Nei
giorni seguenti, Ross era partito ed aveva messo a ferro e a fuoco
tutta la Cornovaglia. Era andato a Illugan a cercare Demelza a casa
di suo padre, poi si era spostato da Verity, aveva chiesto
informazioni al villaggio dove vivevano la maggior parte dei suoi
minatori e infine era andato pure a Southempton, per verificare che
non si fosse imbarcata per il nuovo mondo.
Ma
nulla, ogni ricerca era risultata vana ed infruttuosa. La
preoccupazione e la frustrazione per quanto successo con sua moglie
fecero passare in secondo piano i turbamenti per Elizabeth che, Ross
lo sapeva, continuava ad aspettare una sua risposta, un suo cenno.
Ma
non ne aveva tempo, non poteva occuparsi anche di lei, ora che
Demelza se n'era andata. La cosa principale era ritrovare sua moglie
e riportarla a casa, assieme a Jeremy.
Era
furioso, preoccupato, si sentiva in trappola. La gente che lo
frequentava aveva capito che qualcosa non andava, che Demelza non
c'era ma per fortuna nessuno gli aveva ancora fatto domande dirette
circa l'assenza di sua moglie. Ma sapeva che presto avrebbe dovuto
affrontare la questione anche con gli altri, ammettere che sua moglie
lo aveva lasciato e il perché. Provava vergogna, verso se
stesso e
verso l'immagine che avrebbe dato di lui al mondo.
Dopo
due settimane di ricerche forsennate, ormai non sapeva più
dove
sbattere la testa. Doveva parlare con qualcuno o sarebbe impazzito!
Ogni
giorno aveva sperato che Demelza cambiasse idea e tornasse ma era
anche consapevole di quanto lei fosse testarda ed irremovibile quando
prendeva una decisione, difficilmente avrebbe fatto ritorno a Nampara
di sua spontanea volontà.
Bussò
con energia alla porta di Dwight che, dopo pochi istanti
aprì
l'uscio. "Ross, qual buon vento! E' un po' che non ci vediamo.
Tutto bene?".
"No".
Entrò in casa, sedendosi al tavolo. Senza aspettare l'amico,
si
versò del vino in un bicchiere e bevve tutto d'un fiato.
Dwight
gli si avvicinò, preoccupato. "Ross, cosa succede?" -
chiese, sedendosi accanto a lui.
Ross
si portò le mani alla fronte, chiudendo gli occhi. "Demelza
se
n'è andata".
"Cosa?
Che diavolo stai blaterando?".
"Se
n'è andata, mi ha lasciato. Ha preso Jeremy ed è
sparita nel
nulla".
Dwight
spalancò gli occhi, incredulo. "Andata per non tornare? Ma
chi,
Demelza? Perché?".
Ross
scosse la testa, allungando la mano per prendere il bicchiere vuoto
davanti a lui. "L'ho tradita. E' stato solo una volta, una
notte, è stato qualcosa di irrazionale, non avevo scelta,
non potevo
fermarmi...".
Dwight
trattenne il fiato, evidentemente in difficoltà. "Hai
tradito
Demelza? Come hai potuto farlo, Ross? Hai una moglie meravigliosa che
tutti ti invidiano, dannazione! Con chi, perché?".
Ross
sospirò, abbandonandosi sulla sedia. "Con Elizabeth. Mi ha
comunicato per lettera l'intenzione di sposarsi con George Warleggan
e ho perso la testa. Demelza ha cercato di fermarmi ma non ci
è
riuscita. E così sono andato a Trenwith e... Beh Dwight, lo
sai, io
sogno Elizabeth da sempre, è il mio primo amore e non l'ho
mai
dimenticata e...".
"Ross,
che stai dicendo, cosa stai blaterando? Santo cielo hai tradito tua
moglie e stai quì ad accampare scuse? Demelza ti ha sempre
amato più
di ogni altra cosa, ti è sempre stata accanto e solo Dio sa
quanto
possa essere stato duro in certi frangenti vivere con uno come te e
tu... tu nel mentre non avevi mai dimenticato Elizabeth?".
Il
tono di voce acuto di Dwight lo fece sussultare. "So che sembra
terribile detto così, ma io...". Cercò di
prendere la
bottiglia per riempirsi nuovamente il bicchiere, ma Dwight glie lo
impedì. "Ti prego, ne ho bisogno" –
implorò.
Dwight
scosse la testa. "No, non ne hai bisogno! Quello che ti serve
è
essere sobrio e lucido e trovare una soluzione a questo disastro.
Sempre che...".
"Sempre
che, cosa?".
Dwight
si sedette accanto a lui. "Sempre che la partenza di Demelza non
ti sia utile a stare con Elizabeth. Ti faciliterebbe le cose, se
è
lei che vuoi".
