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Autore: _Ala_    17/05/2009    6 recensioni
Inspirato al romanzo di David Almond
Quando Sasuke mi baciò la fronte e mi riportò in vita era buio fuori e noi due eravamo rimasti da soli.
- Che cosa è successo? - chiesi con voce tremante.
- Sei morto -
Impaurito, ma anche stranamente felice lo abbracciai stretto, e lui mi lasciò fare.
- È come se ti stessi aspettando da un sacco di tempo. Sapevo che saresti arrivato -
Mi sussurrò, le labbra sepolte tra i miei capelli biondi.
[Sasu/Naru]
[Naru/Saku]
Genere: Generale, Romantico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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riassunto

 

KIT’S WILDERNESS

 

CAPITOLO 10

 

 

“Si fa presto a cantare che il tempo sistema le cose,
si fa un pò meno presto a convincersi che sia così.”

Ligabue

 

 

Inghilterra, Stoneygate

Ottobre 2003



 

Quattro giorni dopo non ero ancora riuscito a rivederlo.

Non sapevo come prenderlo, non avevo assolutamente idea di cosa fare.

Inoltre ero preoccupato. L’addio tra Sasuke e suo padre in mia presenza non era stato certo idilliaco, avevo paura che poi a casa il ragazzo ne avesse pagato le conseguenze.

Poi, proprio quando l’ansia iniziava a solleticarmi troppo le vene, lo rividi.

Era un giorno di scuola come tutti gli altri, io e Sakura ci stavamo cercando un posto a sedere nella mensa quando la mia ragazza, dai grandi vetri delle finestre, lo vide.

Mi tirò la manica e me lo indicò col dito; mentre lo guardavo un piccolo sorriso rassegnato mi comparve sulle labbra.

Ovviamente era solo. Ovviamente aveva scelto il posto più isolato, più freddo, e ovviamente ora avrei dovuto congelarmi il sedere anch’io, per raggiungerlo.

Non me ne stupii, non mi aveva mai reso le cose facili, cercarlo era sempre stato scomodo, ma non mi importava.

Chiesi a Sakura se le scocciasse uscire all’aria aperta per quella giornata, e lei con una smorfia furba mi prese in giro.

- Hai troppo caldo qui dentro, Naruto-kun? -

Senza badarle intrecciai le dita della mano destra con le sue e mi avvia verso la porta che dava accesso al giardino.

Appena mettemmo piede fuori l’aria densa e carica di pioggia di fine ottobre ci fece rabbrividire. Sakura strinse più forte la mia mano, e io senza parlare srotolai la sciarpa che avevo intorno al collo e gliela sistemai al suo. Fece per protestare, borbottando qualcosa sul fatto che non era una bambina, ma poi si arrese e infossò il mento nella lana.

 

 

Sasuke era seduto esattamente nell’angolo più buio del giardino, nascosto dietro un cespuglio e con la schiena appoggiata al tronco di un albero.

Non aveva nessun vassoio di cibo con lui, e non sembrava nemmeno vestito a sufficienza per il clima freddo intorno a noi. Indossava solo un paio di jeans e una felpa scura, con un cappuccio ampio calato sulla testa.

Notai che aveva le mani ritirate dentro le maniche, e che fosse tutto rannicchiato, probabilmente per proteggersi dal freddo.

- Testone… - sentii Sakura sussurrare vicino a me, e non potei fare a meno di darle ragione.

Quando ci vide arrivare sembrò combattuto tra il restare e l’andarsene, e sul suo viso comparve una smorfia d’esasperazione e allo stesso tempo di fastidio che mi sembrò buffa.

Alla fine dovette decidere di restare, perché si raggomitolò ancora di più su se stesso e ci guardo con astio. Senza farci caso mi sedetti davanti a lui, mentre Sakura si inginocchiava rigida al mio fianco.

Aspettai fosse lui a parlare per primo.

Anche lui sembrò pensare la stessa cosa perché restammo per almeno un minuto a fissarci seri e decisi, prima di accorgerci nello stesso istante di quanto la situazione si stesse facendo ridicola.

Sakura si premette una mano sulle labbra, io mi trattenni dallo scoppiare a ridere, lui si affrettò a mettere fine al silenzio.

-Chi vi ha invitato? - sbottò.

