Il Cuore Pulsante Della Terra: L'inizio della Leggenda

di Iridium Senet
(/viewuser.php?uid=384654)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


La tempesta dell’inizio

Un lampo squarciò l’aria.

 La luce illuminò una figura incappucciata, che, veloce, galoppava nella piana.

Correva spedita, con una meta ben precisa.

Le raffiche di vento erano molto forti, tanto che il mantello rischiò più volte di volare via. Un altro fulmine schiarì il paesaggio, risaltando la costruzione imponente che si era stagliata all’improvviso all’orizzonte e, vedendola, il cavaliere  accelerò il passo, mentre un’altra raffica di vento gli fece scivolare il cappuccio che gli copriva gli occhi.

Occhi che brillavano di follia e malvagità, eppure tremendamente tristi e freddi.

Si fermò e smontò da cavallo, andando ad aprire la porta che si trovava avanti la costruzione, facendo cigolare i cardini ormai arrugginiti dal tempo. La rocca era antica, e in via di deterioramento, ma l’uomo sapeva che, anche se sembrava morta, al suo interno vi era ancora un cuore palpitante.

Solo che era mantenuto in un luogo sicuro, o almeno così doveva essere.

Si avvicinò ad una colonna e la ispezionò, alla ricerca di qualcosa. Era nascosta molto bene e quasi invisibile a chi non sapeva cosa fosse, ma non per lui.

Lui che conosceva ogni angolo della rocca sin da quando era solo un bambino.

Trovò la fessura che stava cercando e vi ci inserì una pietra nera e verde, dalla strana forma spigolosa e, con un fremito, il mosaico al centro della stanza si aprì, scoprendo una scalinata che portava sotto terra, in una grande sala sotterranea.

E lì, al centro esatto, un enorme albero di pietra che, imponente, torreggiava su tutto lo spazio circostante.

L’uomo gli si avvicinò, assaporando il momento e perdendosi nei ricordi, osservando a lungo la statua, sfiorandola con la punta delle dita.

Era una grande quercia di marmo scuro, con intarsi d’orati, con un grosso drago che le si attorcigliava attorno, come a proteggerla dal Male del mondo. Nel centro esatto del tronco si apriva uno spazio circolare, dove galleggiavano, come se non avessero consistenza, due grosse pietre.

Una bianca e l’altra nera.

Sulla corteccia, scritte per tutta la sua altezza, vi erano delle rune di un’antica lingua.

Anche se non le sapeva leggere, l’uomo conosceva già cosa vi era scritto.

L’antica profezia.

Si riscosse, ricordandosi del perché si trovasse lì, e, in trepidazione, allungò una mano, stringendo nel pugno la pietra bianca.

Questa fremette, come se fosse viva e la sua luce candida si affievolì.

Prese dalle pieghe del mantello un pugnale arrugginito, che portava con sé da molto, tantissimo tempo.

Portò la lama sul palmo della mano, sfregiandosi più volte. Circondò con le dita insanguinate la pietra, sporcandola con il liquido scarlatto.

Questa incominciò a surriscaldarsi e, quando fu interamente coperta del suo sangue, la pietra si freddò di colpo.

E si tinse di nero, incominciando a creparsi.

Con un ghigno malefico la strinse, sentendola cedere con facilità. Alzò lo sguardo alla volta della stanza, socchiudendo gli occhi.

“L’ora è giunta”

La pietra si ruppe.

Un urlo disumano squarciò l’aria, sostituendo il rumore dei tuoni.

Il mondo si pietrificò e tutto divenne silenzioso come la morte.

Infine la terra tremò, come mai aveva fatto fino a quel momento, urlando di dolore.

E, nelle sue viscere, qualcosa si ruppe, liberando una tempesta di dimensioni epocali, che avrebbe infuriato per molto, moltissimo tempo.

L’Oscurità era risorta, liberata dalla sua prigione.

Una grande nube oscura, più nera di una notte senza luna, si propagò dalla rocca, espandendosi sopra tutto il regno.

Orde di terrificanti creature dell’oscurità uscirono dai recessi della terra, avventandosi con ferocia contro tutto il Pese, distruggendo, dilaniando, uccidendo ogni cosa che sbarrava loro il cammino.

La prima battaglia di una colossale Guerra incominciò così, tra miliardi di caduti tra la povera gente.

Villaggi distrutti senza alcuna logica né pietà, cancellati dalla faccia della Terra.

Niente e nessuno poté contro questi infiniti ingranaggi di una macchina da guerra, brutale e letale.

Né uomini.

Né animali.

Né la Natura stessa.

La famiglia reale cercò di contrastarli con ogni mezzo, ma furono sconfitti anch’essi.

Solo una persona riuscì a salvarsi quella notte di tempesta, scampando alla morte che la maggior parte del suo popolo aveva incontrato.

Una bambina.

Essa riuscì a scappare, rifugiandosi nella foresta, dove ancora la Madre Terra avrebbe potuto proteggerla. La piccola scomparve, lasciandosi dietro di sé un regno ormai distrutto, illuminato come un unico grande rogo, tra le fiamme dell’Inferno.

Fu qui, con questa notte tempestosa, che tutto incominciò.

Fu così che iniziò la Guerra.

E fu così che nacque la Leggenda.

 

 

 

Il cielo bolle, scoppia e canta

È la tempesta che l’inizio stride.

Il Tuono di presagi oscuri vanta

E la prigionia del Male ebbe fine.

 

Corre il cavalier sul suo cavallo

Ad aprire il sipario di un imminente Guerra.

La rottura del sigillo si macchiò di corallo

Fu così che ebbe inizio questa grande Leggenda.

 

La Tempesta è iniziata ormai

E non avrà presto fine.

La Speranza però non si spegnerà mai

E con forza si ergerà tra queste rovine.

 

Il nido dell'autrice

E con questa storia.. siamo giunti alla conclusione che la qui me medesima ha avuto tanta nostalgia di questo luogo di storie e fantasie!

E sono sicura che nessuno si ricordi di questa povera piccola iridium che, anni or sono, aveva scritto qualcosina qua in questo posto T.T

E nessuno si ricorderà di questa storia scritta ai miei albori... prima di nufragar nei mari della pigrizia, della nullafacenza, del poco tempo e del blocco dello scrittore... anche se quest'ultimo mare ancora non l'ho superato proprio del tutto... ma mi sono detta: "Chissene, e intanto pubblica quello che hai.. poi metti piano piano... tanto non ti mangia mica un Drago Cremisi, detto Cremino, leggermente incavolato!"

E quindi facciamo finta di essere nuova qui... e dato che sono NUOVA... vi preeeegooo non linciate questo piccolo lavoretto che introduce una storia ancora lasciata in sospeso!!!!!

.....  E poi è un regalo ad un'amica, che mi ha quasi ucciso via internet (Fortuna altrimenti dovevate mangiare tutti una pizza d'irido sbrilluccicante) quando ha saputo che avevo cancellato questa storia... tranquilla.. non farò più nulla di così giusto... emmm.. volevo dire sconsiderato ehehehe 

Se vi sono errori mi spiace... vuol dire che in tutti questi anni ancora non ho imparato a scrivere correttamente.. ma delle critiche costruttive sono sempre ben accette :D

E ora vi saluto.. spero di non metterci come al solito un'infinità di tempo che più infinito non si può! Un infinito all'infinito se vogliamo metterla in termini matematici... 

Naturalmente ancora e ancora auguri di buon compleanno Aki_chan!



Ir_s




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3549157