ReggaeFamily
Sono
come Beatrice di «Bianca come il latte, rossa come il sangue»,
ma non ho nessun Leo che mi tenga compagnia
Mi
rigiro tra le mani il libro di Alessandro D'Avenia e sbuffo. Ma come
ho fatto ad amarlo così tanto?
Ora,
che su quel letto d'ospedale ci sono io, odio l'autore, i suoi
personaggi e i messaggi positivi che trapelano da queste pagine.
Messaggi illusori, sbagliati, a cui solo gli stupidi ingenui possono
credere.
Ecco
cosa sono stata fino a qualche mese fa: una stupida ingenua che si
faceva incantare da una storiella e si convinceva che in fondo la
vita è bella. Ma quanto in fondo bisogna scavare per
trovare la bellezza in un sangue malato, una stanza dalle pareti
candide, una cura che anziché guarire distrugge?
È
capitato proprio a me, questo cancro terribile che mi ha tolto ogni
speranza di vita. A me, che di difficoltà ne ho già
affrontato decine su decine.
Nel
momento in cui ho imparato a vivere serenamente, a trovare un
equilibrio e a donare tutta me stessa al prossimo, puff, tutto
questo mi viene portato via, senza rimedio.
E
ora di fronte a me lenzuola immacolate. La chemio mi sta annientando,
solo la rabbia mi tiene in piedi e mi dà la forza.
Osservo
il volto della ragazza con i capelli rossi in copertina e, con tutta
la forza che mi rimane, scaravento il volume dall'altro lato della
camera; esso si schianta contro il muro e ricade a terra, il tonfo
che produce sembra l'eco dell'odio che provo per la vita e per il
mondo intero.
Sono
spossata e non lo sopporto. Amare lacrime di frustrazione mi rigano
il volto, mentre non posso fare a meno di abbandonarmi sul materasso.
I pensieri si impossessano inesorabilmente di me.
Io
odio Beatrice, lei era così perfetta!
Lei
risplendeva di luce propria, il mondo intero stava ai suoi piedi,
mentre io sono riuscita a malapena a farmi volere bene da qualcuno.
Lei
era così dolce e ingenua, io invece sono dovuta crescere
troppo in fretta e uscire da tanti periodi tristi e difficili.
Lei
era bellissima, aveva gli occhi verdi e i capelli rossi. E aveva Leo
che l'amava, che le ha tenuto compagnia durante la sua malattia, che
ha sacrificato tante cose per lei.
Io
me lo sogno, nessuno è disposto a passare i suoi pomeriggi con
me. Ma del resto non mi potevo aspettare di meglio: a scuola sono
sempre stata un'emarginata, non sono mai riuscita a farmi un amico!
È
doloroso sentirsi soli, ma è ancora più dolorosa la
consapevolezza di lasciare soli coloro che restano. Non voglio che la
mia famiglia soffra per me, non sopporto questo fatto! Ho ancora
tanti sorrisi da donare a chi mi sta attorno, non posso andarmene
così!
E
poi quante cose mi sto perdendo!
Da
mesi non assisto a un concerto, sono troppo debole per potermici
recare. I concerti sono la mia vita, ora la loro mancanza mi
distrugge.
Non
posso più suonare la batteria e ho dovuto abbandonare anche le
lezioni. Ho una batteria nuova di zecca a casa, color azzurro
elettrico, proprio come piace a me. Rimarrà lì, ad
accumulare polvere, perché se la suono potrei stancarmi troppo
e stronzate varie.
Sognavo
di fondare una band e salire sul palco, ma anche a questo devo
rinunciare.
Non
posso andare a scuola. Strano, proprio il luogo dove non mi sono mai
trovata bene ora mi manca immensamente, spesso mi ritrovo a chiedermi
come stanno i miei compagni di classe e che cosa stanno studiando. Mi
mancano i miei compagni, mi mancano i professori, mi manca il mio
banco in fondo alla classe, mi manca la sveglia che mi buttava giù
dal letto alle sette del mattino.
