La
tempesta dell’inizio
Un lampo
squarciò l’aria.
La
luce illuminò una figura
incappucciata, che, veloce, galoppava nella piana.
Correva spedita,
con una meta ben precisa.
Le raffiche di
vento erano molto forti, tanto che il
mantello rischiò più volte di volare via. Un
altro fulmine schiarì il paesaggio,
risaltando la costruzione imponente che si era stagliata
all’improvviso
all’orizzonte e, vedendola, il cavaliere accelerò
il passo, mentre un’altra raffica di vento
gli fece scivolare il cappuccio che gli copriva gli occhi.
Occhi che
brillavano di follia e malvagità, eppure
tremendamente tristi e freddi.
Si
fermò e smontò da cavallo, andando ad aprire la
porta che
si trovava avanti la costruzione, facendo cigolare i cardini ormai
arrugginiti
dal tempo. La rocca era antica, e in via di deterioramento, ma
l’uomo sapeva
che, anche se sembrava morta, al suo interno vi era ancora un cuore
palpitante.
Solo che era
mantenuto in un luogo sicuro, o almeno così
doveva essere.
Si
avvicinò ad una colonna e la ispezionò, alla
ricerca di
qualcosa. Era nascosta molto bene e quasi invisibile a chi non sapeva
cosa fosse,
ma non per lui.
Lui che
conosceva ogni angolo della rocca sin da quando era
solo un bambino.
Trovò
la fessura che stava cercando e vi ci inserì una
pietra nera e verde, dalla strana forma spigolosa e, con un fremito, il
mosaico
al centro della stanza si aprì, scoprendo una scalinata che
portava sotto terra,
in una grande sala sotterranea.
E lì,
al centro esatto, un enorme albero di pietra che,
imponente, torreggiava su tutto lo spazio circostante.
L’uomo
gli si avvicinò, assaporando il momento e perdendosi
nei ricordi, osservando a lungo la statua, sfiorandola con la punta
delle dita.
Era una grande
quercia di marmo scuro, con intarsi d’orati, con
un grosso drago che le si attorcigliava attorno, come a proteggerla dal
Male
del mondo. Nel centro esatto del tronco si apriva uno spazio circolare,
dove
galleggiavano, come se non avessero consistenza, due grosse pietre.
Una bianca e
l’altra nera.
Sulla corteccia,
scritte per tutta la sua altezza, vi erano
delle rune di un’antica lingua.
Anche se non le
sapeva leggere, l’uomo conosceva già cosa vi
era scritto.
L’antica
profezia.
Si riscosse,
ricordandosi del perché si trovasse lì, e, in
trepidazione, allungò una mano, stringendo nel pugno la
pietra bianca.
Questa fremette,
come se fosse viva e la sua luce candida si
affievolì.
Prese dalle
pieghe del mantello un pugnale arrugginito, che
portava con sé da molto, tantissimo tempo.
Portò
la lama sul palmo della mano, sfregiandosi più volte.
Circondò con le dita insanguinate la pietra, sporcandola con
il liquido
scarlatto.
Questa
incominciò a surriscaldarsi e, quando fu interamente
coperta del suo sangue, la pietra si freddò di colpo.
E si tinse di
nero, incominciando a creparsi.
Con un ghigno
malefico la strinse, sentendola cedere con
facilità. Alzò lo sguardo alla volta della
stanza, socchiudendo gli occhi.
“L’ora
è giunta”
La pietra si
ruppe.
Un urlo disumano
squarciò l’aria, sostituendo il rumore dei
tuoni.
Il mondo si
pietrificò e tutto divenne silenzioso come la
morte.
Infine la terra
tremò, come mai aveva fatto fino a quel
momento, urlando di dolore.
E, nelle sue
viscere, qualcosa si ruppe, liberando una
tempesta di dimensioni epocali, che avrebbe infuriato per molto,
moltissimo
tempo.
