riassunto
KIT’S
WILDERNESS
CAPITOLO
10
“Si fa presto a cantare che il tempo sistema le cose, si fa un pò
meno presto a convincersi che sia così.”
Ligabue
Inghilterra,
Stoneygate
Ottobre
2003
Quattro
giorni dopo non ero ancora riuscito a rivederlo.
Non
sapevo come prenderlo, non avevo assolutamente idea di cosa fare.
Inoltre
ero preoccupato. L’addio tra Sasuke e suo padre in mia presenza non era stato
certo idilliaco, avevo paura che poi a casa il ragazzo ne avesse pagato le
conseguenze.
Poi,
proprio quando l’ansia iniziava a solleticarmi troppo le vene, lo
rividi.
Era un
giorno di scuola come tutti gli altri, io e Sakura ci stavamo cercando un posto
a sedere nella mensa quando la mia ragazza, dai grandi vetri delle finestre, lo
vide.
Mi tirò
la manica e me lo indicò col dito; mentre lo guardavo un piccolo sorriso
rassegnato mi comparve sulle labbra.
Ovviamente era solo. Ovviamente aveva scelto il posto più isolato, più
freddo, e ovviamente ora avrei dovuto congelarmi il sedere anch’io, per
raggiungerlo.
Non me
ne stupii, non mi aveva mai reso le cose facili, cercarlo era sempre stato
scomodo, ma non mi importava.
Chiesi
a Sakura se le scocciasse uscire all’aria aperta per quella giornata, e lei con
una smorfia furba mi prese in giro.
- Hai
troppo caldo qui dentro, Naruto-kun? -
Senza
badarle intrecciai le dita della mano destra con le sue e mi avvia verso la
porta che dava accesso al giardino.
Appena
mettemmo piede fuori l’aria densa e carica di pioggia di fine ottobre ci fece
rabbrividire. Sakura strinse più forte la mia mano, e io senza parlare srotolai
la sciarpa che avevo intorno al collo e gliela sistemai al suo. Fece per
protestare, borbottando qualcosa sul fatto che non era una bambina, ma poi si
arrese e infossò il mento nella lana.
Sasuke
era seduto esattamente nell’angolo più buio del giardino, nascosto dietro un
cespuglio e con la schiena appoggiata al tronco di un albero.
Non
aveva nessun vassoio di cibo con lui, e non sembrava nemmeno vestito a
sufficienza per il clima freddo intorno a noi. Indossava solo un paio di jeans e
una felpa scura, con un cappuccio ampio calato sulla testa.
Notai
che aveva le mani ritirate dentro le maniche, e che fosse tutto rannicchiato,
probabilmente per proteggersi dal freddo.
-
Testone… - sentii Sakura sussurrare vicino a me, e non potei fare a meno di
darle ragione.
Quando
ci vide arrivare sembrò combattuto tra il restare e l’andarsene, e sul suo viso
comparve una smorfia d’esasperazione e allo stesso tempo di fastidio che mi
sembrò buffa.
Alla
fine dovette decidere di restare, perché si raggomitolò ancora di più su se
stesso e ci guardo con astio. Senza farci caso mi sedetti davanti a lui, mentre
Sakura si inginocchiava rigida al mio fianco.
Aspettai fosse lui a parlare per primo.
Anche
lui sembrò pensare la stessa cosa perché restammo per almeno un minuto a
fissarci seri e decisi, prima di accorgerci nello stesso istante di quanto la
situazione si stesse facendo ridicola.
Sakura
si premette una mano sulle labbra, io mi trattenni dallo scoppiare a ridere, lui
si affrettò a mettere fine al silenzio.
-Chi vi
ha invitato? - sbottò.
-Ti
diamo fastidio? - risposi alla sua domanda con un’altra domanda
- Avete
deciso di tampinarmi a morte? - lui fece la stessa cosa.
-
Tieni, mangia qualcosa. -
Cambiando discorso gli allungai il vassoio col cibo, aspettandomi che lui
lo respingesse sdegnoso.
Probabilmente proprio per stupirmi e per dimostrarmi quanto lui fosse
superiore a queste cose prese a caso un pezzo di pane e se lo cacciò i bocca,
iniziando a masticare lentamente.
