Quella mattina, quando mi svegliai, ero abbracciata a Castiel, nel suo
letto enorme e morbidissimo. Era Natale e non avrei potuto desiderare
nient'altro che svegliarmi accanto a lui. Ero a casa, davvero.
Lo strinsi tra le braccia e lo sentii muoversi sul mio petto, stava
scuotendo la testa, forse per non vedere la luce bianca che entrava
dalle finestre. Doveva aver nevicato tutta la notte.
Abbassai lo sguardo sui suoi capelli, con occhi inteneriti.
"Ehi!"
"No..."
Continuava a evitare la luce, stringendomi più forte.
"Castiel, non fare il bambino."
"Ma é Natale!"
"Appunto! Non possiamo stare a letto tutto il giorno, tesoro."
"No?"
Puntò i suoi occhi scuri nei miei.
"No!"
Gli sorrisi e tirai via le coperte dal corpo di entrambi, scendendo in
fretta dal letto, per evitare una sua eventuale vendetta.
"Tesoro, questa sera dobbiamo andare a cena, non possiamo stare tutto
il giorno a letto, in teoria abbiamo qualcosa da fare."
"Hai altre sorprese in mente?"
Mi guardò, sorridendo sinceramente e aprendo le braccia.
Riuscii a trattenermi a fatica, e forse più toccata io dalla
situazione che lui, mi gettai addosso a lui.
"Ehi, Kensi, grazie, davvero..."
"Castiel, ti amo, non so cosa farei pur di non vederti come sei stato
nell'ultimo mese."
"Io non saprei come fare e basta, senza di te. Lasciami dire che prima
di te era solo un trascinare i piedi a terra, era esistere a fatica,
sperare che avvenisse qualcosa. Penso davvero di poter dire che
desiderassi una come te e per fortuna sei tu."
Non potevo rispondergli, non ad una cosa del genere, mi limitai quindi
a stringermi più forte tra le sue braccia e baciarlo. Sempre
zitta mi alzai e andai in cucina per preparare qualcosa che fosse in
grado di svegliarci quasi del tutto.
La giornata, come si sarebbe aspettato dal Natale, scorreva piacevole,
senza imprevisti o problemi. Passammo gran parte del pomeriggio in
ospedale, con i genitori di Castiel, che incontravo per la prima volta;
venimmo informati, dall'infermiera di turno, che all'inizio del nuovo
anno sarebbero stati in grado di tornare a casa.
Quando furono circa le cinque del pomeriggio tornammo in appartamento e
mentre Castiel faceva una doccia io mi immersi nella vasca da bagno,
finendo di lavarmi comunque prima di lui.
Per la nostra cena tra amici avevamo appuntamento, come al solito nella
lussuosa e spaziosa villa di Lysandro. Arricciati i capelli e afferrate
le scarpe raggiunsi Castiel in camera e quando mi vide, l'unica
reazione fu quella di rimanere immobile.
"Siamo in ritardo?"
"No..."
"Perche fai il baccalà, allora?"
"Perchè sei bella Kensi, davvero."
Lo baciai, per poi ritrovare la mia solita spiccatezza e guardarlo
storto.
"E la cravatta? Preferisci il papillon?"
"Per carità! Papillon? Per chi mi hai preso, ragazza?
Sinceramente non mi andava nemmeno di prendere la cravatta..."
Sbattei più volte le lunga ciglia, incrementate dal mascare
e Castiel, sbuffando, prese una cravatta dal cassetto; se la stava
svogliatamente passando attorno al collo quando mi avvicinai a lui,
mettendo le mie mani sulle sue, per poi andarvele a sostituire
completamente. Finii di fare il nodo mentre Castiel, le braccia tirate
indietro, mi teneva attaccata alla sua schiena.
"Andiamo o faremo davvero tardi, in moto non possiamo andare, conciati
così."
"E chi ha detto che andremo in moto? Poi, a piedi non ti lascio andare,
con quei tacchi finiresti per farti male a mezzo isolato o fingerai di
essere stanca, come tuo solito, per farti portare in braccio."
Mi girai verso di lui, lo guardai e poi chiusi gli occhi, facendogli la
linguaccia.
"Allora cosa proponi? Il teletrasporto?"
"So che la reputerai una cosa sconvolgente, ma ho una macchina Kensi!"
E come preannunciato da lui, ne fui davvero sorpresa.
"No aspetta, spiegami, tutti i kilometri che mi sono fatta a piedi ora
me li giustifichi, uno per uno."
