Book
Two: Fire
Chapter
two: Disappointment
A
Zuko non erano mai piaciuti gli incontri che si tenevano nella sala
del Trono, con i vari Generali e le persone più importanti
della
Nazione del Fuoco. A non farglieli piacere non era solo il ricordo di
come si era procurato la cicatrice che portava in volto da
più di
due anni, bensì l’atmosfera carica di tensione che
aleggiava
nell’aria quando vi si presenziava. Da sempre suo padre Ozai
aveva
governato con il pugno di ferro, riempiendo di timore chiunque avesse
anche solo osato pensarla diversamente da lui e punendo chi, come il
suo stesso figlio, avesse avuto abbastanza coraggio da alzarsi in
piedi e dire ciò che non andava nel suo modo di fare.
Per
anni Zuko si era detto pronto a cambiare le cose, una volta che fosse
diventato Signore del Fuoco ed il potere fosse passato nelle sue
mani: la sua giovane mente era piena di innovazioni, di
bontà e di
ideali ben consacrati, ma ora che finalmente aveva preso il posto del
padre non aveva fatto ancora niente per far sì che qualcosa
diventasse diverso.
Per
questo non apprezzava quelle riunioni.
Erano
un monito costante alla sua inefficienza.
Si
era semplicemente abituato a ciò che aveva intorno,
considerando
sciocco da parte sua confidare ancora nei sogni di un se stesso
lontano, distante anni luce dall’uomo che era diventato. Il
mondo
non necessitava di pace, ma di un Sovrano pronto a tutto per riuscire
a renderlo perfetto sotto ogni punto di vista.
-
Ora che siamo tutti riuniti, prego i Generali di riferirmi i loro
dubbi. Siamo in una stanza a porte chiuse, nessuno, a parte i
presenti, saprà mai ciò che qui verrà
detto. Insisto, perciò, nel
voler ottenere da parte vostra totale sincerità.
Come
già detto odiava simili incontri, però li
rispettava, e come
Signore del Fuoco si dimostrava risoluto e pieno di sicurezza, come
tutti volevano che fosse. Nel suo universo non c’erano
più spazi
per dubbi, ripensamenti o utopie. Stavano combattendo una Guerra e,
come d’altro canto il resto della popolazione mondiale, i
presenti
erano stufi di farlo. Si era giunti ad un punto morto, dove la
prossima mossa doveva essere quella decisiva se non si voleva che le
truppe gettassero una volta per tutte la spugna.
Dopo
la perdita di Ba Sing-Se a favore di una mocciosa spuntata fuori dal
nulla, sia Zuko che il suo entourage avevano perso la propria presa
sulla popolazione. Erano stati a tanto così dal vincere e
poi tutto
era andato in malora nel giro di un attimo.
-
I soldati sono stanchi, mio Signore.
-
Lo siamo tutti, Generale Quiang.
L’uomo
annuì mestamente, fissando il proprio sguardo in quello del
proprio
signore e padrone.
-
Me ne rendo conto, ma nonostante le nostre vittorie siano sempre
innumerevoli e il numero delle nostre colonie sia in continua
crescita, la gente si domanda quando riusciremo a porre fine a tutto
questo.
Zuko
ricambiò il suo sguardo, sostenendolo senza
difficoltà. Non parlò
subito, poiché non gli era facile ammettere che la
cittadinanza
avesse ragione nel dubitare che la fine della Guerra, e quindi
l’avvicinarsi della vittoria, fosse poi così
vicina. Lui stesso
aveva cominciato a diffidare di una simile visione d’insieme,
così
ottimistica e poco costruttiva.
Si
mosse appena, posando le mani sulle ginocchia.
-
Questo me lo chiedo anche io, in effetti. – Rivelò
infine, senza
peli sulla lingua. – Non siete stato forse voi a dire, non
più di
qualche mese fa, che combattere contro la nuova ondata di ribellione
sarebbe stato semplice?
-
L’ho detto, mio Signore, ma questo prima di capire che la
Morte
dell’Est fosse un simile osso duro.
Il
ragazzo abbozzò un sorriso sentendogli pronunciare quel nome.
La
“Morte dell’Est”. Non c’era
più scampo, ormai, dalla
presenza di quella fanciulla nella sua vita. Più tentava di
mettere
in atto nuove strategie, cambiando dunque modo di fare, e
più lei,
la famosissima neo Regina di Ba Sing-Se, gli metteva i bastoni fra le
ruote. C’era dell’ironia nel fatto che non la
avesse ancora mai
vista in volto. Continuava a ricevere dettagliati rapporti da coloro
che la avevano conosciuta sopravvivendo per miracolo al suo
passaggio, ma mai prima d’allora aveva avuto modo di
scontrarsi con
lei faccia a faccia.
