere, ma quella storia iniziava davvero a stufarlo.
« Beh, apri la finestra e metti la testa fuori. Ti assicuro che c’è aria in abbondanza. » rispose con una punta di ironia nella voce, mentre apriva davvero i vetri.
Magnus interpretò quel gesto come un chiaro invito a farlo seriamente e storse la bocca in una smorfia ben evidente.
Sul serio credeva che si sarebbe arreso per così poco?
Se c’era una cosa in cui non falliva mai, quella era ottenere sempre tutto ciò che voleva; non era affatto abituato a sentirsi dire “no”, e non avrebbe certo cominciato in quel momento.
Le sue labbra si incurvarono verso l’alto in un sorrisino ammiccante, mentre si avvicinava a lui con passi studiati.
Alec lo osservava avanzare nella sua direzione con un sopracciglio nero inarcato verso l’alto, consapevole del fatto che Magnus non l’avrebbe avuta vinta a quel modo.
« Molto divertente, ma volevo dire che ho bisogno di uscire. » ribatté l’altro, facendo un segno con la testa in direzione della porta, in modo che non ci fossero fraintendimenti sulle sue intenzioni.
Non che potessero essercene davvero in ogni caso, dato che era ben evidente cosa voleva.
Peccato che Alec non sembrava avere minimamente intenzione di accontentarlo.
« Non se ne parla proprio. » dichiarò infatti duramente, incrociando le braccia al petto e assumendo la sua migliore espressione di pura serietà.
Era solito utilizzare quel tono quando si trovava alle prese con qualche interrogatorio e doveva far parlare il malcapitato di turno.
Difatti con il suo fisico imponente, la piccola cicatrice verso la fine del sopracciglio dove oramai non cresceva più peluria, il tono duro e lo sguardo penetrante, Alec era valutato davvero come una persona spaventosa.
Considerando quanto l'incutere un minimo di timore fosse importante nel suo lavoro, era stato costretto a lavorare sulla sua espressione minacciosa, dovendo dunque scacciare tutta l’insicurezza che lo aveva caratterizzato fin da piccolo.
Sperava di ottenere lo stesso effetto anche con Magnus, ma evidentemente non era affatto così.
Infatti, quest’ultimo alzò gli occhi al cielo spazientito, puntandogli il dito indice contro il petto.
« Sono giorni che mi tieni inchiodato qui dentro! La mia ferita è guarita, posso cavarmela da solo ora! » sbottò, alzando le braccia verso l’alto in un gesto esasperato.
In quei giorni di convivenza forzata, non aveva fatto altro che ribadirgli in continuazione che doveva stare fermo se voleva guarire.
E lui l’aveva fatto, inghiottendo il rospo.
« Ti ho detto che non se ne parla, sei pericoloso. » disse Alec, scuotendo la testa con veemenza.
Ci mancava solo che se ne andasse in giro come se niente fosse per le strade, attirando così l’attenzione su di sé.
Perché era decisamente impossibile non notarlo; non sarebbe passato inosservato nemmeno a qualcuno che avesse gli occhi tappati.
« E quindi vostra signoria non mi farà mai uscire perché sono pericoloso? - gli chiese, inarcando un sopracciglio - Giuro che non ruberò nessun lecca-lecca a dei poveri bambini, anzi, aiuterò persino le vecchiette ad attraversare, ci stai? » propose, allungando un braccio in sua direzione per stringere il patto.
Alec accennò ad un sorriso divertito, per poi allontanare la sua mano con un gesto deciso, sospirando.
« Mettiti in quella testolina bacata che ti ritrovi, che da qui, per di più da solo, non esci. » esordì sardonico, in un tono che non ammetteva alcun tipo di replica.
Sapeva che un atteggiamento simile incominciava ad essere sospettoso, ma come poteva lasciarlo andare quando sapeva con certezza che qualcuno aveva intenzione di ucciderlo?