Rimanemmo in silenzio a guardarci, di nuovo seri, poi Sakura scoppiò a
ridere.
- Come
sei buffo, Sasuke-kun! -
A
Sasuke andò di traverso il cibo.
-
Buffo?! -
Risi
anch’io con Sakura e lui rimase immobile a fissarci, indispettito e
sprezzante.
-
Andatevene via, in ogni caso . -
Mi
ricordò un bambino cocciuto.
- No. -
Poi
continuai in tono serio, - guardati intorno, sei qui da solo come un idiota,
stai palesemente gelando e per cosa? Per non stare in mensa al caldo insieme a
tutti gli altri?! -
Lui
distolse gli occhi, infastidito.
- Ma
non sei capace di farti i cazzi tuoi, tu? -
Per un
instante riflettei che, effettivamente, cominciavo a essere pressante, poi
allontanai in fretta il pensiero.
- Ci
sono un sacco di persone intorno a te. E tu sei qui da solo! -
Esclamai.
Lui
assottigliò gli occhi e mi guardò, come un gatto che medita se graffiare un
avversario o se starsene a guardarlo indifferente e altezzoso, poi scelse di
graffiare.
- Mi
hai rotto, tu sei uguale a tutti loro. -
- E
tutti loro sono uguali anche a te! Sei tu che ti diverti a recitare la parte del
diverso a ogni costo! -
Questa
era una mezza verità, e lo sapevo benissimo, ma scelsi di non soffermarmi sui
particolari.
- Io
scelgo?! - esclamò lui, ora decisamente indignato e arrabbiato, -ah! Guarda,
Naruto! Sono tutti intorno a me…ma non parlano con me! Tu pensi davvero che io a
loro non faccia schifo? Pensi che… - interruppe la sua sfuriata, abbassando il
tono della voce, sembro riflettere con se stesso.
- Loro
sarebbero uguali a me? Mah…allora si credono meglio. -
- Sei
tu che ti isoli, - ribatté Sakura.
Lui la
guardò storto, poi si alzò di scatto in piedi.
- Mi
avete stufato, io me ne vado.-
-
Guarda che non ti libererai di me, Uchiha. Sappilo. -
La mia
voce conteneva una sfumatura sicura, di sfida.
Lui si
girò e mi fissò negli occhi.
- Tsk
-
Poi
alzò le spalle e se ne andò.
Se
Sasuke era a Stoneygate trovarlo non era difficile.
L’unico
posto in cui si sentisse a suo agio, credo, era il fiume. Fatto sta che era
sempre lì, o per lo meno, ogni volta che io lo cercavo.
-
Parlavo sul serio Sasuke, non ti libererai di me. -
- Ma
cosa vuoi ancora? -
-
Esserti amico, nient’altro.
Ti
ricordi come eravamo qualche anno fa? Mi manchi.
Mi sei
mancato un sacco e mi manchi ancora adesso, perché so che ora potremmo essere
insieme e invece tu ti ostini a startene per gli affari tuoi. -
- Se ti
mancavo così tanto potevi evitare di accettare al volo una borsa di studio che
ti avrebbe portato a chilometri da me, Naruto. -
Lo
disse con un rancore che mi sconcertò per un attimo, sembrava il tipo di frase
su cui si rimugina e intorno alla quale si gira per mesi prima di tirarla
fuori.
Intuii
che di fondo era questo il motivo per cui ce l’aveva con me; l’avevo
abbandonato, l’avevo tradito. E già anni prima mi aveva dimostrato quanto poco
fosse incline al perdono.
- Non
centra la borsa di studio. Guarda me e Sakura-chan, siamo ancora insieme, -
dissi.
- Già -
mugugnò dandomi le spalle.
- E ci
amiamo tantissimo! -
- Ho
capito - borbottò ancora.
-
Niente è riuscito a separarci, vedi, se due persone si amano loro… -
- Ho
afferrato il concetto, Naruto! - il suo tono, nell’interrompermi, fu
secco.
Stetti
un istante incredulo, senza fiato. Poi non potei trattenermi dall’esclamare -
non ci posso credere! Sei geloso! -
Si girò
di scatto verso di me. Un lampo torvo nello sguardo.
- Non
dire cazzate - sibilò, la sua voce era roca, ma non mi lasciai
abbattere.
