Buona seeeeeeeera a
tutti! Ammettetelo, speravate ormai che non tornassi più con
la mia storia e invece eccomi qua! Intanto, ringrazio in anticipo
chiunque vorrà recensire, dopo otto mesi quasi che non
aggiorno più mi meriterei solo uova e frutta marce ._.
*fugge*
Bene, prima di sprofondare nell'autocommiserazione, passo a ringraziare
le anime sante che hanno recensito il chappy scorso:
scImMIA:
Altro che Natale... Ormai è passata anche pasqua... ._.
Chiedo perdono per l'attesa infinita, spero di avere più
voglia (e soprattutto più tempo) nel prossimo periodo,
così oltre che alla scrittura tornerò anche a
chattare, voti e genitori permettendo... Ormai è una vita o
poco più che non ci sentiamo ed è solo colpa mia
._. Spero continuerai a seguirmi °° Un bacione
Sorellona, a presto, ciao!!
Red Diablo:
Mi dispiace per la lentezza eterna nello scrivere e ancor di
più della mia eterna assenza (giochino di parole, in questo
periodo mi piacciono un sacco zizi). Spero davvero che l'esame di guida
ti sia andato bene e che ora tu possa sfrecciare per le strade con una
ferrari rossa nuova fiammante ^^ Fammi sapere cosa pensi del mio
chappy, ok? Spero di risentirti presto! Ciao!!
Mi permetto anche di pubblicare un "Umpa_Lumpa missing". Ele che fine
hai fatto? La mia storia non ti piace più? Sono stata
davvero così eterena? (._. posso anche rispondermi da sola,
effettivamente) Spero di trovare la tua recensione, per questo
chappy, ci conto, ok?
Detto questo, mi appresto ad augurarvi una buona lettura di questo
capitolo che, anche se magari non è così
spettacolare da meritare un'attesa di 8 mesi circa, spero solo di non
deludervi. Detto questo, a voi tutti una buona lettura e una buona
serata!
Capitolo XXIII - Amici
Quando
balzò fuori dalla finestra completamente vestito, 17
percepì l’aria frizzante del mattino penetrargli
nei polmoni e si sentì particolarmente vivo per quello che
gli avrebbe potuto riservare la giornata, qualunque cosa fosse.
Se ne rimase sospeso per
qualche secondo a sovrastare la città dormiente con lo
sguardo, sentendosene per un attimo il padrone incontrastato, mentre un
leggero sorriso gli si formava in volto, poi si voltò e
prese a svolazzare verso il tetto della CC, intenzionato a godersi
l’alba da lì.
E già gli
mancavano due o tre centimetri all’atterraggio, quando vide
al centro del lucido tetto rosso la figura rannicchiata di Trunks
fissare all’orizzonte quel cielo che si faceva via via
più chiaro. Ovviamente, l’ultima cosa che si
aspettava era che qualcun altro avesse avuto la sua stessa idea, quindi
non deve stupire che per la sorpresa non riuscì a
interrompere la sua manovra, producendo un rumore, per quanto leggero.
Con uno scatto spaventato
gli occhi blu del ragazzo si spostarono su di lui.
I due si fissarono,
tornando entrambi seri e distaccati, per un istante gelato e
all’apparenza infinito, prima che 17 si voltasse e mormorasse
leggermente irritato
- Una persona normale
alle quattro del mattino dovrebbe essere nel suo letto a dormire -
- Faccio presente che
anche tu sei in piedi, esattamente come me -
Il Cyborg si chiese forse
per la decima volta in due giorni scarsi se lo facesse apposta a dire
cose senza senso.
- Io sono un Cyborg, non
credo di poter essere comunque considerato una persona normale -
rispose voltando leggermente il capo verso il saiyan.
Questi capì di
aver accidentalmente toccato un tasto dolente e abbassò gli
occhi, pensando bene di sviare il discorso.
- Ho pensato che dal
momento che non riesco a dormire, guardare il sole sorgere mi avrebbe
aiutato a distrarmi di più che non il rigirarmi nervosamente
nel letto -
Calarono un paio di
secondi di silenzio, mentre C-17 si diede una leggera spinta per
spiccare il volo, intenzionato a cercarsi un nuovo trespolo
d’osservazione, ma la voce di Trunks lo fermò
lì dov’era.
- Sai... -
iniziò questi prendendo di nuovo a fissare
l’azzurro dell’oriente che si faceva sempre
più intenso.