Se non fosse andato a quella serata con Jace ed Iz, se non fosse passato per quel vicoletto, se non avesse ascoltato quella discussione, se non fosse intervenuto.. A quest’ora non avrebbe avuto quel problema.
Ma non è un problema per te, e preferisci che sia andata così.
« Allora vieni con me. » annunciò con tranquillità l’altro, come se oramai fosse l’unica e sola alternativa a tutto ciò.
Per un momento Alec pensò che si potesse anche fare, ma poi dovette ripensarci.
Non potevano commettere passi falsi e se Magnus avesse incominciato a detestarlo, vedendolo realmente come un carceriere e non come suo amico, ci avrebbe fatto prima o poi l’abitudine.
Perché l’alternativa era quella di vederlo morire, e lui era stanco di veder morire persone innocenti.
Aveva giurato a se stesso che non sarebbe più successa una cosa del genere, che non l’avrebbe più permesso per nulla al mondo e così sarebbe stato.
O almeno lo sperava.
« Ancora non so chi ti cerca visto che non vuoi parlare, quindi no. Resteremo entrambi qui dentro. » esordì ancora, sospirando.
Sperò che a quel punto Magnus si arrendesse, rendendosi conto che effettivamente non poteva uscire come se niente fosse, come se non fosse mai stato aggredito.
« Ancora con questa storia? Ti ho detto che non mi sta cercando nessuno. Roba da pazzi, prima o poi verrà qualche serial killer ad uccidermi mentre dormo; ma per davvero. » sbuffò l’altro in risposta, allontanandosi da lui e buttandosi sul divano senza troppe cerimonie.
Alec lo seguì con lo sguardo, mentre Magnus si portava le gambe al petto, raggomitolandosi su se stesso.
Sentì improvvisamente qualcosa stringergli il petto in una morsa, ma cercò di non darci peso, raggiungendolo e sedendosi nel posto accanto al suo.
« Mi stai dicendo che cerco di portarti sfiga? » si finse oltraggiato Alec, portandosi una mano al petto e provocando una risata accennata da parte dell'altro.
« Ti sto dicendo che voglio uscire. - riprovò - Ma se proprio sei fissato potrei travestirmi da clown, almeno sarei irriconoscibile. » propose, portandosi una mano sotto al mento quasi stesse realmente soppesando quell’idea.
Alec inizialmente lo guardò divertito, ma poi si illuminò improvvisamente, facendosi venire chissà quale idea balzana in seguito a quell'uscita strampalata.
« Questo potrebbe davvero essere un colpo di genio! » esclamò, battendo una mano sul divano.
Magnus lo guardò confuso, inarcando un sopracciglio curato verso l’alto.
Non stava seriamente valutando l'ipotesi di farlo travestire da pagliaccio, vero?
Non avrebbe mai fatto una cosa del genere, piuttosto si sarebbe rifiutato fino alla morte.
Ne andava della sua reputazione.
« Aspetta un secondo, per quanto affascinante io sia non mi ci vedo con addosso quel grosso nasone spugnoso rosso. » affermò risoluto, sperando con tutto il cuore che non lo costringesse ad indossarlo.
L’avrebbe tramortito con un pugno, se ci avesse anche solo provato.
« Non mi riferivo al fatto del vestirti da clown. - disse, facendolo sospirare di sollievo - Ma del travestirti. » affermò, mentre lo guardava dall’alto in basso.
Magnus era decisamente più basso e meno muscoloso rispetto a lui, perciò i suoi vestiti gli stavano piuttosto larghi.
Bastava vedere il numero di volte in cui si era risvoltato i pantaloni per non strascicarli per tutta casa e notare quanto il girocollo della maglietta gli stesse largo.
« Cos’è, mi vuoi mettere un'elegante gonna a palloncino rosa e una parrucca biondo platino? » gli chiese ironico, portandosi le mani sui fianchi.