"Non ti ho mai obbligato ad andare a piedi, solo io preferisco andare i
moto piuttosto che in macchina e tu non hai mai chiesto niente."
"Aaaaargh, Castiel!"
Sbuffai, prendendolo per mano e trascinandolo all'ingresso.
"Allora andiamo, su, automobilista."
E mentre uscivamo di casa non ci lasciammo mancare nemmeno la solita
solfa botta e risposta.
"Scontrosa."
"Antipatico."
"Noiosa."
"Cattivo."
"Ti amo."
"Anche io."
In macchina arrivammo
presto da Lysandro e messo piede nella straordinaria villa, non ci fu
cosa che mi stupisse meno di altre. Tutto era stato decorato nei minimi
dettagli, tutto calcolato alla perfezione come solo Lys, in tutta la
compagnia sapeva fare; nemmeno Nathaniel poteva competere in questo
campo. La minuziosità dei dettagli, l'accostamento dei
colori, l'atmosfera, le luci, tutto era al proprio posto, come era
sempre stato nei sogni dei bambini, nel desiderio del Natale perfetto.
Come al solito eravamo
gli ultimi, se non tenevamo conto dei tremendi ritardi di Rosalya.
Raggiungemmo gli altri, sparsi per tutto il salotto, chi sul divano,
chi a terra sul tappeto e altri in cucina a stare tra i piedi di
Lysandro, che cercava di finire di cucinare senza impazzire.
"Vecchio mio!"
"Castiel, accompagna
gli altri al tavolo, io arrivo subito, tiro fuori il tacchino e sono
pronto."
Castiel alzando la
voce, cominciò a far circolare tutti i nostri amici verso la
sala da pranzo, dove il solito tavolino vittoriano era stato sostituito
da una lunga tavola di vetro, apparecchiata finemente, tutto calcolato
nei minimi dettagli.
Io rimasi indietro,
rimanendo a guardare Lysandro appoggiata allo stipite della porta.
"Kensi, c'è
qualcosa che non va?"
"No." risposi
sovrappensiero.
"E allora che stai
facendo?"
"Ti guardo."
Lysandro mi si
avvicinò, appoggiando lo straccio che aveva tra le mani sul
ripiano di marmo e con un dito mi toccò il naso, che
arricciai sotto il suo attento sguardo bicolore.
"Ma guarda come sei
bella questa sera, tesoro. Castiel é davvero fortunato."
"Oh Lys!"
Mi buttai sul suo petto
e lui mi strinse, coccolandomi leggermente per poi staccarsi e dirmi di
raggiungere gli altri. Abbandonai la cucina e raggiunsi la sala, dove
scoprii, al contario delle mie aspettative, che Castiel era riuscito a
creare una sorta di ordine, dove ognuno era al suo posto e vicino a lui
due ancora liberi. Feci il giro del tavolo, passando e dslutando
ognuno, per poi raggiungere Castiel, che attirandomi alle sue labbra mi
costrinse a sedermi.
"Ti amo amore."
"Anche io Cass."
Senza rifletterci un
secondo appoggiai la testa alla sua spalla e lui cominciò a
passarmi una mano tra i capelli, che erano notevolmente cresciuti. In
quel momento arrivò Lysandro, portando in tavola il tacchino
e qualche altra decina di portate. La cena cominciò, nella
frenesia dei presenti; c'eravamo tutti, io e Castiel, Lysandro, Rosalya
e Leight, i gemelli, Kentin, Iris, Kim e Violet e Nathaniel, che ci
aveva convinti anche ad invitare Melody, che in un contesto nel quale
non era abituata a stare stonava parecchio. Dovevano averle detto che
era un'uscita tra amici e non una cena di Natale, altrimenti quel
maglioncino di lana non poteva avere davvero senso; mi sentii fuori di
posto io per lei, ma un maglioncino non avrebbero rovinato la nostra
serata.
E non lo fece, almeno
finché, finita la cena, io me ne andai, seguita da Rosalya,
Lysandro e Leight a dare una rassettata in cucina, lasciando gli altri
in salotto, davanti a numerosi giochi da tavola.
Quando tornammo, sul
divano, affianco al mio rosso preferito, stava accoccolato un
maglioncino rosa che decisamente stonava parecchio e dei capelli
castani, decisamente troppo chiari rispetto ai miei, che si sposavano
perfettamente a Castiel. Rosalya, notando il mio repentino cambio di
sguardo, cercò di trattenere l'eruzione, ma ben presto il
danno fu fatto. Avanzai a falcate in direzione del divano, provando
gravemente la mia stabilità sui tacchi e danneggiando
irreparabilmente la grazia ottenuta con il mio vestito di raso.