- Da qui l’alba
si può vedere davvero bene -
Il Cyborg si
voltò, di fronte a quell’invito implicito e decise
che comunque ora che trovava un buon posto lo spettacolo sarebbe stato
irrimediabilmente rovinato.
Così si
avvicinò di qualche passo e si lasciò cadere a
sedere a poca distanza dal saiyan, con uno sbuffo. Subito gli saltarono
agli occhi due pesanti occhiaie violacee.
- Non riesci a dormire
hai detto, giusto? - buttò lì il moro dopo una
pausa di silenzio, tanto per attaccare discorso.
- Già -
rispose il saiyan con un sospiro mesto.
- Stanotte il mio
simpatico subconscio ha deciso di offrirmi un’allegra e
movimentata notte schizzata di sangue. Un enorme mix di tutte le
esperienze peggiori che questa vita si è divertita a
regalarmi - con la coda dell’occhio 17 lo vide stringersi su
se stesso, per quanto il braccio rotto gli concedesse.
- Ed è
già la seconda sera di fila. Se continua così ben
presto non riuscirò a reggermi in piedi dal sonno -
Un passero
iniziò a intonare le prime note del mattino, mentre il
soffio di un venticello fresco agitava dolcemente i capelli dei due
ragazzi.
- Non ti invidio -
rispose asciutto 17, spostando dietro l’orecchio una ciocca
che gli disturbava gli occhi.
- Almeno le mie
nottatacce non comportano problemi come la stanchezza, anche se i nervi
li lasciano a pezzi -
- Come mai? Insonnia? -
provò a scherzare Trunks senza però molta
convinzione.
- Cell -
Un brivido freddo corse
sulle schiene di entrambi, al pensiero del mostro.
- Quella cicala non
lascia dormire neanche te? -
- No. Già ieri
sera sono diventato la portata principale del suo banchetto di morte.
Stavolta ha deciso di fare il bis - il tono di 17 era denso di amara
ironia.
- ...bella metafora -
- Grazie -
Il cielo
all’orizzonte prese a sfumarsi di rosa, mentre le nuvole
assumevano un spruzzatura dorata.
- Ehm... Senti C-17... -
Il Cyborg
voltò gli occhi verso il saiyan, che sembrava stentare a
trovare le parole adatte per esprimersi.
- Magari la mia potrebbe
sembrarti una domanda poco delicata, ma... era da un po’ che
volevo sapere una cosa... -
- Evita i giri di parole.
Dritto al punto se non ti spiace-
- Ecco... Cosa ti
è successo quando Cell ti ha... catturato? -
17 sbattè le
palpebre un attimo, colto alla sprovvista.
Poi sospirò e
si lasciò cadere disteso all’indietro,
intrecciando le mani dietro la testa.
- Beh, è
difficile da spiegare. Onestamente non ho capito tanto bene
neanch’io cosa mi sia successo. È stato
più o meno come se mi avesse preso un enorme aspirapolvere,
solo che invece di arrivare a un sacchetto di contenimento insieme ad
altre migliaia di particelle di polvere, mi sono... fuso con Cell,
ecco. Facevo e pensavo come lui, vedevo con i suoi occhi e respiravo
con la sua bocca. Credo non esista esperienza più traumatica
per chiunque sia in grado di pensare che perdere se stesso, fidati. Non
lo augurerei nemmeno a Gero e il che è tutto dire -
Era la prima volta che
parlava dell’argomento con qualcuno. Non ne aveva
parlato nemmeno con Reika e dal canto suo lei non si sarebbe
mai azzardata a sfiorare un tasto tanto dolente.
E doveva ammettere che
non era affatto una brutta sensazione, poterne parlare.
Anche se lo stava facendo
con Trunks.
- Oh, capisco -
17 riuscì a cogliere un leggero stupore nella voce
dell’altro ragazzo, probabilmente non si aspettava una
risposta. Si ritrovò inspiegabilmente a sorridere, anche se
con un leggero velo di sarcasmo.
- Una cosa decisamente
spiacevole che però è rimasta, nonostante la
mia... resurrezione, chiamiamola così, sono i suoi ricordi.
Me li sento nella testa viscidi e appiccicosi, legati a cose che non ho
fatto io. Per fortuna ne ho solo alcuni e anche parecchio confusi, ma
sono sempre lì a ricordarmi quanto idiota io stato a
impuntarmi, quel giorno, e a tutte le conseguenze che questo ha portato
- a questo punto 17 proruppe in una risatina amara, prima di continuare.