Alec gli rivolse uno dei sorrisi più divertiti che gli avesse mai visto stampato in volto; cosa che lo fece preoccupare oltre ogni dire.
« Nah, posso fare di meglio. » esordì difatti il moro, per poi andare in camera da letto e mettersi a frugare all’interno del proprio armadio.
Magnus lo raggiunse qualche secondo dopo, assistendo al caos che in pochi minuti il ragazzo creò nella sua stanza, buttando a terra magliette, calzoni e camicie.
Si fermò solo quando ebbe trovato ciò che stava cercando, rigirandosi poi tra le mani tutto il necessario con fare trionfante.
Magnus aprì la bocca per dire qualcosa, come “che diavolo stai combinando”, ma Alec non gliene diede tempo.
Lo incitò a spogliarsi velocemente senza dargli modo di protestare, divertendosi ad acconciarlo a mo' di barbie fin quando non ebbe finito il suo capolavoro.
« Oh Lilith prendimi con te se questo sono davvero io. » esclamò Magnus schifato, guardandosi allo specchio con una smorfia disgustata.
Alec gli aveva infilato un jeans scolorito dal tempo - che oramai a lui stava quasi stretto -, accompagnato da una maglia a maniche corte dal colore giallognolo.
Magnus sospettava che un tempo fosse bianca, ma preferì non indagare oltre, troppo impegnato a guardare con malcelata ostilità i sandali osceni che aveva ai piedi e gli occhiali da sole decisamente troppo stonati sul suo viso.
Ma la cosa che più lo raccapricciò, fu la parrucca castana che gli poggiava sulla testa con intorno una fascetta a pois marroni.
« Poteva andarti peggio, guarda il lato positivo. » esordì Alec, trattenendo una risata.
Vederlo conciato in quel modo era quanto di più esilarante avesse mai creduto possibile. E ben immaginava che per lui fosse una vera tortura essere così trasandato, ma non gli importava.
« Sono vestito da hippie, Alec. Un hippie decisamente trascurato per di più. » esclamò scioccato, alternando lo sguardo dal suo riflesso alla figura di Alec, che stava quasi per scoppiare a ridere.
Magnus apprezzò lo sforzo che l'altro fece per non metterlo ulteriormente in imbarazzo, più di quanto già non fosse.
« Suvvia, nessuno saprà chi sei, quindi la tua reputazione non verrà intaccata. » lo rassicurò il moro, aggiustandogli gli occhiali sul naso.
Nel farlo, la mano gli sfiorò delicatamente il viso ed Alec si ritrovò inconsciamente a  trattenne il respiro.
Anche Magnus sembrò sussultare, ma non ne era sicuro.
Quest’ultimo riportò poi lo sguardo allo specchio, indicandosi con un dito.
« Ma il mio orgoglio sì. » dichiarò affranto, sospirando subito dopo alquanto frustrato.
« Che poi, mi spieghi il motivo per cui hai questa roba? - domandò, disgustato - Anzi no. Non voglio neanche saperlo, andiamo. » dichiarò, dirigendosi verso la porta d’ingesso.
Non ci teneva davvero a conoscere i dettagli sul perché Alec conservasse una parrucca da donna nel suo armadio.
Che avesse qualche strano desiderio di cambiare sesso?
Scosse la testa, allontanando velocemente quel pensiero a dir poco sconvolgente; poteva tranquillamente vivere nel dubbio.
Alec gli aprì la porta per poi inchinarsi, porgendogli la mano in un gesto galante.
« Dopo di te principessa. »
Magnus sorrise divertito ma senza farsi vedere, e sbuffando fintamente lo superò fuori.
Alec lanciò un ultimo sguardo all’interno della casa, con una strana sensazione d'inquietudine addosso.
Magnus era travestito ed era un bene, ma lui no.
Sperò con tutto il cuore che tutto andasse bene, poi richiuse la porta dietro di sé.