A
quelle parole, Ross alzò lo sguardo su di lui, colpito da
quanto
aveva appena detto. Quella di Dwight era evidentemente una
provocazione, ma era vero, se Demelza non c'era più, la
strada per
arrivare ad Elizabeth sarebbe stata in discesa per lui. Ma
stranamente questa era un'ipotesi che non lo allettava per niente,
non ci aveva mai pensato e nemmeno ora gli passava per la mente di
fare una cosa del genere. Da quando Demelza era partita, ogni suo
pensiero era rivolto a lei e alla sua ricerca, era sua moglie e non
concepiva minimamente l'ipotesi che potessero vivere lontani. Gli
mancava, doveva ammetterlo a se stesso! Così come non poteva
non
ammettere che gli sarebbe piaciuto tornare indietro a quella notte e
fare tutto in maniera diversa, rimanere a casa con lei, evitare
Elizabeth e salvare così il suo matrimonio.
Ma
il danno era fatto ed ora si sentiva perso. "Io voglio riportare
a casa mia moglie. Elizabeth è stata... Sai, quelle cose...
quelle
cose che idealizzi e che ti sembrano perfette quando le vedi da
lontano e poi, una volta che le hai provate, non ti attirano
più? Le
vedi per quel che sono da vicino, belle, piacevoli, ma che non
valgono nulla in confronto a chi hai accanto e con cui condividi la
vita. Io rivoglio Demelza a casa, solo questo. L'ho cercata ovunque e
non è da nessuna parte".
"Ross,
sai che è un bel casino, vero?".
"Lo
so, Dwight. Non credevo che sarebbe successa una cosa simile".
Il
dottore sospirò, poggiandogli amichevolmente una mano sulla
spalla.
"Ross, una donna vuole essere unica per il suo uomo. Anche
Caroline, in fondo, sentiva la competizione coi miei pazienti e alla
fine è andata a finire come ben sai".
"Caroline
se n'è andata perché tu, invece che partire con
lei, hai perso
tempo a cercare di salvare il didietro a me. Mi sento terribilmente
in colpa per questa cosa e spero di poterti aiutare a risolverla, un
giorno".
Dwight
sospirò. "Era destino che andasse a finire così,
siamo troppi
diversi, non avrebbe funzionato". Si sedette accanto a lui,
prendendo a sua volta la bottiglia e riempiendo i due bicchieri. "Sai
una cosa? Una bella bevuta ce la meritiamo, in fondo. E per quanto
riguarda Demelza...".
"Cosa?".
"E'
testarda Ross, ma ti ama. Qualsiasi cosa sia successa ed ovunque lei
sia, ti ama. Pensa a questo, se non sai dove sbattere la testa".
"Già".
Entrambi
bevvero, svuotarono la bottiglia e poi rimasero in silenzio seduti al
tavolo ad osservare il soffitto, ognuno col suo peso nel cuore.
Avevano amato due donne che non erano riusciti a tenere ed ora era
come se il mondo attorno a loro si sgretolasse, facendoli sentire
alla deriva.
"Ho
deciso di arruolarmi come medico di marina, Ross".
"Forse
dovrei farlo anch'io, a questo punto. La miniera, anche coi nuovi
fondi ottenuti a Truro, non da garanzie e non ho più una
famiglia di
cui occuparmi".
Dwight
sospirò. "Fallo se senti che è la tua strada. Ma
prima,
accertati di averle tentate tutte con Demelza, per ritrovarla".
"Lo
farò".
...
Rientrò
che era ormai buio, mancava da due settimane da Nampara, da quando
era partito alla ricerca di Demelza, cavalcando per mezza
Inghilterra. Per un attimo sperò che fosse tornata ma quando
entrò
in cucina, le candele spente e il silenzio opprimente gli tolsero
ogni illusione.
Prudie
gli andò incontro, ciabattando e borbottando. "Signore,
siete
tornato! E' piuttosto tardi. Volete mangiare qualcosa?" -
chiese, con scarso entusiasmo.
"No,
andrò subito a letto. Ci sono novità? Lettere,
notizie su
Demelza...".
Prudie
scosse la testa. "Ci sono delle missive per voi. Una arriva da
Trenwith, il matrimonio fra il signor Warleggan e la signora
Elizabeth si terrà fra una settimana".
La
freddezza con cui accolse quella notizia lo stupì. Tre
settimane
prima aveva dato fuori di matto, distruggendo il suo matrimonio con
Demelza all'idea che Elizabeth sposasse George. Ora invece non
provava nulla. "Ci sono altre belle notizie per me o posso
andare a letto?" - chiese, con una punta di ironia nel tono di
voce.
Prudie
annuì. "E' stato quì il vostro socio alla
miniera. Ha detto di
dirvi di correre subito da lui, appena tornato. Pare che abbiano
trovato ingenti quantità di stagno dietro la parete
crollata. Tanto
ingenti da farvi quasi diventare ricco".
"Cosa?".
Era una buona notizia per i suoi uomini, se quello che aveva detto
Prudie corrispondeva a verità, era la realizzazione di un
sogno e il
coronamento di anni di fatica. Ma non riusciva a gioirne. Quanto
avevano faticato, perso, sofferto lui e Demelza negli anni di
povertà
che avevano condiviso insieme, aspettando un momento simile? Ed ora
quel momento era quì e lei non c'era più...
L'amarezza lo invase,
come un veleno. "Grazie Prudie, domani mattina andrò alla
miniera quanto prima".