- Eppure, una volta che
mi sono risvegliato di nuovo me stesso, ho avuto accesso a ricordi e a
informazioni che prima nemmeno sapevo di avere. Non mi saprei spiegare
altrimenti perché non abbia pensato a riattivare Reika non
appena Gero è morto -
Stranamente sollevato
dopo quel lungo discorso, il Cyborg voltò leggermente il
capo verso Trunks, che lo fissava attento.
- Ecco qua - concluse
semplicemente.
- Onestamente, pensavo mi
avresti liquidato con un “non sono affari tuoi” -
commentò Trunks sincero.
- Non mi conosci
abbastanza per pensare di potermi prevedere, sono spiacente -
ribattè ironicamente il moro con nonchalance, mentre si
riportava in posizione seduta e riprendeva a fissare la rosata linea
dell’orizzonte . Per un attimo il saiyan rimase basito, poi
assunse un sorrisetto identico a quello dell’androide, prima
di controbattere a sua volta.
- Oh, le porgo le mie
più umili e sentite scuse - disse, accennando pure un
inchino con la testa.
- Non scomodarti,
ringrazia la mia sconfinata bontà che mi consente di
perdonarti -
- Ma finiscila... ti stai
rendendo patetico -
- Non accetto critiche da
uno del tuo livello -
Trunks decise per primo
di troncare quello stupido scambio di battute che altrimenti avrebbe
potuto protrarsi decisamente a lungo. Se ne stette in silenzio. 17 lo
imitò.
- Avrei
un’altra domanda - disse Trunks dopo un po’, ma
stavolta non aspettò il permesso, per parlare.
- Ma perché
Reika usa il suo nome e tu invece ti presenti come C-17? -
Il sorriso del Cyborg si
volatilizzò in un istante.
- Non è che...
che io lo voglia.
È che io non ho più nessun nome con cui farmi
chiamare. Gero non si è accontentato di trasformarmi in un
ibrido, ha voluto cancellare il mio lato umano e soprattutto le mie
emozioni, per potermi trasformare in un burattino. Perciò ha
pensato bene di eliminare qualunque riferimento alla mia vita
precedente al laboratorio, mi ha tolto il mio nome e mi ha trasformati
in una macchina catalogata. Si è degnato almeno di lasciarmi
la mia vita nell’istituto, che sebbene non sia stata
esattamente un periodo rose e fiori, almeno è la prova che
non sono semplicemente piovuto dal cielo. Ma credo che lo abbia fatto
solo perché un essere pensante, senz’anima e con
un potere immenso può essere decisamente troppo complicato
da gestire. Quindi io sono solo il suo disgraziato, diciassettesimo
esperimento. E non sarei dovuto essere altro, almeno secondo il
dottore.
Reika invece i ricordi li
ha ancora tutti. Non se nono sicuro al cento per cento, ma credo sia
per via del suo istinto saiyan. Non riesco nemmeno a figurarmi un
essere votato per natura a distruggere senza uno straccio di emozione,
sarebbe una catastrofe di proporzioni indicibili e di sicuro ci
avrà pensato anche Gero, quella volta. Lei... è
sempre stata estremamente umana,
al punto che una volta saputo da dove effettivamente venisse mi
è stato estremamente difficile pensare che lei è
della stessa pasta di Vegeta -
17 si interruppe, prima
di concedersi un lungo respiro. E lui che voleva passare un
po’ di tempo in pace...
- Credo sia
l’aria del mattino, ma te ne continui a uscire con
espressioni decisamente poetiche. Ti vengono così o te le
studi di notte? -
L’androide
rivolse uno sguardo indefinito al saiyan a quella battuta, ma non
rispose. Non aveva più voglia di parlare.
- Ehi, ho detto qualcosa
che non va? - il tono di Trunks suonava sinceramente preoccupato di
averlo offeso.
- No - sospirò
l’androide - è solo che non sono argomenti di cui
adoro parlare, capiscimi -
- Ho capito, non parlo
più -
- Ah, senti... tanto per
cambiare argomento... se ti vedessi ancora provarci con Reika, non mi
riterrò responsabile di ciò che potrei farti,
chiaro? - voleva sembrare ironico ma gli uscì un sibilo
minaccioso, soprattutto nell’ ultima parola. Trunks
passò con velocità impressionante a un bel color
ciclamino.