L’Oscurità
era risorta, liberata dalla sua prigione.
Una grande nube
oscura, più nera di una notte senza luna, si
propagò dalla rocca, espandendosi sopra tutto il regno.
Orde di
terrificanti creature dell’oscurità uscirono dai
recessi della terra, avventandosi con ferocia contro tutto il Pese,
distruggendo, dilaniando, uccidendo ogni cosa che sbarrava loro il
cammino.
La prima
battaglia di una colossale Guerra incominciò
così,
tra miliardi di caduti tra la povera gente.
Villaggi
distrutti senza alcuna logica né pietà,
cancellati
dalla faccia della Terra.
Niente e nessuno
poté contro questi infiniti ingranaggi di
una macchina da guerra, brutale e letale.
Né
uomini.
Né
animali.
Né la
Natura stessa.
La famiglia
reale cercò di contrastarli con ogni mezzo, ma
furono sconfitti anch’essi.
Solo una persona
riuscì a salvarsi quella notte di tempesta,
scampando alla morte che la maggior parte del suo popolo aveva
incontrato.
Una bambina.
Essa
riuscì a scappare, rifugiandosi nella foresta, dove
ancora la Madre Terra avrebbe potuto proteggerla. La piccola scomparve,
lasciandosi dietro di sé un regno ormai distrutto,
illuminato come un unico
grande rogo, tra le fiamme dell’Inferno.
Fu qui, con
questa notte tempestosa, che tutto incominciò.
Fu
così che iniziò la Guerra.
E fu
così che nacque la Leggenda.
Il cielo
bolle, scoppia e
canta
È
la tempesta che
l’inizio stride.
Il
Tuono di
presagi oscuri vanta
E
la prigionia del
Male ebbe fine.
Corre
il cavalier
sul suo cavallo
Ad
aprire il
sipario di un imminente Guerra.
La
rottura del
sigillo si macchiò di corallo
Fu
così che ebbe
inizio questa grande Leggenda.
La
Tempesta è
iniziata ormai
E
non avrà presto
fine.
La
Speranza però
non si spegnerà mai
E
con forza si
ergerà tra queste rovine.
Il nido dell'autrice
E con questa storia.. siamo giunti alla conclusione che la qui me medesima ha avuto tanta nostalgia di questo luogo di storie e fantasie!
E sono sicura che nessuno si ricordi di questa povera piccola iridium che, anni or sono, aveva scritto qualcosina qua in questo posto T.T
E nessuno si ricorderà di questa storia scritta ai miei albori... prima di nufragar nei mari della pigrizia, della nullafacenza, del poco tempo e del blocco dello scrittore... anche se quest'ultimo mare ancora non l'ho superato proprio del tutto... ma mi sono detta: "Chissene, e intanto pubblica quello che hai.. poi metti piano piano... tanto non ti mangia mica un Drago Cremisi, detto Cremino, leggermente incavolato!"
E quindi facciamo finta di essere nuova qui... e dato che sono NUOVA... vi preeeegooo non linciate questo piccolo lavoretto che introduce una storia ancora lasciata in sospeso!!!!!
..... E poi è un regalo ad un'amica, che mi ha quasi ucciso via internet (Fortuna altrimenti dovevate mangiare tutti una pizza d'irido sbrilluccicante) quando ha saputo che avevo cancellato questa storia... tranquilla.. non farò più nulla di così giusto... emmm.. volevo dire sconsiderato ehehehe
Se vi sono errori mi spiace... vuol dire che in tutti questi anni ancora non ho imparato a scrivere correttamente.. ma delle critiche costruttive sono sempre ben accette :D
E ora vi saluto.. spero di non metterci come al solito un'infinità di tempo che più infinito non si può! Un infinito all'infinito se vogliamo metterla in termini matematici...
Naturalmente ancora e ancora auguri di buon compleanno Aki_chan!
Ir_s