FAMILY
Lontano
da qui
“Pensavo
fossero più grandi” affermò Goku,
rigirandosi la fotografia che stava osservando tra le mani.
L’immagine raffigurava la tanto evasiva sfera del drago
accanto ad un righello che ne misurava la circonferenza. La stessa era
stata rinvenuta in mano al loro assassino, alcuni giorni prima, quando
l’uomo era stato catturato.
Il
criminale aveva osservato i due poliziotti con i suoi sottili occhi
neri, dichiarando che il suo arresto non sarebbe stata
un’impresa facile. Goku e Vegeta si erano scambiati
un’occhiata d’intesa e avevano dimostrato
all’uomo, che con ironia indossava una maglietta sulla quale
aveva stampato le parole kill
you,
quanto potessero essere letali due agenti addestrati e in perfetta
sintonia.
“Smettila
di perdere tempo, idiota! Finisci di scrivere il tuo
rapporto!” sbottò all’improvviso Vegeta,
strappando la foto dalle mani del collega, lasciandola poi cadere sulla
scrivania. L’amico farfugliò risentito
“Ok, non capisco perché te la prendi
tanto” disse intrecciando le mani dietro la nuca, facendo
dondolare la sedia e non
prestando attenzione al monitor del proprio computer sulla quale il
cursore lampeggiava su una pagina scritta solo a metà.
“Kakaroth…” ringhiò
l’altro, entrambi i pugni stretti e l’espressione
di uno che stava meditando di estrarre la propria arma da fuoco dalla
fondina.
Goku
lo fissò per un secondo, poi fece spallucce, ricominciando a
digitare con indolenza sulla tastiera. Scrisse appena un paio di
parole, quando alle sue spalle giunse l’esasperata voce di
Vegeta, “Museo
si scrive con una sola s,
razza d’ignorante” “Oh”
commentò l’altro, fissando lo schermo
“Giusto” aggiunse correggendo l’errore.
Poi si girò a guardarlo, mostrandogli il pollice
“Ottimo lavoro Vegeta. Siamo un’ottima squadra noi
due.. siamo…” ci pensò “La
squadra Vegeku” “No”
“Vegeth?” “Scordatelo!”
“Ahhh non fare così!” “Cosa
state combinando voi due?” domandò
all’improvviso una terza voce, costringendo entrambi a
voltarsi verso la porta.
Piccolo
li osservò per un istante, appena all’interno
dell’ufficio, tra le mani un paio di fascicoli.
“Ehilà!” lo salutò Goku,
indifferente al broncio sul viso del compagno di squadra.
“Piccolo, sei un bastardo” affermò
invece Vegeta, ma il commento lasciò indifferente il terzo
agente. “Davvero? Perché?” chiese
infatti, mostrando la più completa calma.
In
risposta, Vegeta additò un foglio abbandonato sulla propria
scrivania, sulla quale lo stemma del dipartimento era ben visibile,
“Che cazzo è quella? Mi spieghi dove li trovo i
soldi per pagarla?”. Piccolo seguì la direzione
che gli veniva indicata, increspò appena il lato della bocca
verso l’alto, “Ah” disse “Ti
è arrivata la multa”. Tornò ad
osservare l’altro poliziotto che nel contempo
incrociò le braccia in un gesto stizzito. “Beh,
che vuoi che ti dica. Io ho cercato di ammorbidirla, ma i piani alti
hanno insistito” per qualche motivo Vegeta si
ritrovò a dubitare di ogni singola parola.
Incuriosito
e sentendosi lasciato fuori da una parte del discorso, Goku
allungò una mano verso il pezzo di carta, ma con una
prontezza di riflessi considerevole, tenuto conto che gli stava anche
dando le spalle, il compagno di squadra gli colpì le dita
con un pugno. “Ahi!” esclamò Goku,
ritirando la povera mano e soffiando nel punto che era stato colpito.
Piccolo
si limitò ad osservare la scena con totale indifferenza, poi
tornò a rivolgersi a Vegeta. “Ad ogni modo non
sono qui per parlare di questo” afferrò il primo
dei due fascicoli che reggeva in mano per mostrarlo agli altri due,
“Ho delle novità che credo potrebbero
interessarti” disse lasciando cadere il dossier sul tavolo.
La cartelletta era spessa e l’impatto produsse un rumore
sordo e compatto. Goku e Vegeta scrutarono le carte per un po'. Ne
lessero la copertina.
Goku
era a conoscenza dei fatti che riguardavano Vegeta, sapeva bene la sua
storia e quella della sua famiglia, sebbene non nei dettagli. Piccolo,
e a volte lo stesso amico, gli avevano dato alcune informazioni qua
è là, abbastanza da aggiornarlo. Pertanto gli
erano stati raccontati i fatti che, alcuni mesi prima, avevano permesso
a Piccolo e alla sua squadra di aprire una feritoia
nell’indagine, grazie all’aiuto di Bulma.
