Charity
McElroy aveva diciotto anni e un patrimonio in sterline ed immobili
da fare invidia a più di una famiglia, nel Kent, quando
nell'anno
1817 la sua strada aveva incrociato quella di Lord Spencer Drake.
Cresciuta senza vincoli né regole dai genitori, convinti
sostenitori
delle teorie di Rousseau e compagni sull'educazione, a diciotto anni
ancora non era sposata, né fidanzata, né tanto
meno era stata
introdotta in società come la consuetudine avrebbe
richiesto: e il
patrimonio dei ricchissimi quanto eccentrici McElroy, che pure a
tanti faceva gola, non sembrava essere uno stimolo abbastanza forte
perché i giovani della regione desiderassero affrontare una
sfida
ardua come mettere argini a quella vulcanica ragazza. Né sir
Jacob
né sua moglie Nancy parevano trovare in questo –
che avrebbe
trascinato nel baratro della disperazione, quando non del disonore,
qualsiasi famiglia dotata di buon senso – motivo di
afflizione o di
cruccio: al contrario, non perdevano occasione per magnificare, e
soprattutto in pubblico, la sete d'indipendenza
della figlia.
Poi era accaduto
l'irreparabile, i McElroy avevano perso la vita nel terribile
incidente ferroviario di Dartford, e il 19 dicembre 1817 Charity era
rimasta orfana, con una immensa fortuna da amministrare, neppure una
persona di fiducia, la nomea di ragazza capricciosa e pericolosamente
stravagante e per tutore uno degli uomini più austeri e
conservatori
che all'epoca vi fossero tra i sudditi di Sua Maestà
Britannica.
L'educazione e la
formazione di
quella fanciulla abituata alla totale libertà, a dire il
vero, era
parsa fin da principio un'impresa faraonica; lord Spencer aveva
deciso, per sicurezza, di occuparsene di persona, senza delegare
neppure i dettagli a un precettore – tutti damerini che, era
più
che ragionevole presumerlo, Charity avrebbe distrutto a suon di
quella logica cui era stata preparata fin dall'infanzia e di cui a
detta di tutti sapeva dare ottime prove.
Un lavoro faticoso,
ininterrotto, senza requie. Un calvario durato per quasi cinque anni,
al termine del quale la vecchia Charity McElroy era quasi del tutto
scomparsa, radicalmente cambiata, fino a lasciare il posto alla
nobile e perfetta padrona di casa che ora tutti compativano per la
morte del marito e di cui lodavano la matura compostezza in quel
frangente.
Aveva recuperato in
tempi
brevissimi, raggiungendo in fatto di eleganza e di misura i risultati
cui le altre ragazze approdavano dopo un'intera vita di preparazione
e autocontrollo; ma quell'insopprimibile desiderio di autonomia, non
potendo scomparire nel nulla, si era soltanto mitigato, temperandosi
nel grintoso spirito d'iniziativa per cui Charity McElroy era ormai
tanto famosa. Una perfetta gentildonna, finalmente all'altezza della
propria fortuna e che mai e poi mai avrebbe rinunciato a pensare con
la propria testa.
A quel punto lord
Drake,
riconoscendo che nessun essere umano avrebbe potuto raggiungere un
livello migliore di quello ottenuto da Charity, e che l'età
della
ragazza era ormai al limite per garantirle un matrimonio consono al
suo rango, da uomo saggio quale era aveva finalmente – era il
1822
inoltrato – dichiarato chiusa la fase preparatoria della sua
protetta.
« Sei
riuscita a riposare? »
Charity guardò da sopra il bordo della tazza l'uomo che era
stato il
suo tutore e a cui tanto doveva della donna che oggi tutti le
riconoscevano di essere.
«
Non molto, milord. Non molto ». Aveva risposto scuotendo
appena la
testa, con un sospiro rassegnato e un gesto ovattato della mano,
rivolto verso il salone. « Inizio a temere che non se ne
andranno
mai... E non ne posso più, della loro pia
sollecitudine!
»
Spencer Drake,
inappuntabile
nel completo nero dal cui taschino faceva mostra di sé un
fazzoletto
bianco piegato in maniera perfetta e quasi maniacale,
soffocò una
risatina in un perfetto accesso di tosse, ma la mano davanti alla sua
bocca non era un ostacolo abbastanza casuale perché la donna
– che
tanto bene lo conosceva – potesse credere seriamente a quel
tentativo.
« Dovresti
provare ad essere
un po' più tollerante, mia cara ».
Charity prese con le
molle una
zolletta di zucchero e la depose sul fondo di una tazza da
tè, prima
di porgerla all'uomo seduto di fronte a lei.
«
Per l'amor di Dio, non scherziamo! Le allegre
comari, di
là, stanno semplicemente cercando di fare l'inventario di
quanto
questa casa contiene. Solo questo. E voi lo sapete quanto me
»,
concluse infine, alzando l'indice in segno di ammonimento.
«
Ammettiamo pure che la cosa
è molto probabile, » concesse lord Drake, con un
gesto magnanimo
della mano « ciò tuttavia non toglie che si siano
date da fare, per
renderti meno difficili queste giornate. Questa torta poi è
davvero
buonissima ».
Charity lo
guardò masticare un
pezzo di torta alle nocciole, il cavallo di battaglia di Madge
Carvey, e venne assalita dalla nostalgia. Quante giornate erano
iniziate in quel modo, con una pacifica discussione sopra una fetta
di torta e del buon tè... Una gradevole abitudine cui
purtroppo
Jonathan, contrariamente allo zio, si era sempre dimostrato
indifferente, se non del tutto refrattario. La donna cacciò
indietro
una lacrima, senza darsi pena di capire se fosse dipesa dal pensiero
di Jonathan o dal ricordo di quegli attimi familiari ormai lontani e
forse sepolti per sempre.
« Mi sono
permesso di dare le
ultime disposizioni per il funerale al posto tuo... »
Charity,
contrariamente a quanto lei stessa avrebbe pensato, accolse la
notizia con un sorriso.
«
Grazie. Mi avete tolto un peso ». Quelle parole tuttavia
ebbero il
potere di bloccarla, sia pure per un istante prima di ritornare
perfettamente padrona di sé. Occuparsi del funerale di
Jonathan, un
peso? Non si
concesse il lusso
di una risposta.
|