***

Alec sbuffò spazientito, mentre si dirigevano in una piazza con appena una persona in circolazione.
Di solito non ci andava mai nessuno, quindi aveva pensato di portarlo lì  per avere almeno un po’ di tranquillità.
Ma era più di mezz’ora che Magnus continuava a guardarsi intorno furtivo, come a cercare l’occasione giusta per darsela a gambe da un momento all’altro.
E dire che sperava che si fosse ormai rassegnato al fatto che non l’avrebbe lasciato andare.
« Non ti sei ancora stancato di cercare vie di fuga per scappare da me? » lo rimproverò bonario, mordendosi impercettibilmente il labbro inferiore.
Magnus si voltò verso di lui, sentendosi preso in contro piede.
Non era proprio così: non stava cercando di scappare via da lui, solo di trovare un’alternativa alla permanenza a casa sua.
Che era assai diverso.
« Odio sentirmi intrappolato, e tu hai invaso e stai invadendo tutt’ora i miei spazi. » sentenziò risoluto, arricciando le labbra in una smorfia.
Alec aprì la bocca indignato.
Per quanto lo riguardava non sentiva di aver violato la sua privacy, al limite era proprio il contrario.
Irriconoscente, pensò acido.
« Semmai sei tu ad invadere i miei, dato che stai alloggiando a casa mia. » lo punzecchiò allora, anche se la cosa non gli dava minimamente fastidio.
Anzi, si era talmente abituato alla sua presenza, che pensare di dover tornare a vivere da solo lo faceva stare male.
Certo, non che l’avrebbe mai ammesso, ovvio.
« Beh, nessuno ti ha chiesto di portarmici, potevi benissimo lasciar- » cominciò Magnus, ma si fermò di colpo, con la gola improvvisamente secca.
Assottigliando lo sguardo, riconobbe due persone che avrebbe sicuramente preferito non incontrare più.
Russ e Aric.
« Oh merda. » imprecò, voltandosi di scatto e trascinandosi dietro Alec, senza dargli possibilità di replicare.
« Che c’è, che succede? » gli domandò infatti il moro, cercando di fermarlo, ma Magnus lo stava letteralmente tirando via il più velocemente possibile.
Sperò in cuor suo che il travestimento avesse funzionato e che non l’avessero riconosciuto, altrimenti erano entrambi seriamente nei guai.
Lui per ovvi motivi, Alec solo perché aveva avuto la sfortuna di imbattersi in lui.
Si maledisse più e più volte per non essere scappato prima, quando ne aveva avuto l’occasione.
« Niente, cosa vuoi che stia succedendo! - disse, agitato - È solo che sono stufo, non mi dai mai retta, non dovevamo uscire! » esclamò, addossandogli tutte la responsabilità della cosa.
Alec lo guardò decisamente confuso e scocciato, alternando lo sguardo da lui alla strada davanti a sé.
« Cosa? Ma se sei stato tu a dirmi che volevi prendere aria! » ribatté Alec, prendendolo per le spalle e arrestando la sua folle corsa.
Magnus guardò in direzione di quei due, ma sembravano essersi volatilizzati.
Sospirò di sollievo, immaginando che se ne fossero andati.
« E tu non hai nemmeno provato a fermarmi! Quale carceriere farebbe uscire un prigioniero? Ora che hai imparato la lezione, voglio tornare a casa e infilare la testa nella finestra. »
Alec era sempre più scioccato. Che si fosse rimbecillito tutto d’un tratto?
Il pensiero lo scalfì per un momento, e per quanto sensata potesse essere quell'eventualità - soprattutto alla luce delle sue affermazioni deliranti -, la scartò, cercando piuttosto di capire cosa diamine andava blaterando.
« Ma che accidenti stai dicendo?! » gli chiese, esasperato.
Magnus stava per rispondere, ma una voce lo immobilizzò sul posto, ghiacciandogli il sangue nelle vene.