"Aspettate
ad andare a letto signore, c'è un'altra cosa?".
Ross
alzò gli occhi al cielo. Che diavolo poteva esserci ancora?
"Cos'altro c'è?".
Prudie
rovistò nella tasca del suo grembiule, estraendone una
lettera. "E'
della signora. L'ho trovata sotto il cuscino del letto in cui avete
dormito in libreria, dopo che...".
La
interruppe, mentre il cuore prendeva a galoppargli nel petto. "Di
Demelza?".
"Si
signore, deve averla scritta prima di lasciare questa casa. L'ho
trovata quando ho disfatto il letto, visto che ormai siete tornato a
dormire nella stanza padronale".
Con
le mani tremanti, Ross prese la lettera e senza dire nulla
salì al
piano di sopra, chiudendosi nella sua stanza. Si gettò sul
letto,
con mente e cuore in tumulto. Una lettera, da Demelza... Forse non
tutto era perduto, forse gli aveva lasciato un recapito, una
spiegazione, un qualche appiglio per ritrovarla. La aprì,
speranzoso
e allo stesso tempo terrorizzato. Riconobbe la scrittura elegante,
ordinata e pulita di sua moglie, molto migliore della sua.
"Ross,
ti scrivo questa lettera per informarti che sto partendo con Jeremy.
Non ha importanza né dove andrò, né
quello che farò ma ti
rassicuro che farò di tutto perché nostro figlio
stia bene, su
questo puoi dormire sonni tranquilli. Sono la figlia di un minatore
dopo tutto, una donna del popolo. E le donne del popolo sanno
cavarsela anche senza avere un uomo accanto, sanno lavorare ed
arrangiarsi da sole. Le donne del popolo non hanno bisogno
né di
aiuto né di attenzioni, come giustamente avevi detto ad
Elizabeth
durante una vostra vecchia conversazione che avevo ascoltato per
errore, a Trenwith.
Non
cercarmi, sarebbe una inutile perdita di tempo perché non
tornerò.
Non hai responsabilità verso di me, sentiti libero di vivere
come
vuoi, accanto alla donna che hai sempre desiderato. In fondo ho
sempre saputo che sarebbe successo, che era lei che volevi, che ero
solo una seconda scelta. Non è una bella sensazione vedere,
giorno
dopo giorno, che l'uomo che ami non ti considera abbastanza per lui.
E non voglio che mio figlio provi quello che provo io crescendo,
vedendo suo padre che sogna una vita e una famiglia altrove. Lo so,
l'ho sempre saputo che era Elizabeth che volevi, che né io,
né
Julia, né Jeremy saremmo mai stati alla sua altezza, che
quella
perfetta per te era lei. Non me ne vado per il tradimento di una
notte ma per tutti quelli avvenuti prima, ogni volta che diventavamo
invisibili e tu correvi da lei, senza curarti del fatto che ne
potessimo soffrire. Mi hai tradita in mille modi Ross e forse
l'ultimo non è nemmeno stato il peggiore.
Ora
non avrai più bisogno di accampare scuse, ora potrai vivere
con lei
alla luce del sole. Tu ed Elizabeth.
Il
vostro amore supererà ogni ostacolo, come non è
riuscito a fare il
nostro. Siete perfetti e fatti per stare insieme, come le avevi
detto sempre in quella famosa conversazione che ho sentito, mio
malgrado.
Ora
potrete farlo, potrete vivere il vostro amore, mi faccio da parte e
me ne vado. Ti auguro di essere felice con lei, sul serio. L'unica
cosa che ti chiedo, per me e per Jeremy, è di non cercarci
più.
Vivi la tua vita e permetti a noi di vivere la nostra, serenamente,
senza sentire il peso del confronto con altre persone. Non sentirti
in obbligo, mai, non ne abbiamo bisogno.
Demelza
Gli
sembrò che la stanza gli
collassasse addosso. Cercò di ricordare a quale
conversazione si
riferisse Demelza nella lettera ma i suoi ricordi in quel momento
erano confusi ed incoerenti.
Era una
lettera breve, non
rabbiosa, non accusatoria, una lettera scritta con cuore ferito della
donna che aveva sposato e che aveva giurato di amare sopra ogni altra
cosa.
Facevano
male quelle parole
messe nere su bianco, gli davano la consapevolezza di ogni suo errore
o torto, di quanto l'avesse fatta soffrire, di quanto l'avesse
trascurata, di quanto l'avesse ferita, tanto da farle credere di
essere la seconda scelta, un ripiego. Non era vero che non l'aveva
mai considerata abbastanza per lui, non era vero dannazione!
E ora, che
avrebbe fatto?
Non era il
tradimento di una
notte che aveva spinto Demelza ad andarsene, ma il tradimento di
tutte le promesse che gli aveva fatto e che non si era mai curato di
mantenere, troppo preso da se stesso, dal voler cambiare il mondo,
dal suo antico ed utopistico amore giovanile.
L'aveva
persa, giorno dopo
giorno. E per la prima volta ne aveva la piena consapevolezza.
E ora che
era rimasto solo,
aveva la certezza di capire cosa avesse provato lei per anni. Ed era
qualcosa di terribile.
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