-Ti diamo fastidio? - risposi alla sua domanda con un’altra domanda

- Avete deciso di tampinarmi a morte? - lui fece la stessa cosa.

- Tieni, mangia qualcosa. -

Cambiando discorso gli allungai il vassoio col cibo, aspettandomi che lui lo respingesse sdegnoso.

Probabilmente proprio per stupirmi e per dimostrarmi quanto lui fosse superiore a queste cose prese a caso un pezzo di pane e se lo cacciò i bocca, iniziando a masticare lentamente.

Rimanemmo in silenzio a guardarci, di nuovo seri, poi Sakura scoppiò a ridere.

- Come sei buffo, Sasuke-kun! -

A Sasuke andò di traverso il cibo.

- Buffo?! -

Risi anch’io con Sakura e lui rimase immobile a fissarci, indispettito e sprezzante.

- Andatevene via, in ogni caso . -

Mi ricordò un bambino cocciuto.

- No. -

Poi continuai in tono serio, - guardati intorno, sei qui da solo come un idiota, stai palesemente gelando e per cosa? Per non stare in mensa al caldo insieme a tutti gli altri?! -

Lui distolse gli occhi, infastidito.

- Ma non sei capace di farti i cazzi tuoi, tu? -

Per un instante riflettei che, effettivamente, cominciavo a essere pressante, poi allontanai in fretta il pensiero.

- Ci sono un sacco di persone intorno a te. E tu sei qui da solo! - Esclamai.

Lui assottigliò gli occhi e mi guardò, come un gatto che medita se graffiare un avversario o se starsene a guardarlo indifferente e altezzoso, poi scelse di graffiare.

- Mi hai rotto, tu sei uguale a tutti loro. -

- E tutti loro sono uguali anche a te! Sei tu che ti diverti a recitare la parte del diverso a ogni costo! -

Questa era una mezza verità, e lo sapevo benissimo, ma scelsi di non soffermarmi sui particolari.

- Io scelgo?! - esclamò lui, ora decisamente indignato e arrabbiato, -ah! Guarda, Naruto! Sono tutti intorno a me…ma non parlano con me! Tu pensi davvero che io a loro non faccia schifo? Pensi che… - interruppe la sua sfuriata, abbassando il tono della voce, sembro riflettere con se stesso.

- Loro sarebbero uguali a me? Mah…allora si credono meglio. -

- Sei tu che ti isoli, - ribatté Sakura.

Lui la guardò storto, poi si alzò di scatto in piedi.

- Mi avete stufato, io me ne vado.-

- Guarda che non ti libererai di me, Uchiha. Sappilo. -

La mia voce conteneva una sfumatura sicura, di sfida.

Lui si girò e mi fissò negli occhi.

- Tsk -

Poi alzò le spalle e se ne andò.

 

 

Se Sasuke era a Stoneygate trovarlo non era difficile.

L’unico posto in cui si sentisse a suo agio, credo, era il fiume. Fatto sta che era sempre lì, o per lo meno, ogni volta che io lo cercavo.

- Parlavo sul serio Sasuke, non ti libererai di me. -

- Ma cosa vuoi ancora? -

- Esserti amico, nient’altro.

Ti ricordi come eravamo qualche anno fa? Mi manchi.

Mi sei mancato un sacco e mi manchi ancora adesso, perché so che ora potremmo essere insieme e invece tu ti ostini a startene per gli affari tuoi. -

- Se ti mancavo così tanto potevi evitare di accettare al volo una borsa di studio che ti avrebbe portato a chilometri da me, Naruto. -

Lo disse con un rancore che mi sconcertò per un attimo, sembrava il tipo di frase su cui si rimugina e intorno alla quale si gira per mesi prima di tirarla fuori.

Intuii che di fondo era questo il motivo per cui ce l’aveva con me; l’avevo abbandonato, l’avevo tradito. E già anni prima mi aveva dimostrato quanto poco fosse incline al perdono.

- Non centra la borsa di studio. Guarda me e Sakura-chan, siamo ancora insieme, - dissi.

- Già - mugugnò dandomi le spalle.

- E ci amiamo tantissimo! -

- Ho capito - borbottò ancora.

- Niente è riuscito a separarci, vedi, se due persone si amano loro… -

- Ho afferrato il concetto, Naruto! - il suo tono, nell’interrompermi, fu secco.