« Hey tu. » sentì dire, e vide Alec irrigidirsi mentre guardava dritto davanti a sé.
Il cuore aumentò di qualche battito, mentre si sentiva davvero uno stupido per non aver dato retta al moro.
Se ne fossero usciti vivi, gli avrebbe sicuramente chiesto scusa per non averlo ascoltato.
« Cazzo. - esclamò sottovoce, per poi voltarsi verso i due - Sentite posso spiegarvi tut- » cominciò, ma Russ lo interruppe, come se nemmeno lo avesse notato.
« E così ci rincontriamo, moccioso. » disse, guardando Alec.
Magnus sgranò gli occhi, non riuscendo minimamente a capire perché diavolo si stessero rivolgendo al moro e non a lui.
Aprì la bocca per dire qualcosa, ma venne fermato ancora una volta, questa volta da Aric.
« Ultime parole? » pronunciò, scrocchiandosi le dita con un ghigno minaccioso stampato in viso.
Solo allora Magnus riuscì a mettere pienamente a fuoco la gravità di quella situazione: quei due erano lì per Alexander.


Jace stava bellamente stravaccato sulla sua poltrona, sorseggiando la sua coca-cola e studiando attentamente delle carte dategli dal padre, quando Isabelle fece il suo ingresso nel suo studio come una furia.
Con passi spediti si diresse verso la scrivania, battendo una mano aperta sulla superficie nera, mentre i capelli le ricadevano davanti al viso in dei bellissimi riccioli corvini.
« Le ho provate tutte, quindi ci sto. Allora qual è il tuo fantomatico piano? » gli chiese, guardandolo con una strana determinazione negli occhi.
Jace sapeva benissimo a cosa si stesse riferendo: ad Alec.
Di fatti, dopo averle spiegato a grandi linee cosa era successo per telefono, l’aveva spinta a cercare un dialogo con lui, ma il moro sembrava semplicemente sparito.
Sapevano che era vivo solo per le telefonate che faceva alla base, perché altrimenti avrebbero potuto pensare tranquillamente che qualcuno lo avesse fatto fuori, vista la sua ostinazione nel non rispondere alle chiamate o ai messaggi di nessuno di loro due.
Quindi stanco della situazione aveva chiesto a Iz di raggiungerlo nel suo ufficio, in modo tale da cercare una qualche sorta di strategia per capire cosa diamine stesse succedendo al loro fratello maggiore.
« Ciao a te Iz, sì io sto bene e mi fa piacere vedere che stai bene anche tu. » rispose ironicamente, poggiando tutto quello che aveva in mano sulla scrivania.
Isabelle sbuffò, poi con grazia inaudita si sedette su una delle due sedie lì presenti, accavallando le gambe elegantemente.
« Oh andiamo, vai dritto al punto Jace. » lo incitò, sporgendosi per afferrare la lattina di coca-cola e prendendone un sorso.
Jace sospirò, pensando che era inutile dirle che quella era sua e che gli serviva per carburare, meglio di un caffè.
Tanto lo avrebbe ignorato comunque, lanciandogli una delle sue solite occhiate inceneritrici.
« Mamma mia che acidità sorellina, cos’hai mangiato per colazione? Yogurt scaduto? » la punzecchiò, mentre questa riposava la lattina sulla scrivania.
Le labbra tinte di un rosso fuoco si incurvarono velocemente verso l’alto, nella sua tipica smorfia sarcastica.
Jace non se ne curò affatto, abituato ormai a quello sguardo di tagliente ironia mista ad un accennato divertimento.
« Molto divertente, vorrei vedere te a cercare informazioni nei vecchi archivi per ben tre ore di fila. » ribatté, incrociando le braccia sotto il seno in una posa severa.
Con quello sguardo e con quel corpo che emanava sensualità da tutti i pori, Isabelle era senz’altro una delle donne più belle che avesse visto in vita sua.
Nonché una delle più brave nel suo impiego, doveva ammetterlo.