- Ma
Sasuke! Se eri geloso di Sakura-chan avresti potuto dirmelo! - lo presi in
giro.
- Stai
zitto..- mi avvertì di nuovo, con quella voce bassa e cavernosa.
- Ma
Sakura-chan…-
- Non
sono geloso di Sakura. -
Mi
interruppe, scandendo le parole con una calma altamente minacciosa.
- E con
questo chiudiamo il discorso. Tra l’altro, le ragazze non mi interessano, giusto
per toglierti qualunque paranoia dalla mente.-
Il mio
cervello stava ancora registrando sorpreso questo ultimo dato quando lui si
voltò per l’ennesima volta e mi diede le spalle.
Mettendo da parte i pensieri mi avviai con lui, affrettandomi al suo
fianco.
Camminammo in silenzio per qualche minuto, intorno a noi i bambini
fantasma delle miniere ci guardavano, gli sguardi interessati sui piccoli visi
solenni.
- Mi
dispiace per l’altra sera, Sasuke, - cominciai, riferendomi alla prima notte in
cui ci eravamo rivisti.
- Fa
niente - replicò lui capendo subito di cosa parlavo.
- No,
sul serio. Non immaginavo di tuo padre… ne della droga o di qualsiasi altra
cosa. E ho sbagliato a farti la predica o a pormi come se… non sono io a dover
decidere cosa devi fare.
Penso
solo che quello che stai adottando tu non sia un metodo per risolvere le cose,
tutto qui.-
Aspettai col fiato sospeso la sua reazione, e quando arrivò, come
prevedevo, c’era del sarcasmo nella sua voce.
Probabilmente era l’unico mezzo che conosceva per difendersi. Quello, o
il massacrare di botte chiunque osasse contrariarlo. Divertente.
-
Perché che metodo starei adottando? -
-
Quello di fare come se niente fosse e di cadere soltanto più giù -
- Io
non faccio come se niente fosse - ribatté immediatamente lui, ancora sulla
difensiva.
Camminammo ancora in silenzio, io ascoltavo l’acqua del fiume che
scorreva accanto a noi.
All’improvviso mi venne in mente il cane che Sasuke aveva ai vecchi
tempi, ora che ci facevo caso non averlo intorno stando vicino all’Uchiha era
strano, sembrava mancasse qualcosa di importante.
Quando
ancora eravamo amici era impossibile parlare con Sasuke senza l’ombra di Jax
intorno.
- Hey,
poi non mi hai mai raccontato nulla di Jax, come è morto? - chiesi, realmente
interessato.
La sua
sagoma se possibile si fece ancora più cupa.
- L’ha
ucciso mio padre, - disse lapidario.
Mi
gelai all’istante e mi diedi dell’idiota da solo.
Stavo
sbagliando tutto con lui. Tutto.
Sospirai e scossi tristemente la testa.
- Mi
dispiace, non lo sapevo - mormorai, affranto.
Lui non
disse nulla.
- Senti
- dichiarai all’improvviso - mi dispiace, sono un impiastro.
Ma una
cosa te la devo dire.
Lo so
che non tutto ciò che viene affrontato può essere cambiato, ma niente può essere
risolto finche o se non viene affrontato, mi capisci? -
Gli
presi una mano d’impulso e lui si voltò verso di me.
C’era
sconcerto e sorpresa nei suoi occhi d’ossidiana, e di nuovo non mi
rispose.
Però mi
strinse la mano di risposta e senza capire perché mi ritrovai all’improvviso con
la bocca secca, portai lo sguardo sulle nostre dita intrecciate e sentii un vago
imbarazzo colorarmi le guance.
Gli
lasciai la mano e mi allontanai un po’, sempre sotto il suo sguardo
illeggibile.
- Beh,
pensaci. -
Borbottai distogliendo gli occhi, - ci vediamo domani -
aggiunsi.
Lui
annuì soltanto e io me la filai, ancora scombussolato.
Più
tardi, nel mio letto, mi tornò in mente la frase di Sasuke sulle ragazze e non
riuscii a spiegarmi la sensazione di calore che mi invase.
Di nuovo
grazie a tutti.
Vi voglio -
virtualmente -bene^^
_Ala_
|