- M- ma cosa vai a
pensare?! Io non... non stavo mica facendo qualcosa! -
17 gli rivolse
un’occhiata di così eloquente sarcasmo da far
abbassare gli occhi all’altro ragazzo.
- Sei assolutamente cotto
di lei, non provare a negare - rincarò la dose il moro e
Trunks divenne se possibile ancora più rosso. La sfumatura
azzurro - dorata che già da un po’ rischiarava
l’ambiente si fece più intensa, tingendo i volti
dei due giovani.
- Si nota davvero
così tanto? - ridacchiò imbarazzatissimo il
saiyan grattandosi nervosamente una guancia con l’indice.
- Sei fortunato che Reika
conosca poco o niente delle reazioni umane o avrebbe capito tutto da un
pezzo, mi sa - rispose implacabilmente l’androide ostentando
lo sguardo verso il sole che iniziava a spuntare
all’orizzonte e fingendo il massimo disinteresse.
- Comunque... mi permetto
di aggiungere che anche te sei parecchio trasparente quando si tratta
di ormoni - ribattè il saiyan scostando diametralmente la
testa.
- Che?! - 17
rischiò di ruzzolare giù dalla cupola, tanta fu
la foga con cui si voltò a fissare l’altro
ragazzo. Presa la sua piccola vendetta, il saiyan scostò gli
occhi blu per incontrare quelli ora imbarazzatissimi
dell’androide.
- Attento Cyborg,
così ti va a fuoco la faccia -
- P-parla per te
sbarbatello! Fino a due secondi fa avevi bisogno di un estintore! -
Entrambi scostarono
crucciati lo sguardo, con ancora un filo rosso sulle guance e il
silenzio tornò a governare sovrano per un po’.
- Sai... è la
prima volta che parlo in questo modo con qualcuno della mia
età -
Semplice costatazione.
- Anche io - semplice
risposta - Dovrebbe significare qualcosa? -
Il saiyan
rifletté un secondo.
- Credo sia una cosa che
si fa quando si è amici -
17 si girò
basito verso Trunks, che lo fissava senza imbarazzo.
- Amici? -
ripeté piano.
Quella parola aveva
sempre avuto un significato alquanto blando nella sua testa.
Non aveva effettivamente
mai avuto un amico da poter chiamare così, almeno da
ciò che ricordava. Certo, aveva conosciuto Reika, ma lei era
un’amicA (e da un po’ anche
qualcos’altro). Era un rapporto decisamente differente.
Ripresosi un
po’ dalla sorpresa, il moro richiuse la bocca che si era
leggermente socchiusa.
- Possono due ragazzi
innamorati della stessa persona essere amici? -
Trunks non seppe
rispondere e rimase in silenzio.
17 rivolse i suoi occhi
di ghiaccio verso il cielo chiaro spruzzato di rosa.
- Non ho mai avuto un
amico, mai. Certo, avevo mia madre e il mio maestro, ma non si
può certo dire che sia la stessa cosa.
Nell’inferno che è il futuro poi, non
c’è spazio per cose come l’amicizia tra
coetanei -
- Capsico...
Neanch’io ho mai avuto qualcuno da poter chiamare
così, tranne Reika, ovviamente, ma lei è
un’ altra storia - C-17 abbassò lo sguardo con un
mezzo sorriso triste.
- Non so chi fossi o cosa
facessi prima di diventare un esperimento, te l’ho
già detto. Ma di certo non dovevo passarmela bene, insieme a
mia sorella, se siamo stati trascinati in un laboratorio - fece una
breve pausa mentre i suoi occhi si riempivano di tristezza.
- Bastava anche solo
respirare un po’ più forte che quel pazzo ti
lasciasse senza mangiare per due giorni o che ti facesse attraversare
il corpo da una scarica elettrica. E ci ha tenuto in quello stato di...
schiavi, burattini o comunque ci vogliate chiamare, per anni e alla fine
cosa ne ha fatto di noi? Dei mostri con dei poteri che mai avevamo
chiesto! Non siamo altro che degli schifosi ibridi ne umani ne
macchine! - il Cyborg picchiò disperatamente un pugno a
terra, mentre la sua voce assumeva una nota vibrante.