Ecco
uno degli altri motivi per cui, alcune leggi della Nazione del Fuoco,
andavano cambiate.
Che
senso aveva, per il Sovrano indiscusso, starsene sempre dietro le
quinte a meno che la battaglia da combattere non fosse quella
decisiva?
Magari
ad Ozai quella condizione poteva andare bene, ma per Zuko era
un’assurdità. Era arrivato il momento di mettere
in dubbio alcune
cose, a partire da faccende che avrebbero solo potuto metterlo ancora
più in cattiva luce con i suoi sudditi.
-
A quanto pare non c’è altro da fare.
-
Come dite, vostra Maestà?
Si
alzò in piedi, lasciando il suo comodo cuscino per
cominciare a
camminare avanti ed indietro di fronte al trono. Il fuoco che lo
circondava stava crepitando, innalzando una barriera calda e
dirompente fra lui e il suo pubblico. La luce di quel fuoco
proiettava una grande ombra alle sue spalle, oscura, stilizzata,
eppure tanto simile a come Zuko si sentiva dentro: un corpo pieno
solo di tenebra, svuotato del sentimento che un tempo, neanche tanto
prima, lo aveva arricchito giorno per giorno.
-
Ho deciso di andare al fronte.
Subito
si udì un gran vociare. Molti dei Generali più
anziani fecero per
alzarsi, scuotendo forte i capi mentre frasi come “No, non
è
prudente” o “Mio Signore, lasci che ci pensiamo
noi” uscivano
dalle loro labbra.
Lui
alzò una mano, interrompendo una volta per tutte il caos che
era
nato così dal nulla.
-
Trovo sia inutile recriminare, signori. – Rispose,
calmissimo. –
Ho preso la mia decisione. Sono stufo di sapere solo
approssimativamente ciò che accade sul fronte Est. Devo
vedere con i
miei occhi, altrimenti non sarò mai in grado di prendere
decisioni
giuste, prive d’esitazione.
Poi,
dando loro le spalle, abbassò lo sguardo posandolo sul
pavimento
splendente e cerato.
-
Inoltre… - Aggiunse. – Credo sia arrivato il
momento, per me, di
incontrare la cosiddetta Morte dell’Est.
Solo
uno, fra i presenti, parve riscuotersi ad una simile notizia. Il
figlio dell’ormai deceduto Generale Yong, colui che per primo
aveva
visto la Regina del Regno della Terra ed era morto a causa sua, aveva
decisamente un conto aperto con quella ragazza. Così come il
suo
Signore, anche lui voleva vederla di persona, vendicandosi della
morte del padre come qualunque altro giovane della sua età
avrebbe
voluto fare.
-
Sarei felice di farvi da scorta, vostra Maestà.
Zuko
si girò, mostrando a colui che aveva parlato la parte del
volto
sana. Riconobbe subito, nel suo sguardo, una punta di ostinata rabbia
che ben riconosceva: anche lui, solo un anno addietro, guardandosi
allo specchio aveva quella stessa espressione.
Si
strinse nelle spalle, alzando un poco il mento.
-
Una scorta non mi farà di certo male.
Sapeva
che gli avrebbe creato dei problemi, di fronte alla loro comune
nemica, ma confidava nel fatto che averlo al proprio fianco lo
avrebbe aiutato a tenerlo sotto controllo. Non poteva permettersi che
uno dei suoi, vinto da ribollenti desideri, mandasse a monte il suo
primo incontro con lei.
-
Il giovane Tai verrà con me. – Esclamò
infine, tornando a
contemplare l’arazzo che stava alle spalle del trono con fare
pensieroso. – Mi assicurerò che le mie cose
vengano preparate al
più presto, quindi avvisate del mio arrivo le truppe. Voglio
che si
sparga la voce fra le retrovie nemiche. Voglio che si sappia che
Zuko, il ventiduesimo Signore del Fuoco, sta arrivando, pronto a
combattere lui stesso contro a tutti quelli che avranno abbastanza
coraggio per affrontarlo.
-
Sarà fatto.
Quando
rimase solo, Zuko si mise seduto incrociando le gambe. Mentre gli
occhi ambrati osservavano senza attenzione ciò che aveva
intorno, il
cuore già era corso verso i confini del suo Regno, dove la
battaglia
per la conquista di Ba Sing-Se e la caduta dell’intero Regno
della
Terra stava imperversando da lunghi, interminabili mesi.
L’arrivo
della “Morte dell’Est” di certo lo aveva
spiazzato, su questo
non c’erano dubbi, tuttavia confidava che una volta
incontrata
tutto gli sarebbe stato più chiaro: non avrebbe
più permesso che
l’ignoranza circa le sue fattezze potesse intimorirlo,
donando a
lei più potere di quanto non possedesse in realtà.
