Incespicai ma continuai a camminare. Rametti caduti
e foglie secche
scricchiolavano sotto le mie scarpe, mentre la volta verde e rigogliosa
degli alberi sopra di me mi faceva sentire minuscola e sperduta come
non mai.
Avevo i
muscoli indolenziti dal freddo e dal continuo girovagare senza
meta. Mi facevano male gli occhi per le troppe lacrime che li avevano
bagnati.
Sentivo
lo scorrere di un fiume, abbastanza vicino. Quasi senza
rendermene conto, iniziai a camminare impacciata verso il rumore
dell’acqua corrente.
In poco
tempo, mi trovai sul sentiero che affiancava il fiume. Il letto
di questo era più in basso ma, nonostante fossi ancora un
poco lontana, riuscivo a percepire benissimo lo scrosciare
dell’acqua. E finalmente gli alberi si aprirono, e davanti a
me vidi uno spiazzo senza alcun parapetto, nemmeno in legno
scricchiolante come il pezzo che al momento avevo al fianco.
Senza
pensare, quasi, mi avvicinai al limite, dove la terra finiva e
iniziava a sprofondare fino all’acqua. La corrente era
potente, capace di trascinare qualcuno anche ben più robusto
di me. La osservai e mi domandai perché ci fosse un posto
così poco sicuro. Doveva essere pericoloso per i bambini,
specialmente se emozionati per il trovarsi in una foresta.
Già,
ma per i bambini ci sarebbe stato qualcuno, ad
afferrarli per il braccio, a sgridarli e ad allontanarli dal pericoloso
margine.
C’era
una trave che sporgeva dal terreno. Appena
più lunga di un metro, ma abbastanza larga per due piedi,
era sospesa sopra il torrente impetuoso.
Non
c’era nessuno a trattenermi.
Avevo le
mani congelate. Lentamente, avanzai con cautela, posando i
piedi sulla trave. Guardavo la corrente, dall’altra parte del
fiume. L’altra sponda, generosa di alberi e di piante
verdeggianti come quella sulla quale mi trovavo, era anche ugualmente
alta.
Mi venne
in mente il mostro che popola gli incubi di tutti i bambini.
Un mostro terribile, che poteva mangiarsi tutta la vita di ognuno in un
boccone. Un mostro che poteva cancellare tutta la felicità
del mondo con il solo sguardo dei suoi occhi vermigli. Un mostro capace
di lacerare ogni sogno.
Un mostro
orribile, ma… Ogni bambino sapeva sempre come
difendersene. Un cuscino grande da mettersi al fianco, un peluche
speciale, la luce da tenere accesa, la mamma da chiamare…
Tutti mezzi che funzionavano, che facevano svanire il mostro.
Tutti
sapevano come far scappare il mostro. L’avrei saputo
fare anche io.
Già,
ma se ero io il mostro?
Il vento
mi passò attorno, la sensazione di vertigine
improvvisamente non mi pareva così orrenda, era solo una
promessa. “Lasciati andare, lasciati cadere, e
finirà tutto. Tutto sarà a posto”. Una
promessa così allettante…
«Jessi…»
Chiusi
gli occhi per un momento, per soffocare il tremito che mi aveva
scossa nell’udire quella voce.
«Perché
mi sei venuto a cercare?»
domandai, senza guardarlo. Non sapeva che non me lo meritavo, che si
sarebbe solo messo in pericolo?
«Ne
avevi bisogno» dichiarò Kyle.
Alzai
appena il capo, guardando sempre in basso, verso il fiume.
«Ti tradirò…» dissi, in un
singulto. «Questo mi costringeranno a
fare…» aggiunsi. Avevo così tanta paura
di loro, perché erano loro a comandare la mia vita, non io.
«Non
devi fare tutto quello che vogliono loro!»
ribatté, accorata, la voce di Kyle. «Sei libera di
scegliere» aggiunse, mentre un fremito mi percorreva le
braccia.