E
ovviamente devo rinunciare al mio futuro: mi sarebbe piaciuto
diventare una psicologa, ma anche questo sogno sfuma giorno dopo
giorno.
Ormai
non ci credo più, non credo più a niente.
Le
uniche cose che posso fare sono scrivere e leggere: scrivo, scrivo
come una pazza, annoto tutte le mie emozioni e sensazioni, do libero
sfogo ai miei pensieri e metto nero su bianco tutte le mie idee,
tutte le storie che avrei voluto sviluppare, tutti i personaggi a cui
avrei voluto dar vita.
Basta,
non ce la faccio più. Mi sento la testa pesante, il fiato mi
manca. Potrei annegare tra le mie lacrime.
Mi
addormento, è l'unico modo per non soffrire.
Ero
convinta che nulla sarebbe riuscito a togliermi il sorriso, mi
sentivo imbattibile. Quanto mi sbagliavo!
È
giunto l'orario delle visite, finalmente. Adoro quando i miei cari
vengono a trovarmi, mi portano un po' di quell'allegria che ho perso
per via della malattia, anche se devo ammettere che in compagnia
riesco ancora a essere positiva e perfino felice.
Mi
stropiccio gli occhi e mi preparo mentalmente a una bella
chiacchierata con chi verrà a trovarmi. Ora sto abbastanza
bene, posso affrontarlo e spero di non affaticarmi troppo.
Quando
la mia stanza si riempie di persone, quasi scoppio a piangere. Sono
profondamente emozionata per tutto quel calore.
Tantissima
gente è venuta a trovarmi, questo mi fa capire che tutti loro
mi stanno vicino e... sono tanti, non sapevo di avere tanta gente
accanto, che mi ama e mi sostiene.
Ci
sono i miei cuginetti, due gemelli di nove anni, che prendono subito
posto sul mio materasso. Chiedo loro come va la scuola, se hanno
qualche novità da raccontarmi e loro finiscono a raccontarmi
le disavventure dei loro gatti. I miei cugini amano i gatti, me ne
parlano sempre e per me è sempre un piacere ascoltarli, anche
se ho sentito mille volte i loro racconti.
Sono
cresciuta con questi due bimbi e vorrei tanto poter essere presente
nel loro futuro; desidero proteggerli, ascoltare i loro problemi e
dare loro i consigli di cui avranno bisogno, condividere con loro le
mie esperienze. Voglio vederli crescere e poter essere fiera di loro.
Nella
stanza ci sono anche mia zia, sorella di mio padre, e mia nonna, sua
madre.
Zia
per me c'è sempre stata, ha sempre capito tutto anche se non
glielo raccontavo, mi ha sempre dato i consigli giusti e ha sempre
avuto tanta fiducia in me. Non si è mai persa un mio
traguardo, una mia soddisfazione, e vedermi così la fa star
male. Ma so che, nonostante le costerà molta fatica, un giorno
verrà da me per fare una bella chiacchierata, vorrà
sapere come sto e come affronto la malattia, ma soprattutto saprà
trovare le parole giuste per confortarmi.
Mia
nonna, povera nonnina, sta piangendo. Lei è così: che
siano di gioia o di dolore, non riesce proprio a trattenere le
lacrime! Chissà cosa prova lei, sulla soglia degli ottantotto
anni, vispa e ancora giovane dentro, a vedere la sua nipotina che
cade a pezzi in un ospedale, senza capelli e con troppi chili di
meno.
Nonna
per me è una certezza, nonna è semplicemente nonna.
Poi
ci sono due nostre amiche, mamma e figlia, che io e la mia famiglia
abbiamo conosciuto tramite i concerti. Purtroppo con loro non ci
vediamo spesso, ma quando ci incontriamo chi ci ferma più?
Abbiamo stretto una forte amicizia e passato ore intere a
chiacchierare; è grazie a loro che ho capito che le persone
speciali esistono, loro lo sono e col tempo mi sono convinta che è
impossibile non andarci d'accordo. Hanno un cuore talmente grande che
in esso c'è spazio per tutti.