- Per colpa
dell’assurda vendetta di quel bastardo non solo io, ma anche
mia sorella e la... la ragazza che mi piace... saremo per sempre
imprigionati in questo limbo, destinati a chiederci per
l’eternità che ci è stata concessa chi
o cosa siamo diventati e soprattutto perché!
- dovette zittirsi di colpo, per riuscire a frenare in gola le lacrime
di rabbia che gli erano selvaggiamente salite agli occhi.
Non aveva mai parlato con
qualcuno dello schifo che era la sua vita.
Si sentiva più
leggero, decisamente più leggero e dovette ammettere che non
era affatto una brutta situazione.
Ma ora doveva impedirsi a
tutti i costi di piangere davanti a Trunks, questione di orgoglio.
“Non voglio che
pensi che sia un debole!”
Tirò
leggermente su con il naso.
- E poi, Gero non mi dava
mai niente di decente con cui vestirmi - aggiunse in un tentativo di
sdrammatizzare, passandosi il dorso di una mano poco sopra le labbra,
mentre tentava di abbozzare almeno l’ombra di un sorriso
sereno.
E sentì
qualcosa di caldo appoggiargli sulla sua spalla.
E fu con sguardo
decisamente stralunato che scorse la mano di Trunks gentilmente
appoggiata sulla spalla, in un tentativo di trasmettergli un
po’ di quel calore umano che gli era stato negato per
praticamente tutta la vita.
Il saiyan rivolse al moro
con un sorriso deciso, prima di parlare.
- L’importante
è sapersi rialzare, no? Non lasciarti paralizzare dal
passato e dalla paura del futuro proprio adesso che tu, Reika e tua
sorella siete di nuovo liberi. È vero, la vita con te
è stato tutto fuorché clemente, ma sono sicuro
che solo andando avanti ci sia la possibilità che ti riservi
qualcosa di bello, non credi? -
Mai Trunks si sarebbe
aspettato di potere, di volere
aiutare il Cyborg numero 17, men che meno di rivolgergli un gesto
d’amicizia come quello.
L’androide
sembrò pensarci per un secondo o due, poi annuì.
- Già, devo
riconoscere che hai ragione, lasciarsi abbattere non serve a niente.
Bisogna guardare avanti - disse con una certa convinzione, approvata da
un’occhiata soddisfatta da parte dell’altro ragazzo.
- E la prima delle cose
che farò sarà portare Reika il più
lontano possibile da te! -
Il saiyan lo
fissò con tanto d’occhi, guadagnandosi un ghigno
malvagio da parte del moro.
- Cosa
c’è? Pensavi che dopo un’insignificante
chiacchierata avvenuta per caso io ti avrei lasciato campo libero con
la donna? - il Cyborg scostò con un gesto noncurante la mano
del saiyan dalla propria spalla e si rimise in piedi, prima di
riprendere a fissare il disco solare che ormai aveva iniziato ad
ergersi oltre la linea dell’orizzonte.
- Beh, non ci speravo
molto, lo ammetto - rispose divertito Trunks.
- Allora la tua testa non
è effettivamente così bacata come pensavo
all’inizio -
Una ridacchiata spontanea
da parte di entrambi seguì queste parole.
- Oh, grazie. Neanche la
tua è vuota, come si potrebbe pensare a una prima occhiata -
ribattè l’altro con sarcasmo alzandosi in piedi a
sua volta.
-
Cos’è? Vuoi litigare? - chiese pacatamente C-17
voltando il busto verso il coetaneo.
Ma il lieve sorriso che
gli spiccava sulle labbra faceva intendere che di serietà
nelle sue parole ce n’era ben poca.
- Guarda, mi sono alzato
all’alba apposta
per fare a botte con te -
Passò un
secondo netto di silenzio, primo che entrambi esplodessero in una forte
e libera risata. Un paio di uccelli si levarono in volo, infastiditi
dal rumore improvviso, ma i due non ci fecero minimamente caso.
Accomunati da un passato
buio e insieme da un forte desiderio di ricominciare e di costruirsi un
futuro, con quella risata liberatoria i due ragazzi ruppero
definitivamente l’ultima delle barriere che tra di loro si
erano formate, per un motivo o per l’altro e sancirono con
quello scoppio di ilarità un tacito e inconsapevole legame.
Quella mattina, mentre i
primi raggi del sole illuminavano pigramente la Città
dell’Ovest sfumandola con i colori dell’alba,
Trunks e C-17, contro ogni loro previsione, divennero amici
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