Sarebbe
stato così bello.
«Anche
Nicol me l’ha detto» affermai,
guardando ancora giù, nelle correnti, osando a malapena
respirare. Me l’aveva detto anche lei, e io volevo tanto
crederci. Ma non sapevo come fare.
«Nicol
è brava» confermò
Kyle. «Mi ha aiutato».
Lui
sapeva cosa voleva dire. Sapeva com’era avere delle
persone che hanno a cuore il tuo interesse.
«Lascia
che io aiuti te».
Quelle
parole distrussero il nodo che mi irrigidiva. Lo volevo
così tanto, ma allo stesso tempo avevo così tanta
paura, così paura di non riuscire a meritarmelo…
Così paura di tutto…
Non
riuscii più a tenere gli occhi sul fiume. Per un attimo,
vidi una possibilità che non lo contemplava. Respirai
bruscamente, mentre voltavo il viso verso Kyle.
«Mi
riporterai là?» domandai,
terrorizzata.
Io non
volevo tornare, era troppo orrendo, troppo oscuro.
C’era troppo del mio passato, troppo delle persone che temevo.
Attendevo
la risposta di Kyle.
«Non
possiamo tornare. Aspetteremo che tutto sia
finito» disse lui, guardandomi negli occhi.
Riabbassai
lo sguardo sul fiume e sentii la tensione raggiungere un
punto massimo e poi infrangersi. Iniziai a piangere.
«Voglio che finisca al più presto!» singhiozzai quasi rabbiosamente, con una boccata
d’aria gelida, disperata. Perché doveva rendere
tutto così difficile? Non poteva limitarsi a lasciarmi
andare?
«Lo
voglio anch’io».
Quelle
parole arrivarono a negare la mia solitudine, ma non sapevo
ancora se potevo accettarle. Avevo troppa confusione, troppa angoscia,
dentro di me.
Girai la
testa. La mano di Kyle era tesa verso di me, e lui era
più vicino di quanto credessi.
Guardavo
quelle dita, e non osavo credere, mentre le lacrime mi
bruciavano gli occhi, che si stessero offrendo davvero alla mia presa.
Guardai
il fiume ancora, e la fine che prometteva. Mi volsi verso Kyle,
trattenendo i singhiozzi. Era ancora lì. Quasi senza
accorgermene, iniziai a voltarmi verso di lui. Ero rigida, ma la mia
mano fredda dopo qualche attimo raggiunse la sua, e si
aggrappò ad essa.
Lo
guardai in faccia e lasciai andare un gemito.
Con un
balzo, fui lontana dal bordo del fiume, e poi mi rifugiai tra le
sue braccia che mi accolsero, e iniziai a piangere con il mento
poggiato sulla sua spalla, mentre sentivo le sue mani sulla schiena.
L’angoscia
mi schiacciava ancora, ma improvvisamente mi
sentii meno esposta. Sentivo il calore di Kyle e il suo corpo come una
difesa attorno al mio. Mi sentivo protetta.
Piangevo,
sconsolata, ma in quel momento vedevo una possibile
conclusione a quel terrore, alla fuga, all’impotenza. Vedevo
una qualche via di fuga da ciò che ero.
Osai
sperare di non essere così totalmente persa.
Perché se lui era venuto a cercarmi, forse voleva dire che
non c’era solo il mostro. Anche se la sua fiducia mi sembrava
ancora immeritata, riuscivo a sperare che non dovesse essere sempre
così.
Avevo
qualcuno che mi proteggeva, che mi teneva al sicuro in un
abbraccio sincero.
Spazio autrice (così professionale... mah):
Riguardando alcune puntate di Kyle XY mi è venuta voglia di scrivere ancora qualcosa su Jessi, che adoro come personaggio. Perché lei sbaglia, ed è davvero fragile.
Spero vi sia piaciuto e magari vi abbia messo voglia di lasciare un commentino. |