Quando
riconobbe il fascicolo andò a cercare lo sguardo
dell’amico per contemplarne la reazione, ma nessuna emozione
si estese al suo viso. Qualsiasi cosa stesse provando fece in modo di
tenerlo nascosto. Goku tentò la fortuna una seconda volta,
avendo notato che il collega non aveva ancora fatto alcun tentativo di
appropriarsi dei documenti. Poco prima che le sue dita ne toccassero la
superficie, Vegeta fu più lesto. Leggendo i primi fogli si
spostò, sedendosi alla propria scrivania ed ignorando gli
altri due che, in attesa, lo fissarono per diversi istanti.
Risultò
subito ovvio che Vegeta non avrebbe detto o chiesto nulla, pertanto
Goku decise di avere le notizie in maniera più diretta dal
messaggero che era venuto a portarle. “Siete riusciti a
prenderlo?” domandò rivolto all’uomo in
piedi accanto alla propria postazione di lavoro. Piccolo
esitò ancora un secondo su Vegeta, poi scostò lo
sguardo sull’altro, “Sì. Gli abbiamo
dato una scelta. Poteva restare chiuso in una prigione assieme a tutte
le persone che ha tradito, oppure poteva tradirne altre” fece
una pausa per dare un’occhiata traversa al silenzioso
poliziotto, “Ha preferito raccontarci parecchie cose
interessanti”.
Goku
si chinò sullo schienale della propria sedia, portandosi le
mani alla nuca e stendendo le gambe,
“Dov’è adesso?”
domandò “Ai domiciliari in un posto sicuro, fuori
città” Piccolo ora si voltò ad
osservare Vegeta in maniera palese, l’amico lo
imitò. “Non posso rivelare a nessuno dove lo
abbiamo mandato, neanche a Vegeta” ancora nessuna reazione
dal diretto interessato, immerso nella lettura.
“Siamo
sicuri che non scapperà?”
s’informò Goku inarcando un sopracciglio, tornando
a guardare l’interlocutore. L’altro sorrise con
evidente soddisfazione, “Non ha scelta. Se anche volesse i
suoi nemici non esiterebbero a fargli la pelle. Con noi è
più protetto, ma non è libero”
“Capisco” concluse l’amico.
Scese
il silenzio per l’ennesima volta e tutti attesero una replica
che parve non voler arrivare con ostinazione.
Per
evitare che l’obbligato mutismo diventasse opprimente, Goku
osservò il secondo fascicolo nelle mani del collega,
“Nuovo caso?” chiese additando ciò che
stava guardando. Piccolo osservò la cartelletta come se le
vedesse per la prima volta, “Sì”
rispose, porgendola all’amico. Afferrandola, Goku lesse le
prime righe del sottile dossier “Chi è questo
tizio?” “Non sappiamo ancora molto di lui.
È nuovo nella zona” spiegò
incorniciando le braccia, ora che non stringeva più nulla
tra le dita. “Freezer?”
“Già”.
Vegeta
richiuse il fascicolo che stava consultando, facendo quasi sobbalzare
gli altri due che gli rivolsero lo sguardo. Ancora in attesa di
conoscere la sua opinione lo fissarono mentre lui restò ad
osservare inflessibile la copertina che ricopriva la documentazione
nella quale era stata registrata la definitiva condanna di suo padre.
“Torna
a casa, Vegeta” lo richiamò Piccolo,
costringendolo infine ad alzare lo sguardo come se per la prima volta
si fosse accorto di avere compagnia, “Vai a dire a tua moglie
che grazie a lei tuo padre non è più una minaccia
per la vostra famiglia” gli suggerì.
Determinato
a restare stretto nel suo mutismo, Vegeta non disse una sola parola.
Con una calma che non sembrava appartenergli si alzò dalla
propria sedia. Afferrò la giacca che aveva adagiato sullo
schienale e, sempre nel più testardo dei silenzi,
uscì dall’ufficio.
***
La
trepidante attesa stava per finire. Ancora pochi minuti e sarebbe
iniziato tutto.
Bra,
insieme ai suoi compagni di classe, stavano fissando
l’orologio nell’aspettativa che la lancetta dei
minuti segnasse lo scoccare dell’ora. E se anche gli altri
bambini erano ansiosi di ottenere la libertà del
venerdì pomeriggio e del conseguente week end, lei aveva ben
più ragioni. Aspettava questo giorno da almeno due settimane
e a separarla dal tanto agognato momento erano solo pochi secondi che
sembravano non passare mai.
“Dai!”
implorò al tempo, battendo un piede al ritmo delle lancette.
Lo zaino già fatto era posto accanto al banco che era solita
occupare e con le dita continuava a torturarne un lembo
affinché potesse afferrarlo con velocità e
prontezza.