Quando da piccola aveva dichiarato di voler seguire i fratelli nel loro lavoro, non si sarebbe mai aspettato di vederla diventare una stratega militare così in gamba.
Lui ed Alec erano davvero fieri della loro piccola sorellina.
« Non ci tengo. » dichiarò, alzandosi dalla poltrona sulla quale era mollemente seduto da un paio d’ore e portandosi di fronte a lei.
Isabelle ridacchiò: troppa concentrazione non era affatto da Jace, avrebbe mandato tutto a farsi benedire dopo appena dieci minuti, se non di meno.
« Comunque - riprese, ignorando la sua risata derisoria - pensavo di prenderlo e metterlo con le spalle al muro. Una roba come “O confessi o ti sparo!”. Ma senza sparargli davvero nel caso decidesse di non vuotare il sacco. » disse, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Izzy spalancò la bocca indignata, alzandosi di scatto e puntandogli l’indice smaltato di rosso contro il tessuto della  camicia.
« Mi hai fatto venire fin qui per dirmi questa gran cretinata? » lo accusò, spingendolo a sedersi sulla scrivania.
Non poteva credere alle sue orecchie, davvero era il meglio che potesse fare?
« Guarda che c’è stata una lunga riflessione prima di arrivare a questa conclusione. » cercò di giustificarsi Jace, che era evidentemente stato ferito nell’orgoglio.
Iz cercò di restare calma, prendendo dei grandi respiri.
Senza dubbio avrebbe voluto strozzarlo per averla fatta muovere dai suoi progetti per nulla, ma doveva contenersi.
Uccidere suo fratello non le pareva per niente una buona idea, anzi.
« Che a quanto pare non è servita ad un cavolo! » esclamò con convinzione, sbuffando sonoramente subito dopo.
Jace alzò le braccia in segno di resa.
« Così mi offendi, donna. » proferì, accennando ad un piccolo sorriso divertito.
Isabelle scosse la testa con veemenza, rassegnata.
« Ma piantala, speravi piuttosto che fosse venuta a me un’idea, non è vero? » gli chiese, portandosi le mani sui fianchi.
Jace sorrise, carezzandole dolcemente la nuca e osservandola divertito mentre si scostava da lui per non farsi rovinare la messa in piega.
Chissà quante diamine di ore ci aveva messo per arricciarsi i capelli in quel modo; meglio non rovinarli e morire per una stupidaggine.
« E dunque le mie speranze sono state ben riposte? » le chiese a sua volta, tornando a sedersi sulla poltrona.
Isabelle alzò gli occhi al cielo: doveva sempre pensarci lei alla fine.
I maschi, pensò, tutti inutili.
Ma poi, un sorrisino comparve su quelle labbra perfette, e gli occhi si accesero di una strana luce.
« Forse. »



Magnus continuava a spostare lo sguardo da Alec a Russ, completamente esterrefatto.
Come era possibile che occhi blu conoscesse quel poco di buono?
C'era qualcosa di profondamente sbagliato in quella faccenda, che gli fece stringere lo stomaco in una morsa d'inquietudine.
Alec aveva detto di averlo trovato svenuto e sopratutto da solo, quando alcune sere prima si era imbattuto in lui.
Quindi non era minimamente probabile che quei due lo avessero visto, giusto?
Ma allora per quale motivo stavano dando la caccia ad Alec?
Che le indagini che stava conducendo insieme a suo fratello, si fossero spinte più in là di quanto gli aveva detto? Che avesse scoperto qualcosa di troppo, provocando l'ira del capo di quei due imbecilli?
Logicamente parlando, quella gli appariva come la soluzione più sensata.
Tuttavia, fu costretto a scartarla non appena registrò l'espressione di Alec: non sembrava sorpreso o sconvolto, piuttosto rassegnato, quasi come se si fosse aspettato una visita da parte di quei due energumeni.