Ed
ecco lui, il mio unico amico oltre mia sorella, l'unico che non si è
allontanato dopo avermi conosciuta davvero, fino in fondo. È
un cantante, ha quasi vent'anni più di me ed è una
specie di angelo.
All'inizio,
prima di conoscerlo, per me era soltanto uno dei miei cantanti
preferiti, poi ho cominciato a scoprirlo in quanto persona e non ho
potuto fare a meno di affezionarmi a lui. Lui, a sua volta, si è
affezionato a me e mia sorella e da lì è nata una
bizzarra e splendida amicizia.
Lui
ha tanti impegni e le occasioni per incontrarci scarseggiano, ma per
quanto ci riguarda potremmo passare una settimana intera insieme e
non ci stancheremmo comunque. E poi quando sono in difficoltà
non mi lascia mai da sola, trova sempre il tempo per me, come oggi:
ha ritagliato uno spazio per venire a trovarmi. Tornerà e
tornerà ancora, non è uno di quelli che si presentano
una volta giusto per ripulirsi la coscienza, lui ha sempre dimostrato
di tenere a me e questa è l'ennesima conferma.
È
unico, non pensavo che nel mondo potessero esistere persone tanto
speciali da potersi considerare angeliche. Io gli voglio bene come a
un fratello.
Mia
madre, con i suoi soliti vestiti scuri e i capelli legati in
un'acconciatura che solo lei è in grado di creare. Quante
volte, da piccola, mi sono addormentata attorcigliandomi i suoi
boccoli intorno alle dita!
Mia
madre è troppo dolce e troppo buona, come il suo profumo. Ha
un carattere splendido: a volte mi capita di discuterci, ma non mi
sognerei mai di mancarle di rispetto, non se lo merita e non ne vedo
il motivo. Lei non è mai stata tanto autoritaria, non ha mai
fissato delle regole precise, ma io l'ho sempre amata e ho sempre
cercato di non deluderla. Lei è una madre, ma è anche
simile a me: mi sprona a prendermi la mia libertà, mi
accompagna nelle mie avventure e disavventure, mi consiglia cosa fare
in certe situazioni e con lei si può parlare di tutto, anche
di ragazzi se ce ne fosse bisogno.
In
ogni caso, anche se non le dico niente, lei capisce tutto lo stesso;
le mamme sono così, capiscono tutto!
Per
descrivere mamma non basterebbero tutte le parole del mondo.
Se
me ne dovessi andare per sempre, le persone a cui rivolgerò il
mio ultimo pensiero – e sicuramente quelle che soffrirebbero di
più – sarebbero lei e mia sorella.
Già,
mia sorella. Io e lei siamo due persone ben diverse, ma siamo
talmente unite che potremmo esserne anche una sola. Mia sorella è
tutto per me, senza di lei non sarei niente, darei tutto pur di
vederla felice e realizzata. Io e lei condividiamo tutto: le stesse
passioni, gli stessi problemi, gli stessi successi e gli stessi
insuccessi. Se a una di noi succede qualcosa di bello ed è
felice, l'altra lo è il doppio. Se una delle due ha un
problema, l'altra si ingegna a cercare tutte le soluzioni possibili.
Non riusciamo a tenere il broncio per più di un'ora quando
litighiamo.
Lei
è estremamente convinta che supererò la leucemia e
continuerò a fare ciò che mi piace, dice che sono forte
e ce la farò.
Io
non la voglio lasciare, non voglio che stia male, voglio continuare a
esserci per lei.
Voglio
continuare a esserci per tutti, perché ho promesso a me stessa
di portare solo gioia e sorrisi nella vita delle persone che mi
stanno attorno, ho promesso di dare tutta me stessa ed essere la
forza di chi non ha forza. Non posso abbandonare questa promessa
così, non posso!
Scoppio
in lacrime, lì, in quella stanza piena di gente.
Tutti
ovviamente si preoccupano e mi chiedono cosa c'è, cos'è
successo.