Poi
lo squillo.
Mai
il trillo della campanella aveva avuto un suono tanto melodioso. Con un
balzo la bambina si alzò prima dei suoi compagni e dentro di
sé sollecitò la sua classe a darsi una mossa.
Come
era politica della scuola tutte le classi uscivano dalle aule in ordine
accompagnati dalle maestre che li scortavano fino
all’ingresso per fare in modo che ogni alunno trovasse il
rispettivo adulto. Ogni gruppo di studenti si muoveva ad agio per i
corridoi e l’uscita le parve più snervante
dell’attesa dietro il banco, ma quando alla fine vide la
libertà, gli occhi azzurri di Bra scorsero la folla che in
attesa cercava di individuare il bambino che era venuto a prendere. Per
istinto e per abitudine seppe il punto dove volgere lo sguardo,
consapevole che lì avrebbe trovato la persona che stava
cercando e che trovò.
“Papà!”
esclamò una volta raggiunto ai piedi di un piccolo albero
sulla quale lui si era appoggiato a braccia conserte. Vegeta, che
l’aveva vista arrivare e tenuta d’occhio, si
scostò dal tronco cominciando a camminare nella direzione
che li avrebbe portati a destinazione. Era tipico di suo padre,
pertanto Bra non si scompose. Gli camminò accanto, cercando
di seguirlo mentre lui proseguiva con il suo passo a cadenza quasi
militare. Quando ritenne di essere abbastanza vicina gli
afferrò una mano.
Sebbene
in apparenza Vegeta non fece nulla per dimostrare affetto verso la
figlia, quando sentì le piccole e sottili dita della bimba
sulla propria mano si ritrovò a stringere la presa.
“Senti papà, prima di partire possiamo mangiare un
gelato?” gli domandò additando
l’apposito esercizio a pochi metri di distanza. Lui
alzò le spalle per un breve ed impercettibile istante,
“Non è a me che devi chiederlo” le
rispose senza fermarsi.
“Scusate
il ritardo” disse una voce alle loro spalle, costringendo
entrambi a fermarsi e a voltarsi. “Mamma”
esultò la bambina, appena la riconobbe. A malincuore, Vegeta
lasciò la mano della figlia che si precipitò ad
abbracciare la donna.
Bulma
si alzò, dopo aver ricevuto il gesto d’affetto da
parte della piccola, poi volse lo sguardo verso l’uomo che la
stava fissando in silenzio, “Allora? Pronti per un week end
dalla zia Tights?” chiese ad entrambi.
“Sìììì”
esclamò la bambina, “Tsk” fu tutto
quello che ottenne invece da Vegeta. “Molto bene. Le valigie
sono in macchina” si voltò “Ho
parcheggiato dietro l’angolo” aggiunse indicando un
punto imprecisato dalla quale era venuta, poi tornò a
guardare il poliziotto, “La tua borsa è quella blu
con le strisce gialle, giusto?”
“Sì” rispose lui. Gli sorrise.
“Allora
andia...” “Mamma possiamo prendere un
gelato?” la interruppe Bra. Sua madre inarcò un
sopracciglio, “Ma tua zia abita sulla spiaggia! Avrai tempo
per tanti di quei gelati in questi giorni che non ne vorrai
più per mesi” le ricordò. La figlia
mise il broncio “Però io ne volevo uno
adesso” brontolò la piccola, “Ok,
ok… un gelato prima di partire”
“Evviva!” esclamò Bra, cominciando a
saltellare sul posto. Prima che i suoi genitori potessero aggiungere
una sola parola, la piccola cominciò a camminare verso la
gelateria, lasciando i due adulti a seguirla con lo sguardo.
“Sentiamo,
cosa ti ha riferito di tanto importante Piccolo che non volevi dirmi al
telefono?” gli chiese Bulma una volta rimasti soli. Vegeta si
voltò a guardarla negli occhi perdendosi in
quell’immenso azzurro che per anni gli era mancato.
Esitò per un momento, mentre anche lei riscoprì
le dense iridi nere di lui.
“Mamma,
papà! Muovetevi!” urlò Bra a qualche
metro di distanza, incrociando le braccia in un gesto che Bulma
riconobbe all’istante, trovando la similitudine piuttosto
buffa.
Si
voltò a guardare Vegeta, “Beh, qualcuno qui
è parecchio impaziente” gli disse ed in risposta
lui annuì. Quando Bra li vide incamminarsi verso la sua
direzione si voltò, puntando verso la gelateria.
Ciò che non vide furono i suoi genitori che, durante il
tragitto, si presero per mano prima di raggiungere insieme la figlia.
FINE
Beh,
questa storia è giunta al termine. Mi auguro sentitamente
che vi sia piaciuta, nonostante i momenti tristi e malinconici. XD
Ringrazio
tutti voi per aver deciso di aprirla e leggerla. ^_^
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