Titolo: Uniqueness
Serie: Chobits
Rating: Nc-14
Conteggio Parole: 302
Character: Dita, Jima
Prompt: Robot
Note:
Inutile, quando si parla di Chobits il mio
cervello vede solo due personaggi: Jima =ç= e Dita*_*. Gli altri, a parte Sumomo,
li ha completamente resettati quindi ecco una drabble dedicata ai due veri
protagonisti di quel manga, ah!
Disclaimer: I
personaggi sono ©Clamp
Drabble scritta per la challenge special #4@it100
.Uniqueness.
Qualcosa non andava in
Jima.
Glielo leggeva
negli occhi, tra vie di microchip collegati tra loro e cavi nascosti sotto la
pelle sintetica del suo corpo.
«Tranquilla.» le aveva
detto lui, equivocando erroneamente il turbamento di lei per umana apprensione
«Sto bene.»
Dita si inginocchiò tra le
sue gambe, avvicinandosi con espressione che, dietro quel cumulo di dati
raccolti e memorizzati, il Persacom definì perplessa.
«E’ meglio che ti
controlli.»
Srotolò il cavo usb,
collegandolo al suo cervello positronico.
Aveva un cervello
strano Jima, pieno di curiosità che lei, limitata dalla propria natura,
non era mai riuscita a comprendere appieno.
Scavò dentro di lui,
affondando con innata dolcezza tra segreti che nessuno a parte lei aveva ancora
conosciuto; c’era tempo perché questi venissero scaricati nei computer
fissi del Governo.
«Qualcuno ha tentato di
forzare le protezioni.»
Ci fu una nota rabbiosa,
un suono fuori dalla piatta impersonalità della voce di Dita che aveva vibrato
per qualche secondo, fino a perdersi.
«Non è niente.» disse lui.
«Come sarebbe a dire che
non è niente?»
Jima non rispose, si
limitò a sorridere mentre sentiva ronzare nella propria testa i pensieri
-dati- di lei.
«Parli in modo strano,
Jima.»
Aveva fatto sempre fatica
a capirlo, ma avrebbe continuato ugualmente a seguirlo. Proteggendolo.
Perché era suo dovere.
Perché voleva
farlo.
«Ti da fastidio?»
Dita arricciò il naso. Era
piccolo come quello di una qualsiasi ragazza umana, sebbene lei fosse solo
una macchina.
«Cosa vuol dire?»
«Ti ho chiesto se questo
rischia di danneggiare la tua CPU.» tradusse.
«No.»
«Bene.»
Era difficile seguire i
ragionamenti di Jima.
«Alle volte parli come un
umano.»
«Mi dispiace.»
«Non ho detto che mi da
fastidio.» non se ne rendeva pienamente conto, non come Jima, ma questo suo
modo di fare lo rendeva unico «Mi piaci lo stesso.»
E, di conseguenza, rendeva
unica lei.
.THE END. |