“È
che io non voglio abbandonarvi, non me ne voglio andare e lasciare
tutto! Io amo la vita, voglio rendere felici le persone che mi amano
e portare a tutti voi gioia e sorrisi! Come faccio se questa schifosa
malattia mi sta uccidendo? Come faccio? Nessuno deve soffrire per
causa mia, invece sta succedendo esattamente il contrario: si spezza
il cuore a tutti quelli che mi vedono in queste condizioni!”
Tutti
si stringono attorno a me. Ognuno ha da dire la sua, tutti mi
rassicurano con qualche frase, poi c'è chi mi stringe la mano,
che mi dà una carezza sulla testa.
Il
mio amico mi tiene la mano sinistra; sollevo lo sguardo e incrocio i
suoi occhi che, nonostante la preoccupazione e la tensioni, hanno
sempre un effetto rassicurante su di me.
“Ricordati
che, qualunque sia l'epilogo di questa storia, tu nel mondo hai
compiuto la tua missione e hai raggiunto il tuo obiettivo. Hai
lasciato un segno indelebile nel cuore di chi ti ha conosciuto, sei
stata forza e positività pura. Ti ricorderemo sempre come un
angelo luminoso” mi dice con dolcezza, mentre si inchina per
stringermi in un abbraccio.
“La
leucemia non ha ancora vinto, non è detto! Tu sei forte e non
te ne andrai, lotterai e non ti arrenderai. I medici dicono che ci
sono dei miglioramenti, è un buon segno! Sei tu a ripetermi
sempre che non bisogna perdere la speranza; ecco, non perderla! Sei
più forte tu di uno stupido cancro.”
È
mia sorella a parlare, infervorata e con le lacrime agli occhi.
Ci
sono dei progressi, ci sono delle speranze! Lei ci crede, tutti ci
credono e alla fine anche io ci credo.
Con
gli occhi appannati dal pianto, lancio uno sguardo al libro posato
dall'altra parte della stanza.
Sono
come Beatrice di Bianca come il latte, rossa come il sangue,
ma non è vero che non ho nessun Leo a tenermi compagnia: ho un
Leo, anzi, tanti Leo che credono in me e sono pronti a prendersi cura
di me.
Guardo
i presenti uno a uno e ora lo so, so di non essere sola, di non
lottare invano, di poter risplendere di una luce tutta mia come
Beatrice.
E
ho la certezza che, nonostante ancora non sappia quale sia la
destinazione del mio viaggio, non è stato compiuto invano.
°
° ° ° °
Ciao
cari lettori!
Comincio
col ringraziarvi per essere arrivati fin qui, nelle NdA di questo
triste racconto. Non so proprio cosa mi sia preso ultimamente, sono
in una fase molto introspettiva.
State
tranquilli: non ho la leucemia, sotto quel punto di vista sono sana
come un pesce! ;)
Forse
è stato indelicato mettersi nei panni di qualcuno la cui vita
è appesa a un filo, forse non ho trattato bene l'argomento, ma
questa one shot è nata da una domanda che tutti si sono posti
almeno una volta nella vita: chi mi starebbe vicino se stessi
male? Mi ritroverei da solo? Come reagirei io e come reagirebbero i
miei cari?
Io
ho cercato di dare una risposta a queste domande, anche se
probabilmente la realtà non sarebbe così. Comunque ho
provato a immedesimarmi e questo è il risultato!
A
parte la terribile malattia di cui ho parlato, è tutto vero:
le mie passioni, le mie aspirazioni, le persone descritte e il
rapporto che ho con loro. Io ho solo cercato di trasportare questi
elementi della mia vita in una situazione completamente diversa.
Devo
anche confessarvi che durante la scrittura mi sono sfuggite un paio
di lacrime, non ho potuto fare a meno di piangere. Forse perché
provo una dolcezza e una gratitudine enorme quando parlo delle
persone a cui voglio bene, quindi raccontare di loro mi emoziona
sempre.
Grazie
ancora per essere passati di qua, se vi va fatemi sapere che ne
pensate! :3
Soul
♥
|