Senza contare poi quel "e così ci rincontriamo".
Aveva già avuto a che fare con loro in passato? Se era davvero così, perché non gli aveva detto niente?
Certo, come se tu fossi stato un modello di sincerità, eh.
Magnus mandò brutalmente a quel paese la sua vocina interiore in quel momento tutt'altro che desiderata, cercando di concentrarsi su quanto stava accadendo intorno a lui.
« Non rispondi? Che c'è, ora non sei più così spavaldo, vero? E pensare che quando l'altra sera ti sei messo in mezzo per salvare la vita a Bane sembravi così.. eroico. » tornò alla carica Russ, scoccando un'occhiata carica di derisione al moro.
Cazzo.
Aveva sentito bene? Alec si era intromesso per salvarlo?
« Tu! Tu.. avevi detto che non c'era nessuno! » farfugliò goffamente, puntando il suo dito con fare accusatore verso il ragazzo.
Occhi blu gli rivolse un'occhiataccia infastidita, che rischiò quasi di sbriciolarlo sul posto.
« Davvero ti sembra questo il momento per mettersi a discutere? » gli sibilò poi contro, continuando allo stesso tempo a tenere sotto controllo quelle due zucche vuote.
Magnus aprì la bocca indignato, pronto a scaricargli addosso tutta la sua ira.
Ma prima che potesse anche solo pronunciare mezza sillaba, Russ lo azzittì nuovamente.
« Adesso basta, questa pagliacciata è durata fin troppo. Che tu abbia espresso o meno il tuo ultimo desiderio, la tua ora è giunta. »
Immediatamente dopo aver dato voce a quell'affermazione tutt'altro che rassicurante, l'uomo iniziò ad avanzare verso di loro, spalleggiato da Aric.
Magnus, colto dal panico - più per l'incolumità di Alec che per la sua -, si mise davanti al ragazzo con l'intenzione di proteggerlo.
« Vattene Alexander, li trattengo io! » esclamò con convinzione, cercando di apparire più sicuro di sé di quanto realmente si sentisse.
Prima che potesse riflettere sul come mantenere quella promessa, però, due braccia robuste lo afferrarono per le spalle, scaraventandolo all'indietro e facendolo finire ben poco elegantemente con la schiena spalmata per terra.
Magnus si ritirò su a fatica, giusto in tempo per vedere Alec che si piazzava davanti ai due in posizione di guardia.
« Che accidenti fai! - provò a fermarlo, senza ottenere la benché minima reazione dall’altro - Sei impazzito per caso? Non stiamo parlando di Carl e dei bulletti della scuola! » gli gridò, rendendosi conto di quello che aveva detto solo quando le parole avevano ormai lasciato la sua bocca.
Alec, udendo quell'affermazione, si voltò di scatto verso di lui, dimenticandosi completamente del pericolo alle sue spalle.
Lo shock che lo aveva pervaso in quel momento si leggeva chiaramente anche sul volto di Magnus, che si era portato una mano alla bocca quasi a voler ritirare ogni cosa.
L'espressione del ragazzo tuttavia passò dallo sconcerto al terrore, nel giro di pochi istanti.
Alec lo vide indicare con un dito alle sue spalle, gridando: « Stai attento! », un attimo prima di voltarsi di scatto per ritrovarsi con la lama del coltello di Russ che puntava dritta alla sua gola.
Indietreggiò rapidamente cercando di uscire dalla sua traiettoria, ma non fu abbastanza veloce: l'uomo riuscì comunque a ferirlo all'altezza del petto, squarciando la sua maglia e provocando una copiosa fuoriuscita di un liquido caldo e vermiglio dove la pelle era stata lacerata.
Ignorando Magnus che continuava a gridargli avvertimenti, e spingendo il dolore nell'angolo più remoto della sua mente, Alec si concentrò completamente sullo scontro, rimandando ogni discussione o pensiero a più tardi.