Stetti un istante incredulo, senza fiato. Poi non potei trattenermi dall’esclamare - non ci posso credere! Sei geloso! -

Si girò di scatto verso di me. Un lampo torvo nello sguardo.

- Non dire cazzate - sibilò, la sua voce era roca, ma non mi lasciai abbattere.

- Ma Sasuke! Se eri geloso di Sakura-chan avresti potuto dirmelo! - lo presi in giro.

- Stai zitto..- mi avvertì di nuovo, con quella voce bassa e cavernosa.

- Ma Sakura-chan…-

- Non sono geloso di Sakura. -

Mi interruppe, scandendo le parole con una calma altamente minacciosa.

- E con questo chiudiamo il discorso. Tra l’altro, le ragazze non mi interessano, giusto per toglierti qualunque paranoia dalla mente.-

Il mio cervello stava ancora registrando sorpreso questo ultimo dato quando lui si voltò per l’ennesima volta e mi diede le spalle.

Mettendo da parte i pensieri mi avviai con lui, affrettandomi al suo fianco.

Camminammo in silenzio per qualche minuto, intorno a noi i bambini fantasma delle miniere ci guardavano, gli sguardi interessati sui piccoli visi solenni.

- Mi dispiace per l’altra sera, Sasuke, - cominciai, riferendomi alla prima notte in cui ci eravamo rivisti.

- Fa niente - replicò lui capendo subito di cosa parlavo.

- No, sul serio. Non immaginavo di tuo padre… ne della droga o di qualsiasi altra cosa. E ho sbagliato a farti la predica o a pormi come se… non sono io a dover decidere cosa devi fare.

Penso solo che quello che stai adottando tu non sia un metodo per risolvere le cose, tutto qui.-

Aspettai col fiato sospeso la sua reazione, e quando arrivò, come prevedevo, c’era del sarcasmo nella sua voce.

Probabilmente era l’unico mezzo che conosceva per difendersi. Quello, o il massacrare di botte chiunque osasse contrariarlo. Divertente.

- Perché che metodo starei adottando? -

- Quello di fare come se niente fosse e di cadere soltanto più giù -

- Io non faccio come se niente fosse - ribatté immediatamente lui, ancora sulla difensiva.

Camminammo ancora in silenzio, io ascoltavo l’acqua del fiume che scorreva accanto a noi.

All’improvviso mi venne in mente il cane che Sasuke aveva ai vecchi tempi, ora che ci facevo caso non averlo intorno stando vicino all’Uchiha era strano, sembrava mancasse qualcosa di importante.

Quando ancora eravamo amici era impossibile parlare con Sasuke senza l’ombra di Jax intorno.

- Hey, poi non mi hai mai raccontato nulla di Jax, come è morto? - chiesi, realmente interessato.

La sua sagoma se possibile si fece ancora più cupa.

- L’ha ucciso mio padre, - disse lapidario.

Mi gelai all’istante e mi diedi dell’idiota da solo.

Stavo sbagliando tutto con lui. Tutto.

Sospirai e scossi tristemente la testa.

- Mi dispiace, non lo sapevo - mormorai, affranto.

Lui non disse nulla.

- Senti - dichiarai all’improvviso - mi dispiace, sono un impiastro.

Ma una cosa te la devo dire.

Lo so che non tutto ciò che viene affrontato può essere cambiato, ma niente può essere risolto finche o se non viene affrontato, mi capisci? -

Gli presi una mano d’impulso e lui si voltò verso di me.

C’era sconcerto e sorpresa nei suoi occhi d’ossidiana, e di nuovo non mi rispose.

Però mi strinse la mano di risposta e senza capire perché mi ritrovai all’improvviso con la bocca secca, portai lo sguardo sulle nostre dita intrecciate e sentii un vago imbarazzo colorarmi le guance.

Gli lasciai la mano e mi allontanai un po’, sempre sotto il suo sguardo illeggibile.

- Beh, pensaci. -

Borbottai distogliendo gli occhi, - ci vediamo domani - aggiunsi.

Lui annuì soltanto e io me la filai, ancora scombussolato.

Più tardi, nel mio letto, mi tornò in mente la frase di Sasuke sulle ragazze e non riuscii a spiegarmi la sensazione di calore che mi invase.

 

 

 

 

Di nuovo grazie a tutti.

Vi voglio - virtualmente -bene^^

 

_Ala_

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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