Quando le arrivai
dinnanzi, sollevò lo sguardo con fare tra il disturbato e
l'incuriosito.
"Staccati." sibilai
appena a denti stretti, ma in modo deciso.
"Come, scusa?"
"Staccati."
Continuò a
guardarmi, senza muoversi e persi la pazienza.
"No dimmi, pensi di
poter venire invitata alle feste e rovinarle pure? Nathaniel ha avuto
tanta pena per farti venire e tu cosa fai? Staccati."
Castiel
cercò di frenarmi.
"Kensi, stai calma,
é tutto ok."
"Tutto ok un bel
niente! Proprio niente!"
Stavo diventando
paonazza e la mia voce era rotta da momenti vuoti, stavo cercando di
trattenermi dall'urlare, ma lei non si muoveva.
"Staccati dal mio
ragazzo! Adesso!"
Alla parola "ragazzo" i
suoi occhi cambiarono decisamente espressione e la luce che fino a poco
prima li caratterizzava si affievolí e si alz0 subito dal
divano, allontanandosi sia da lui che da me, soprattutto.
Sbuffai, per cercare di
calmarmi e mentre credevo di aver ritrovato la mia calma Castiel
mandò in frantumi la mia buona volontà.
"Kensi, sei stata
esagerata, non ha fatto nulla di male."
Non mi degnai nemmeno
di guardarlo, gli voltai le spalle e decisa lasciai la sala, afferrando
dall'appendiabiti la sua giacca e uscendo poi dalla villa. Noncurante
della neve mi sedetti sulla scalinata dell'immensa abitazione,
coprendomi con la sua giacca, trovandovi nelle tasche quello che
speravo mi avrebbe aiutato. Sfilai il pacchetto di sigarette dalla
tasca e afferratane una la accesi, portandomela alla bocca e inspirando
profondamente.
La porta alle mie
spalle sbatté sonoramente e senza bisogno di chiedermi chi
fosse mi alzai, camminando in direzione della strada, stando attenta a
non scivolare sul ghiaccio, allontanandomi da lui, continuando a fumare
avidamente, quasi in tentativo di rimanerne soffocata.
"Kensi! Metti
giù quella sigaretta e fermati!"
Ormai in mezzo alla
strada mi voltai in sua direzione, guardandolo e inspirando, quasi in
gesto di sfida. Quella sensazione non mi piaceva affatto ne tantomeno
mi aiutava a rilassarmi, il sapore della nicotina era buono solo sulle
sue labbra. I suoi occhi, dal lato opposto della strada divennero pozzi
neri e il silenzio della sera fu squarciato dalla sua voce, alta e
minacciosa.
"Kensi, vieni qui!
Subito!"
Ma non mi mossi e lo
vidi correre verso di me, davvero preoccupato, per poi gettarmisi
addosso, facendomi sbattere a terra, sull'asfalto ghiacciato,
schiacciata dal suo corpo. A meno di un centimetro dai nostri piedi era
appena sfrecciata un'automobile, senza un minimo accenno di
decelerazione. Guardai gli occhi neri di Castiel e toccandomi la fronte
mi sentii sporca di qualcosa di inconfondibile. Mentre Castiel si
alzava e mi riportava in piedi con lui, tra le sue braccia, sentii
tutte le parti del mio corpo pesare terribilemte e bruciare peggio del
fuoco; mi guardai la mano sporca di sangue e le forze scivolarono via,
facendomi cadere all'indietro, sorretta prontamente da lui.
Buio.
Note dell'autrice:
Salve! Chiedo venia della grande assenza dal sito, dove tipo ogni mia
storia è stata lasciata lentamente morire (o forse qui ho
solo questa in corso, non ne sono sicura...). Ultimamente è
stato periodo di magra, l'ispirazione non veniva e cercavo di
concentrarmi di più sulle storie che ho attive su wattpad,
dove potete trovarmi sempre sotto lo stesso nickanme.
Non so se questa storia qui è seguita come su appunto,
wattpad, ma mi sembra più che giusto aggiornare anche qui,
perciò vi pubblico ora i tre capitoli che ho scritto nel mio
periodo di assenza (da 7 a 9). Spero che coloro che seguono la storia
possano essere soddisfatti di questo maxi aggiornamento.
Baci
Ino
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