Sempre che ne fossero usciti vivi, s’intendeva.
Piantò i suoi occhi in quelli dell'energumeno, cercando di prevedere le sue mosse così come gli era stato insegnato a fare.
Questa volta, quando Russ cercò di nuovo di attaccarlo, il ragazzo non si fece cogliere impreparato e riuscì a deviare il colpo senza alcuna fatica.
Il moro sferrò poi un calcio laterale per allontanare Aric che si stava pericolosamente avvicinando alla sua sinistra, senza smettere un attimo di continuare a parare e schivare gli affondi del primo uomo.
Quando Russ puntò nuovamente al suo volto, Alec si abbassò passando sotto il suo braccio e, muovendo appena un passo in avanti, lo colpì violentemente allo stomaco con un calcio circolare; l'impatto con la sua tibia fece piegare in due l'avversario, e il ragazzo ne approfittò per tirargli una gomitata sulla tempia, lasciandolo momentaneamente stordito.
L'altro uomo, che nel mentre si era ritirato su, attaccò il moro alle spalle, stringendogli la gola con un braccio e afferrandolo alla nuca con l'altro nel tentativo di impedirgli di reagire.
Alec riuscì però a liberarsi dalla presa e, strattonando violentemente Aric verso il basso, gli sferrò una serie di ginocchiate sul naso, interrompendosi solo quando il volto dell'uomo fu completamente ricoperto di sangue.
Immediatamente dopo lo lanciò addosso a Russ, ancora barcollante per il colpo subito in precedenza, buttando entrambi a terra.
Quest'ultimo iniziò a far leva sulle braccia nel tentativo di ritirarsi su, ma prima che potesse riuscirci il ragazzo lo prese a calci in faccia facendolo crollare nuovamente su quel lurido selciato.
Approfittando del fatto che, almeno per poco, fossero entrambi incapaci di reagire, Alec voltò loro le spalle, dirigendosi velocemente verso l'imbocco della stradina laterale dove quei due gli avevano teso un imboscata.
In una manciata di secondi arrivò da Magnus che si trovava ancora seduto per terra dove lo aveva lasciato, con in volto un espressione talmente basita da sembrare quasi comica.
« Ma da dove diavolo sei uscito fuori? » lo sentì chiedere in un sussurro, con il tono di chi ha appena ricevuto un'illuminazione divina.
In altre circostanze Alec sarebbe stato quasi lusingato di vedere una simile ammirazione trapelare da Magnus, ma quello non era certo il momento giusto per perdersi in certe considerazioni.
Lo afferrò per le braccia e, con ben poca delicatezza, lo rimise in piedi.
Subito dopo, trascinandoselo dietro, iniziò a correre il più velocemente possibile, portando entrambi lontani dal pericolo.





Ed ecco qui che le cose cominciano ad ingranare :D
Come già vi avevamo anticipato, abbiamo deciso di fare uno stacco di qualche giorno, che hanno avuto la funzione di farli avvicinare almeno un minimo.
E qui la confessione di Alec che, per il momento, è sufficiente per farvi intendere un po' la sua situazione familiare. Ed anche per farvi mettere sotto una luce diversa Robert :D
Ovviamente un momento del genere doveva essere interrotto dalle follie di Magnus che li mette nuovamente entrambi nei guai.. e vi avvertiamo che ora saranno "cavoli amari" per loro xD E poi, hanno qualcosa da chiarire ora.. xD
In tutto ciò, Izzy e Jace hanno deciso di muoversi ed intervenire, quindi guai in vista!
Come al solito ringraziamo tutte quelle persone che seguono e recensiscono la storia, siete meravigliose! *-*
Speriamo che questo capitolo vi sia piaciuto, e vi invitiamo, se volete, ad esprimerci il vostro parere <3
Come al solito, vi lascio link del gruppo facebook, se ne volete entrare a far parte!
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Bye!<3
   
 
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