Era
una ragazzina, questo lo sapeva per certo, e se una fanciulla come
lei poteva apparire unica nel suo genere – dopotutto aveva
sconfitto i suoi soldati da sola -, lui non sarebbe stato da meno.
Aveva
diciotto anni, era un uomo ormai, i giorni passati a ridere e giocare
li aveva lasciati a marcire nel profondo del suo subconscio, dove
anche tutte le altre sue emozioni erano state recluse. Non aveva
senso affidarsi a quelle quando, là fuori, sul campo di
battaglia,
non è il cuore a saperti fornire la giusta rotta da seguire.
Avrebbe
abbattuto ogni ostacolo, si sarebbe liberato di chi ancora aveva da
ridire sulla sua condotta, e quando anche l’ultimo dei suoi
nemici
sarebbe caduto, allora e solo allora si sarebbe goduto il dovuto
riposo.
Il
mondo non poteva rimanere così.
Vittoria
assoluta o sconfitta totale.
***
Il
giorno stesso in cui arrivò a destinazione, si
assicurò in primo
luogo di conoscere le condizioni delle sue truppe, schierate al
limitare dei confini della loro colonia più vicina nel Regno
della
Terra.
Ba
Sing-Se era poco distante, bastava affacciarsi dalla collina per
notare, in lontananza, illuminata dalla luce arancione scure del
tramonto, la sua maestosa cinta muraria.
Zuko
rimase in ascolto dei suoi sottoposti, donando prima la propria
attenzione a loro e poi a quella visione quasi aliena: era
già stato
lì, il giorno in cui la aveva conquistata difficilmente si
sarebbe
mai cancellato dalla sua memoria, eppure ora se ne stava in quel
posto, nel tentativo di compiere un secondo miracolo.
Ba
Sing-Se, la città fortezza.
Perfino
suo zio Iroh non era riuscito nell’intento di farla sua, ma
ora,
come niente, gli si chiedeva di rifarlo.
La
vita sapeva essere così strana, alle volte.
-
Ho saputo che di recente la Regina non si è fatta vedere dai
nostri.
– Domandò ad un certo punto, camminando a fianco
di Comandante Ai
per le vie dell’accampamento. Al suo passaggio tutti
salutavano e
lui, nonostante fosse preso dai suoi discorsi con il compagno,
trovava sempre modo di rispondere. – …dubito che
la sua assenza
sia dovuta al mio arrivo.
Il
Comandante rise, accarezzandosi con sicurezza la barba.
-
Oh, mio Signore, per quanto sono certo che conosca la sua grandezza,
dubito che quel piccolo demonio sappia cosa sia la paura. Non
fuggirebbe di fronte al peggiore degli spiriti, a mio avviso.
-
Allora devo pensare che si sia ritirata a Ba Sing-Se per incontrarsi
con i suoi capi di stato.
-
Probabilmente è così, sì.
Zuko
annuì impercettibilmente. – Spero che torni
presto. Se sono qui è
soprattutto per poterla vedere con i miei occhi.
-
I miei rapporti non l’hanno soddisfatta…? Eppure
sono piuttosto
fedeli.
-
Sono certo che non abbiate tralasciato nulla, all’interno di
quei
documenti, però sono anche dell’idea che certe
cose si debbano
vedere di persona.
-
Avete intenzione di combattere o di provare col dialogo?
-
Scontrarsi con lei sarebbe molto interessante, non lo nego…
Ed
era vero. Chiunque avrebbe atteso con ansia il momento in cui,
finalmente, avresse avuto l’occasione di lottare contro il
proprio
acerrimo rivale. Una vita passata senza simili occasioni era, per un
Leader, una vita non vissuta a pieno potenziale. Di tanto in tanto
era necessario avere nemici capaci di donarci il piacere della sfida,
pari a noi per astuzia e potenza, e si dava il caso che il Signore
del Fuoco considerasse la Regina della città fortezza una
sua pari.
Confidava
nel fatto che sarebbe stato divertente incontrarla,
non solo
necessario.
-
…essendo questo il nostro primo incontro, comunque, penso
sia
meglio optare per il dialogo. Desidero capire qual è il suo
filo
conduttore. Cosa la spinge ad andare avanti.
Se
c’era una cosa che suo padre gli aveva insegnato era proprio
quella: una volta che si era compreso per cosa, chi ti si opponeva,
lottava, era molto facile distruggerlo. Era proprio quando si portava
via tutto a qualcuno che si mandava in frantumi il suo essere.
La
“Morte dell’Est”, per quanto scaltra e
capace, non era diversa
dai comuni esseri umani.
Colpirla
al cuore sarebbe stato semplice come con tutti gli altri.
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