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John riteneva normale in una coppia condividere e assecondare i
desideri dell'altro, le piccole curiosità e i capricci,
sì, anche in ambito sessuale. Naturalmente con il suo
coinquilino/fidanzato vi era da parte sua un perenne e strenuo
tentativo di opporsi ai capricci- oh sì, capricci, bizze e
insipiegabili richieste- di Sherlock e da parte dell'altro
l'incrollabile convizione che in un modo o nell'altro John avrebbe
ceduto (per stanchezza se non altro). Quindi di "normale" nella loro
coppia non ci sarebbe stato nemmeno questo, non vogliamo parlare di
alcuni appuntamenti che facevano tappa direttamente all'obitorio o su
qualche scena del crimine vero?
Ecco, no, anche perché a John tutto questo andava bene, alle
volte gli piaceva anche (generalmente quando il consulting detective
non faceva cose fondamentalmente stupide come rischiare insensatamente
la vita o testare droghe sul suo corpo), insomma dei due Sherlock era
solo lo strambo più appariscente.
Comunque, preso atto che di noiosamente normale nella loro relazione
non ci fosse nulla e assodato che questo gli stava bene, John aveva
deciso che poteva essere divertente chiedere a Sherlock di mettere in
atto una sua fantasia sessuale.
Doveva ammettere che quella faccenda con il vestito da cameriera in
stile lolita -concepita con l'iniziale scopo di prendere un po' ingiro
Sherlock e sfociata in una situazione che in seguito non gli avrebbe
mai più permesso di non arrossire pensando ad un classico
vestito da cameriera- era stata una sua idea, stupida e geniale
insieme, alla quale Sherlock si era volentieri prestato (con il solo
scopo di avere come sempre ragione).
Poi essendo lui un uomo d'onore aveva deciso di assecondare una
richiesta di Sherlock, sempre a riprova di quanto alle volte le sue
idee fossero frutto di evidente sprezzo del pericolo o pura incoscenza.
E Sherlock aveva chiesto, con lo sguardo serio di quelli che dedicava
ai casi più interessanti.
Avrebbe potuto chiedergli qualsiasi cosa, ma aveva semplicemente
chiesto di guardare. Di guardare. Lui. Di guardare lui mentre di dava
piacere.
Superato lo stato di shock e scampate varie morti: soffocamento con la
saliva e autocombustione, John aveva respirato. E aveva deciso che per
Sherlock l'avrebbe fatto, se questa era la sua fantasia, l'avrebbe realizzata.
Sherlock l'aveva guardato per tutto il tempo dalla poltrona, con lo
sguardo attento, sembrava quasi non sbattesse le palpebre,
completamente rapito dai suoi movimenti e John sentiva quello sguardo
addosso pungere come un ago sulla pelle e quasi aveva avuto il
desiderio che tutto finisse subito poi d'improvviso mentre si liberava
dell'ultimo strato di stoffa si era sentito come a casa, al sicuro-
Sherlock dopotutto l'osserva sempre, mentre sono per strada, da Angelo,
mentre risolvono un caso, quello sguardo è sempre lì- e
l'iniziale imbarazzo aveva ben presto lasciato il posto all'eccitazione
di farsi guardare, di mostrare a Sherlock anche questo, a quegli occhi
pronti a cogliere diecimila dettagli, tutto quello che John aveva da
offrirgli, tutto quello che John Watson era. Quando ormai al limite
aveva alzato lo sguardo (la vergogna era ancora viva da qualche parte)
i loro occhi si erano incontrati e John si era specchiato in uno
sguardo carico di desiderio ed eccitazione, pari alla sua, era arrivata
la sua fine e quello sguardo era lì a non perdere nessun
dettaglio, tremore, smorfia o gemito; con gli strascichi del'orgasmo a
rilassare ogni fibra John si era sentito avvolto dalla consapevolezza
che Sherlock l'avrebbe guardato sempre, e ogni volta avrebbe acquisito
un nuovo dettaglio da conservare gelosamente nel suo palazzo mentale.
ndA: e niente, io l'ho sempre immaginato Sherlock un po' voyeur, e mi
andava di scrivere questa cosa di John che si lascia ammirare e dovevo
nominare la "faccenda del vestito da camerira" because of reason, e
quindi non so...spero apprezziate!
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